mercoledì 28 settembre 2011

Federali.sera_28.9.11. Non va per le lunghe il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schauble, che anche nei giorni scorsi, dopo essersi dichiarato favorevole ad un fondo di soccorso finanziario permanente, aveva espresso il suo dissenso sull'ipotesi di un rafforzamento dell'Efsf per fare fronte alla crisi del debito sovrano, evitando il diffondersi del contagio. "Se ne aumentiamo il volume e non capisco chi alla Commissione europea possa avere un idea tanto stupida, il risultato sarebbe che gli Stati membri metterebbero in pericolo il rating 'tripla A'. Questo non funziona, non ha senso", ha sostenuto il ministro durante una conferenza a Berlino.----Andrea Affaticati: Ora, l’approvazione della legge è scontata, visto che l’opposizione si è già espressa a suo favore. Ma vista la litigiosità all’interno della coalizione di Governo, tutti aspettano di vedere se la legge passa anche con i soli voti della maggioranza, se dunque Merkel è riuscita a mettere in riga le sue truppe (i deputati dell’Unione e dell’FDP) oppure no.----Svizzera, Maristella Polli: Mi rendo perfettamente conto che non si può imporre a nessuno di studiare la lingua italiana, ma forse dovremmo svegliarci da questo torpore latente e capire che, noi svizzero-italiani, siamo parte di una terra che si estende oltre Chiasso e Airolo e cercare, nel limite del possibile di attivarci per almeno rallentare quello che sembra ormai essere inevitabilmente il declino della lingua di Dante.

Sos imprese foggiane «Qui perdiamo tutto»
L'UNIONE SARDA - Economia: L'Isola che non cresce: il pil è zero
Germania. Crisi, Schauble: stupido e senza senso potenziare il fondo salva-Stati
Svizzera. Germania, "Salva-Stati": per Merkel è l'ora della verità
Svizzera. Siamo pronti a difendere la nostra lingua e cultura?


Sos imprese foggiane «Qui perdiamo tutto»
di MASSIMO LEVANTACI
FOGGIA - Non è facile fare impresa in questa provincia, se a dirlo sono anche i «figli di papà» il messaggio ha il peso di un macigno sulle speranze di tutti quei giovani che possono fare affidamento solo sul proprio coraggio. «A noi spetta l’ingrato compito di garantire ciò che hanno fatto i nostri padri e di proiettarlo nel futuro. Ma con gli ostacoli che ci sono oggi è diventato tutto più difficile, avremmo bisogno di misure che favoriscano l’impresa privata, penso a una “no tax region” come avviene negli altri paesi. Così abbiamo paura di non farcela», l’ammissione di Antonio Di Nunzio, imprenditore del marmo, componente da qualche mese del direttivo nazionale di Confindustria giovani.
Ebbene i rampolli si sono stancati di stare nell’ombra, ora vogliono uscire allo scoperto. «Finora non ce ne siamo stati con le mani in mano - assicura il presidente Tiziano Roseto - ma pensavamo fosse più giusto agire senza farlo troppo sapere e questo nella società attuale non va più bene». Roseto con il suo direttivo (Daniela Pasqualicchio di Lucky Wind, Valerio Masiello di Masiellofood, assente solo Gino Notarangelo, trattenuto per impegni a Londra) ha presentato ieri il calendario dell’associazione che prevede per tutto l’anno una serie di eventi e numerose novità. «Abbiamo abolito i convegni che fanno solo perdere tempo - taglia corto Roseto - punteremo sull’organizzazione di incontri a tema per conoscerci meglio e far circolare le idee, il vero collante della nostra associazione».
La promozione dei giovani imprenditori e delle loro idee seguirà percorsi diversi: il programma, ad esempio, prevede «una cena ogni tre mesi con un esponente politico di rilievo nazionale» e l’istituzione del premio “Giovane imprenditore dell’anno” (aprile) ulteriore momento di divulgazione di ciò che fanno in questa provincia i giovani imprenditori e chissà che ciò non contribuisca a scardinare vecchi schemi (raro trovare quarantenni nei posti di comando, nella politica come nell’impresa), concorda anche il presidente senior Pino Di Carlo: «Molti errori sono avvenuti in passato anche per l’incapacità di saper ascoltare le giovani generazioni».
Niente politica però: «Chi vuole candidarsi lo faccia fuori dall’associazione», aggiungono severi i boys confindustriali che precisano di non essere legati a nessun movimento di opinione, nemmeno a “Italia futura” dell’ex presidente di Confindustria, Montezemolo. «Continueremo ad andare nelle scuole - aggiunge Roseto - chiederemo alle maestre delle elementari di accompagnarci in questo percorso: ai bambini faremo immaginare il lavoro dell’imprenditore, i disegni più belli faranno parte di un calendario». Tra le altre misure ci sarà anche un percorso di avvicinamento al sistema bancario (denominato “no man non firm”), tre eventi di marketing territoriale (uno anche a Londra), incontri nelle imprese: ieri il direttivo, dopo la presentazione in Confindustria, si è riunito alla Lotras di borgo Incoronata.

L'UNIONE SARDA - Economia: L'Isola che non cresce: il pil è zero
28.09.2011
Tasso di disoccupazione al 14,1%, svetta al 38% per i giovani
Il Sud sta diventando un Paese per vecchi, mentre i giovani hanno sempre più difficoltà a trovare un lavoro. La fotografia scattata dal Rapporto Svimez 2011 fa emergere un Mezzogiorno in recessione che registra una disoccupazione giovanile del 25% (nell'Isola al 38%). Anche l'economia sarda ristagna: quest'anno la crescita del Pil sarà pari a zero rispetto al +1,3% del 2010.
IL DIVARIO Il Sud, insomma, è un'area a “rischio tsunami” demografico, in cui nel 2050 gli over 75 aumenteranno di dieci punti percentuali. Secondo lo Svimez nel 2010 il Pil è aumentato nel Mezzogiorno dello 0,2%, in decisa controtendenza rispetto al -4,5% del 2009, ma distante di un punto e mezzo percentuale dalla performance del Centro-Nord (+1,7%). Non va meglio nel medio periodo: negli ultimi dieci anni, dal 2001 al 2010 il Mezzogiorno ha segnato una media annua negativa, -0,3%.
LA RICCHEZZA In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno è passato dal 58,8% del valore del Centro Nord nel 2009 al 58,5% del 2010. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.583 euro, ed è il frutto della media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Sud.
LE REGIONI Nel 2010 la Lombardia si è confermata la regione più ricca, con 32.222 euro pro-capite, seguita da Trentino Alto Adige (32.165 euro), Valle d'Aosta (31.993 euro), Emilia Romagna (30.798 euro) e Lazio (30.436 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è l'Abruzzo (21.574 euro), che comunque ha registrato un valore di circa 2.200 euro al di sotto dell'Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. A ruota il Molise (19.804), la Sardegna (19.552), la Basilicata (18.021 euro), la Sicilia (17.488), la Calabria (16.657) e la Puglia (16.932). La regione più povera è la Campania, con 16.372 euro.
IL LAVORO Dei 533 mila posti persi in Italia tra il 2008 e il 2010, ben 281 mila sono nel Mezzogiorno. Nel Sud dunque, pur essendo presenti meno del 30% degli occupati, si è concentrato il 60% delle perdite di lavoro. Per tasso di disoccupazione primeggiano tre regioni: Sicilia (con il 14,7%), Sardegna (14,1%) e Campania ferma al 14%. Tuttavia, la Sardegna rappresenta un'eccezione: nel 2010 sono stati creati 1.100 nuovi posti di lavoro, soprattutto nei servizi (anche se probabilmente si tratta di lavoro precario).
LA RICETTA «Il lavoro è la vera emergenza in Sardegna», commenta Giovanni Matta della Cisl. «In un anno abbiamo bruciato 25 mila buste paga e abbiamo creato solo occupazione precaria». Preoccupato Massimo Putzu, presidente regionale di Confindustria: «Le diatribe all'interno della maggioranza di governo non aiutano. Servono scelte importanti, come ad esempio una fiscalità di vantaggio». Lanfranco Olivieri

Germania. Crisi, Schauble: stupido e senza senso potenziare il fondo salva-Stati
Potenziare il fondo salva-Stati europeo Efsf sarebbe "un'idea stupida" e non avrebbe senso. Non va per le lunghe il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schauble, che anche nei giorni scorsi, dopo essersi dichiarato favorevole ad un fondo di soccorso finanziario permanente, aveva espresso il suo dissenso sull'ipotesi di un rafforzamento dell'Efsf per fare fronte alla crisi del debito sovrano, evitando il diffondersi del contagio. "Se ne aumentiamo il volume e non capisco chi alla Commissione europea possa avere un idea tanto stupida, il risultato sarebbe che gli Stati membri metterebbero in pericolo il rating 'tripla A'. Questo non funziona, non ha senso", ha sostenuto il ministro durante una conferenza a Berlino.
Efsf, non oltre i 440 miliardi. "Il Governo di Berlino è assolutamente concorde sul fatto che l'ammontare del fondo Efsf sia esattamente quello previsto il 21 luglio scorso. Resta valido il volume massimo di 440 miliardi". È quanto dichiarato da un portavoce del Governo tedesco alla stampa interpellato sulle indiscrezioni su un possibile rafforzamento del fondo salva-Stati. Giovedì prossimo, infatti, al Bundestag si voterà sull'aumento del volume del fondo deciso il 21 luglio e le pressioni in senso favorevole sono in netto aumento.
Italia e Spagna consolidino i bilanci. Alla conferenza di Berlino, Wolfgang Schauble è anche entrato nel merito di quanto dovrebbero fare i Paesi a rischio default. Per il ministro tedesco, in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo sono necessari "un immediato consolidamento di bilancio e riforme strutturali". "Il consolidamento è la precondizione per qualsiasi soluzione europea", ha aggiunto Schauble, insistendo anche sul fatto che "la solidarietà europea non può sostituire gli sforzi dei governi per migliorare la propria economia". Per Schauble "è giunto il momento di compiere passi audaci".
M.N.

Svizzera. Germania, "Salva-Stati": per Merkel è l'ora della verità
di Andrea Affaticati
Sono in molti a credere che domani, 29 settembre, sarà il giorno della verità per Angela Merkel. Il Bundestag si riunirà per votare la legge che, come deciso nel vertice di fine luglio a Bruxelles, porta la dotazione del Fondo di stabilità europeo da 440 miliardi a 780 miliardi di euro. Berlino di suo garantirà per 221 miliardi. Ora, l’approvazione della legge è scontata, visto che l’opposizione si è già espressa a suo favore. Ma vista la litigiosità all’interno della coalizione di Governo, tutti aspettano di vedere se la legge passa anche con i soli voti della maggioranza, se dunque Merkel è riuscita a mettere in riga le sue truppe (i deputati dell’Unione e dell’FDP) oppure no. In una simulazione di voto di inizio settembre tra i deputati della maggioranza, c’erano infatti ben 25 voti contrari. Merkel ha bisogno di 311 sì a fronte 330 deputati che appartengono al centro destra. La Kanzlerin stessa ha ripetutamente assicurato di potersi accontentare anche di una maggioranza semplice, ma sono in molti a prevedere che se questo fosse l’esito giovedì, non solo la sua posizione si indebolirebbe, non solo Merkel nei prossimi due anni sarebbe di fatto (come usano dire gli inglesi) un’anatra zoppa, ma questo risultato potrebbe a sua volta influenzare negativamente sui mercati finanziari. Che la calma paventata dal cancelliere sia, almeno in parte, di facciata, lo dimostra non ultimo l’offensiva lanciata da Merkel stessa. Non solo i suoi stanno battendo a tappeto tutti i talk show, lei stessa si è presentata in uno di essi, per quanto la televisione non sia uno strumento a lei congeniale. Per un’ora intera ha risposto domenica sera alle domande del moderatore Günther Jauch, su uno dei canali televisivi pubblici, cercando di puntualizzare il perché sia fondamentale approvare questa legge. Il primo, e ai suoi occhi più importante, motivo è che se non si salva la Grecia si spiana la strada agli speculatori per attaccare anche altri Paesi. Inizierebbero con quelli più deboli (Portogallo, Irlanda, Italia) per arrivare prima o poi anche alla Germania. «Non stiamo salvando la Grecia, stiamo difendendo l’euro e l’Europa» ha ripetuto «perché l’UE non è solo più una questione di guerra o di pace, ma anche l’unica via per avere una voce in capitolo in questo mondo». E la stessa risposta ha dato a chi l’accusa di infrangere il patto di stabilità, che vieta espressamente che uno o più Stati corrano in soccorso, cioè rispondano in solido, dei debiti altrui. Ai tedeschi preoccupati di tutti questi miliardi che passano dalle loro casse a quelle del Fondo ha poi puntualizzato che «al momento si tratta di garanzie, e basta». Certo anche lei non può escludere del tutto che un giorno non debbano essere onorate, ma a chi continua a disegnare scenari apocalittici per la Grecia («non sarà mai in grado di ripagare i propri debiti») la Kanzlerin replica che la troika (composta da UE, BCE, e FMI), incaricata di controllare l’applicazione puntuale del programma di risanamento, fino a oggi non ha mai avanzato questa ipotesi «e solo nel caso in cui la troika verificasse l’insolvibilità di Atene dovremo cercare alternative». Infine, riferendosi alle decine di analisi, tesi, soluzioni che quotidianamente giornali ed esperti tracciano, Merkel ha chiuso l’incontro televisivo sottolineando che «non è più tempo di decisioni dagli effetti incontrollabili. I pareri si possono cambiare da un momento all’altro, per le decisioni prese bisogna invece assumersi le responsabilità e io me le assumo in quanto cancelliere di questa repubblica». Difficile dire se Merkel è riuscita a convincere tutti. Horst Seehofer capo della CSU e Philipp Rösler della FDP si sono schierati al suo fianco, ma al Bundestag così come nei talk show continua a imperversare anche il liberale ribelle Franz Schäffler che voterà contro e ha anche indetto un referendum tra i liberali. Se il 35% degli iscritti dovesse pronunciarsi contro l’attuale corso europeo, Rösler, stando allo statuto del partito, dovrebbe abbandonare la coalizione.
28.09.2011

Svizzera. Siamo pronti a difendere la nostra lingua e cultura?
di Maristella Polli*
*granconsigliera e vicepresidente Plrt, candidata al Consiglio nazionale
 Bisogna ammetterlo: oggi ci indigniamo regolarmente a proposito della negligenza con cui è trattata la nostra lingua in Svizzera, ma, attenzione, questo processo di annullamento dei valori federalisti è iniziato, lo si può ben affermare, molto tempo fa. La politica non ha agito repentinamente alle prime avvisaglie e non ha instaurato un rapporto collaborativo con il mondo accademico e gli specialisti per sensibilizzare la popolazione. In Svizzera la conoscenza della terza lingua nazionale è, a mio parere, utile anche alla carriera professionale e consente infatti alla futura generazione lavorativa svizzera di potersi posizionare nell’ambito dell’economia e delle imprese italiane che si stabiliscono sul nostro territorio. Non dimentichiamo che l’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera dopo la Germania e prima della Francia. Colpe manifeste del nostro Cantone che, in parte, ricadono anche sui media e in particolare sulla nostra Radiotelevisione svizzera di lingua italiana che nell’ultimo decennio non ha avuto il ruolo trainante atteso da tutti. Per incarico della Direzione Rsi, ho effettuato una ricerca su tutto il territorio nazionale, datata 2001 e nella mia relazione sottolineavo che si sarebbe potuto e dovuto intervenire ulteriormente per salvaguardare il nostro idioma. Non da ultimo indicavo possibili canali di intervento nei confronti di un potenziale pubblico italofono di circa un milione di persone presenti al di là del Gottardo. Tutti noi, nella Svizzera italiana, abbiamo ignorato segnali negativi e continui che ci giungevano dal resto della Confederazione e oggi ci rendiamo conto che è troppo tardi e siamo sull’orlo dell’essere declassati, tanto per usare un termine che oggi viene continuamente abusato, anche se non in questo campo! Ma bisogna reagire e concretamente affrontare la sfida. L’attuale deputazione ticinese alle Camere federali ha denunciato più volte il problema e ha proposto utili interventi. Lo dimostra anche l’ultimo incontro di diverse associazioni con la Deputazione ticinese il 28 settembre 2011 a Berna. Coscienza svizzera ha fatto altrettanto, riaffermando il pericolo latente, ma è d’obbligo continuare a insistere anche con i nuovi deputati ticinesi che verranno eletti il 23 ottobre prossimo. Quanto il Ticino e il Grigioni italiano possono alimentare iniziative che mirino alla rivalorizzazione della nostra lingua? Quanto ci si adopera affinché studenti di terza o quarta generazione nati oltre Gottardo possano essere attratti dalla lingua di Dante? Quanto è stato fatto e si può ancora fare a difesa delle cattedre di italianistica in Svizzera? Quanto rendiamo attraente frequentare i nostri atenei offrendo l’occasione di conoscere o imparare l’italiano così come hanno fatto per decenni gli studenti ticinesi oltre Gottardo nei confronti delle altre lingue nazionali? Quanto politicamente abbiamo difeso e vogliamo continuare a difendere la nostra cultura al di là delle Alpi? E nelle nostre regioni, abbiamo sempre denunciato il non utilizzo o l’utilizzo improprio del nostro idioma per realtà visibili a tutta la popolazione (vedi ad esempio cartelloni pubblicitari con traduzioni italiane scorrette oppure scritte in svizzero-tedesco nell’offerta turistica)? Quante volte abbiamo accettato di partecipare a riunioni con colleghi romandi e svizzero-tedeschi adattandoci noi a parlare la loro lingua (porto l’esempio dei nostri parlamentari a Berna che si sono espressi poche volte in italiano ritenendo che, altrimenti, sarebbero stati inascoltati)? Forse se avessimo dato risposte concrete per tempo oggi non ci troveremmo nella situazione di dover difendere l’italiano anche rispetto ad altre lingue come lo spagnolo, il russo, il cinese. Ma dobbiamo lottare: in particolare noi candidati alle Federali dobbiamo attivarci con proposte intelligenti e consistenti anche alleandoci con gli italofoni che vivono oggi oltre Gottardo. Mi rendo perfettamente conto che non si può imporre a nessuno di studiare la lingua italiana, ma forse dovremmo svegliarci da questo torpore latente e capire che, noi svizzero-italiani, siamo parte di una terra che si estende oltre Chiasso e Airolo e cercare, nel limite del possibile di attivarci per almeno rallentare quello che sembra ormai essere inevitabilmente il declino della lingua di Dante.

Nessun commento: