domenica 14 agosto 2011

Federali.Mattino_14.8.11. I commenti, anche sarcastici, non si sono fatti attendere. Il solleone di Ferragosto dà alla testa e gioca brutti scherzi, ha commentato Luigi Mazzuto, presidente della provincia di Isernia, eletto in quota Pdl. Se le province sono inutili perché ne aboliamo solo alcune?, s’è chiesto Mazzuto. Che poi ha proposto di cancellarle tutte, per avere un risparmio concreto.----Il nome della nostra provincia oltre ad essere letteralmente lungo da accorparla ad un’altra, come ad esempio Lucca-Massa e Carrara oppure La Spezia-Massa e Carrara, si troverebbe anche nella posizione d’essere successivo alfabeticamente. Ecco l’occasione - spiega Mottini - di riproporre un nome più affascinante, identificativo, che possa avere un vantaggio alfabetico e quindi di prestigio: Apuania. Il vantaggio nel fonderci con una provincia vicina sarebbe nell’adottare una composizione letterale a noi favorevole: Apuania-Lucca oppure Apuania-La Spezia.----Quindi, afferma il presidente di Unindustria Bologna, Alberto Vacchi, non possiamo certamente nascondere che per noi sara’ nuovamente un autunno difficile.


Crotone. Il presidente Stano Zurlo: «La Provincia non si tocca»
Abolizione Province. Il Pdl crotonese chiede che sia emendata la manovra
Province a rischio, cercasi nuovi residenti
Liguria in rivolta: «Non toglieteci i “ponti”»
Tagli, 40 Comuni a rischio. Dodici sono vicentini
Vacchi: "Rischio recessione, ci aspetta un autunno difficile"
Bersani lancia la contromanovra del Pd: prelievo sui capitali esportati illegalmente


Crotone. Il presidente Stano Zurlo: «La Provincia non si tocca»
«E' nostra intenzione difendere in tutto e per tutto una Istituzione tanto agognata dal nostro territorio e che rischia di sparire dopo pochi anni di vita». Il presidente del provincia di Crotone Zurlo difende l'ente
13/08/2011  «Attendo di leggere il decreto per trarre le conclusioni, ma certo quello che è trapelato nella tarda serata di ieri non fa ben sperare per il futuro della Provincia di Crotone e di molte altre. Anche i piccoli Comuni vivranno una rivoluzione, una riforma epocale che cambia il modo di concepire la municipalità in tantissimi paesi, anche della nostra provincia». Lo afferma in una nota il presidente della Provincia di Crotone, Stano Zurlo, Pdl, in relazione alla possibile soppressione dell’ente intermedio.
 «Adesso voglio anche sentire i presidenti della Province interessate - spiega Zurlo - per capire se hanno intenzione di promuovere qualche azione o che direzione intendono prendere. Io ho già parlato con la mia Giunta e con il Consiglio, all’unanimità abbiamo deciso di rinunciare all’indennità ed a tutte le altre concessioni che potrebbero diventare una spesa per l’Ente. Se è il costo della politica che si vuole tagliare, noi siamo pronti a dare una mano al Governo, di andargli incontro azzerando le spese della politica. È nostra intenzione difendere in tutto e per tutto un’Istituzione tanto agognata dal nostro territorio e che rischia di sparire dopo pochi anni di vita. Capisco che il periodo è tremendamente difficile e che è arrivato il momento dei sacrifici e dei tagli - aggiunge il presidente - ma ho l’impressione che le piccole Province stiano pagando il prezzo più alto. In Italia si sta vivendo probabilmente uno dei momenti più importanti e complicati dal dopoguerra, governare in emergenza e con pochi margini di spesa, a tutti i livelli, non è certo semplice, lo abbiamo sperimentato anche noi sulla nostra pelle, ma riformare in modo così drastico gli Enti territoriali rischia di sguarnire alcuni territori di importanti Istituzioni». «Se dovesse essere confermata la soppressione della Provincia di Crotone oltre all’amministrazione su un territorio difficile e caratterizzato da una criminalità organizzata che condiziona la vita imprenditoriale e non solo – dichiara l’esponente del Pdl - sparirebbero dal territorio la Prefettura, la Questura il Comando provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, istituzioni fondamentali. Potrebbero sparire anche altre realtà importanti come la Camera di Commercio. La chiusura della Provincia comporterebbe un impoverimento del territorio che per il crotonese sarebbe una sciagura dopo la chiusura delle fabbriche e la mancata riconversione dell’economia locale. Si perderebbero professionalità che in un contesto difficile come il nostro hanno operato benissimo e ne hanno favorito la crescita in mezzo a mille difficoltà. Difenderò come e finchè posso la Provincia di Crotone – conclude Stano Zurlo – consapevole dell’immensa difficoltà di questa impresa, non devo essere solo, ma di fianco vorrei avere tutta la popolazione. In questo momento tutti siamo chiamati ad uno scatto d’orgoglio, dobbiamo far emergere il nostro senso di appartenenza, l’orgoglio e la fierezza di essere cittadini della Provincia di Crotone».

Abolizione Province. Il Pdl crotonese chiede che sia emendata la manovra
Critiche e richiesta di intervento ai propri parlamentari da parte degli esponenti del Pdl crotonese che non accettano l'ipotesi della soppressione della provincia
13/08/2011  «Se i nostri parlamentari non saranno in grado di emendare l’articolo del decreto-legge sul piano di rientro che prevede, tra l’altro la soppressione delle Province al di sotto di 300.000 abitanti, compresa quella di Crotone o non ne avranno il coraggio, dovranno seriamente trarne le dovute conseguenze». Lo affermano, in una nota, il coordinatore cittadino di Crotone del Pdl Emilio Trocino e il dirigente provinciale del partito Francesco Pignolo. «In ogni caso – proseguono – noi procederemo ad una grossa manifestazione contro tale norma e la ragione sta nel fatto che il risparmio è misero se si pensa che solo 25 province saranno soppresse (quelle insistenti nelle Regione a Statuto Speciale, nonostante la previsione del Governo, sono garantite dalla Carta Costituzionale). La ragione della nostra contrarietà risiede, altresì, nel fatto che il medesimo scopo può essere raggiunto con la soppressione dell’ente provincia nelle aree metropolitane ed in quelle del nord ben servite, ma non certo in quella di Crotone, dove la carenza di strutture stradali, ferroviarie e aeroportuali la fanno da padrona». «Il solo pensiero di dover dipendere nuovamente da Catanzaro - sostengono ancora Trocino e Pignolo - ci intristisce e ci fa venire i brividi, in considerazione del fatto che ciò ci renderebbe ancora più poveri e desolati. Se di soppressione si deve parlare sarebbe più giusto che essa investisse la totalità dell’ente intermedio, potendo il Parlamento convertire l'articolo del decreto in una proposta di legge Costituzionale con procedura aggravata, scorporandola dal provvedimento e che preveda se del caso la soppressione delle Regioni (l'inferno della politica). Tanto premesso invitiamo tutti i nostri parlamentari ad opporre ogni azione tesa ad evitare, pertanto, la paventata soppressione della provincia di Crotone».

Province a rischio, cercasi nuovi residenti
La quota è 300mila, Benevento «richiama» gli emigrati
 MILANO – Via entrambe le province, accorpati metà dei comuni. La manovra di emergenza di agosto ridisegna la geografia dell’Italia e «stravolge» quella del Molise, la seconda regione più piccola del Paese (dopo la Valle d’Aosta).
Campobasso e Isernia, tutte e due con meno di 300mila abitanti sono destinate a sparire. O meglio: a fondersi, per dare vita a un’unica provincia in un’unica regione. Un passo indietro di oltre quarant’anni, quando la sola Campobasso comprendeva tutti gli abitanti. Il «terremoto» istituzionale tocca però anche i paesini. Sempre meno abitati negli ultimi anni. In Molise, 66 comuni su 136 dovranno essere accorpati perché abitati da meno di mille abitanti. A partire da Provvidenti, in provincia di Campobasso, con i suoi 141 abitanti e un’associazione italo-american-canadese in suo onore. Esattamente un secolo fa erano 1.008. Poi arrivarono la Seconda guerra mondiale e l’emigrazione.

LA REPLICA – I commenti, anche sarcastici, non si sono fatti attendere. «Il solleone di Ferragosto dà alla testa e gioca brutti scherzi», ha commentato Luigi Mazzuto, presidente della provincia di Isernia, eletto in quota Pdl. «Se le province sono inutili perché ne aboliamo solo alcune?», s’è chiesto Mazzuto. Che poi ha proposto di cancellarle tutte, «per avere un risparmio concreto».

LE PROPOSTE – Tra tagli e critiche, da Benevento, altra provincia da tagliare (ha poco più di 288mila abitanti), arriva il suggerimento per evitare la cancellazione. Come? Coinvolgendo gli emigrati. «Ai cittadini sanniti che vivono negli altri Paesi del mondo suggerisco di godere della doppia residenza», ha detto Carmine Nardone, ex presidente della provincia di Benevento. Più su, in Toscana, per evitare il taglio di Massa Carrara, l’esponente della Lega Nord regionale Guido Mottini propone di istituire una provincia nuova e più grande, l’Apuania, nata dalla fusione di con Lucca. O La Spezia. Che, però, è in Liguria.

ANNESSIONE ALLA SVIZZERA – Fatti i calcoli, la maggior parte delle province che dovranno sparire si trova nel Centro-Nord. Tra queste c’è anche quella di Sondrio: bacino elettorale della Lega Nord e «patria» del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il presidente della provincia, il leghista Massimo Sertori, s’è detto assolutamente contrario all’abolizione e ha tirato in ballo spauracchi territoriali. «Vorrei promuovere un referendum per capire se i miei convalligiani preferiscono andare con la vicina Svizzera oppure si accontentano di restare in un territorio di periferia, abbandonato al suo destino dallo Stato italiano», ha commentato Sertori.

I TAGLI – In generale, sono 36 le province che potrebbero essere soppresse dalle prossime elezioni amministrative. Quasi un terzo di quelle esistenti. A partire da Pistoia, la più grande con 293mila abitanti, fino all’Ogliastra (in Sardegna) che di residenti ne ha 58mila. La Sardegna perderebbe 6 province su otto, la Toscana la metà (5 su 10), il Piemonte dovrebbe farne a meno di quattro, mentre la Basilicata perderebbe la provincia di Matera, restando così con la sola Potenza. Da un punto di vista strettamente politico, le riduzioni sono «bipartisan»: 18 amministrazioni sono guidate dal Partito democratico, 12 dal Popolo della Libertà, 4 dalla Lega Nord, una dall’Mpa e un’altra da Sel.

I COMUNI – Per quanto riguarda i Comuni, i tagli previsti dalla manovra di agosto si abbattono su 1.945 di loro, quasi un quarto del totale nazionale. Il requisito base è quello puramente anagrafico: sotto i mille residenti iscritti si dovrà procedere all’accorpamento delle giunte e dei consigli comunali. Le nuove realtà saranno guidate da una figura «monocratica» – una sorta di borgomastro – che non prevede la presenza di assessori e assemblee. Tutti numeri e scenari, questi, che nella rilevazione anagrafica del prossimo ottobre potrebbero, però, riservare più di qualche sorpresa. Leonard Berberi

Liguria in rivolta: «Non toglieteci i “ponti”»
Genova - Parte dalla Liguria la rivolta contro le festività civili spostate alla domenica per avere più produttività. Sulla decisione del governo, che secondo indiscrezioni potrebbe allargarsi anche alle festività religiose, la Regione è netta: misura da togliere dal decreto. «Per una regione come la nostra, che da anni lavora per destagionalizzare le vacanze, sempre più `mordi e fuggi´ e sempre legate ai `ponti´, il danno sarebbe enorme», afferma l’assessore al Turismo, Angelo Berlangieri.

«Per risparmiare 10 - aggiunge - le aziende ricettive e l’economia del territorio perderebbero entrate pari a mille, una follia. Per questo la Regione Liguria fa un appello ai parlamentari del territorio affinché in sede di commissione in aula si cancelli questa norma che non produce risparmi ma perdite secche per un comparto già in difficoltà non tanto per gli arrivi, quanto per il calo di fatturato per via delle vacanze accorciate di italiani e stranieri».

La Regione Liguria, informa una nota, nei prossimi giorni sentirà le altre regioni italiane per dar vita a una azione comune. «Mi auguro che su questa questione - afferma Berlangieri - si faccia sentire anche il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla».

Intanto sono diverse le proposte che emergono dopo la decisione di accorpare le Province con meno di 300 mila abitanti. Se il presidente della provincia Spezzina, Marino Fiasella, chiede a Genova il Tigullio, da Massa Carrara arriva la proposta di unificarsi con La Spezia.

 Per Massa e Carrara, che è tra le cinque toscane che potrebbero essere soppresse in base alla manovra del governo, c’è già pronto un nuovo nome nel caso in cui dovesse essere accorpata alla provincia di Lucca o addirittura a quella ligure: Apuania.

 La proposta viene dell’esponente massese della Lega Nord Guido Mottini. «Il recente taglio delle province emanato dal governo verrà difficilmente digerito dalle popolazioni di Massa e Carrara. Nel vederci privare della nostra provincia potremmo però trarne un vantaggio, poiché si parla di un accorpamento a province limitrofe», spiega Mottini. Così «il nome della nostra provincia oltre ad essere letteralmente lungo da accorparla ad un’altra, come ad esempio Lucca-Massa e Carrara oppure La Spezia-Massa e Carrara, si troverebbe anche nella posizione d’essere successivo alfabeticamente. Ecco l’occasione - spiega Mottini - di riproporre un nome più affascinante, identificativo, che possa avere un vantaggio alfabetico e quindi di prestigio: Apuania. Il vantaggio nel fonderci con una provincia vicina sarebbe nell’adottare una composizione letterale a noi favorevole: Apuania-Lucca oppure Apuania-La Spezia».

Tagli, 40 Comuni a rischio. Dodici sono vicentini
Il più grande è Cismon, il più piccolo è Laghi, il più noto è Tonezza. Sono tutti sotto i 1000 abitanti e se la manovra sarà approvata potrebbero sparire
13/08/2011
Vicenza. Agli amministratori e relativi abitanti di 40 Comuni del Veneto ieri è venuto un leggero mancamento. Una delle ipotesi della manovra taglia-tutto del Governo è infatti quella di accorpare i paesi sotto i 1000 abitanti. E se magari a qualcuno l'idea di finire sotto una realtà più grossa potrebbe anche piacere, a molti altri potrebbe non piacere per niente. Anche perché, tra i vari fastidi, c'è anche quello di doversi rifare tutti i documenti, cambiare indirizzo, carta d'identità, patente e chissà cos'altro. Senza contare le battaglie di campanile di chi mai al mondo vorrà rinunciare alla sua storia o detesta i vicini di paese.

Fra le realtà a rischio cancellazione il più grande di tutti è un Comune vicentino, Cismon del Grappa, che con i suoi 976 abitanti è ai limiti della cancellazione. E anche il più piccolo è in provincia di Vicenza: Laghi, micro-amministrazione da 127 residenti. Nel Bellunese il maggior numero di vittime con 18 paesi under mille, poi Vicenza (12), Verona (5), Padova (2), Rovigo (2) e Treviso (1).
Questo comunque l'elenco dei 40 Comuni veneti (dal più grande al più piccolo come numero di abitanti) sotto la minaccia di essere cancellati e di diventare frazioni di qualche paese più grosso vicino, ovviamente se il provvedimento passasse nella manovra: Cismon del Grappa (Vi), Canda (Ro), Vighizzolo d'Este (Pd), Selva di Progno (Vr), Voltago Agordino (Bl), Vodo Cadore (Bl), Asigliano Veneto (Vi), Vas (Bl), Gambugliano (Vi), Campolongo sul Brenta (Vi), Calto (Ro), Borca di Cadore (Bl), Zovencedo (Vi), Portobuffolè (Tv), Velo Veronese (Vr), Erbezzo (Vr), Pedemonte (Vi), Barbona (Pd), Gosaldo (Bl), Foza (Vi), San Tomaso Agordino (Bl), Rivamonte Agordino (Bl), Rotzo (Vi), Posina (Vi), Tonezza del Cimone (Vi), Lorenzago di Cadore (Bl), San Mauro di Saline (Vr), Selva di Cadore (Bl), Vallada Agordina (Bl), Danta di Cadore (Bl), Cibiana di Cadore (Bl), Soverzene (Bl), San Nicolò di Comelico (Bl), Colle Santa Lucia (Bl), Perarolo di Cadore (Bl), Ospitale di Cadore (Bl), Zoppè di Cadore (Bl), Lastebasse (Vi), Ferrara di Monte Baldo (Vr), Laghi (Vi).

A rimetterci di più, sfogliando nomi e province, è il Bellunese. Visto che sono soprattutto i mini paesi di montagna che spesso non raggiungono i 1000 abitanti. E infatti a seguire sono i Comuni dell'Alto Vicentino. Per alcuni un boccone difficile da digerire: come farà Tonezza, anche se turisticamente una nobile decaduta, a sparire e diventare magari frazione di Valdastico? Così come in Altopiano non piacerà a Foza doversi accorpare ai vicini.

Chissà poi se Cismon andrà a cercarsi i 24 residenti che gli mancano per salvarsi dal taglio. E se a Salcedo, primo Comune fuori quota con 1021 abitanti, cercheranno di bloccare chi vuole lasciare il paese e farliprecipitare nel baratro : «Vi prego, restate, non vi facciamo pagare la tassa sui rifiuti...». AL.MO.

Vacchi: "Rischio recessione, ci aspetta un autunno difficile"
Il presidente di Unindustria: "Dopo timidi segnali di ripresa, c'è il rischio reale di una nuova recessione"
Bologna, 13 agosto 2011 - “Purtroppo dopo timidi segnali di ripresa, che almeno nei primi cinque mesi di quest’anno avevano fatto sperare in una reale inversione di tendenza, le ultime settimane di instabilita’ del sistema paese e dei mercati finanziari, ci fanno ripiombare nel rischio reale di una nuova recessione”. Quindi, afferma il presidente di Unindustria Bologna, Alberto Vacchi, “non possiamo certamente nascondere che per noi sara’ nuovamente un autunno difficile”.

Anche il mondo industriale, prosegue, “ha piena consapevolezza della contrazione che la forza lavoro ha subito nell’ultimo biennio, e delle conseguenze che tutto cio’ ha generato sulla qualita’ della vita delle famiglie. E certamente sul nostro territorio, senza la ferma volonta’ delle nostre imprese di preservare al meglio l’occupazione, mantenendo comunque i motori al minimo, la situazione sarebbe stata anche peggiore”, sottolinea il presidente degli industriali. Purtroppo, prosegue Vacchi, ora e’ tornata l’instabilita’ dei mercati a rimettere tutto su una china delicata.

Tuttavia, “tra le priorita’ del mio mandato di presidenza, al primo posto vengono collocate le azioni di valorizzazione del nostro territorio, anche attraverso le specificita’ che lo contraddistinguono nel campo delle relazioni industriali”, assicura Vacchi. Proprio per questo “a Bologna possiamo e dobbiamo sperimentare nuove formule, che consentano di affrontare questo diverso scenario di competizione internazionale valorizzando al massimo le nostre peculiarita’”.

Con questo obiettivo, “stiamo lavorando anche in queste settimane per mettere a punto entro ottobre alcune proposte che possano essere una base concreta di confronto con le organizzazioni sindacali”. Ad esempio, elenca il presidente, “limitazione del precariato con programmi di stabilizzazione per i giovani; analisi preventive delle possibili contrazioni occupazionali sul territorio, con azioni atte a favorire le riconversioni verso quei settori che fortunatamente necessitano di manodopera; sono solo alcuni dei temi oggetto di riflessione”.

Comunque, “siamo comunque sempre pronti a valutare ogni proposta, perche’ nessuno da solo puo’ essere in grado, senza confronto, di risolvere con la bacchetta magica questi radicali mutamenti di scenario”.

Bersani lancia la contromanovra del Pd: prelievo sui capitali esportati illegalmente
Sette punti per ribaltare le «inique misure del governo». No al contributo di solidarietà: «Così paga chi già paga» MILANO - Al Partito democratico la manovra correttiva varata dal governo non piace. Lo ha detto subito il segretario Pier Luigi Bersani, mentre ancora Berlusconi e Tremonti ne illustravano i contenuti nella conferenza stampa a Palazzo Chigi. E ora esce allo scoperto, presentando una contromanovra in sette punti che indica quella che sarebbe la strada che il Pd vorrebbe si seguisse per l'uscita dalla crisi e dall'emergenza dei conti pubblici. E' stato lo stesso Bersani a rilanciarla con un post sul proprio Twitter.

«ALTERNATIVA CREDIBILE» - «Il Pd non si sottrae alla sfida che il Paese ha di fronte e mette a disposizione il proprio contro piano, un progetto responsabile e alternativo per il bene del paese» dice il leader democratico, che parla di «inique misure del governo». E ancora: «Ci proponiamo per offrire al Paese un'alternativa credibile, più efficiente, più giusta, in modo che l'Italia possa voltare pagina e riprendere il suo cammino di crescita». Bersani contesta la maggior parte degli interventi previsti dall'esecutivo, come ad esempio il prelievo addizionale sui redditi, il cosiddetto «contributo di solidarietà», che secondo il segretario del Pd «incide sui ceti popolari e sui ceti medi che pagano le tasse. In sostanza paga chi già paga». Alcuni dei punti, come la riduzione del numero delle Province o l'accorpamento dei piccoli Comuni, sono invece presenti in entrambe le piattaforme, quella dell'esecutivo e quella dei democratici, ed è dunque ipotizzabile, sui singoli temi e una volta trovata l'intesa sui dettagli di applicazione, una possibile convergenza in Parlamento.

LE PROPOSTE DEL PD - Questi, in ogni caso, i punti attraverso cui il Partito democratico vorrebbe ridisegnare la manovra correttiva:
1) prelievo straordinario una tantum sull'ammontare dei capitali esportati illegalmente e scudati (15 miliardi di euro).
2) misure contro l'evasione fiscale (tracciabilità dei pagamenti superiori a 1.000 euro e 300 euro; l'elenco clienti-fornitori; descrizione del patrimonio nella dichiarazione dei redditi).
3) Imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato.
4) Dismissioni di immobili pubblici (25 miliardi di euro).
5) Liberalizzazioni.
6) Politiche industriali per la crescita: tra queste l'implementazione dei recenti accordi tra le parti sociali senza intromissioni che ledano la loro autonomia.
7) Pubblica amministrazione, istituzioni e costi della politica (dimezzamento del numero dei parlamentari; snellimento di Regioni, Province, Comuni; accorpamento dei piccoli comuni; dimezzamento delle province; dimezzamento delle società pubbliche, centralizzazione e controllo stretto per l'acquisto di beni e servizi nella P.A.).

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