sabato 25 giugno 2011

Federali.Sera_25.6.11. Giggino Manetta ha imparato il trucchetto. De Magistris accusa: Regia della camorra dietro ai roghi. Ringrazio il Capo dello Stato per l’intervento, bellissimo - ha continuato il sindaco di Napoli -. La responsabilità ora più che mai pesa sulle spalle del premier. La disponibilità delle Regioni a prendere i rifiuti c’è, spetta a Berlusconi fare il decreto sbloccaflussi ed evitare rischi per la salute dei napoletani.

Rifiuti a Napoli, De Magistris accusa: «Regia della camorra dietro ai roghi»
Lombardo come il vecchio Pci: «Mpa, partito di lotta e di governo»
Taranto. Ilva, rischio sequestro per l'impianto


Rifiuti a Napoli, De Magistris accusa: «Regia della camorra dietro ai roghi»
La Procura indaga su omissione interventi
 Lega frena sul decreto
ROMA - Sono ancora 1800 le tonnellate di rifiuti abbandonati nelle strade oggi a Napoli. Migliora quindi la situazione rispetto a ieri, quando nel capoluogo campano si contavano 2300 tonnellate di spazzatura non raccolta. Nella notte ancora roghi e blocchi stradali, in particolare in Via Montagna Spaccata, nel quartiere occidentale di Pianura. Sono stati 34 gli interventi che la notte scorsa i vigili del fuoco hanno compiuto nelle strade di Napoli e provincia perspegnere i roghi. Diversi anche i blocchi stradali attuati dai cittadini che hanno rovesciato i cassonetti lungo le strade.

Per fare fronte alla situazione, ieri il premier Silvio Berlusconi ha annunciato per giovedì prossimo un decreto legge sui rifiuti, annuncio che tuttavia ha trovato una fredda replica da parte della Lega, che avverte: niente truffe o voleranno le sedie. Intanto, la Procura della Repubblica di Napoli ha deciso di avviare una indagine per epidemia colposa, e già ci sono alcuni indagati.

La camorra «è sicuramente uno dei nemici principali di questa Giunta, che ci sia la sua regia dietro i roghi è evidente», ha detto oggi il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Con il piano ambientale della Giunta de Magistris, ha sottolineato il sindaco, «quello che è stato il businesa dei rifiuti a Napoli si interrompe definitivamente. Chi accende i roghi è gente che non ha a cuore questa rivoluzione ambientale. So che la camorra ci ostacolerà».

«È evidente che c'è una strategia dietro ai roghi e ai blocchi stradali», ha detto ancora il sindaco. «Qualunque cittadino sa che l'incendio di un cassonetto causa diossina - ha aggiunto De Magistris - i rifiuti incendiati diventano speciali e occorrono giorni per rimuoverli». A parere del primo cittadino di Napoli i roghi e i blocchi stradali sono aumentati in questi giorni «quando noi dal Comune abbiamo emanato quattro ordinanze, avviando una rivoluzione».

Secondo la Procura di Napoli, che ha aperto un nuovo fascicolo per epidemia colposa in seguito all'ennesima emergenza, anche in questo caso non sono stati presi provvedimenti adeguati a fronteggiare l'aumento di disturbi connessi con la permanenza dell'immondizia nelle strade. Il pm titolare del fascicolo è Francesco Curcio, lo stesso che nei mesi scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio di numerosi amministratori e funzionari pubblici per l'emergenza a cavallo tra 2007 e 2008, a conclusione della prima inchiesta aperta dalla procura su questo fronte. Le nuove indagini sono alle prime battute e non sono ancora stati nominati consulenti. Tra gli indagati non ci sarebbe il sindaco Luigi de Magistris, che quando il fascicolo è stato aperto non si era ancora insediato; ci sarebbero invece alcuni tecnici, verosimilmente funzionari dell'Asl, che sono tra i soggetti istituzionali responsabili della salute pubblica.

De Magistris intanto ieri è stato a Roma, dove ha visto due ministri, il titolare della Cultura, Giancarlo Galan, e dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. «Lo spirito dell’incontro è stato costruttivo, leale, credo si sia trattato di un fatto importante», ha detto in una intervista al Mattino riferendoi al colloqui con Prestigiacomo sull'emergenza rifiuti. «Il ministro è d’accordo sul fatto che non bisogna dichiarare un altro stato di emergenza. Significa dire basta a una stagione, ce la lasciamo definitivamente alle spalle. Napoli e la Campania devono essere ordinarie e normali. Dobbiamo essere però, secondo quello che impone la legge, anche aiutati».

«Ringrazio il Capo dello Stato per l’intervento, bellissimo - ha continuato il sindaco di Napoli -. La responsabilità ora più che mai pesa sulle spalle del premier. La disponibilità delle Regioni a prendere i rifiuti c’è, spetta a Berlusconi fare il decreto sbloccaflussi ed evitare rischi per la salute dei napoletani».

«Le tonnellate in strada, anche se lentamente, stanno scendendo, ce ne sono 100 in meno al giorno. Dico che stiamo uscendo dal tunnel, non dirò mai più quanti giorni ci vogliono», ha poi affermato il sindaco. «I napoletani devono stare tranquilli non saranno mai soli, ci sono io. Il sindaco ha vinto per cambiare questa città e questa città sarà cambiata».

Lombardo come il vecchio Pci: «Mpa, partito di lotta e di governo»
Il presidente ha escluso la possibilità di scegliere il prossimo candidato alla Regione attraverso le primarie
CATANIA - Mentre in tanti trascorrono la calda mattinata di sabato nei lidi di sabbia dorata della Playa, al Palaghiaccio etneo, posto proprio di fronte al mare, l'Mpa di Raffaele Lombardo si raduna in conclave per discutere del futuro del partito e delle alleanze.

SONDAGGIO - I punti focali vengono affrontati dal governatore poco prima dell'inizio dei lavori. Lombardo parla di militanza, di alleanze e di modelli ispiratori per il partito che verrà. A galvanizzare il leader autonomista è il recente sondaggio Demopolis: «Partiamo da un dato certo: un sondaggio, certamente attendibile, che per quanto riguarda le possibili elezioni politiche, fa segnare un 13% in Sicilia a favore dell'Mpa – dice Lombardo – e non dimentichiamo che abbiamo avuto il 4% nel 2006, il 7,7 % nel 2008 e ora siamo arrivati al 13%. Che questo dato sia ovviamente da far crescere per quanto riguarda le elezioni regionali, è fuori discussione».

TERZO POLO - Prendendo spunto dalle percentuali Lombardo “benedice” l'alleanza con il terzo polo: «L'Mpa insieme al terzo polo èdato al 28%. Io credo che sia questa una strada che ci viene indicata dagli elettori. Al di là del sondaggio, si tratta di una aggregazione che corrisponde bene o male ai numeri dell'Ars. È questo il nucleo forte, autonomista e di questo nuovo polo che noi intendiamo consolidare». Il presidente ha inoltre rispolverato la vecchia formula di «partito di lotta e di governo», elogiando l'importanza di una militanza attiva: «La lotta, con tutto il rispetto non la si fa stando comodamente seduti nelle poltrone ma scendendo in piazza, manifestando, lavorando con grande umiltà, affiggendo un manifesto o cercando di fare un buon comizio o un lavoro di formazione culturale e politica per i giovani».

50 MILA TESSERE - «Questo movimento dovrà organizzarsi come un partito. Abbiamo raccolto come potenziale disponibilità a partecipare a questo nuovo progetto 20 mila adesioni, che contiamo di far arrivare a 50 mila e tra queste 50 mila persone certamente noi dobbiamo poter contare su almeno 5-6-7.000 militanti, persone disposte a scendere in piazza, a manifestare per la Sicilia ma anche per ciascun comune», spiega Lombardo.

NO ALLE PRIMARIE - L'appuntamento per la “naturale evoluzione” dell'Mpa in un più grande contenitore meridionalista è dunque rinviato a fine anno con un congresso federale, ma il presidente ha escluso la possibilità di scegliere il prossimo candidato alla Regione attraverso le primarie all'interno della neonata coalizione. Intanto Lombardo deve tener conto dei mugugni del suo capogruppo alla Camera Carmelo Lo Monte che in una missiva indirizzata al presidente lamenta che il «congresso odierno sia un semplice momento di incontro senza alcun potere decisionale». La rosa dei venti autonomista vira verso l'alleanza, senza se e senza ma, con Udc, Fli e Api, mentre per quanto concerne il Pd Lombardo ha puntualizzato che «sentiremo anche proposte per valorizzare la collaborazione forte e proficua che abbiamo avuto con il Partito democratico in questi anni».

BERLUSCONI E DI PIETRO - Il governatore fa un'incursione sulla politica nazionale. «Non è che io Berlusconi l'abbia chiamato stamattina. L'ho visto più volte in questi giorni in televisione e devo dire che mi ha colpito il suo parlare stretto con Di Pietro come due vecchi amici, una novità della quale prendiamo atto con piacere perché comunque serve a riportare la politica a rapporti civili e di dialogo piuttosto che sempre di insulti, di contrapposizioni e di veleni».
Andrea Sessa

Taranto. Ilva, rischio sequestro per l'impianto
È la richiesta dei Nas alla procura
La decisione dopo il monitoraggio di 45 giorni sulle emissioni dell’industria siderurgica
TARANTO - Prenderà il via il primo luglio l’indagine epidemiologica che deve accertare eventuali correlazioni tra le emissioni inquinanti dello stabilimento siderurgico di Taranto, le malattie e le morti in città. Ieri, durante l’incidente probatorio dell’udienza preliminare nel processo a carico dei vertici Ilva, il gip Patrizia Todisco ha nominato tre esperti dando loro sei mesi di tempo per portare a termine l’indagine epidemiologica. Sono Annibale Biggeri, docente di statistica medica a Firenze, Maria Triassi, direttore della scuola di specializzazione di igiene e medicina preventiva a Napoli, Francesco Forastiere, esperto di epidemiologia. I tre specialisti dovranno, sulla scorta dei dati di Arpa e Asl, indicare le malattie provocate dagli inquinanti emessi dagli impianti dell’Ilva e il numero di ricoveri e decessi registrati ogni anno.

Nella stessa udienza il procuratore Franco Sebastio ha presentato la documentazione prodotta dai carabinieri del Noe che hanno condotto un monitoraggio continuo per 45 giorni sulle emissioni dell’industria siderurgica. Hanno riscontrato e documentato quelle che, secondo loro, sono irregolarità nelle espulsioni dei gas dalle torce delle acciaierie e in alcuni impianti per lo smaltimento delle polveri. Sulla base di queste rilevazioni il nucleo ecologico dei carabinieri chiede alla procura un «provvedimento cautelare diretto ad evitare il protrarsi delle attività illecite e del conseguente inquinamento, che obblighi altresì l’azienda all’adeguamento degli impianti e delle relative autorizzazioni». I carabinieri del Noe hanno verificato, in sostanza, che le torce delle acciaierie non venivano utilizzate come un meccanismo di emergenza per liberarsi dei gas in eccesso, ma come un meccanismo di smaltimento rifiuti.
Cesare Bechis

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