venerdì 12 agosto 2011

Federali.Mattino_12.8.11. In padania si paga il pusher per sperare in un fumo di lavoro: Cerchi lavoro? Prima paga il colloquio. La Alessandro Proto Consulting: «è una scelta strategica per operare una prima scrematura tra i candidati».----A Gragnano e nei comuni limitrofi, sono centinaia le opere d’arte trafugate: pale cinquecentesche, tele del settecento, ottocento, oggetti sacri in argento, persino interi pavimenti in riggiole dipinte, pezzi di altari o addirittura interi altari; praticamente non c’è stata chiesa o convento che non sia stato preso di mira» spiega Giuseppe Di Massa, autore del libro.----Bolzano toglie l'Italia.----La Spagna chiude le porte ai rumeni.


La nuova Salerno-Reggio Calabria fa un passo avanti
Napoli. Dov'è finito il Botticelli rubato? In un libro
Giovani, nel 2010 persi oltre 427 mila posti di lavoro
Milano, padania. Cerchi lavoro? Prima paga il colloquio
Bozen. Bolzano toglie l'Italia
Troppi disoccupati. La Spagna chiude le porte ai rumeni



La nuova Salerno-Reggio Calabria fa un passo avanti
Sono state completate ieri e aperte al transito le due corsie anche su un tratto della nuova carreggiata sud, all'altezza dello svincolo di Lagonegro Nord (Potenza), in Basilicata, dal km 121,000 al km 123,600 della nuova autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
Lo ha reso noto l'Anas. «L'apertura di questi ulteriori due chilometri - ha dichiarato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli - eviterà una strozzatura consentendo una migliore fluidificazione del traffico sulla A3. È un nuovo significativo risultato dell'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria che avviene in pieno esodo estivo a riprova degli sforzi che stiamo compiendo per rendere il più semplice possibile il viaggio degli italiani. Desidero ringraziare l'Anas, le imprese costruttrici e gli operatori per l'impegno che stanno profondendo con successo per il completamento di questa fondamentale arteria del Paese». «Abbiamo rispettato gli obiettivi che ci eravamo posti per l'esodo ferragostano e, in particolare, per il controesodo - ha detto l'amministratore di Anas, Pietro Ciucci - e abbiamo completato questo ulteriore tratto che con i suoi due km è caratterizzato da importanti opere di ingegneria».

Napoli. Dov'è finito il Botticelli rubato? In un libro
Esce una guida al patrimonio artistico di Gragnano e dei monti Lattari e sull'enorme mole di opere d'arte trafugate
NAPOLI - La più completa guida al patrimonio storico artistico della comunità dei monti Lattari sottratto alla collettività e immesso nel mercato clandestino delle opere d’arte. Oltre trent’anni di saccheggi, furti, espoliazioni, nonché importanti pagine di cultura e storia locale; è il contenuto dell’interessante libro Gragnano & Monti Lattari: le vicende artistiche & l’arte negata edito dal Centro di Cultura e Storia Alfonso Maria di Nola Tra le opere mai ritrovate, anche una Madonna con bambino dipinta da Botticelli.

CHI L’HA VISTO? - «A Gragnano e nei comuni limitrofi, sono centinaia le opere d’arte trafugate: pale cinquecentesche, tele del settecento, ottocento, oggetti sacri in argento, persino interi pavimenti in riggiole dipinte, pezzi di altari o addirittura interi altari; praticamente non c’è stata chiesa o convento che non sia stato preso di mira» spiega Giuseppe Di Massa, autore del libro. «Lo scempio, perpetrato in maniera sistematica ai danni del patrimonio storico- artistico locale, avvenne soprattutto nel periodo del post- terremoto, quando complice la quasi assenza di controlli da parte degli organi di tutela, numerose opere d’arte vennero trafugate da ignoti».

INVESTIGATORE DELL’ARTE – «L’ispirazione del volume - continua Di Massa - mi è venuta in sogno, quando ho rivisto il dipinto della Madonna Incoronata, rubata assieme alle corone in oro dal Santuario di via Incoronata a Gragnano, finalmente ritrovata. Da allora nè ho voluta fare la copertina del libro, con la speranza, stavolta reale, che riconosciuta possa un giorno assieme alle altre opere d’arte, essere finalmente restituita alla collettività».

IL MISTERO DEL BOTTICELLI SCOMPARSO – Infine, il caso della Madonna delle Grazie dipinta da Botticelli, una preziosissima opera d’arte che appassiona da tempo, cultori e storici dell’arte. «Si tratta dell’opera d’arte di maggior pregio artistico che vanta il territorio, anche per il mistero che la circonda» spiega con orgoglio il nostro interlocutore. Ritrovata per caso anni fa da un contadino, Gennaro Di Somma, nella propria soffitta, la tela nonostante le ingenti offerte di denaro per acquistarla, fu da questi custodita gelosamente fino alla sua morte, con il proposito di restituirla alla comunità qualora fosse stata restaurata la cappella della Madonna delle Grazie. A testimonianza della preziosità dell’opera restano solo alcune vecchie foto, dove tra l’altro si evidenzia la necessità di un urgente intervento di restauro. La presenza a Gragnano del dipinto resta, tuttavia, un mistero da svelare. Passato agli eredi, nessuno l'ha più visto. La ricostruzione della cappella, unica circostanza che potrebbe sciogliere il velo di segretezza sul prezioso dipinto, resta purtroppo una delle tante opere di ricostruzione post-terremoto rimaste incompiute.
Antonio Cangiano

Giovani, nel 2010 persi oltre 427 mila posti di lavoro
Il 60% dei giovani sotto i 35 anni che hanno perso il lavoro non ha più un’occupazione.
 Quasi il 20% dei disoccupati sotto i 35 anni nel 2009 lavorava ancora e qualche timido segnale di ripresa sembra manifestarsi al Nord e al Centro, mentre nel Mezzogiorno il mercato del lavoro è ancora bloccato.
 Dai dati dell’indagine di Datagiovani, da cui emerge questo inquietante scenario, si apprende anche che le regioni del Sud, fino allo scorso anno, siano state più leste nel reagire all’involuzione del trend occupazionale, creando più posti di lavoro rispetto alla media nazionale e con una minore probabilità di bruciarli nel corso di un anno
 L’indice di evoluzione globale mostra, però, come le regioni del Centro e parte del Nord stiano recuperando parte del terreno perso, mentre il Mezzogiorno non dà avvisaglie di ripresa, riabbracciando, anzi, il suo storico trend negativo.

I numeri. L’indagine di Datagiovani evidenzia come quasi 2 giovani disoccupati su 10 lavoravano nel 2009: sono, dunque, quasi 210 mila i giovani che hanno perso un posto di lavoro. Ad essi vanno però aggiunti i 218 mila under 35 che sono passati dalla condizione di 'occupato' a quella di 'inattivo', o perché ritornati agli studi o perché scoraggiati nella possibilità di trovare un altro posto di lavoro.
 I posti di lavoro persi dal 2009 ad oggi, dunque, arriva a oltre 427 mila. E il numero dei giovani che cercano lavoro da oltre un anno è arrivato a quasi 686 mila unità.
 L’indice medio nazionale costruito per il 2010 vede il Mezzogiorno in testa alla classifica, mentre in coda troviamo le regioni settentrionali.
 L'indice di evoluzione del mercato del lavoro giovanile 2010, però, evidenzia come, in controtendenza rispetto alle medie nazionali, siano le regioni del Sud Italia a reagire meglio, con in testa Molise e Campania, con venti punti in più della media nazionale, seguite dalla Calabria. Il primato di queste tre regioni è connesso alla creazione di nuovi posti di lavoro, visto che oltre il 20% degli occupati del 2010 non aveva un lavoro nel 2009, ed al basso rischio di perdita del lavoro, dato che meno del 12% dei disoccupati del 2010 erano occupati nel 2009, contro una media nazionale del 18%. Liguria e Trentino-Alto Adige le uniche regioni del Nord a salvarsi in questa graduatoria, mentre il resto delle regioni settentrionali è collocato in coda per la combinazione di pochi posti di lavoro nuovi creati, meno del 12% della media nazionale, e per un alto rischio di cessazioni di rapporti esistenti.

Il recupero del Nord. Anche se l’indagine mostra che le regioni del Nord Italia nel 2010 abbiano evidenziato un trend peggiore rispetto alla media nazionale in termini di evoluzione complessiva del mercato del lavoro giovanile, molte di esse stanno mostrando tiepidi ma continui segnali di ripresa, soprattutto Liguria e Veneto. Anche l'Emilia Romagna è in ripresa, e, ad eccezione del Friuli Venezia Giulia, ancora in difficoltà, le altre mostrano una situazione stabile.
 In risalita l’intero Centro, con l’eccezione Toscana, mentre il Sud sta ridimensionando drasticamente il dato rilevato per il 2009, con Puglia e Sicilia in netta difficoltà.
 Per i ricercatori il trend negativo che sta rivivendo il Mezzogiorno, dopo l’eccezione 2009, è legato ad una crescita del rischio di perdita del posto di lavoro e ad un aumento della disoccupazione oltre 12 mesi.
M.N.

Milano, padania. Cerchi lavoro? Prima paga il colloquio
La Alessandro Proto Consulting: «è una scelta strategica per operare una prima scrematura tra i candidati»
MILANO - Formazione economica con specializzazione in ambito commerciale, età massima 30 anni, forte motivazione e 100 euro da consegnare cash al primo incontro. Il colloquio di lavoro potrebbe diventare un lusso per pochi. Se fino a poco tempo fa il must del candidato ideale era un curriculum impeccabile, accompagnato da tailleur e ottima presenza, oggi l'importante è non dimenticare il portafogli a casa.
IL CASO - Almeno per la Alessandro Proto Consulting, la società milanese di consulenza finanziaria e immobiliare, che ha lanciato la bizzarra proposta: far pagare il colloquio di lavoro agli aspiranti candidati. Una scelta che potrebbe scatenare polemiche fra i precari. "Non la metterei in questi termini, non sono contro i precari - spiega Alessandro Proto, presidente della società -. E' solo una scelta strategica per una prima scrematura mirata fra le tante proposte di collaborazione. In media ricevo 10-15 curriculum al giorno, contatto ragazzi dal profilo brillante ma che scopro poco ambiziosi durante il colloquio, per nulla intraprendenti o addirittura impreparati sulla mission della società. Così ho deciso di cambiare strada mettendo tutti alla prova fin dal primo step". La figura ricercata è quella di un consulente commerciale che si occupi delle trattative contrattuali. In ballo ci sono contratti di collaborazione da 1500 euro al mese, più un variabile del 20-30% sulle trattative concluse. "Non voglio gente iperqualificata con tanto di master nelle migliori università europee. Offriamo corsi di formazione in azienda e l'esperienza arriva anche con la pratica sul campo. Voglio, però, ragazzi che dimostrino fin dal primo incontro che tengono davvero a questo lavoro e sono disposti a tutto per averlo. Più che un'iniziativa commerciale, la mia è una vera e propria provocazione" continua Proto. La risposta dei candidati? "Positiva, direi: su dieci ragazzi contattati, cinque hanno accettato di pagare il colloquio, tre sono stati assunti". Non resta che augurare buona fortuna agli aspiranti collaboratori. Con un consiglio: ricordatevi di chiedere la ricevuta a fine colloquio.
Concetta Desando

Bozen. Bolzano toglie l'Italia
Cambieranno il nome 300 strade
di Guidobaldo Sestini  
Addio a Stella e Costalovara, è il momento di Lichtenstern e Wolfsgruben.
Luis Durnwalder, 70enne presidente della Provincia di Bolzano e leader della potente Partito popolare del Sud Tirolo, la Svp, torna a vellicare la pancia antitaliana degli altoatesini, con un'accelerata sulla toponomastica: vuol cassare 300 nomi di località italiani, allungando un elenco che era fermo a quota 225.
Il presidente, che a febbraio aveva strappato a livello istituzionale, rifiutandosi di celebrare i 150 anni di unità italiana e, per questo, irritando addirittura il Quirinale, mette in discussione il lavoro di una commissione paritetica che, dopo un paziente lavoro, aveva individuato ben 620 toponimi italiani da salvare.
Durnwalder, che inizialmente ne aveva rifiutati appunto più di 200, ha ora allungato la lista, dandone notizia proprio nei giorni in cui il ministro Raffaele Fitto, con delega ai Rapporti con le regioni, è in vacanza proprio dalle sue parti, a Renon.
«Se ha voglia di vedermi, sono a disposizione», ha commentato il presidente. E secondo i bene informati, la sortita potrebbe essere stata progettata proprio per favorire un incontro col ministro pugliese.
L'ennesima fuga in avanti di Durnwalder mette a rischio l'alleanza col Partito democratico che governa la provincia bolzanina insieme alla Svp, anche se i popolari avrebbero la maggioranza assoluta.
A uscire allo scoperto è stato il segretario provinciale del Pd, Antonio Frena: «Su un tema così importante», ha dichiarato alla stampa locale, «non saranno i singoli a decidere.
Nemmeno singoli autorevoli come il presidente Durnwalder».
Frena, omen nomen, invita a mettere da parte i personalismi ricordando, lui autoctono doc, «i tanti nomi ladini malamente storpiati in tedesco».
Secondo le opposizioni, Durnwalder vuole smarcarsi per quando la proposta della nuova toponomastica arriverà nell'aula del consiglio provinciale: «Allora vorrà le mani libere», ha detto il capogruppo dei finiani, Alessandro Urzì. Il figlio dei contadini della Val Pusteria, quinto di undici figli, divenuto leader della Bauernbund, la lega degli agricoltori, grazie a una laurea in agraria presa Firenze e una in legge ottenuta a Insbruck, intatno non fa una piega.
Passo Giovo e Cima Gallina, tanto per citare due dei nuovi nomi italiani aggiunti alla sua personale lista nera, non passeranno. Silvius Magnago, il piccolo padre della Svp scomparso un anno fa e che l'ha preceduto alla guida della provincia, forse non sarebbe arrivato a tanto, ma Durnwalder sa bene cosa oggi il corpaccione schutzen degli altoatesini d'Italia voglia sentirsi dire.

Troppi disoccupati. La Spagna chiude le porte ai rumeni
Luca Veronese
 La Spagna potrà bloccare alla frontiera gli immigrati rumeni in cerca di occupazione. I livelli allarmanti della disoccupazione nel Paese iberico hanno convinto la Commissione europea ad approvare lo stop temporaneo chiesto con forza da Madrid. È la prima volta che nell'Unione viene adottato un provvedimento che limita in questo modo la circolazione dei lavoratori tra Stati membri.
 Il 22 luglio scorso Madrid aveva annunciato limitazioni per i lavoratori del settore agricolo impegnati nelle attività stagionali. Ma la Commissione si era mostrata scettica e aveva chiesto chiarimenti. Il 28 luglio la Spagna aveva notificato a Bruxelles la richiesta di poter sospendere l'ingresso di tutti i lavoratori rumeni e per tutti i settori: il provvedimento per il Governo socialista di José Luis Zapatero si rendeva necessario in considerazione della grave crisi occupazionale nazionale e del numero di senza lavoro in crescita anche all'interno della comunità rumena presente nel Paese. Ieri il via libera. Bruxelles ha dato il permesso di fermare fino a tutto il 2012 l'arrivo di cittadini rumeni sprovvisti di un contratto o di un'autorizzazione firmata da un datore di lavoro spagnolo.
 Il tasso di disoccupazione spagnolo ha raggiunto il 21% contro il 9,9% della media dell'Eurozona e il 9,4% dell'Unione europea. Quasi un giovane su due è senza lavoro. Inoltre, secondo le analisi di Bruxelles, tra i rumeni in Spagna la disoccupazione è mediamente del 30% ma il flusso di migranti dalla Romania è diminuito di poco negli ultimi anni.
 Per l'Istituto di statistica i rumeni rappresentano di gran lunga la comunità straniera più numerosa in Spagna con oltre 864mila residenti, circa il 15% della popolazione straniera totale. Nonostante la recessione e la scarsità di posti di lavoro è la comunità che più continua a crescere: dal 2006 i rumeni presenti nel Paese iberico sono quadruplicati, nel 2010 ne sono arrivati in Spagna 33mila mentre il totale degli stranieri si è ridotto di 17mila unità. Oggi più di 300mila residenti rumeni pagano i contributi sociali e 50mila ricevono un sussidio di disoccupazione. Secondo la Banca Mondiale, nel 2010 i rumeni hanno inviato nel proprio Paese circa 4,5 miliardi di dollari: il 9% in meno rispetto il 2009, e quasi 50% in meno rispetto il 2008. Le rimesse dalla Spagna superano il miliardo di dollari.
 Il commissario europeo agli Affari sociali, l'ungherese Laszlo Andor, ha sottolineato che queste misure «avranno una durata temporanea e che la linea generale che sostiene la libera circolazione dei lavoratori resterà predominante in Europa». La situazione della Spagna «è molto particolare» e non rappresenta la soluzione al problema della disoccupazione - ha aggiunto Andor - lasciando trasparire la preoccupazione che altri Paesi dell'Unione possano seguire l'esempio di Madrid. Chiudere il flusso dei lavoratori rumeni non è comunque una misura del tutto straordinaria: la possibilità di rinviare fino al 2013 la completa apertura del mercato del lavoro per i cittadini della Romania e della Bulgaria è infatti contemplata dalla cosiddetta clausola di salvaguardia allegata al trattato di adesione sottoscritto da Bucarest e Sofia, che hanno fatto il loro ingresso nell'Unione nel 2007.
 Il blocco deciso da Madrid (a pochi mesi dalle elezioni politiche) e il via libera della Commissione europea sono stati criticati con fermezza dalle associazioni dei migranti che hanno anche annunciato ricorsi legali. Per Diana Dinu, presidente dell'Associazione nazionale degli imprenditori stranieri il blocco «non risolve i problemi e le rigidità del mercato del lavoro spagnolo e raggiunge il solo risultato di mettere sotto accusa gli immigrati rumeni».

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