domenica 14 agosto 2011

Federali.Sera_14.8.11. Il Molise esiste – spiega Picciano –, storicamente e socialmente, ed ha una peculiare identità propria anche in virtù della sua conformazione naturale. Piccole comunità ma con la loro significativa e forte identità. Proprio per questo, ora lavoreremo per ricostruire il Molisannio, per dare forza e vigore ad una provincia di area vasta, dai forti connotati e dai suggestivi contenuti.----Felici i referendari che vedevano la possibilità di poter staccare dei pezzi di territorio da aggregare a Trento, Bolzano o Friuli. Pronti i ladini delle Dolomiti a chiedere che Cortina, Colle e Livinallongo venissero accorpati all'Alto Adige, non certo a Treviso («sarebbe illogico»). E i politici bellunesi? Il presidente del consiglio provinciale Stefano Ghezze convoca via telefono la conferenza dei capigruppo. C'è da decidere la linea da tenere, magari le barricate da fare.----Udin. L'elenco delle Province stecchite dalla manovra di Ferragosto viaggia da ore sui siti internet, in tv, sulla stampa. Ma per le due del Friuli Venezia Giulia, Trieste e Gorizia, il funerale non è automatico. Agonizzano ma sono ancora vive. Almeno finché una legge regionale non stabilirà che sì, anche loro vanno accorpate. Possibile, probabile, ma non certo. Perché la Regione ha potestà legislativa primaria sugli enti locali e può decidere anche altrimenti. In assoluta autonomia.----Genova (Mitica Zena). Una notizia per i lettori di Sanremo: il loro presidente della Provincia si chiama Luigi Sappa. È vecchia di un anno e più? Vero, però nessuno ha saputo dire il suo nome ai nostri colleghi che hanno raccolto una serie di interviste.


Il presidente Picciano propone il Molisannio
Udin, Oltrepadania. Tondo: «Accorpiamo Trieste e Gorizia»
La Provincia di Belluno è salva, forse
Padova, padania. Province, il governo vuole la fusione tra Padova e Rovigo
Manovra, Liguria in difesa
Meran, Oltrepadania. Tassa rifiuti, Asm scopre 250 evasori


Il presidente Picciano propone il Molisannio
Alla luce della manovra varata dal Consiglio dei Ministri si riaccendono i riflettori sulla possibilità di dar vita al «Molisannio».
A proporla è il presidente del consiglio regionale Michele Picciano. «Il Molise esiste – spiega Picciano –, storicamente e socialmente, ed ha una peculiare identità propria anche in virtù della sua conformazione naturale. Piccole comunità ma con la loro significativa e forte identità. Proprio per questo, ora lavoreremo per ricostruire il Molisannio, per dare forza e vigore ad una provincia di area vasta, dai forti connotati e dai suggestivi contenuti. Adeguarsi ai cambiamenti cogliendo l'opportunità di miglioramento, sarà l'unico criterio possibile per una politica di buon senso che difende le origini e le radici di una comunità, proprio razionalizzando la spesa. La priorità è sempre la difesa del benessere di tutti senza violare le naturali affinità fra luoghi e territori». È deciso e convinto il Presidente Michele Picciano nel suo assunto e apre una riflessione ragionata e priva di qualunque rischio di strumentalizzazione demagogica: «I territori piccoli, ma anche l'Italia intera, hanno bisogno di un segnale chiaro di riorganizzazione virtuosa e questi sono tagli di spesa, non certo di presenze storiche e intoccabili. L'entità sociale, le tradizioni, la cultura non si discutono. Non abbiamo paura dei cambiamenti – conclude – se servono a migliorare».

Udin, Oltrepadania. Tondo: «Accorpiamo Trieste e Gorizia»
La proposta del governatore. La Regione ha potestà primaria in materia di enti locali: deciderà con una legge
UDINE. L'elenco delle Province stecchite dalla manovra di Ferragosto viaggia da ore sui siti internet, in tv, sulla stampa. Ma per le due del Friuli Venezia Giulia, Trieste e Gorizia, il funerale non è automatico. Agonizzano ma sono ancora vive. Almeno finché una legge regionale non stabilirà che sì, anche loro vanno accorpate. Possibile, probabile, ma non certo. Perché la Regione ha potestà legislativa primaria sugli enti locali e può decidere anche altrimenti. In assoluta autonomia.

 Pure sui Comuni: quelli sotto i 1.000 abitanti in Fvg sono 47. La Provincia di Trieste, 236.556 abitanti, e quella di Gorizia, 142.407, non toccano la quota minima di 300mila. Vanno quindi accorpate, secondo il dettato dalla manovra Tremonti? L'operazione «non è automatica», chiarisce subito il direttore dell'Upi Fvg Rodolfo Ziberna. Questione di specialità: «Lo Statuto prevede che la Regione gestisca gli enti locali. Per intervenire sulle Province è necessaria una legge approvata in Consiglio». Il Friuli Venezia Giulia non è dunque obbligato ad applicare la misura di accorpamento, nel caso in cui questa passasse il vaglio del Parlamento, né delle Province under 300mila né dei Comuni sotto i 1.000 abitanti, quelli che, è l'idea di Renzo Tondo, «vedranno unificate le loro funzioni».

 Ma sindaci e municipi, assicura il governatore, «resteranno». Nel 2006, con la legge 1, la cosiddetta Iacop, è stata riconfermata l'autonomia regionale in materia, con la previsione per esempio della città metropolitana a sostituire eventualmente la Provincia. Così come è nelle possibilità della Regione legiferare per la costituzione di nuove Province (i paletti sono la superficie minima di 1.700 kmq e la popolazione non inferiore a 50mila abitanti). Roma vuole tagliare? «Non ce lo può imporre - osserva ancora Ziberna -, avrebbe potuto farlo solo attraverso un passaggio di riforma costituzionale». Chissà che questa non diventi comunque l'occasione per ridisegnare il territorio secondo criteri innovativi. Ma le posizioni sin d'ora divergono. Ettore Romoli, sindaco di Gorizia, non si accontenta: «Tutte le Province sono enti inutili, non solo quelle sotto i 300mila abitanti. Sopprimendone alcune e salvandone altre si crea una gran confusione, oltre che una disparità di trattamento tra territori».

 Anche Edoardo Sasco, capogruppo dell'Udc, avrebbe preferito la cancellazione di tutte le Province, mentre Renzo Tondo considera il limite dei 300mila abitanti «un buon inizio» e si dice favorevole all'unione Trieste-Gorizia. Daniele Galasso, capogruppo del Pdl, intravvede invece due scenari possibili: «O Trieste e Gorizia si accorpano e danno origine a una Provincia di quasi 400mila abitanti oppure si può prevedere un'area metropolitana a Trieste con la provincia di Gorizia divisa tra il monfalconese che orbita su Trieste e il resto che guarda all'aggregazione con l'Udinese».

 Nulla di «impellente», aggiunge Galasso ricordando che comunque le novità per Trieste e Gorizia, che hanno appena rinnovato i loro consigli provinciali, sono rimandate a non prima del 2016. La legge regionale? «Un passaggio obbligatorio - dice ancora il capogruppo pidiellino - perché la nostra competenza è primaria, a meno che in questo caso, nel percorso del decreto, non vengano scritti passaggi da periodo bellico». «E' inevitabile riformare i livelli di autonomia e delocalizzare competenze e apparati regionali - spiega infine Isidoro Gottardo, segretario del Pdl - questa, piaccia o no, è l'agenda che s'impone. Alla politica serve coraggio e responsabilità, alle riforme il consenso dei cittadini, che viene se si penalizzano le convenienze parassitarie».

La Provincia di Belluno è salva, forse
Ha una superficie di 3.600 kmq, sotto i 3.000 si viene accorpati
belluno
di Paola Dall'Anese
BELLUNO. Ci cancellano. No, siamo salvi. Una giornata a dir poco convulsa, quella di ieri, per la vita politica e amministrativa bellunese. In una altalena di notizie in arrivo da Roma, prima la Provincia di Belluno è stata cancellata, poi è stata salvata. Il criterio per il taglio delle Province sembrava essere venerdì quello dei 300.000 abitanti. Le Province che stanno sotto vengono accorpate a quelle vicine. E ieri mattina si sono scatenati i commenti. Felici i referendari che vedevano la possibilità di poter staccare dei pezzi di territorio da aggregare a Trento, Bolzano o Friuli. Pronti i ladini delle Dolomiti a chiedere che Cortina, Colle e Livinallongo venissero accorpati all'Alto Adige, non certo a Treviso («sarebbe illogico»). E i politici bellunesi? Il presidente del consiglio provinciale Stefano Ghezze convoca via telefono la conferenza dei capigruppo. C'è da decidere la linea da tenere, magari le barricate da fare. Nel frattempo si muovono tutti. E sono dichiarazioni di fuoco, da battaglia. Così fino alle 13, quando la conferenza stampa del Governo fa chiarezza (mica tanto, comunque). Il criterio per tagliare le Province non sarà più quello dei 300.000 abitanti, ma in primo luogo si valuteranno i chilometri quadrati. Chi ha meno di 3.000 chilometri quadrati, sparisce. La Provincia di Belluno si estende su 3.678 chilometri quadrati. Siamo salvi? Forse. Resta l'incognita degli abitanti. Vale solo un criterio, servono tutti e due? Occorre attendere il testo. La Provincia di Belluno dovrebbe salvarsi. Ma il condizionale è d'obbligo visto che non c'è ancora il decreto e ci si deve basare sull'interpretazione delle parole del ministro Calderoli il quale ha precisato che saranno "soppresse le Province al di sotto dei 300mila abitanti o dei 3000 kmq di superficie". Vale a dire un criterio esclude l'altro? Solo il testo del decreto che sarà pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale potrà chiarirlo. Intanto, però, non è momento di  festeggiamenti come ha ribadito lo stesso presidente del Consiglio provinciale, Stefano Ghezze che ieri ha convocato d'urgenza una conferenza dei capigruppo per decidere quali azioni intraprendere. All'appello si sono presentati tutti i capigruppo e anche il presidente Bottacin «per dare un forte segnale di responsabilità visto che la convocazione è avvenuta per via telefono alla vigilia del ferragosto», sottolinea il presidente del consiglio. Alla fine di un confronto durato circa due ore «in cui i consiglieri hanno espresso tutta la loro amarezza e rabbia per quanto sta accadendo», ci tiene a sottolinea Ghezze, i presenti hanno deciso di convocare al più presto il consiglio «su mia proposta e sollecitato anche dal Pd che proprio ieri ha inviato la richiesta a palazzo Piloni», ammette il presidente, per votare una delibera condivisa da tutte le forze politiche che dovrà essere poi inviata al presidente del Consiglio Berlusconi, ai ministri e al presidente della Repubblica Napolitano. In questo documento «si evidenziano i problemi e le difficoltà di questo nostro territorio, ma anche delle proposte fattive di intervento», spiega Ghezze che non vuole scendere nei particolari delle proposte «perchè le dobbiamo concordare tutti insieme nei prossimi giorni. Già da martedì, infatti, ci metteremo al lavoro così da poter arrivare prima delle fine di agosto a deliberare questo documento che proprio nella sua forma di delibera rappresenta un atto politico forte e una presa di posizione della Provincia. Inoltre stiamo anche valutando la possibilità di coinvolgere anche gli altri consigli comunali così da dare pià forza all'azione dell'ente provinciale». E mentre si attende la pubblicazione del testo del decreto in Gazzetta ufficiale per avere la certezza del salvataggio della Provincia, la sua morte non è scongiurata se non arriveranno le risorse adeguate, come evidenzia il presidente Gianpaolo Bottacin. «Se da un lato il governo ha salvato l'ente storico introducendo il discrimine anche dell'estensione, che io e il collega di Sondrio avevamo chiesto in una riunione a Milano e come recita il disegno di legge presentato in Parlamento dal capogruppo della Lega, Reguzzoni, resta aperto il problema importantissimo delle risorse che dovranno esserci trasferite. Risorse che il prossimo anno sono notevolmente inferiori a quelle di quest'anno. 14 agosto 2011
Con questo presupposto non avremo nemmeno i soldi non solo per garantire i servizi
ma neanche per pagare i dipendenti. Quello che sta facendo questo governo», ribadisce duro Bottacin, «è mostruoso, non è accettabile. Il governo deve riconoscerci i soldi necessari per poter agire, altrimenti 14 agosto 2011
questo salvataggio diventa inutile».

Padova, padania. Province, il governo vuole la fusione tra Padova e Rovigo
La manovra prevede il taglio delle province inferiori ai 300 mila abitanti: si salva Belluno. Il leghista Roberto Marcato commenta l'ipotesi della fusione: «Per ora solo congetture».
PADOVA. Una maxi-Provincia con più di un milione di abitanti. Potrebbe accadere se Padova «assorbirà» Rovigo, in base alle aggregazioni forzate che il governo Berlusconi sta prospettando. Il Veneto si ritroverebbe con sei Province (sembra invece scongiurato Belluno accorpato alla Marca). Ma la vera SuperProvincia fa gola anche a Venezia e Verona, che confinano con il Polesine.
 
 Roberto Marcato, vicepresidente leghista della Provincia, ragiona con la necessaria cautela: «Bisogna aspettare il testo definitivo per sapere davvero qual è il quadro immaginato per la “fusione” degli enti locali. Per il momento, si può solo congetturare che in Veneto si tratterà di assorbire la Provincia di Rovigo».
 L’ente del Polesine (248.012 abitanti con 50 comuni) dal 22 giugno 2009 è amministrato dal centrosinistra con la presidente Tiziana Michela Virgili (Pd). Geograficamente, confina anche con Mantova e Ferrara che però sono in Lombardia ed Emilia. «Ecco, se quel che si capisce a grandi linee troverà riscontro, la Provincia di Rovigo potrà essere assorbita solo in Veneto. Dunque, in tre modi: Verona, Padova e Venezia. Mi pare arduo un meccanismo di smembramento con “ pezzi” di Polesine divisi per vicinanza. E’ altrettanto evidente che una maxi-Provincia comporterebbe vantaggi e non poche difficoltà. Penso, in particolare alla manutenzione degli edifici scolastici o alla gestione della viabilità in tempi di vacche magrissime come questi» commenta Marcato.
 A Palazzo Santo Stefano, per altro, sembrano più concentrati sul valzer dei dirigenti e sulle grandi manovre d’immagine decise dalla presidente Barbara Degani. Il leghista si toglie dall’imbarazzo con una battuta: «Politicamente, le tre Province che potrebbero assorbire Rovigo sono di centrodestra. Magari così ci allineiamo a Venezia...».
 Intanto, resta la certezza dei numeri. Padova è la più popolata provincia del Veneto con oltre 934 mila abitanti in costante crescita. Nel 2005, erano 890.805. Dal punto di vista istituzionale, fu istituita nel 1806 come Dipartimento del Brenta.

Manovra, Liguria in difesa
Ma la gente ignora le Province
Genova - Una notizia per i lettori di Sanremo: il loro presidente della Provincia si chiama Luigi Sappa. È vecchia di un anno e più? Vero, però nessuno ha saputo dire il suo nome ai nostri colleghi che hanno raccolto una serie di interviste con le telecamere del nostro sito, impegnate nelle strade della Liguria da Ponente fino alla Spezia.

Tre domande rivolte ai passanti, a caso:
1) Sapete chi è il presidente della vostra Provincia?
2) Sapete dove si trova la sede della vostra Provincia?
3) Conoscete almeno uno dei compiti delle Province?

Tre domande per una serie di risposte. Raccolte senza pretese di scientificità, come recita la didascalia che accompagna i nostri sondaggi, ma con la curiosità di capire se e quanto sia traumatico per i cittadini il taglio operato in questo campo, che ridurrà le province liguri  dalle quattro attuali a una, quella di Genova.
Anche il presidente dell’amministrazione genovese sembra essere poco conosciuto dagli intervistati della sua città. Qualcuno lo confonde con Burlando (Regione). Altri glissano, solo due signore rispondono «Repetto», mentre un artigiano, interpellato mentre vernicia una saracinesca, dipinge in due parole il quadro dell’antipolitica: «Non lo so, ma se lo sapessi andrei lì e gli darei due bastonate sulla testa». A prescindere.
A Repetto va meglio sotto i portici di Chiavari, dove due passanti su quattro sanno identificarlo.
Quanto agli altri due quesiti, la sede di Corvetto è piuttosto conosciuta, mentre sulle competenze è facile fare confusione. Strade e scuole sono citate dalla maggioranza, ma una signora prende lo spunto per inveire contro Marta Vincenzi e il centro sociale Buridda, scambiando il Comune con la Provincia. Poco dopo, due amici incontrati in via XX settembre lamentano che «questa città non fa niente per il turismo, per le famiglie e per i giovani».
Altro servizio da Savona, dove il presidente Angelo Vaccarezza è conosciuto e identificato da quasi tutti i passanti, ma va considerato che partiva avvantaggiato - se così si può dire - perché il giorno prima era su tutte le locandine, avendo ricevuto minacce di morte con annesse pallottole. Centrate anche le risposte sulla sede: quel palazzo tutto vetri non passa inosservato. Ma anche qui il punto debole sono le competenze: «Non serve a niente - dice una pensionata alla fermata del bus - io non ho mai avuto a che fare con la Provincia».

Meran, Oltrepadania. Tassa rifiuti, Asm scopre 250 evasori
Inesorabili le verifiche incrociate con le banche dati di Ae e Catasto
di Giuseppe Rossi. MERANO. Una rivoluzione a piccoli passi, quasi in silenzio, è quella che sta preparando Azienda municipalizzata per i prossimi anni. Obiettivo l'ulteriore riduzione dei costi, un servizio migliore e magari anche qualche risparmio in bolletta per i suoi 21.500 utenti.  Quattro sono i punti cardine della strategia varata dagli uomini del direttore Claudio Vitalini: controllo del territorio con le guardie ecologiche, espansione dei press container nei quartieri, nuovo centro riciclaggio all'ex Bosin e raccolta del cartone estesa alle isole ecologiche.  Ma Azienda municipalizzata non molla neppure nella lotta amministrativa agli evasori, a quei nuovi cittadini che si «dimenticano» di firmare il contratto con Asm e che smaltiscono illegalmente i loro rifiuti.  Anche quest'anno in sei mesi ne sono stati scovati 250. Per loro sono in arrivo regolarizzazione, interessi e pesanti sanzioni.  Press container. Sul territorio comunale esistono dieci zone servite con tessera magnetica familiare e maxi container. Ad essere servite sono i rioni S.Maria Assunta, Marlengo, San Vigilio, Wolkenstein e gli abitanti di via Piave, Garibaldi, piazza Rena, via Wolf, via Fermi e via Mainardo al Plaza. «Entro quest'anno - spiega Vitalini - puntiamo ad attivare altri due punti di raccolta di fronte al lido comunale e nel parcheggio del circolo ippico di via Toti. Altri sei press container saranno poi installati a partire dal 2012. Già oggi copriamo il 25% degli utenti». Saranno installati al Palamainardo/via Hofer, in via Fornaio/Frutteti, parcheggio Bersaglio, via Fossato Mulino, via Verdi/Wolf e a Sinigo in via Nazionale o in via Battisti.  Riciclaggio. Entro dicembre 2012 sarà aperto il nuovo centro riciclaggio comunale all'ex Bosin su una superficie di 5 mila metri quadrati. Verrà esteso l'orario di apertura a 5 giorni la settimana, mattina e pomeriggio, oltre al sabato mattina. Il personale necessario all'ampliamento del servizio sarà ricavato con la progressiva eliminazione dei minicentri mobili. L'ingresso al centro sarà regolamentato con una tessera magnetica (quella dei press container) in modo da evitare che non meranesi depositino i loro rifiuti all'interno.  
Illegale. La settimana prossima partiranno con il servizio di sorveglianza sul territorio le sei guardie ecologiche istruite da Asm e vigili urbani. Fino a fine agosto faranno servizio di informazione, poi scatteranno le multe a carico di chi abbandona illegalmente rifiuti. «Un controllo del territorio questo - commenta Vitalini - che auspicavamo da tempo. Entro l'anno contiamo di arrivare a dieci guardie. Continuiamo poi con i nostri controlli incrociati con Ae, anagrafe e ufficio catasto. Nei primi 6 mesi dell'anno abbiamo trovato altri 250 evasori totali. Ormai le maglie dei controlli si stringono e i furbi vengono scovati in 12/18 mesi». In quattro anni i clienti serviti sono aumentati di mille unità (+6%).  Raccolta rifiuti. Asm ha allo studio anche la riorganizzazione dei giri per la raccolta rifiuti. Dopo l'ampliamento a 18 press container si potrà anche ridurre la frequenza dei giri settimanali. «Oggi nella stessa via - conclude il direttore - passiamo due volte la settimana. Siamo gli unici che lo facciamo in Provincia. Puntiamo a scendere a una volta, dopo che avremo risolto i problemi dei cassonetti condominiali. Dovrà essere ristudiata l'organizzazione della raccolta, per evitare punti sensibili e traffico nelle ore di punta».

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