mercoledì 31 agosto 2011

Federali.Sera_31.8.11. Delle due l’una, son cazzari informati, o bombisti fantasisti. Giggino Manetta: Quartieri Spagnoli, tutti a piedi. (Cosi' gli invalidi diventeranno preziosi).----Come modello di come si possano affrontare e risolvere i contenziosi aperti, la Merkel ha ricordato l'accordo tra Slovenia e Croazia di affidare all'arbitrato internazionale la definizione dei loro confini contestati. Quella intesa - ha aggiunto, ha reso più facilmente risolvibili anche gli altri problemi aperti. (Tutti irrisolti, in piedi e nessuno dei due molla). Venezia, padania. Prima erano scontenti tutti. Adesso sono tutti scontenti. Insomma, all’atto pratico non è cambiato nulla: la manovra del governo continua a scatenare lacrime e grida, l’unica novità è che si sente qualche voce diversa nel coro. Prima, ad esempio, erano i Comuni a dirigere l’orchestra. Ora sono le Province.

Ottimismo, arma politica di de Magistris
Via le Province la Lega veneta si arrabbia
Merkel a Lubiana: riformate le pensioni


Ottimismo, arma politica di de Magistris
«Quartieri Spagnoli, tutti a piedi»
«Gli incassi dell'America's Cup vincolati alla bonifica di Bagnoli». Poi: «Stop servizi a chi non paga le multe»
NAPOLI — Si prepara all'autunno caldo, Luigi de Magistris. Le sfide sul tappeto sono tante. Come i problemi da risolvere. Ma lui, il primo cittadino, ha affilato una tecnica tutta napoletana: quella dell'ottimismo ad ogni costo, «perché — spiega — ci si può anche piangere addosso, ma i problemi vanno affrontati. Meglio, allora, se lo si fa con ottimismo, che non è figlio di favole ma della passione, la fiducia e la volontà di risolvere i problemi che fanno parte del mio modo di essere».
Ottimismo, dunque. Necessario per affrontare problemi e sfide rilevanti a poche settimane dai fatidici 100 giorni che storicamente rappresentano il primo tagliando di un sindaco: rifiuti, soldi che non ci sono, piano traffico, America's Cup, Bagnoli, sicurezza. Il tutto, da affrontare con le casse vuote.

Sindaco, ma come farete ad affrontare questa crisi?
«Ricorrendo alle nostre forze. Non c'è altra strada. Ma, soprattutto, è necessario incassare i crediti, risolvere il bubbone delle multe che i napoletani non pagano. Perché se è vero che si parla dei debiti del Comune, non si parla mai dei due miliardi di crediti che vantiamo. Ecco perché cominceremo una lotta senza quartiere all'evasione. Stiamo scegliendo i nomi per allestire la task force che si occuperà di questo. E chi non pagherà avrà vita durissima».

Che farete?
«Preliminarmente, cercheremo di agevolare nel pagamento chi vuole mettersi in regola ma non ce la fa. Ma chi non paga non potrà avere, se ne farà richiesta, licenze commerciali né, tantomeno, il parcheggio per residenti o l'accesso alle Ztl, via via tutta una serie di servizi comunali gli verranno negati».

Ipotizzate quindi un condono per chi si metterà in regola e pagherà le multe arretrate?
«No. Cercheremo solo di individuare forme di pagamento agevolato».

Ma non è certo con le sole multe che rilancerete il Comune. Il suo assessore al bilancio, Riccardo Realfonzo, dice per esempio che 22mila dipendenti comunali sono troppi, parla di snellimento. Lei li definisce invece un tesoretto. Qual è la verità?
«Non c'è una discrepanza tra quello che diciamo. Riccardo dice che ci sono molti dipendenti e vorrebbe ricorrere ad un piano di prepensionamenti, che è poi la mia linea. Ovvio, che se non abbiamo soldi in cassa abbiamo almeno 22mila dipendenti, che sono comunque un tesoretto in termini di risorse umane. Per questo vogliamo far fruttare questo patrimonio».

Semplice. Ma come?
«Gestendo direttamente il più possibile. Anche con i sindacati avvieremo una nuova stagione per valorizzare al meglio le risorse umane. Chi non lavora avrà invece vita dura. Propri oggi (ieri, n.d.r.) ho firmato un'ordinanza che prevede l'insediamento all'interno del Gabinetto del sindaco una struttura preposta ad ottimizzare le prestazioni lavorative, ma anche necessaria per scovare negligenze, assenteismo e gente che si nasconde e non lavora».

Alla luce della manovra del governo resta sempre in piedi il piano di prepensionamenti? «La richiesta al ministero per quattromila prepensionamenti l'abbiamo fatta, da fare con risorse dell'ente. Ovvio, però, che la volontà politica di prolungare l'età pensionabile del governo non ci aiuta. Il contesto nazionale, infatti, è quello che è». In queste ore siete impegnati per assicurarvi le pre-regate dela Vuitton Cup. Ma quanto servirebbe una manifestazione simile al Comune visto che parliamo di appena nove giorni di manifestazione nel 2012 e altrettanti nel 2013?
«Serve, serve. Senza dubbio, serve per consentirci di chiedere con maggior forza al governo i soldi per completare la bonifica di Bagnoli, argomento che mi sta a cuore enormemente, a me come ai privati, che su Bagnoli hanno preso col Comune impegni seri».

Ma gli imprenditori tireranno fuori i soldi per l'America's Cup?
«Certo. Con loro abbiamo avviato un nuovo metodo. Nei prossimi giorni illustrerò quella che è la linea del Comune su Bagnoli fiducioso che stia per ripartire l'intero progetto, che, appunto, si farà insieme ai privati. Ai quali chiederemo sempre più di investire perché noi stiamo portando legalità ed ora è più facile lavorare a Napoli».

Ma il Comune da dove prenderà i soldi per le opere?
«Sulle cifre c'è riservatezza. Ma quando saranno rese pubbliche, dopo la firma del contratto che il presidente degli industriali, Paolo Graziano, mi assicura che sarà imminente con gli americani che presto saranno qui, tutti si accorgeranno della esiguità della spesa con cifre enormemente più basse delle ricadute, sia economiche che in termini occupazionali. Perché il rapporto costi-benefici è a nostro favore, con gli incassi che saranno vincolati esclusivamente al completamento della bonifica».

Ottimista, dunque.
«Non ho motivo di dubitare di ciò che mi dicono».

Ma davvero il Comune non caccerà fuori un euro?
«Ripeto, no comment sui soldi».

Ci dica allora se per allestire location e campi di regata servirà una variante urbanistica. «Non servirà».

L'assise di Palazzo Marigliano, che l'ha sostenuta molto nella sua corsa a sindaco, si schiera però contro la Coppa America a Bagnoli. Come li convincerà?
«Loro hanno una preoccupazione che era anche la mia. C'è un timore che ci possano essere ricadute in termini ambientali. Ma questo non accadrà. Piuttosto, con la Coppa America avremo più forza per chiedere al governo i soldi per la bonifica a mare per la quale servono un'ottantina di milioni».

Capitolo rifiuti. Sa che dalla settimana prossima l'attende la verifica di tutto quanto promesso finora?
«So bene che settembre è un mese determinante, direi decisivo. Diciamo che siamo usciti dall'emergenza. Ora deve partire la prima nave con i rifiuti per l'estero e deve decollare la raccolta porta a porta in alcuni quartieri. Ma è questione di giorni. Da oggi, poi, decadendo il decreto del governo, possiamo portare la spazzatura anche fuori regione. Avremo dunque una Napoli pulita. E potremo avere anche una provincia pulita. Poi, però, serve l'impiantistica».

Già. E il sito di compostaggio che avevate promesso per la fine di luglio?
«Abbiamo avuto un problema serio. Siamo la giunta del contrasto alla criminalità organizzata e abbiamo avuto notizie che c'era una società che aveva legami con ambienti tutti da verificare. Abbiamo per questo avviato ulteriori procedure di controllo e aspettiamo notizie rassicuranti. Ci muoviamo comunque per un'alternativa perché l'impiantistica è determinate per impedire che ci sia chi ancora pensa al termovalorizzatore».

Che ne pensa di questa strana alleanza che si è saldata tra lei, Cesaro e Caldoro?
«A loro, politicamente, non mi lega nulla. Ma con entrambi e anche col presidente del Consiglio ho buoni rapporti, tutti vogliamo il bene di Napoli». Settembre è il mese in cui dovrebbe decollare il piano rifiuti. Ma settembre è anche il mese del nuovo piano traffico, che si preannuncia aspro, molto aspro per i napoletani. La linea non è dura, il decollo del piano è spalmato su più giorni, nelle settimane e nei mesi. Abbiamo però una volontà molto ferma, recepita dall'assessore Donati, di procedere ad ampie pedonalizzazioni della città: in parte con Ztl, in parte con aree pedonali».

Ma il rischio paralisi è alto con i tanti cantieri che ci sono.
«Proviamo e vediamo. Capisco lo scetticismo, ma siamo convinti di reggere, sicuri che il piano sia compatibile con i cantieri che, via via, fino al 2014, spariranno. Fino a dicembre potremo anche contare su un piano straordinario di supporto dei vigili». Lei parlò della città delle biciclette. Ma non crederà mica che i problemi di traffico si risolvono così, costringendo i napoletani ad andare in bici. La città è fatta di colline, le strade, poi, sono piene di buche. «Noi non costringiamo nessuno. Semplicemente, cerchiamo di convincere i napoletani a non prendere l'auto offrendogli delle alternative. Chi viene da fuori Napoli lo invitiamo invece a lasciare l'auto nei parcheggi di interscambio. A tal proposito, nei prossimi giorni inaugureremo quello del Frullone e poseremo anche la prima pietra del cantiere che in 180 giorni realizzerà la pista ciclabile da Bagnoli a San Giovanni».

Quali aree chiuderete.
«Quelle del centro storico. Ma anche, e questa è la novità, i Quartieri spagnoli».

E da quando?
«Verso Natale. I Quartieri Spagnoli dovranno essere rivitalizzati, lavoriamo ad un piano di rilancio, con trattorie e bed and breakfast».

Sindaco, qui la sfida è forte. Tutti i suoi predecessori hanno provato a rilanciare i Quartieri Spagnoli con risultati non certo incoraggianti.
«E noi speriamo di riuscirsi. Anche per questo, con spirito di generosità, chiederemo al prefetto di farci carico del presidio, tramite i vigili urbani, di tutto l'asse che va da piazza dante a piazza Plebiscito. Vorremmo far stare aperte le funicolari fino all'una di notte, ma per far questo serve che la città sia viva, che i Quartieri spagnoli siano vivi».
Paolo Cuozzo

Via le Province la Lega veneta si arrabbia
Zaccariotto: «Siamo abbandonati». Bottacin: «Pronto ad andare contro il governo». I sindacati bocciano la modifica pensionistica, nuove critiche da artigiani e professionisti. Zaia: «Più sforzi sui costi della politica»
VENEZIA — Prima erano scontenti tutti. Adesso sono tutti scontenti. Insomma, all’atto pratico non è cambiato nulla: la manovra del governo continua a scatenare lacrime e grida, l’unica novità è che si sente qualche voce diversa nel coro. Prima, ad esempio, erano i Comuni a dirigere l’orchestra. Ora sono le Province. Il che, in Veneto, significa il Carroccio, che guida quattro di questi «enti inutili» (copyright Pdl) su sette. Con buona pace della Padania, che ieri sentenziava in prima pagina: «Manovra, passa la linea della Lega». Andassero a dirlo alla presidente della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto. «Abolire tutte le Province mi sembra un modo per non affrontare il problema. Questi enti rappresentano insieme ai Comuni la realtà territoriale più vera. Specie in un momento come questo, in cui i Comuni si sentono soli e senza risorse, finanziarie e umane. Lo dico soprattutto da sindaco (di San Donà di Piave, ndr.): oggi viviamo una sindrome di abbandono, rispetto agli enti sovraordinati, spesso ci sentiamo soggetti di serie B». Suona il tamburo di guerra anche il presidente della Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin, che già mandò su tutte le furie il «suo» ministro, Roberto Calderoli, salendo a Calalzo col gonfalone listato a lutto: «Non siamo disposti ad accontentarci di queste correzioni alla manovra, perché i tagli devono essere ancor più ridotti, sia per le Province che per i Comuni - dice Bottacin, che oggi tornerà all’Hotel Ferrovia di Calalzo per un summit con i colleghi di Verbania e Sondrio - da una parte come dall’altra non c’è alcuna casta da difendere, ma solo servizi da garantire alle nostre comunità. Io sono prima di tutto bellunese e sono pronto ad andare anche contro il governo».
Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso e leader veneto dell’Upi, dopo aver avuto parole di fuoco per la manovra «rivista e corretta» da Bossi e Berlusconi («Sembra scritta da Ridolini»), ed aver ricevuto ieri l’ennesima lettera di minaccia da «leghisti delusi » dall’aumento delle tasse locali imposto dai tagli, ora assicura: «Ho parlato con Maroni, le Province non saranno eliminate». Nel nuovo assetto costituzionale, spiega Muraro in una nota, «verrà anzi affermata la presenza di istituzioni intermedie tra Regione e Comuni, a carattere elettivo, con un ruolo strategico di rappresentanza di area vasta. Verranno finalmente eliminati, invece, tutti quegli enti o uffici dalle Aato ai consorzi, dalle agenzie agli enti strumentali, lontani dai cittadini, non conosciuti e non controllabili». Pure il sindacato resta in trincea, dal segretario della Cisl, Franca Porto(«Sulle pensioni sono stati colpiti pesantemente i lavoratori veneti: non lo accettiamo, la decisione di penalizzare i lavoratori con quarant’anni di anzianità cancellando gli anni di servizio militare e di riscatto del periodo di laurea, anche se già pagato di tasca propria, aggiunge iniquità ad iniquità») a quello della Cgil Emilio Viafora che anzi, trae dalle modifiche al provvedimento nuova forza per lo sciopero generale del 6 settembre: «Il Veneto sprofonda assieme all’arretramento dell’Italia che ha visto accrescere in questi anni il rapporto deficit Pil a fronte di una bassa crescita dell’economia reale, dell’impoverimento di chi vive di lavoro e di pensio ne e dell’esultanza di finanzieri ed evasori fiscali.
E oggi si risponde ancora con le stesse ricette, attraverso una manovra recessiva». Confartigianato, Cna e Casartigiani confermano il loro giudizio negativo (Salvatore D’Aliberti, segretario aggiunto Casartigiani propone di «devolvere la tassazione dell'Irpef sulla quota annuale maturata del Tfr direttamente alle Regioni, per concretizzare un federalismo fiscale») così come Confprofessioni (il presidente, Gaetano Stella: «Si devono tassare i grandi patrimoni, va introdotta la deducibilità totale e dev’essere lotta dura contro la sottotassazione») e insomma, a cercarla con lanternino, non si trova una voce a favore della manovra. Al meglio (per il governo) c’è il commento del presidente della Regione, Luca Zaia: «Aspetto il maxi emendamento per giudicare, perché sui giornali leggo tutto e il contrario di tutto: vigileremo sugli emendamenti che verranno presentati al Senato, ne abbiamo di pronti anche noi. Dico solo che siamo al fianco degli enti locali nelle loro rivendicazioni, ci aspettiamo nuovi sforzi sui costi della politica, non ci piace affatto la scelta sul riscatto degli anni di leva e di studio ai fini della pensione e nutriamo qualche preoccupazione sulle Province: sarà difficile rapportarsi con dei presidenti che sono, di fatto, i commissari di un ente in amministrazione controllata».
Marco Bonet

Merkel a Lubiana: riformate le pensioni
La leader tedesca in visita sottolinea l’importanza di fare quadrare i bilanci. Poi le lodi: «La Slovenia partner credibile». di Franco Babich
LUBIANA. «Ogni Stato membro deve fare la sua parte adottando una politica fiscale severa e cercando di raggiungere il pareggio di bilancio. L'euro non è solo un progetto economico ma anche politico». La cancelliera tedesca Angela Merkel è stata molto chiara, nel corso della sua breve ma intensa visita di lavoro ieri in Slovenia, dopo che la settimana scorsa aveva visitato la Croazia e la Serbia.
 Nei colloqui avuti con il premier sloveno Borut Pahor, il presidente della Repubblica Danilo Türk e il capo dell'opposizione Janez Jansa, la Merkel ha sottolineato ancora una volta l'importanza di portare avanti una serie di riforme nell'Unione europea e nei singoli Paesi, riforme che sono indispensabili per la sopravvivenza e lo sviluppo dell'Europa comunitaria. «Per consolidare la moneta unica sono fondamentali la solidarietà e il rispetto degli impegni che derivano dal Patto di stabilità» ha ribadito la Merkel, che si è detta convinta come queste riforme – in Slovenia in particolare quella del sistema pensionistico – debbano essere sostenute sia dai governi sia dalle opposizioni. Con i suoi interlocutori, la cancelliera tedesca ha affrontato pure le questioni relative alla situazione nei Balcani Occidentali e alle prospettive europee dell'area. «L'Europa ha tutto l'interesse a essere stabile al proprio interno, se vuole essere forte verso l'esterno» ha dichiarato la Merkel, che ha aggiunto come Belgrado sia molto interessata ad entrare nell'Ue ma la questione è inevitabilmente legata al problema del Kosovo. Sarebbero situazioni che devono essere risolte prima dell'ingresso nell'Unione. Come modello di come si possano affrontare e risolvere i contenziosi aperti, la Merkel ha ricordato l'accordo tra Slovenia e Croazia di affidare all'arbitrato internazionale la definizione dei loro confini contestati. «Quella intesa - ha aggiunto, ha reso più facilmente risolvibili anche gli altri problemi aperti». A livello bilaterale, il premier sloveno Pahor e la cancelliera tedesca Merkel hanno sottoscritto una Dichiarazione sul rafforzamento della collaborazione in campo politico, scientifico ed economico. La Merkel, nell'occasione, ha definito la Slovenia «un partner europeo credibile» e le relazioni tra i due Paesi «molto amichevoli». La Germania è uno dei principali partner economici e uno dei primi investitori in Slovenia: Lubiana realizza con Berlino un quinto del proprio commercio estero. Nel 2010, l'interscambio commerciale ha raggiunto i 3,6 miliardi di dollari sia d’importazioni sia di esportazioni.

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