venerdì 12 agosto 2011

I padani al governo e quelli all'opposizione, memori del trasformismo - di loro invenzione - minacciano la crisi. Insomma, praticano il trasformismo alla rovescia. Al fine di salvare il livello di spesa sociale in padania. Che per loro vuol dire ossigeno per gli impiccati...

Tremonti, la Bce e il rigore a porta vuota
Sui tagli alle pensioni Bossi minaccia la crisi


Tremonti, la Bce e il rigore a porta vuota
Tremonti e il rigore della Bce. Le ulteriori misure anticrisi illustrate dal Ministro dell'Economia, hanno provocato una serie di reazioni negative in tutte le frange dell'opposizione, ma anche molti dubbi in diversi esponenti della maggioranza.  Tremonti, che comunque ha precisato il fatto che si tratta di ipotesi, molte, tra l'altro, suggerite dalla Banca Centrale Europea, ha guardato ai mercati. Purtroppo non sempre questi ultimi funzionano con logiche parallele ai bisogni della popolazione. Una delle ipotesi più criticata è quella riguardante il cosiddetto "diritto a licenziare" che il Ministro presenta come  "il licenziamento del personale compensato con meccanismi di assicurazione più felici".

 Chi spende? Chi produce? Ammesso il fatto che il mercato accolga positivamente una tale misura, è da dire che, allo stesso modo, un simile provvedimento potrebbe contrarre spese ed investimenti e di conseguenza anche la produzione. Sarà un'ipotesi anche questa, ma quando c'è meno lavoro ed il posto diventa sempre più incerto, risulta piuttosto difficile comprarsi un'auto, una casa, ma non solo;  i consumatori ovviamente, per prudenza, tendono a risparmiare anche sulle piccole cose. Insomma, l'economia potrebbe girare di meno. Se tutti spendono meno, c'è una minore domanda di beni e servizi e di conseguenza, una contrazione della produzione degli stessi, e ciò equivale a mettere in seria difficoltà le aziende.

Una misura semplice ed immediata. O quasi. Insomma, più o meno un rigore a porta vuota, ma poi? L'idea non è di Tremonti, ma viene da una lettera della Bce. Licenziare personale fa risparmiare le aziende prima di tutto sugli stipendi, ma è davvero la strada giusta? Lasciare a casa  10 o 100 dipendenti (a puro titolo di esempio) fa risparmiare 10 o 100 retribuzioni. Ma è davvero una soluzione per l'azienda? E che fine fanno quei dipendenti? Una soluzione potrebbe esserci. Come ben spiega Stefano Colli Lanza, a.d. di Gigroup, in un'intervista rilasciata a l'inkiesta.it, l'azienda quando licenzia dovrebbe  "impegnarsi a dare un tot di soldi, a seconda dell’anzianità, e in più farsi carico della ricollocazione della persona". Vale a dire, a me azienda non servi più e quindi non ti posso tenere, ma ti garantisco comunque un futuro da un'altra parte e un'indennita che ti risarcisce del disagio. Riuscirà mai a partire un simile meccanismo virtuoso in Italia?
 A.S.


Sui tagli alle pensioni Bossi minaccia la crisi
11 agosto 2011
Roma - La nuova manovra che il governo italiano si appresta a varare con decreto per anticipare al 2013 il pareggio di bilancio conterrà probabilmente tagli alle pensioni, contributo forzoso per i redditi sopra i 90 mila euro e un’armonizzazione al 20% della tassazione sulle rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato. Allo studio anche la privatizzazione dei servizi pubblici locali, tagli «incisivi» sui costi della politica e un «contributo di solidarietà» che potrebbe preludere a qualche forma di tassazione extra per gli alti redditi.

Ma la maggioranza al momento ha grosse difficoltà a far passare i provvedimenti al proprio interno, con Pdl e Lega molto distanti su alcuni punti. «No, non mi ha convinto. Bisogna saper dire anche dei `no´, perché altrimenti si rischia una crisi». Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, lasciando Montecitorio ha risposto così ai cronisti che gli chiedevano se dopo l’incontro avuto nel pomeriggio con Tremonti il ministro dell’Economia lo abbia convinto sulle pensioni.

I capitoli di intervento sono stati illustrati stamani in Parlamento dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e sono in linea con le richieste avanzate dalla Bce in una lettera «confidenziale» inviata a Roma nei giorni scorsi. I tempi di approvazione delle misure subiscono accelerazioni ora dopo ora e c’è chi ipotizza un Consiglio dei ministri domani o addirittura stanotte, dopo gli incontri di Berlusconi con il Capo dello Stato e  il governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Altri invece sostengono che il decreto entrerà in vigore a Ferragosto, con le borse (e i giornali, aggiungono i maligni) chiuse.

IL PRELIEVO FORZOSO
 Nelle misure che il governo sta mettendo a punto per fronteggiare la crisi ci sarebbe anche un prelievo ( forse compreso fra il 5 e il 10%) sui redditi dei privati superiori ai 90mila euro annui. Si tratta del cosiddetto «contributo di solidarietà» cui ha accennato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti nella sua audizione alla Camera. L’indiscrezione trapela in ambienti della maggioranza. Si tratterebbe di una estensione anche al settore privato della tassa gia´ prevista dalla manovra proprio sui redditi dei pubblici dipendenti superiori ai 90 mila euro. Non è ancora chiaro se si tratti di una misura `una tantum´ o se il «contributo» possa essere esteso a più anni, da qui al 2013, data del previsto pareggio di bilancio.

FRONDA PDL MINACCIA DI NON VOTARE DECRETO
Sì dunque a una «piena» liberalizzazione dei servizi pubblici locali e professionali, e privatizzazioni su larga scala dei servizi locali. E porta aperta alla volontà di Francoforte di intervenire sulle «pensioni di anzianità e sull’età per le donne nel privato», nonostante l’opposizione di sindacati e Lega Nord. Apertura anche sulla richiesta delle parti sociali di norme più incisive sulla tracciabilità dei pagamenti per combattere l’evasione fiscale. Il ministro è invece cauto sulle proposte della Banca centrale riguardo a licenziamenti di personale più facili, e respinge la richiesta di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici. «Non è detto che questa misura debba essere oggetto» delle scelte del governo, ha detto Tremonti. Poi, in sede di replica ha precisato: «L’ipotesi di riduzione degli stipendi pubblici è stata fatta in sede europea ma noi non abbiamo intenzione di ridurre gli stipendi».

L’intervento del ministro ha deluso molti, non solo nella maggioranza. Umberto Bossi lo ha definito «fumoso» mentre una fronda di quattro parlamentari del Pdl, fra i quali il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, hanno avvisato Tremonti di non dare per scontato il loro voto alla manovra.

NUMERI MANOVRA 2012-2013 DA DEFINIRE
Tremonti ha ricordato che la manovra dovrà essere «molto forte sul 2012 e 2013» ma non ha fornito dettagli in vista del Consiglio dei ministri previsto per dare il via libera al decreto anti crisi. «Il baricentro è da fissare, i numeri sono in corso di elaborazione».

Altro impegno preso con la Bce e gli altri leader europei quello di inserire in Costituzione il vincolo sul pareggio di bilancio. Tremonti ha sostenuto l’urgenza di questa misura suggerendo però che la nuova norma tenga conto «del ciclo economico, di eventi eccezionali da definire in una logica del rigore e di investimenti che hanno logiche di ammortamento».

I nuovi obiettivi di deficit/Pil dell’Italia diventano 3,8% per il 2011 (dal 3,9%), 1,5%-1,7% per il 2012 (da 2,7%), per poi centrare il pareggio nel 2013. La correzione del deficit di quest’anno deve essere dunque rafforzata di 0,1 punti di Pil e quella del prossimo di circa 1-1,2 punti, per un totale di circa 20 miliardi di euro.



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