lunedì 29 agosto 2011

Federali.Mattino_29.8.11. Sprecare fa male! dicevano le nostre nonne, e pure mia madre; ma Lei era proprio spilorcia.----Secondo la ricerca della Confcommercio «negli ultimi anni si riduce il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011».----Il lavoro per gli immigrati aumenterà ancora: le previsioni contenute nella stessa rilevazione segnalano per la seconda parte dell'anno un incremento delle assunzioni di stranieri del 2,6%. Non c'è nessuna "ricetta" che assicura questo trend positivo, è un mix di fattori - qualifiche basse, retribuzioni ridotte pur di non far scadere il permesso di soggiorno - che serve a spiegarlo. Ma la microimpresa del sondaggio lo dice chiaramente: una su due non trova manodopera italiana disponibile.


Napoli. Consumi, siamo ai livelli del 2000
Se le microimprese assumono stranieri
Bozen. In Regione è scontro sui 183 vitalizi segreti
Fenomenologia dei finlandesi.


Napoli. Consumi, siamo ai livelli del 2000
Confcommercio: in Campania contrazione del tre per cento. Male anche Sicilia e Puglia. Calabria maglia nera
NAPOLI - «La debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008-2009, lascia prevedere un rallentamento generalizzato dell'uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000». È quanto rileva un'indagine della Confcommercio, che evidenzia i ritardi del Sud. Su 20 Regioni italiane, la dinamica dei consumi pro-capite indica che solo Friuli, Molise e Basilicata segnano livelli di consumi superiori a quelli di 11 anni fa.
Secondo la ricerca della Confcommercio «negli ultimi anni si riduce il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011». Risultano, invece, positive le dinamiche delle regioni settentrionali, «con quote - spiega - in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%)». L'associazione dei commercianti, fa, inoltre, notare, che ''alle deboli performance del Mezzogiorno si associano anche gli effetti del calo demografico registrato in quest'area (la quota della popolazione sul totale nazionale e' scesa dal 36,4% del 1995 al 34,4% del 2011) che hanno determinato il protrarsi del calo dei consumi anche nel 2010''. A livello di singole regioni, sottolinea la Confcommercio, «nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3,0%), mentre nel 2010 solo il Nord-Est ha recuperato i livelli di consumo pre-crisi». Per l'associazione in una prospettiva di piu' lungo periodo, nel 2017, ''il Mezzogiorno avra' acuito il suo ritardo con una continua riduzione della spesa per consumi rispetto al totale nazionale''. In ogni caso, aggiunge, ''al di la' delle differenti dinamiche dei consumi che evidenziano una maggiore debolezza delle regioni meridionali confermando i divari territoriali presenti nel Paese, a livello generale va segnalato il tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo anche se le previsioni per il 2011 sull'intero territorio restano modeste con un +0,8%''

Se le microimprese assumono stranieri
Una nicchia di lavoratori che sta in pace con la crisi. In vacanza nessuno li ha incontrati. Gli immigrati sono al lavoro, arroccati nelle piccole e piccolissime aziende disseminate per l'Italia, dove c'è un posto per loro: la maggior parte è nei cantieri o nei servizi alle imprese (dalla pulizia alla manutenzione) il resto nell'industria manifatturiera e nei servizi alla persona.
All'inizio di luglio, a ridosso delle ferie, un sondaggio della Fondazione Moressa su un campione di mille microimprese ha monitorato il bilancio delle assunzioni nel primo semestre dell'anno per scoprire che mentre l'occupazione complessiva scendeva dello 0,8%, i nuovi posti per immigrati sono cresciuti del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2010. Il lavoro per gli immigrati aumenterà ancora: le previsioni contenute nella stessa rilevazione segnalano per la seconda parte dell'anno un incremento delle assunzioni di stranieri del 2,6%. Non c'è nessuna "ricetta" che assicura questo trend positivo, è un mix di fattori - qualifiche basse, retribuzioni ridotte pur di non far scadere il permesso di soggiorno - che serve a spiegarlo. Ma la microimpresa del sondaggio lo dice chiaramente: una su due non trova manodopera italiana disponibile.

Bozen. In Regione è scontro sui 183 vitalizi segreti
Seppi: «Rendere pubblici i nomi». Mussner favorevole, contrari i presidenti Thaler e Depaoli
di Francesca Gonzato
BOLZANO. «Sì alla trasparenza sui vitalizi». Si rompe il fronte compatto della presidenza del consiglio regionale, che da anni rifiuta di divulgare la lista. Il segretario questore Donato Seppi (Unitalia) annuncia: «Ho appena scritto una lettera alla presidente Rosa Thaler. Basta con i segreti». Freddo invece il vicepresidente Depaoli: «Non ne vedo l'utilità».
 Una apertura, anche se meno prorompente, arriva anche da Florian Mussner (Svp), che oltre ad essere assessore provinciale è vicepresidente del consiglio regionale. L'opposizione è tornata alla carica e si riparte dalle parole chiave del garante della privacy. Il presidente dell'autorità Francesco Pizzetti ha ribadito al nostro giornale che i consiglieri hanno diritto di ricevere «tutte le notizie e le informazioni utili per l'espletamento del loro mandato».
 Donato Seppi lo dava per scontato: «I consiglieri devono ricevere l'elenco dei vitalizi». Florian Musser (Svp) con concretezza ladina sorride alla domanda: «Comprendo che ci sia un certo diritto di riservatezza da parte dei beneficiari. Ma è anche vero che gli elenchi dei vitalizi sono facilmente compilabili incrociando i dati degli ex consiglieri, quindi sappiamo tutti che prima o poi uscirà anche la lista ufficiale».
Non ha dubbi Mussner nemmeno sull'esigenza di tagliare: «Dobbiamo ridurre i compensi attuali, soprattutto quelle voci in più oltre alle indennità». Si annuncia interessante la discussione nell'ufficio di presidenza, che dovrà rispondere a Maurizio Vezzali (Pdl Berlusconi per l'Alto Adige) e Riccardo Dello Sbarba (Verdi) che hanno chiesto gli elenchi dei beneficiari.
 La presidente Rosa Thaler Zelger ha anticipato: «Verificheremo se siamo tenuti a divulgare la lista, porremo un quesito sulla privacy, ma non capisco che necessità ci sia di conoscere i nomi, quando la presidenza del consiglio regionale ha sempre dato informazioni su quanti siano i vitalizi e quanto il loro ammontare totale». Per la precisione, 12,132 milioni di euro all'anno per 183 vitalizi. Come Rosa Thaler Zelger frena anche il vicepresidente vicario Marco Depaoli (Upt), che pure si sta spendendo per accelerare la trattativa sul taglio dei costi della politica: «Finora c'è stata questa prassi di non divulgazione, anche come risposta a interrogazioni.
Non so se ora sia opportuno cambiare».
 Perché non dare trasparenza, visto che non esiste un vincolo di privacy? «Sarà più importante intervenire sui costi, che sapere che Antonio ha guadagnato una cifra e Giuseppe un'altra. Non vedo quale sarebbe il risultato», risponde Depaoli. Seppi si dissocia: «Sono favorevole a ogni trasparenza e l'ho appena scritto alla presidente Rosa Thaler Zelger. Chiedo che la risposta alle interrogazioni contenga la lista dei vitalizi. E aggiungo di più: oltre agli ex consiglieri mi interessa ancora di più l'elenco dei beneficiari delle reversibilità, vedove e vedovi insomma. Perché soprattutto lì oltre che fare trasparenza si deve intervenire con un taglio. La reversibilità è già passata dal 65 al 60% dell'ammontare iniziale del vitalizio, si può tagliare ancora».
 Seppi sottolinea: «Le persone hanno il diritto di sapere e in più questa segretezza è politicamente ingenua, perché provoca la sensazione che hai qualcosa da nascondere». Dello Sbarba conclude: «Finiamola con questa storia che va avanti da anni. Non c'è motivo per tenere nascosti i beneficiari: sono denari pubblici versati a personaggi pubblici. C'è un dovere di trasparenza e nessun motivo di tenerli nascosti, non sono mica soldi rubati».

Fenomenologia dei finlandesi. Ecco perché Helsinki vuole più garanzie per il salvataggio della Grecia
di Giulia Crivelli
HELSINKI - Nei prossimi giorni dovrà essere esaminato, per ricevere poi l'alt o l'ok da parte dei paesi dell'eurozona, l'accordo bilaterale tra Grecia e Finlandia sulle garanzie che la seconda ha richiesto per partecipare al nuovo pacchetto di aiuti ad Atene.
Secondo Moody's, tutti gli stati membri coinvolti nel salvataggio della Grecia, riuniti in una task force ad hoc che si occupa della messa in atto del secondo piano di assistenza finanziaria al Paese, dovranno valutare se quanto preteso da Helsinki e concesso da Atene sia in linea con gli impegni sottoscritti dai leader dell'Eurogruppo il 21 luglio scorso a Bruxelles. Ma cosa passa per la testa del Governo finlandese, guidato per altro da un partito eurocentrico? Come si giustifica quella che – in un momento in cui l'Europa e il mondo sembrano sull'orlo del precipizio – può sembrare una mossa suicida? Per capirlo forse è utile riflettere sull'unicità della Finlandia.
Helsinki è probabilmente l'unica capitale occidentale in cui non circolino Suv. E non perché il clima, per una volta, non ne giustificherebbe l'utilizzo. L'inverno in Finlandia dura praticamente otto mesi, le strade a partire da metà ottobre sono ghiacciate e i Suv sembrerebbero un'ottima soluzione per muoversi. Ma sono sicuramente una soluzione troppo cara per i finlandesi, che se proprio vogliono fare un'esperienza "da ricchi" possono farsi un giro in taxi, quasi tutti Mercedes o Bmw, uniche auto di lusso in circolazione. Il reddito pro-capite dei finlandesi è di circa 3.400 euro al mese, appena inferiore a quello dei tedeschi, ma l'idea di benessere – e di lusso – sembra essere molto diversa da quella della maggior parte dei Paesi europei.
Helsinki non è l'unica capitale senza Suv, è anche l'unica capitale senza le insegne della moda e del lusso globalizzate (ma a ben guardare italiane e francesi). Nella città dove vivono poco meno di 600mila persone, più del dieci per cento della popolazione totale (5.6 milioni), nella strada del centro più famosa, Pohjaisesplanadi, che per bellezza imperiale ricorda la berlinese Unter den Linden, l'unico negozio che riporta alle strade dello shopping delle altre capitali del mondo è Louis Vuitton. Tra gli italiani, spiccano le insegne del gruppo Max Mara, ma per trovare altri marchi del made in Italy bisogna iniziare una sorta di caccia al tesoro.
È pur vero che i negozi di abbigliamento hanno spesso nomi "italianeggianti", come Veromoda e Ginatricot, restiamo evidentemente il simbolo dello stile, ma i prezzi medi sono molto più bassi e i negozi più grandi con nomi familiari a noi consumatori occidentali appartengono alle catene del fast fashion, H&M e Zara in primis. Per gli alimentari è lo stesso: le insegne della grande distribuzione europea non sono riuscite a colonizzare il Paese, con l'eccesione della tedesca Lidl, che peraltro deve fare i conti con la concorrenza degli hard discount locali, disposti a macchia di leopardo in ogni centro abitato.
La Finlandia è il paese di Alvar Aalto, l'architetto e designer che trovò una sintesi affascinante tra razionalismo e architettura organica, senza mai dimenticare di inserire nelle sue opere gli elementi che considerava rappresentativi e identificativi del suo Paese, a partire dall'utilizzo di materiali naturali. Tutto, a Helsinki, ma anche nell'antica capitale Turku, echeggia di razionalismo "alla finlandese" e di nordica essenzialità. La locale idea di benessere, o se vogliamo di consumismo, ha poco a che vedere con la nostra: si vede da come sono vestite le persone, giovani o vecchie, e da come sono arredati negozi, appartamenti, ristoranti.
C'è tutto quello che serve – comprese connessioni wi-fi gratuite in ogni angolo della città e uffici postali aperti tutti i giorni fino alle 20 - e pure alcune cose che a molti europei possono sembrare superflue, come la sauna: in Finlandia ce ne sono due milioni per 5,6 milioni di abitanti. Manca il superfluo che noi siamo ormai abituati a considerare necessario. In compenso ci sono servizi pubblici efficientissimi e un welfare avvolgente: i cittadini finlandesi hanno diritto a un'istruzione gratuita compresa di libri scolastici fino all'università e ricevono una "paghetta" dallo stato fino al compimento del 17esimo anno.
Il congedo di maternità dura nove mesi. Un periodo in cui le madri ricevono il 100% dello stipendio. Poi possono scegliere di tornare al lavoro o di restare a casa per altri due anni e mezzo, senza essere pagate ma con la garanzia che il posto di lavoro resti loro. Il sistema scolastico è tra i migliori al mondo e lo stesso vale per quello sanitario, praticamente gratuito per tutti. La Finlandia è l'unico paese della terra ad avere istituito un registro delle malattie che hanno colpito ogni singolo suo cittadino a partire dal 1900, una pratica che consente studi statistici ed epidemiologici che in ultima analisi razionalizzano la spesa sanitaria. Tutto questo ha un costo, ovviamente: la pressione fiscale è altissima, ma i finlandesi sembrano aver sottoscritto questo solidissimo patto sociale con grande convinzione.
Lo stato li accudisce e si fida di loro e loro si fidano dello Stato. O viceversa. Non mancano le ombre, trattandosi pur sempre di un consesso umano e non dell'isola di Utopia: la disoccupazione giovanile ad esempio è piu' alta della media europea e i tassi di alcolismo e suicidio anche. Ma in tempi di recessione globalizzata la Finlandia sembra comunque un'isola felice, che vuole difendere la sua diversità e il suo modello – come dimostra l'atteggiamento nei confrontoi della Grecia – e che forse potrebbe insegnare qualcosa a tutti noi.
Nel museo dell'antica Turku (capitale fino al 1812, una città fondata ufficialmente nel 1229 ma dove i primi insediamenti risalgono alla preistoria), si ricorda che nel periodo del suo maggiore sviluppo, tra il 1600 e il 1700, le autorità locali cominciarono a preoccuparsi per l'eccessivo diffondersi di piccoli lussi quotidiani, come il consumo di dolci glassati e l'acquisto di sofisticate carte da gioco o, peggio ancora, di vestiti in tessuti pregiati: "L'economia della città era fiorente, anche grazie alla crescente presenza di mercanti di ogni genere, ma furono prese tutte le misure necessarie per frenare la corsa al consumismo, che si riteneva avrebbe minato la solidità finanziaria di Turku». Che sia una lezione ancora valida?
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-08-25/fenomenologia-finlandesi-ecco-perche-172550.shtml?uuid=AaMNQzyD

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