martedì 30 agosto 2011

Macche', questa e' depressione: stagnazione dell'economia piu' aumento della disoccupazione piu' bassi livelli di produzione piu' ribasso dei prezzi piu' pessimismo diffuso. E' l'Italia dei bucanieri padani.

Bankitalia: rischio stagnazione, serve rilancio crescita. 
Corte dei Conti: dalla manovra rischio di effetti depressivi.
Sforbiciata del Fmi alle stime dei pil.
Caccia all'ultimo miliardo. di Giuseppe Turani.




Bankitalia: rischio stagnazione, serve rilancio crescita. Corte dei Conti: dalla manovra rischio di effetti depressivi.
Bankitalia e Corte dei Conti sono d'accordo: una manovra incentrata sull'aumento delle tasse implica un alto rischio di effetti depressivi. Avvicendandosi in un'audizione di fronte alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, i due istituti hanno espresso opinioni e rilanciato proposte su fisco, pensioni, evasione fiscale e tagli alla spesa pubblica.

Visco (Bankitalia): «Italia a rischio stagnazione»
«L'aggiustamento dei conti, necessario per evitare uno scenario ben più grave, avrà inevitabilmente effetti restrittivi sull'economia». Lo ha sottolineato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso dell'audizione sulla manovra di fronte alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. «Da molti anni la crescita economica - ha spiegato Visco - è in Italia inferiore a quella degli altri paesi dell'Unione europea». Secondo l'esponente di Bankitalia, «la crescita del commercio mondiale difficilmente tornerà nei prossimi anni sugli elevati livelli precedenti la crisi. Rischiamo quindi una fase di stagnazione che rallenterebbe anche la flessione del peso del debito sul Pil».
Secondo Visco «il riequilibrio dei conti pubblici deve pertanto associarsi a una politica economica volta al rilancio delle prospettive di crescita dell'economia». Visco spiega che il rischio di stagnazione viene dalla crescita del Paese da anni inferiore agli altri paesi Ue, dagli effetti restrittivi della manovra nonché da una crescita del commercio internazionale che resterà fiacca nei prossimi anni. La fase di stagnazione rallenterebbe anche la flessione del debito sul Pil.

La crescita del Pil potrebbe attestarsi sotto l'1% nel 2011
«In un quadro previsivo che resta ancora estremamente incerto - ha spiegato Visco - , potrebbe prefigurarsi una crescita del Pil inferiore al punto percentuale nell'anno in corso e e ancora più debole nel 2012. Ciò si rifletterebbe inevitabilmente sui conti pubblici, rendendo più difficile il pareggio di bilancio e rallentando la flessione del peso del debito pubblico».

Prelievo fiscale record nel 2014, al 44,5%
La pressione fiscale salirà a livello record nel 2014 attestandosi al 44,5%, secondo la stima fornita dal vice direttore generale della Banca d'Italia. «Tra il 2011 e il 2014 - ha spiegato - l'incidenza delle entrate sul prodotto crescerebbe di 1,9 punti percentuali. La pressione fiscale salirebbe soprattutto nel 2012 e 2013 (rispettivamente di 1,1 e 0,7 punti); nel 2014 si attesterebbe al massimo storico del 44,5%».

Manovra e fisco. Aumentare l'Iva o prelievo sugli immobili per alleggerire il cuneo sui redditi
Visco ha ricordato che «eventuali cambiamenti nella struttura della manovra dovrebbero andare nella direzione di ridurre il peso degli aumenti delle entrate, accrescere il ruolo delle misure strutturali, minimizzare gli effetti negativi sul prodotto, contenere l'incertezza circa l'attuazione di alcune misure, quali la delega fiscale e assistenziale e le modalità con cui verrà esercitata la relativa clausola di salvaguardia».
Il cuneo fiscale che pesa sui redditi può essere ridotto aumentando l'Iva o il prelievo sugli immobili, ha proseguito Visco, per il quale «vi è spazio per alleggerire il cuneo fiscale riducendo le aliquote contributive non pensionistiche. Attualmente - ha affermato - la somma delle aliquote riferite alla Cassa Unica Assegni Familiari e all'indennità di maternità è pari a circa l'1%, con introiti per il bilancio dello Stato dell'ordine di 7 miliardi. La fiscalizzazione di questi contributi per tutti i lavoratori potrebbe essere compensata da un aumento del prelievo sugli immobili oppure dell'Iva».

Spread BTp-Bund ancora troppo elevati
«Nonostante l'anticipo dell'obbiettivo del pareggio di bilancio al 2013 e la correzione decisa dal Governo, i differenziali nei rendimenti tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi sono ancora molto elevati, anzi troppo».

Il nodo delle pensioni di anzianità, anticipare l'età di pensionamento delle lavoratrici private
Visco ha anche sottolineato la necessità di ultimare il processo di riforma del sistema pensionistico, prevedendo «un ulteriore graduale aumento delle "quote" per l'accesso alla pensione di anzianità», «correggendo le disparità di trattamento ancora esistenti tra diverse categorie di lavoratori». Altra misura proposta da Visco è l'anticipazione dell'incremento dell'età di pensionamento per vecchiaia delle lavoratrici del settore privato da 60 a 65 anni: «L'avvio del processo potrebbe essere già a gennaio del 2012, quando alle lavoratrici del pubblico impiego si applicherà il requisito dei 65 anni. L'intervento - sottolinea Palazzo Koch- assicurerebbe risparmi non trascurabili dal 2013 e crescenti negli anni successivi».

Contro l'evasione, abbassare ancora la soglia per l'uso del contante
Una correzione «nell'immediato» del decreto di agosto sul capitolo del contrasto dell'evasione fiscale può essere un abbassamento ulteriore della soglia per l'uso del contante. Per il medio termine va favorito un maggiore uso della moneta elettronica per le spese delle famiglie. Vanno poi potenziati strumenti di misurazione induttiva del reddito («redditometro e spesometro») e gli studi di settore, «prevedendo aggiornamenti annuali e sostituendo il riferimento ai ricavi o ai compensi con quello al valore aggiunto».

«La risposta del Governo alla Bce è stata rapida e efficace»
La risposta alle misure chieste dalla Bce «e dalla Banca d'Italia» nella lettera inviata all'Esecutivo «è stata nel complesso rapida, consistente ed efficace», ha aggiunto il vice direttore generale di Bankitalia. La credibilità della manovra di agosto «è aderente alla lettera».

L'audizione della Corte dei Conti: l'aumento delle tasse accentua i rischi depressivi
«Il ricorso prevalente alla leva fiscale, quasi 3/4 della manovra, determina la compressione del reddito disponibile e accentua i rischi depressivi». Lo ha detto Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, nel corso dell'audizione sulla manovra. La Corte esprime inoltre «perplessità per la scelta di formulare la manovra senza un aggiornamento del quadro macroeconomico».

Tagli alla spesa consistenti solo nel 2012, poi prevarrà la pressione fiscale. Rischio effetti indesiderati dalla Robin Tax
La manovra potrebbe portare «nell'ipotesi ottimistica» a un incremento della pressione fiscale di circa due punti percentuali nel 2014, secondo la stima della Corte dei conti. Giampaolino ha spiegato come la manovra integrativa sui conti pubblici, ancora più di quella originaria dello scorso luglio, «è largamente incentrata sul versante delle entrate, soprattutto negli ultimi due anni del triennio».
«Solo nel 2012, infatti, a prevalere sono le riduzioni di spesa (10,4 miliardi a fronte di 8 miliardi di maggiori entrate)», spiega Giampaolino. «Mentre nel 2013 e 14 le maggiori entrate (rispettivamente 17,7 miliardi e 6,1 miliardi) superano nettamente le minori spese (7,7 miliardi e 1,3 miliardi). Ne deriverà un aumento della pressione fiscale, le cui dimensioni dipenderanno anche dagli effetti che la manovra avrà sul Pil», spiega la magistratura contabile.
L'aggravio della Robin Tax, inoltre, può determinare «effetti indesiderati» a carico dei consumatori e in termini di riduzione degli investimenti nel settore energetico. Giampaolino ha sollecitato pertanto «attenzione» sottolineando anche «la difficoltà a sorvegliare l'osservanza del divieto» di scaricare sulle bollette i nuovi maggiori oneri derivanti per le imprese.
 30 agosto 2011

Sforbiciata del Fmi alle stime dei pil
CRISI. Nelle anticipazioni del World Economic Outlook rimangono invariate solo le previsioni dei Paesi emergenti e in via di sviluppo
 Crescita dell'Italia ridotta a 0,8% quest'anno e 0,7% nel 2012 Per gli Usa il calo porta all'1,6% mentre è 1,9% in Eurolandia
30/08/2011
ROMA
L'economia globale rallenta, è più squilibrata e la volatilità dei mercati finanziari è aumentata, così come l'avversione al rischio da parte degli investitori. Per i mesi a venire le previsioni non sono rosee: i rischi al ribasso per la crescita aumentano. E in Italia dobbiamo prepararci a un futuro di crescita sempre più bassa, che non riuscirà a raggiungere neppure l'1%. Giunto ormai a quasi tre quarti di un anno che ha visto susseguirsi una serie di choc in varie aree del mondo, il Fmi, Fondo monetario internazionale ha sforbiciato le proprie previsioni di crescita, lasciando invariate solo le stime per il blocco dei paesi emergenti e in via di sviluppo.
USA ED EUROZONA I PROBLEMI, Nella bozza del World Economic Outlook il Fmi individua i principali problemi in Usa ed Eurozona. Gli Usa sono il paese che ha subito il maggior taglio delle stime, quasi un punto percentuale rispetto alle previsioni di giugno, con una crescita all'1,6% nel 2011 e al 2 nel 2012. Anche in Eurolandia la ripresa è fiacca e l'Italia avanzerà dello 0,8% quest'anno e dello 0,7 il prossimo, con un ribasso rispettivamente di 0,2 e 0,6%. Per l'Italia il Fmi apprezza il rafforzamento del programma fiscale di medio periodo e, nel documento presentato il 17 agosto, sottolinea che «il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, che è l'obiettivo del governo, richiederebbe misure addizionali».
PIL MONDIALE. Il Pil mondiale avanzerà quest'anno del 4,2% e il prossimo del 4,3%, rispettivamente con -0,1 e 0,2%, mentre il complesso delle economie avanzate registrerà +1,8 nel 2011 e +2,2% nel 2012, con un taglio dello 0,4% in entrambi i casi. Per i paesi emergenti e in via di sviluppo, le attese di crescita restano ferme a +6,6 e +6,4% nel 2011 e 2012.
EUROLANDIA. In Eurolandia pil +1,9% quest'anno lo 0,1% in meno, mentre per il 2012 la revisione al ribasso è di 0,3 punti al +1,4%. Le stime per la Francia sono state decurtate di 0,3 punti nel 2011 e 2012 al +1,8% e +1,6%. Quelle della Spagna sono state tagliate di 0,1 punti percentuali al +0,7% nel 2011 e di 0,3 punti per il 2012 con un Pil in crescita dell'1,3%. Mentre nel caso della Germania, resta tutto invariato per il 2011 (+3,2%) e nel 2012 le stime sono state decurtate di 0,4 punti al +1,6%. In generale la situazione dell'Eurozona ricalca le parole del presidente della Bce Jean-Claude Trichet per il quale le prospettive sono «modeste» e ci sono «forti incertezze determinate dagli aggiustamenti di bilancio in alcuni paesi membri». Il Fmi spiega che sullo sfondo di una serie di fragilità strutturali irrisolte, l'economia internazionale è stata colpita da grandi choc: terremoto e tsunami in Giappone, tensioni in paesi produttori di petrolio e grande turbolenza sull'euro. E individua due principali aree di rischio. In primis mette in guardia dal pericolo che in Eurolandia «la crisi vada oltre il controllo dei policymakers», esprime preoccupazione per come si sono propagate a Spagna, Italia, Belgio e, in misura minore, Francia, le tensioni sui titoli dei debiti sovrani e invita i Paesi ad adottare velocemente le misure varate nel summit europeo di luglio. Il secondo grande fattore di pericolo sono gli Usa, con il rischio che l'impasse politico non porti al consolidamento di bilancio nel medio periodo.
«Ognuna di queste eventualità», avverte il Fmi «avrebbe gravi ripercussioni per la crescita globale».
IL FMI PARLA A BCE E FED.Il Fmi snocciola infine una serie di suggerimenti alle principali banche centrali. «Se i rischi al ribasso proseguono la Bce avrebbe spazio per allentare ulteriormente la propria politica monetaria». E alla Bce il Fondo suggerisce anche che «dovrà continuare a intervenire con forza sui mercati dei titoli del debito sovrano per fermare l'eccesso di volatilità». Alla Fed invece dice che visti «i crescenti rischi per la crescita Usa, dovrebbe tenersi pronta ad adottare nuove misure non convenzionali di sostegno all'economia».

Caccia all'ultimo miliardo. di Giuseppe Turani
Roma, 30 agosto 2011 –
LA PRESSIONE fiscale sta per superare il 48 per cento e quindi si avvicina a quel 50 che è una specie di spartiacque: da quel momento in avanti si potrà dire che lo Stato, per darci quello ci dà (a ognuno giudicare se è tanto o poco), si prende metà del nostro lavoro, del nostro reddito. In questi giorni abbiamo visto una vera e propria caccia, affannosa e anche un po’ casuale, dei nostri politici all’ultimo miliardo necessario per completare la manovra. È del tutto evidente che siamo alla disperazione: non si sa più che cosa spremere, visto che tutti i limoni sono già stato schiacciati, e anche molto.
Purtroppo, va detto che non è ancora finita. Il 2012 sarà un anno di crescita zero (o anche sotto lo zero, come dice la banca Citigroup), e quindi serviranno altri soldi. Noi cittadini, insomma, ci stiamo trasformando in agrumi dentro l’apposita macchina per fare spremute.

DI FRONTE a tutto ciò ci si domanda: ma perché? Questo non era un paese felice? Perché adesso ogni settimana ci vengono a chiedere altri soldi? Il ministro Tremonti se l’è cavata con la metafora dei mostri del videogame: ogni giorno c’è un mostro nuovo. E questo richiede i suoi tributi. È possibile. Ma c’è anche qualcosa di più. E per capire di che cosa si tratta bisogna fare un piccolissimo flashback.
Dal 1970 in avanti la crescita italiana (e il relativo benessere che è piovuto su di noi) ha avuto sostanzialmente due motori. Il primo è stato la svalutazione della lira: ogni volta che il nostro sistema produttivo andava in affanno e faceva fatica a esportare (perché diventava meno competitivo), si svalutava la lira e così si guadagnava quel 15-20 per cento di vantaggio che consentiva di tirare avanti qualche anno. Tutta l’industria italiana ha approfittato della progressiva perdita di valore della lira. È ovvio che essa comportava anche disagi, c’era insomma un lato oscuro: più inflazione e maggiori costi per le importazioni (soprattutto di tipo energetico). Ma l’importante, si pensava, era garantire esportazioni e lavoro alle nostre imprese. E uno stipendio, quindi, ai nostri lavoratori.

QUESTO motore, però, si è spento nel 2002, quando siamo entrati nell’euro. L’euro non è nella nostra disponibilità (non siamo noi a decidere l’eventuale svalutazione) e, come se non bastasse, i guardiani di questa moneta (la Banca centrale europea) guardano alla svalutazione come se fosse il diavolo in persona, con tanto di corna e di coda. Quindi, fine del motore svalutazione.
L’altro motore è stato il debito pubblico, utilizzato per distribuire welfare state anche folle (pensioni a 35 anni), spese altrettanto folli e una apparato amministrativo da manicomio (per dimensioni e inefficienza). Tutto questo, però, serviva a distribuire reddito. E è stata una corsa imponente: dal 30 per cento di debito sul Pil degli anni Settanta al 120 per cento di oggi. Questa montagna di soldi, comunque, ha contribuito non poco al nostro benessere di questi anni. Ma anche il motore del debito pubblico si è spento. Pochi giorni fa. Quando i mercati hanno deciso che abbiamo già troppi debiti e che dobbiamo fare ordine in casa nostra.
Adesso, siamo qui. Con i motori del nostri sviluppo spenti e non sappiamo come andare avanti. Non abbiamo un disegno, non sappiamo verso quale società stiamo andando. E, soprattutto, non sappiamo da dove verrà lo sviluppo, non certo dalle nuove imposte. Insomma, siamo una società bloccata. Che non sa dove andare e come andarci.

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