venerdì 22 luglio 2011

Federali.Mattino_22.7.11. Svizzera. Generoso Chiaradonna: Detto per scherzo, ma neanche tanto, i governi europei avrebbero fatto prima e meglio ad accollarsi l’intero debito estero ellenico imponendo di fatto un protettorato sulla Grecia. Con il default selettivo non andiamo tanto lontano da questa eventualità.----Prodi ha detto che non c’è una soluzione a breve termine per i rifiuti di Napoli. L’Italia aveva considerato di spedirli nelle nazioni in via di sviluppo, ma poi ha deciso di non farlo, per evitare di dare l’impressione che stava sfruttando i paesi poveri. E’ quanto si legge in un cablet del 2008 inviato a Washington dall’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli.

Napoli. Rifiuti, patto Prestigiacomo-de Magistris
Grecia: con accordo l'euro è salvo
Svizzera. Soluzione già decretata dai mercati finanziari


Napoli. Rifiuti, patto Prestigiacomo-de Magistris
Impantanato il decreto, occorre «trovare soluzioni concrete e rapide per i principali nodi da sciogliere»
NAPOLI – Trasferta romana per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e il suo vice l’assessore Tommaso Sodano. In agenda un doppio appuntamento prima con il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, poi con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo nel tentativo di trovare una soluzione alla infinita emergenza dei rifiuti. In quest’ultimo incontro sarebbe emersa una volontà di collaborazione bipartisan, tra sindaco e ministra, per trovare soluzioni concrete, «condivise e rapide per i principali nodi ancora da sciogliere». Il decreto rifiuti del governo è di fatto impantanato: alla Camera la maggioranza è stata di nuovo battuta e il provvedimento è stato rinviato in commissione dove potrebbe rimanere fino alla scadenza. «Nel corso della riunione sono state poste le basi per un incremento del progetto di raccolta differenziata dei materiali da destinare al riciclo, che oggi ha l’obiettivo di raggiungere entro dicembre 330 mila abitanti», spiega una nota del ministero. «Il Sindaco e l’Assessore hanno espresso anche una valutazione positiva dell’impegno del Ministro nelle ultime settimane per individuare e attuare soluzioni in grado di superare le attuali criticità, sottolineando l’importanza di un impegno bipartisan per affrontare e finalmente risolvere la questione rifiuti». La Prestigiacomo sarà a Napoli la settimana prossima per presentare il progetto di ampliamento del servizio di raccolta differenziata che partirà a settembre.

TRASFERIMENTI E SITUAZIONE IN CITTA' - Saranno 3.500 le tonnellate di rifiuti che da Napoli arriveranno a Genova. Alle 2.500 deliberate dalla giunta della Regione Liguria, nei giorni scorsi devono sommarsi le mille tonnellate già arrivate, (250 solo ieri nel sito di Scarpino), subito dopo l’emanazione del decreto, ieri rimandato alle Commissioni dal Parlamento. Lo ha reso noto questa mattina a Radio19 Carlo Senesi, assessore al Ciclo dei rifiuti del Comune di Genova. «I camion sono arrivati da una settimana, dieci giorni, suddivisi in tre tranche da 200, 300 e 500 tonnellate, autorizzati comunque dalla Regione. C’è stato ovviamente un controllo dai responsabili della discarica dell’ Amiu che hanno detto che i rifiuti sono conformi. Credo che questo quantitativo vada a sommarsi a quello stabilito dal Consiglio regionale». A Napoli intanto cala la quantità di rifiuti giacenti in strada, ma si registrano ancora roghi dolosi (25) appiccati ai cassonetti e ai cumuli di spazzatura. Secondo quanto si apprende dall’ ufficio Flussi della Regione Campania ammonterebbero a circa 1.800 le tonnellate di giacenze. O giù di lì. «Siamo in recupero ma credo – dice infatti il presidente di Asìa, Raphael Rossi - che le giacenze siano ancora maniera significativa al di sopra delle 2000 tonnellate». Nelle ultime ore «si sta lavorando intensamente», fanno sapere sempre dall’ Asìa, per «recuperare le giacenze sia nella zona del centro storico che a Fuorigrotta ma anche negli altri quartieri». Nel centro la situazione si era aggravata nelle ultime giornate anche a seguito di una agitazione sindacale, poi rientrata, dei dipendenti della ditta appaltatrice, Lavajet. «Si lavora intensamente - dice ancora Rossi - ma non voglio fare previsioni perchè basta anche un solo intoppo per causare problemi ai nostri piani». Ieri intanto sono state smaltite 1.450 tonnellate provenienti dal capoluogo campano riducendo, di fatto, le quantità sui marciapiedi, con un recupero di 300 tonnellate sulle giacenze. L'immondizia è stata sversata nei siti di Chiaiano a Napoli, a Tufino, Giugliano e Caivano nel Napoletano e a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.. Prosegue, intanto, la raccolta straordinaria articolata su tre turni predisposta da un’ordinanza della giunta de Magistris.

LE VIE DELL’EXPORT SONO INFINITE – «Prodi ha detto che non c’è una soluzione a breve termine per i rifiuti di Napoli. L’Italia aveva considerato di spedirli nelle nazioni in via di sviluppo, ma poi ha deciso di non farlo, per evitare di dare l’impressione che stava sfruttando i paesi poveri». E’ quanto si legge in un cablet del 2008 inviato a Washington dall’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, a proposito della crisi rifiuti in Campania, reso noto da Wikileaks e pubblicato in esclusiva da “l’Espresso”. I diplomatici statunitensi raccontano anche delle loro preoccupazioni per i militari della Sesta flotta di stanza a Napoli e fanno sapere a Washington che il comandante della base ha commissionato uno studio su larga scala sui rischi per la salute e sulla «contaminazione del suolo, dell’acqua e del cibo in tutta la regione» Tre anni dopo lo studio, le autorità americane hanno trasferito in blocco da Casal di Principe i militari e le loro famiglie, in quanto i valori riscontrati nella falda sarebbero superiori agli indici di sicurezza previsti dalla legge americana. A fine dicembre 2008 i file registrano come «le foto di Napoli sepolta sotto cumuli di spazzatura abbiano causato cancellazioni di massa nelle prenotazioni turistiche». E scrivono: «Gli sforzi per riabilitare Napoli dopo la crisi dei rifiuti – del 2008, ndr - sono completamente falliti». Ben altra sorte si spera quindi per quelli attuali.
 Francesco Parrella

Grecia: con accordo l'euro è salvo
E' stato il presidente francese Nicolas Sarkozy ad annunciarlo ieri sera, scrive MF, pochi minuti prima delle nove, al termine di un intenso vertice straordinario dei capi di Stato e di governo di Eurolandia a Bruxelles. L'annuncio che i mercati si attendevano. In caso contrario erano pronti ad armare i cannoni e iniziare un bombardamento che oggi avrebbe messo a rischio la sopravvivenza stessa dell'euro. I partecipanti al vertice, ha sottolineato Sarkozy, hanno dato prova di "un convinto impegno" per il salvataggio della Grecia.

I mercati se ne erano accorti già ieri, quando cominciavano a circolare le bozze dell'accordo. "È un grosso passo avanti verso il reciproco aiuto incondizionato", aveva detto il capo strategist di Goldman Sachs, Francesco Garzarelli. Come ha dichiarato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al termine del vertice, "tutti i Paesi hanno messo da parte gli egoismi e hanno fatto capire che nessuno Stato Ue può fallire. Abbiamo lavorato per evitare il rischio contagio.

C'è un chiaro impegno dei Paesi a non far fallire nessuno Stato dell'area euro". Eurolandia, insomma, ha voluto dimostrare che continuerà a vivere e l'euro sará la sua moneta, costi quel che costi, anche sacrificando gli egoismi nazionali. Le grandi linee dell'accordo sono state in realtà tracciate la notte precedente, al termine dell'interminabile cena (è durata sette ore)consumata a Berlino tra Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel, ai quali si è a un certo punto unito il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet.

Svizzera. Soluzione già decretata dai mercati finanziari
di Generoso Chiaradonna - 07/22/2011
Altro tempo prezioso. È questo il primo risultato dell’accordo tra i 17 membri dell’Unione monetaria europea. Con l’accordo di massima siglato grazie alla volontà di Francia e Germania, i primi creditori della Grecia, si è arrivati comunque a pronunciare e a mettere nero su bianco la parola ‘default’ – fallimento – del Paese ellenico. Un fallimento selettivo, concentrato soltanto su alcuni titoli, ma sempre di fallimento si tratta ed è quanto i mercati finanziari, o la speculazione internazionale, dipende dai punti di vista, hanno deliberato da un bel pezzo. Ed è proprio quello che il dimissionario presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, voleva evitare a tutti i costi. Il rischio di un effetto contagio ai Paesi periferici dell’eurozona non è quindi scongiurato. Detto per scherzo, ma neanche tanto, i governi europei avrebbero fatto prima e meglio ad accollarsi l’intero debito estero ellenico imponendo di fatto un protettorato sulla Grecia. Con il default selettivo non andiamo tanto lontano da questa eventualità.

Comunque vada, per l’esistenza in vita dell’euro e i debiti stratosferici dei cosiddetti Pigs, quello che emerge con drammatica evidenza da questa vicenda che si trascina da più di un anno, è la lentezza delle decisioni politiche europee. In questo momento storico si sente la mancanza di una leadership autenticamente europea.

La cancelliera tedesca Angela Merkel, che pure avrebbe la statura politica per prendere in mano le sorti dell’Europa, si è dimostrata in più occasioni troppo timida e all’orizzonte non si intravedono degli Helmut Kohl o dei François Mitterrand. I vertici franco-tedeschi odierni che nelle intenzioni dovrebbero trainare il carro europeo, francamente, non sono la stessa cosa dei loro illustri predecessori. Sia Nicolas Sarkozy, sia Angela Merkel appaiono troppo intimoriti da vicende politiche nazionali ed entrambi con il rischio concreto di non essere rieletti alla prossima tornata elettorale. Sul primo soffiano i venti di una destra nazionalista incarnata dall’astro nascente Marine Le Pen che ha nel suo programma politico l’uscita della Francia dall’Unione europea e dalla moneta unica. Un programma che ha molto appeal sugli elettori, non soltanto francesi e non soltanto di destra.

Più volte si è scritto che l’euro è una moneta senza Stato e più volte in questo anno e mezzo dallo scoppio della crisi dei debiti sovrani si sono perse le occasioni per rilanciare una vera integrazione europea rafforzando le istituzioni comunitarie e dando quel minimo di struttura statuale che l’Unione europea meriterebbe. Troppi gli egoismi nazionali e regionali a tutte le latitudini. E una colpa di questa situazione di stallo l’hanno gli stessi francesi che nel maggio di sei anni fa dissero no – a torto – a quella che doveva essere la bozza di Carta costituzionale europea.

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