domenica 14 agosto 2011

Se pure i baresi rincoglioniscono, allora e' davvero grave


Contro la crisi la lezione della cozza patella
di MICHELE MAROLLA
Sulle spiagge di scogli, nel Barese, c'è una sorpresa: ci sono le cozze patelle. Un fenomeno sorprendente perché fino a qualche anno fa all'inizio della stagione estiva gagliardi bagnanti armati di coltelli, coltellini, apricozze, provvedevano a ripulire selvaggiamente gli scogli dai gustosi molluschi. I motivi? «Ci vergogniamo, troppa fatica per poco ricavo», le risposte.


Insomma, anche sulla cozza patella si sono abbattuti i due elementi portanti della crisi economica: il non soddisfacente rapporto costi/benefici e il cambiamento dei consumi. E poi c'è il problema dell'immagine: ci si vergogna a raccogliere un frutto che vale poco, troppo poco. Si fa la figura dei pezzenti. Certo, è molto meglio, bruciare centinaia, migliaia di euro nell'illusione di una botta di fortuna al «gratta e vinci», con la bella immagine di persone che sfregano biglietti di lotterie istantanee sul bancone frigorifero di un bar. Oppure molto più figo mostrare l'ennesimo cellulare che può collegarsi a internet per scattare foto di posti esotici, plubbicarle sul social network di turno e far schiattare di invidia amici e nemici, facendo loro credere di essere lì in vacanza invece che sul lungomare per un panino al furgone. È evidente che la storia delle cozze patelle è un paradosso.

Ma viene quasi da chiedersi se la crisi ci sia davvero. La risposta è sì, ma non ce ne siamo ancora accorti. O meglio, non riusciamo a capire che più in fretta cambieremo le nostre abitudini e meglio sarà. In attesa dei sacrifici che dovremo fare (chi più, chi meno) è il caso di cominciare a riscoprire percorsi di consumo virtuosi. Attenzione, questo non è un invito all'ascetismo o alla soddisfazione dei semplici bisogni primari, sarebbe un cambiamento troppo drastico e inconcepibile in una società che galoppa cavalcando tutte le peggiori forme di consumismo. Ma una redistribuzione intelligente dei settori nei quali spendere i propri, pochi, soldi è necessaria. Soprattutto se si considera che saremo costretti a farlo dall'andamento dell'economia, sia a livello mondiale, sia locale.

Un altro dato di fondo che emerge è: non è vero che i consumi sono drasticamente ridotti. Gli italiani consumano, tanto da indebitarsi sempre più, ma hanno spostato i propri consumi su settori sempre più immateriali e aleatori. È dunque il momento di varare pratiche di consumo responsabile, che badino più alla sostanza che all'immagine. Sia chiaro, nessuno vuole comprimere l’insopprimibile voglia di comunicare tramite telefonino, ipad, netbook e pc, ma scegliere uno di questi strumenti per telefonare, ricevere e mandare qualche sms e uno per collegarsi alla rete, evitando sovrapposizioni economicamente deleterie, può essere molto utile. Per non parlare dell'inseguire il sogno del colpo gobbo a una lotteria, istantanea, o trisettimnanale o una tantum che sia. Se proprio dobbiamo considerare un investimento questa tassa sulla fortuna, facciamolo in maniera responsabile, evitando di svenarci.

Uscire con gli amici non può essere soltanto legato al piacere di mangiare e bere in comitiva, si può cenare una volta di più a casa e poi uscire per farsi due sane chiacchiere discutendo di musica e di politica, di sport e di lotterie. Perché no? E' davvero così complicato? In attesa che i nostri rappresentanti nelle istituzioni decidano, propria sponte o perché costretti da un moto popolare, di ridurre i costi della politica e i privilegi della casta della quale fanno parte, occorre diventare cittadini più responsabili. Una responsabilità che va assunta non solo nei confronti di noi stessi, ma anche e soprattutto nei confronti delle future generazioni, alle quali abbiamo consegnato, forse, una società troppo sbilanciata sui valori dell'effimero. Se valori possono essere chiamati.

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