sabato 3 settembre 2011

Grazie a Dio l'Italia padana e' fallita. Lo ha confessato – tra le righe - il Presidente della Repubblica nel messaggio televisivo, inviato al meeting Ambrosetti, proprio alcuni minuti fa. L'Italia e' fallita, non per problemi politici, parlamentari, di maggioranza, di province o altre stupidate, del tipo innovazione finanziamenti e menate del genere. La depressione italiana e' canonica, perche' l'economia della produzione non ce la fa. Non esiste piu' la capacita' di traino verso nuove generazioni di artigiani commercianti dirigenti ed operai. Non solo, il management della produzione - se puo' - scappa verso altri lidi, o si terziarizza, si dedica alle cambiali. E nell'Italia padana non c'e' base produttiva alternativa da cui ripartire: il Sud non trova la sua convenienza (il Mezzogiorno e' il vero polmone economico e finanziario del Bel Paese). E poi perche' dovremmo farlo? Per cosa? Per facilitare i padroni di sempre, i padani? Per noi del Sud la risposta e' no, Grazie a Dio l'Italia padana e' fallita. Ricominciamo da noi.


Redditi: solo il 2% sopra i 75mila euro


Un italiano su tre dichiara al fisco meno di 15mila euro l'anno e solo il 2% dei contribuenti va sopra i 75mila. La media nazionale non supera i 22mila euro di reddito e il 78% degli italiani, ancora, guadagna meno di 28mila euro all'anno. L'inflazione, inoltre, grava su ciascun cittadino come una ‘tassa’ da 235 euro.
 È quanto emerge dai dati dei 730 del 2011 messi a disposizione dalle Acli nella terza giornata dell'incontro nazionale di studi, dove si sono stimati anche gli effetti della riduzione delle detrazioni prevista per i prossimi due anni.

Solo il 2% sopra quota 75mila. Il reddito complessivo degli italiani sale dello 0,43%, passando in media dai 21.841 euro del 2009 ai 21.933 del 2010. Un incremento, però, reso vano dal calo del potere d’acquisto, con un incremento dell’indice dei prezzi al consumo nell’ultimo anno dell’1,5%.
 A parità di potere di acquisto, il reddito degli italiani scende dunque dell'1,07%, configurandosi così una ‘tassa’ su ciascun contribuente pari a 235 euro, che diventano 373 euro per i lavoratori dipendenti, i quali non hanno il paracadute dell'adeguamento automatico all'inflazione come invece i pensionati. "Cassa integrazione, contratti di solidarietà, rinnovi contrattuali senza aumenti incidono sul reddito dei lavoratori dipendenti, cresciuto in media di appena 9 euro nell'ultimo anno (+0.03%), con un rapporto negativo rispetto all'aumento dell'inflazione dell'1,47%", affermano le Acli.
 In generale, il 78% degli italiani dichiara meno di 28mila euro. Il 32%, uno su tre, resta sotto i 15mila euro e solo il 2% va sopra i 75mila.

Su solo Abruzzo e Trentino. La regione con il reddito medio più alto è la Lombardia, 23.930 euro, dove però si registra una perdita dell'1,48% rispetto all'inflazione. Segnali di ripresa si intravedono in Abruzzo, che vede crescere del 2,15% il reddito dei propri cittadini, e va bene in Trentino, + 2,48%.
 In crisi i contribuenti di Molise (-2,72%), Sicilia (-2,50%), Campania (-1,83%), Valle d'Aosta (-1,23%), Umbria (-0,76%), Marche (-0,70%), Sardegna (-0,51%), e Emilia-Romagna (-0,19%), che fanno registrare una diminuzione in termini assoluti dei propri redditi rispetto all'anno precedente. "La diminuzione del reddito reale delle persone è stata pesante, a cominciare anche dalle regioni del Nord  in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Emilia-Romagna, abbiamo mediamente oltre 400 euro all'anno in meno nelle tasche di ogni lavoratore", il commento delle Acli.

I tagli alle detrazioni. Il rapporto del Caf Acli stima anche i dati delle detrazioni che i contribuenti inseriscono nella propria dichiarazione dei redditi.  "Il governo ha previsto una serie di tagli lineari nei prossimi due anni su tutte le forme di sgravi fiscali che porterebbero ad una riduzione del 5% il primo anno e del 20% nel secondo. Conti alla mano per ogni dipendente o pensionato, nei prossimi due anni, si profila una riduzione delle detrazioni, e dunque un innalzamento delle imposte, di oltre 350 euro a testa".
M.N.

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