giovedì 16 giugno 2011

Uniti nell’apatia


 – 26 maggio 2011
Pubblicato in: Gran Bretagna
[Articolo originale "United in apathy"]
Traduzione di ItaliaDallEstero.info


Per un momento è sembrato che le proteste spagnole potessero diffondersi in Italia. D’altra parte, sarebbe stato comprensibile: anche l’Italia ha un sistema elettorale che dà ai partiti controllo assoluto sulla selezione dei candidati. Anche l’Italia ha una economia in difficoltà, con un alto tasso di disoccupazione (il 29% a livello nazionale, mentre nel Sud raggiunge i livelli della Spagna). L’Italia però, al contrario della Spagna, è una gerontocrazia in cui i giovani si sentono politicamente tagliati fuori.

Su twitter, tags come #spanishrevolution sono state affiancate da #italianrevolution. Ma presto è diventato chiaro che molti di questi tag erano stati scritti da spagnoli desiderosi di esportare la loro protesta. A Roma, Milano e altre città era stata proclamata una dimostrazione per il 21 maggio, ma i pochi che si sono presentati erano per lo più giovani spagnoli residenti in Italia.

Forse i loro coetanei italiani sono meno dinamici? Forse. Ma sono altre le ragioni che ne spiegano la sonnolenza. La prima è che, mentre gli spagnoli sono delusi da una economia passata dal boom prolungato ad uno sconvolgente fallimento, gli italiani sono semplicemente intontiti da dieci anni di mancata crescita.

Esiste un’altra possibile spiegazione, più sottile. In entrambi i paesi i giovani sono vittime di un sistema che produce lavoratori coccolati – gli insiders – che godono di contratti a tempo indeterminato e lavoratori perdenti – gli outsiders – che, quando hanno la fortuna di ottenere un lavoro, possono accedere solo ad una serie infinita di contratti a breve termine. In Spagna, sembra che almeno alcuni dei manifestanti abbiano capito che questo sistema è sostenuto in parte dalla sinistra e dai sindacati. Non è così in Italia, dove le idee economiche liberali non hanno alcun seguito al di fuori delle facoltà di economia. Fino a quando non saranno maggiormente ascoltati dai gerontocrati, i giovani italiani continueranno a dividersi tra coloro (per lo più laureati) che fuggono verso paesi come la Gran Bretagna e l’America, e coloro che rimangono con la speranza di far parte del gruppo di privilegiati – gli insiders.

Un recente sondaggio ha rilevato che il lavoro più ambito dagli italiani di età compresa tra 26 e 50 è quello di dipendente pubblico. In Italia, a quanto pare, la rivoluzione può attendere.

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