venerdì 5 agosto 2011

I padani sono abilissimi. In specie quelli d’adozione, i simbiotici, coprofili, costretti a codesta pratica nonostante l’adeguata raccomandazione. Capito mi hai? Ma si sa’, e’ Milano. La predetta pratica, per i giornalisti si sub stanzia in un precetto semplice e funzionale, ai padani: una qualsiasi ruberia nel Mezzogiorno e’ roba dei terroni che rovinano l’Italia. Se invece capita – come spesso capita – che l’infrazione e’ in casa padana, no; non e’ a causa dei padani, e’ di tutti. Coinvolge – ipso facto - tutti gli italiani. Niente di nuovo sotto il sole, e’ un antico meccanismo, montanelliano, buono per le mezze penne. Insomma, con poche chiacchiere: la merda del Sud e’ la merda del Sud, e ci sporca; la milanese non e’ proprio mia, ma e’ anche molto tua, perche’ siamo nella stessa barca, in fatto di merda, e quindi fattene carico. Anche perche’, visto che la tua merda e’ la tua, non e’ detto che codesta non sia espatriata a contaminare la mia Milano. Che – molto probabilmente, anzi sicuramente – sarebbe pulita se non esistesse la tua merda a debordare. Bella merda di logica. Amen, e salutami a Montanelli, membro onorario in questo coprofilaio. Come i suoi discepoli.

Nel Paese dei (più) furbi
Falsi invalidi e permessi abusivi, ma anche sosta vietata e multe non pagate: siamo un Paese di abusivi


Di ALFIO CARUSO. Oggi parliamo dei furbetti dei pass invalidi, ieri avremmo potuto parlare dei furbetti della sosta vietata, domani potremmo parlare dei furbetti delle multe non pagate. Siamo diventati un Paese di abusivi pronti a indignarci per l'abuso altrui nel dispetto di non averlo compiuto noi. Legge e regole sono ormai considerate astratta teoria, la pratica quotidiana è di arrangiarsi: la sfrontatezza e l'arroganza costituiscono il bagaglio dell'italiano contemporaneo.

Se nel vortice di una tempesta economica un presidente del consiglio si occupa di indirizzare i propri processi verso la prescrizione; se un simbolo della Sinistra come Sesto San Giovanni pare un covo di estortori; se i vertici della Guardia di Finanza sono sconvolti dal quarto scandalo in trentacinque anni, a meno che non avesse ragione Montanelli quando suggeriva di farvi una retata al buio ogni dieci anni: loro avrebbero saputo il perché; se l'Italia e Milano fingono di dimenticare per quasi mezzo secolo che un grande uomo di Chiesa come Montini - espertissimo di relazioni d'alto livello, di affari e politica mescolati assieme - aveva messo nell'angolo don Verzé, possiamo poi meravigliarci della corruzione dilagante negli uffici comunali, di vigili urbani prezzolati o che si voltano dall'altro lato o che non intervengono? Possiamo stupirci se tanti bravi milanesi non solo calpestano le norme della convivenza civile, ma sono addirittura pronti a protestare quando vengono scoperti?

Abbondano infatti i ricorsi nei diversi organi giudicanti. L'impudenza di quanti tentano di far valere il proprio torto trova accoglienza nei mille buchi del nostro scombinato sistema giudiziario. Accanto alla possibilità di scovare un giudice a Berlino esiste quella molto più concreta d'imbattersi sia in chi ordina la riassunzione di un ladro o dell'assenteista per motivi di salute, ma soggiornante alle Maldive, sia in chi stabilisce che se uno imbocca quattro volte al giorno corso Garibaldi in senso vietato ha diritto a pagare una sola multa. Nella città trasformata in un supermercato - prendi quattro, paghi uno - un frenetico passaparola spinge da mesi coloro che sono stati multati per aver posteggiato in seconda o terza fila, per aver occupato parcheggi non pertinenti, per aver insomma infranto il codice della strada a sfruttare uno dei tanti cavilli previsti dagli ordinamenti.

Come ben sanno i moltissimi che ne hanno tratto profitto, s'inoltra ricorso al prefetto sostenendo che l'infrazione comminata è stata viziata da una qualsiasi, presunta irregolarità, la più gettonata riguarda la scarsa visibilità del cartello con il divieto, e s'infittisce il reclamo di considerazioni, di domande necessarie di obbligatorie e circostanziate risposte. Se entro sei mesi il prefetto non risponde, la multa viene automaticamente cancellata. Ed è ciò che accade quasi sempre. L'ennesima impunità nel nome di un peloso garantismo. Rassegniamoci, dunque, a vivere sempre peggio, stretti d'assedio dai troppi che stanno trasformando l'Italia in una gigantesca, asfissiante, Cosa Loro.

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