martedì 30 agosto 2011

Federali.Sera_30.8.11. Manovra-bis e tris do’ kakiss’. Colpo di scena, a poco meno di un’ora e mezza dalla scadenza delle 20 per la presentazione degli emendamenti al Senato, la manovra cambia completamente faccia ed evidentemente con un occhio ai sentimenti della gente: via le province, ma tutte, non solo quelle che non hanno santi in paradiso, e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali.----Gli strali del governatore Luca Zaia sulle Regioni a statuto speciale (e Province autonome) creano l'occasione per un confronto serrato. Ne emerge una linea di pensiero comune tra Pdl, Pd e Udc sull'urgenza di una modifica costituzionale circa i privilegi, storicamente superati.


Colpo di scena: via tutte le province, Iva immutatata
Venezia, padania. Regioni speciali «Stop privilegi» Cresce il fronte
Istat: vendite alimentari ferme. Non food sotto zero
Istat: ad agosto crolla fiducia consumatori.
La Calabria cade a picco, consumi in calo del 4,2% rispetto al 2000
Mestre, padania. Evasione da un milione al Marghera Estate Village


Colpo di scena: via tutte le province, Iva immutatata
Martedì 30 Agosto 2011 07:18  Redazione desk
MILANO - Colpo di scena, a poco meno di un’ora e mezza dalla scadenza delle 20 per la presentazione degli emendamenti al Senato, la manovra cambia completamente faccia  ed evidentemente con un occhio ai sentimenti della gente: via le province, ma tutte, non solo quelle che non hanno santi in paradiso, e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali. Salta il contributo di solidarietà per chi paga le tasse da sempre, ma resta solo per i parlamentari. E poi ancora: dimezzamento del numero dei parlamentari: ovviamente, per la soppressione delle province e il dimezzamento dei parlamentari bisognerà procedere per via costituzionale. E infine resta l’Iva ai suoi livelli, per non interferire con la crescita dei consumi, aumentando i prezzi e con un’imposta che colpisce ricchi e poveri allo stesso modo. Questi i risultati più eclatanti del vertice di Arcore  presieduto dal Presidente Silvio Berlusconi. Tra le unanimi determinazioni assunte nel vertice di Arcore c’è - informa una nota di Palazzo Chigi - la conferma che «il decreto dovrà essere approvato nei tempi previsti e a saldi invariati con le seguenti principali modifiche: sostituzione dell’articolo della manovra relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall’anno 2013 nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri; riduzione dell’impatto della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all’evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate; sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative; contributo di solidarietà a carico dei membri del Parlamento; mantenimento dell’attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant’anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione». La nota di Palazzo Chigi puntualizza infine che «il governo e il relatore presenteranno le relative proposte emendative, aperti al confronto con l’opposizione nelle sedi parlamentari». Il Terzo Polo, alla presenza di Pier Ferdinando Casini, Italo Bocchino e Francesco Rutelli, aveva  illustrato illustrato in precedenza la sua contromanovra da presentare entro ieri  sera al Senato. Come ha spiegato Mario Baldassarri, in conferenza stampa a palazzo Madama, "serve un’operazione verità", perché il decreto varato dal governo «prevede 100 miliardi di tasse in più per ridurre il deficit, ma attraverso più tasse, più spesa corrente e meno investimenti infrastrutturali si frena la crescita economica». Occorre invece, secondo l’esponente di Fli, "tagliare la spesa corrente e non aumentare le tasse", attraverso previsione di interventi sul "budget acquisti P.A." e "trasformazione dei fondi perduti in credito d’imposta". Le risorse andranno utilizzate, oltre che per la riduzione del deficit, anche per sostenere le famiglie e le imprese. Lo slogan diventa "meno debito, meno evasione, meno corruzione". Linda Lanzillotta (Api) ha illustrato il capitolo della contromanovra che riguarda le liberalizzazioni e la riduzione delle Province, che devono secondo il Terzo Polo passare da "110 a 37", abolendo quelle sotto i 500 mila abitanti. Ma tutto questo è stato superato dalle decisioni di Arcore.

Venezia, padania. Regioni speciali «Stop privilegi» Cresce il fronte
POLITICA. Sono escluse anche dai tagli della manovra: il dibattito
Ma Pdl-Pd-Udc non condividono gli sfoghi di Zaia «L'unica strada è un accordo condiviso tra tutti per far scattare una modifica della Costituzione» Antonella Benanzato. VENEZIA
Gli strali del governatore Luca Zaia sulle Regioni a statuto speciale (e Province autonome) creano l'occasione per un confronto serrato. Ne emerge una linea di pensiero comune tra Pdl, Pd e Udc sull'urgenza di una modifica costituzionale circa i privilegi, storicamente superati. Lo si può fare, sedendosi attorno a un tavolo bipartisan e mettendo la questione delle "speciali" in un pacchetto unico con la modifica dell'articolo 81 della Costituzione sull'obbligo del pareggio di bilancio, con l'abolizione delle Province e col dimezzamento dei parlamentari.
PD: «MA IL CENTRODESTRA SI COCCOLA LE "SPECIALI". Il sasso lo lancia Marco Stradiotto, senatore del Pd e componente della commissione Finanze e della Bicamerale sul federalismo. Una proposta, quella dell'esponente democrat, che disinnesca la polemica accesa dal governatore leghista del Veneto che, lamentando i tagli agli enti locali in manovra, denunciava il privilegio delle Regioni e Province autonome. In ogni caso, per Stradiotto la Lega «deve finirla col cinema: la questione delle Regioni a statuto speciale si risolve solo con una modifica della Costituzione, che si può fare anche velocemente. Basta essere tutti d'accordo». Secondo il parlamentare del Pd, c'è comunque un motivo per cui le "speciali" non vengono "toccate" dalla maggioranza, ed è tutto politico: «Il centrodestra evita l'argomento perché buona parte dei parlamentari che vengono da quelle regioni sono determinanti per la maggioranza, per questo dico "facciamolo subito". Eviteremmo problemi anche al federalismo per cui la stessa questione si ripresenterebbe, così per ogni tipo di decreto. Insomma, propongo alla maggioranza un accordo serio: mettiamoci dentro anche le "speciali" e chiudiamo il cerchio».
PDL: «FARE UN TAVOLO BIPARTISAN». Nonostante Giustina Destro spezzi una lancia per la Provincia autonoma di Trento guidata da Lorenzo Dellai - un territorio che «sa gestire bene i suoi denari, basta guardare il turismo e il rispetto per l'ambiente, da cui si dovrebbe solo imparare» - la parlamentare del Pdl che, recentemente, ha dimostrato sintonia per le posizioni del presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, di cui guarda "con attenzione al progetto", sulle "speciali" è d'accordo con il ragionamento di Stradiotto. «Una riflessione saggia - ammette - queste riforme costituzionali bisogna farle su un tavolo unico, giustamente bipartisan. Le uscite della Lega dimostrano solo il suo arroccamento nel fortino nel tentativo di difendere promesse che fatica a mantenere».
UDC: «CREANO SOLO CORTINE FUMOGENE». Per Antonio De Poli, le uscite del governatore Zaia e della Lega sono il consueto modo «per alzare il tiro, per creare una cortina fumogena e nascondere errori e bugie». L'esponente moderato plaude, invece, all'iniziativa lanciata da Stradiotto, «una proposta seria sulla quale ragionare».
CASTRO CONTRO LA LEGA. Ma nel Pdl c'è chi, come il senatore Maurizio Castro, nell'attacco alle Regioni speciali vede del marcio, come in Danimarca. «Quello delle "speciali" è un problema serio - si sfoga - che non può essere affrontato con battute rivendicazioniste come fa la Lega, magari in qualche comizio notturno». Il senatore pidiellino, vicino al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, mette in guardia dall' «emergere nel liquido amniotico leghista il richiamo alla secessione e alla Padania», tradizionali cavalli di battaglia leghisti, messi in campo «solo per rinvigorire dopo una caduta di consenso». Castro invita il governatore Zaia «a una riflessione più matura», la revisione dei privilegi degli statuti speciali passa «attraverso modifiche costituzionali che si possono fare e il Friuli Venezia Giulia si potrebbe già mettere in agenda. Al secondo posto la Val d'Aosta che ha un buon livello di integrazione col mondo francofono e infine le insularità come Sicilia e Sardegna. Più delicata la questione dell'Alto Adige». La radice delle specialità di alcuni territori nasceva, infatti, da una matrice geopolitica, come nel caso del Friuli Venezia Giulia, che oggi ha perso la sua ragion d'essere.
«Il Friuli - prosegue il senatore azzurro - non è più la frontiera dell'occidente all'avanzata comunista. Stradiotto fa un ragionamento corretto quando accorpa le questioni costituzionali in discussione e propone l'inserimento delle "speciali", coi dovuti distinguo». Che per il senatore toccano i delicati meccanismi dei trattati internazionali, «come nel caso dell'Alto Adige che ha una relazione forte col mondo tedesco da cui non si può prescindere». Prima di rovinare le relazioni con la Germania, forse, converrebbe concordare una strategia.
«MA NON CI SARÀ TEMPO». Ma nell'Italia avviluppata nella crisi e impegnata a raggiungere obiettivi cruciali, come la riduzione del debito pubblico, per Castro c'è poco spazio per le riforme costituzionali: «Saremo impegnati sulla manovra, e per le riforme costituzionali non ci sarà tempo. L'unica strada - conclude - sarebbe un'Assemblea Costituente sotto l'egida del presidente Napolitano». La palla ora passa alla Lega.

Istat: vendite alimentari ferme. Non food sotto zero
 Secondo quanto rivela l’Istat, a giugno le vendite al dettaglio dei prodotti alimentari registrano una variazione nulla, restando ferme rispetto allo stesso mese del 2010 con il settore non food che segna una caduta dell'1,8%. A trascinare al ribasso le vendite di giugno è quindi il settore non alimentare.
In particolare a subire le diminuzioni più marcate sono elettrodomestici, radio, tv e registratori (-5,1%) e supporti magnetici, strumenti musicali (-4,3%). Male anche i comparti prodotti farmaceutici (-3,2%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-3,0%).
A giugno tornano a soffrire anche le botteghe e i negozi di quartiere. Infatti, l'Istituto di statistica rileva un calo tendenziale dell'1,9% per le vendite delle imprese operanti su piccole superfici. Risulta, invece, più contenuta la contrazione nella grande distribuzione (-0,3%).

Istat: ad agosto crolla fiducia consumatori.
Confesercenti: interventi mirati per rilanciare aspettative
 La fiducia dei consumatori crolla nel mese di agosto, toccando il fondo che risale a oltre due anni fa. L'indice calcolato dall'Istat si è attestato a 100,3 punti, in forte calo dai 103,7 di luglio, e ben sotto i 102 punti previsti mediamente dagli analisti.
“Risalire il corso del fiume, sottolinea la Confesercenti, non è semplice e non bastano certamente generiche parole.
Le famiglie e le imprese si aspettano atti precisi e provvedimenti incisivi che ridiano fiducia e concreta possibilità di rimettere in moto l’economia e l’occupazione. Incentivare i consumi, irrobustire ed innovare le imprese, creare lavoro e ricchezza, secondo Confesercenti, sono la scommessa su cui tutti dobbiamo misurarci e che può rappresentare la leva della ripresa economica del nostro Paese”.

La Calabria cade a picco, consumi in calo del 4,2% rispetto al 2000
 Martedì 30 Agosto 2011 07:42  Redazione desk
ROMA - «La debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008 - 2009, lasciaprevedere un rallentamento generalizzato dell’uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000». La previsione è della Confcommercio, secondo cui, «in una prospettiva di più lungo periodo, nel 2017, il Mezzogiorno avrà acuito il suo ritardo con una continua riduzione dellaspesa per consumi rispetto al totale nazionale». In particolare, negli ultimi anni si è ridotto il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011. Positive, invece, le dinamiche delle regioni settentrionali con quote in costante aumento sia nel Nord - Est(dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%). Alle deboli performance del Mezzogiorno si associano anche gli effetti del calo demografico registrato in quest’area (la quota della popolazione sul totale nazionale è scesa dal 36,4% del 1995 al 34,4% del 2011) che hanno determinato il protrarsi del calo dei consumi anche nel 2010. A livello di singole regioni, nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3,0%), mentre nel 2010 solo il Nord - Est ha recuperato i livelli di consumo pre - crisi. «In ogni caso, al di là delle differenti dinamiche dei consumi che evidenziano una maggiore debolezza delle regioni meridionali confermando i divari territoriali presenti nel Paese, a livello generale» afferma Confcommercio, «va segnalato il tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo anche se le previsioni per il 2011 sull’intero territorio restano modeste con un +0,8%». Il fenomeno rispecchia, spiega Confcommercio, «oltre alle dinamiche registrate dalla spesa delle famiglie nelle diverse macroaree, anche gli effetti dei fenomeni demografici". Tra il 1995 ed il 2011 è, infatti, diminuita in modo significativo la quota della popolazione residente nel Mezzogiorno (dal 36,4% al 34,4%). Un ruolo di rilievo è giocato anche dalla propensione al consumo, cioè la frazione di reddito disponibile destinata a spesa per consumi. Nel caso dell’analisi territoriale si tratta di un’indicazione approssimata, in quanto i consumi sul territorio si riferiscono anche alla spesa effettuata da soggetti (i turisti, per esempio) che non hanno percepito il reddito disponibile cui i consumi sono rapportati al consumo. Questa distorsione è mediamente non grave. Nel 2007 il rapporto tra consumi sul territorio e reddito disponibile delle famiglie consumatrici si approssimava nel Mezzogiorno al 95%, con margini ridotti per un suo aumento, mentre nel Nord-Est il valore era pari a poco piu’ dell’88%.  Posti pari a 100, per ciascuna regione, i consumi per abitante mnel 1995, si rileva come complessivamente nel 2007 questo indicatore sia aumentato di poco meno di 14 punti percentuali, un risultato quasi completamente acquisito nella seconda parte degli anni ’90. Infatti, tra il 2000 e il 2007, la crescita dei consumi pro capite è praticamente nulla (l’indice per l’Italia passa da 112,7 a 113,8, con una variazione dell’1% cumulato su sette anni). Date le suddette ipotesi, il ritardo del Mezzogiorno si acuirebbe.

Mestre, padania. Evasione da un milione al Marghera Estate Village
Negli stand spesso conti in «nero». I controlli effettuati lo scorso weekend hanno riscontrato incassi sei volte superiori a quelli dichiarati nel fine settimana precedente
MESTRE - Dal cous cous alla cena sul vaporetto, dalla musica jazz a un gelato ma con il conto spesso «in nero». Per l'Agenzia delle Entrate in Veneto succedeva a «Marghera Estate Village» dov'è stata portata alla luce un'evasione dal primo giugno ad oggi per un milione di euro. L'operazione, denominata «scontrini in vacanza» si è sviluppata lo scorso fine settimana attraverso i controlli effettuati dai funzionari della direzione regionale che hanno riscontrato incassi fino a sei volte superiori a quelli dichiarati nel weekend precedente.
Secondo i funzionari dell'Agenzia delle Entrate non emettere regolarmente lo scontrino fiscale era un'abitudine di molti esercenti che avevano lo stand nell'ambito dell'evento. Gli ispettori hanno rilevato, presso tutte le attività commerciali operanti all'interno della manifestazione, che la loro presenza favoriva «maggiori incassi con una media dell'83% e con una punta fino a sei volte superiore rispetto a quelli precedentemente dichiarati». (Ansa)

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