lunedì 3 ottobre 2011

Federali.sera_3.10.11. Il Sud e’ il teatro preferito dalle scimmiette; ma nessuna e’ un giovane, un artigiano, imprenditore o disoccupato, son tutte figurelle politiche. La delusione e’ cocente, Niki flirta con Oca giuliva, per un sacchetto di noccioline. La scimmietta in cattivita’ rappresenta la tragicita’ del compromesso: la sopravvivenza al prezzo della dignita’. Addio Niki.----Bari. Vorrei far notare – ha proseguito Vendola – che su sette regioni meridionali che hanno fruito dei finanziamenti della delibera Cipe, la regione Puglia fa la parte del leone perché è di gran lunga al disopra di qualunque altra regione. Dopo di noi, la Sardegna con 301 milioni, la Campania, sede di ben sette università, con 118 milioni di euro. Questo significa che abbiamo lavorato bene con le Università. I singoli Atenei pugliesi sono stati in grado di sviluppare progettazione di qualità e questo ha anche a che fare molto con il lavoro concreto che si è fatto perché si sviluppassero come un sistema universitario regionale integrato.

Bari. Fondi Cipe Università. Vendola esulta. Volpe: “Aggiusteremo Miale”
Ecco come avvelenano il tratturo Foggia-Incoronata
Palermo. Non ha lavoro, dorme con la moglie nel vano di una vecchia automobile
Venezia, padania. Pensioni, più di 200mila venete sotto i 500 euro lordi mensili


Bari. Fondi Cipe Università. Vendola esulta. Volpe: “Aggiusteremo Miale”
Bari – Il presidente Nichi Vendola, la vicepresidente e assessore al Diritto allo Studio Loredana Capone e l’assessore al Diritto allo Studio Alba Sasso, hanno illustrato oggi in conferenza stampa i contenuti della delibera Cipe che assegna al sistema universitario pugliese 365 milioni di euro per interventi principalmente nel settore dell’edilizia (campus, studentati, strutture per ricerca e didattica).
SASSO - Insieme ai tre esponenti politici, i rettori di Università Bari, Foggia e Politecnico e il prorettore di Lecce/Salento. “Quella di oggi è una bella giornata – ha detto la Sasso – i cospicui investimenti previsti dal Cipe sono importantissimi per le università e gli studenti. Si tratta di scelte coerenti con le strategie regionali che puntano sull’innovazione e la ricerca. Il Paese non cresce senza l’innovazione e la ricerca. I fondi sono quelli del Par/Fas transitati nel Piano per il Sud, ma liberati dopo il tavolo con il sistema universitario che ha deciso di investire sulle scelte dell’edilizia, ma anche sul potenziamento della ricerca. In più c’è una premialità sul fondo di finanziamento ordinario dell’Università che sarà attivata proprio grazie all’attivismo sul settore edilizio”.
RETTORI SODDISFATTI. VOLPE: “ACQUISTEREMO LA MIALE” - Il prof. Carmelo Pasimeni, dell’Università del Salento, ha illustrato parte delle schede degli interventi, per il completamento delle strutture, delle biblioteche, del campus urbano, del polo degli Olivetani. Giulio Volpe, da Foggia, ha spiegato come i fondi saranno utilizzati per l’acquisizione della ex caserma Miale, già cartolarizzata dal ministro Tremonti e ceduta a un fondo della Bnl/Bnp Paribas che oggi l’affitta alla Polizia di Stato, oltre a interventi per le aule del Politecnico e alla ristrutturazione di due palestre per la facoltà di Economia. Il prof. Costantino, del Politecnico, ha deciso invece di puntare sugli alloggi per studenti a Mungivacca, in “condominio” con l’Università. Corrado Petrocelli, rettore di Bari ha spiegato come i fondi ministeriali e regionali, oltre agli alloggi di Mungivacca, serviranno al nuovo campus di Valenzano dove si trasferirà Agraria, nei pressi di Veterinaria e di Tecnopolis e al rifacimento del Ciasu di Fasano I fondi sono così suddivisi: 70 milioni a Lecce, 30 a Foggia, 80 a Politecnico e UniBa per alloggi a Mungivacca, 75 per Uniba /Campus Valenzano, 5 al Ciasu. Il resto saranno utilizzati per la ricerca principalmente connessa ai 4 distretti industriali recentemente varati dalla Regione.
CAPONE - “Abbiamo lavorato – ha aggiunto a tal proposito Loredana Capone – insieme all’assessore Sasso per questi progetti strategici, in modo da applicare la ricerca scientifica all’industria. Proprio per questo i fondi per la ricerca saranno destinati agli spin off, agli start up connessi alle applicazioni industriali innovative. Si tratta appunto di attività di sviluppo economico, di applicazione della ricerca ai fini di sbocchi industriali e di produzione di sviluppo”.
NICHI VENDOLA - Molto soddisfatto, chiaramente, anche il Governatore. “La delibera Cipe libera per il nostro sistema universitario complessivamente 365 milioni di euro. Vorrei però sottolineare che 250 milioni sono quelli di competenza regionale, sono soldi della Puglia. Il che vuol dire che molti degli interventi contenuti nella delibera rappresentano per noi oggi la possibilità di spendere ciò che ci appartiene”.
 “Vorrei far notare – ha proseguito Vendola – che su sette regioni meridionali che hanno fruito dei finanziamenti della delibera Cipe, la regione Puglia fa la parte del leone perché è di gran lunga al disopra di qualunque altra regione. Dopo di noi, la Sardegna con 301 milioni, la Campania, sede di ben sette università, con 118 milioni di euro. Questo significa che abbiamo lavorato bene con le Università. I singoli Atenei pugliesi sono stati in grado di sviluppare progettazione di qualità e questo ha anche a che fare molto con il lavoro concreto che si è fatto perché si sviluppassero come un sistema universitario regionale integrato.
 “Con questo sistema – ha detto ancora Vendola – abbiamo intessuto una relazione fondata su due elementi decisivi, il diritto allo studio in tutte le sue forme (dall’edilizia scolastica alle residenze universitarie ai diritti degli studenti) e la relazione tra università e economia cioè tra ricerca e sviluppo economico. Da questo punto di vista vorrei sottolineare la qualità dei progetti che vengono finanziati con questa delibera”.
 Su questa vicenda si è espressa, per Vendola, “una nuova classe dirigente” laddove per classe dirigente si intende “non solo ciò che appartiene alle competenze del ceto politico e amministrativo, ma anche più in generale alla capacità di mettere insieme le responsabilità degli attori economici del sistema, della società civile, del sistema accademico. Penso – ha concluso Vendola – che questo è un pezzo importante che ci lascia intravedere quale è la strada giusta che dovremmo sempre perseguire. La capacità cioè di esprimere un punto di vista generale e di poter elaborare progetti all’altezza del tempi difficili che stiamo vivendo. Così si costruiscono funzioni tipiche di una vera classe dirigente. Le Università hanno cominciato a ragionare come sistema e non come frammento singolo. Così si sta in Europa e nel mondo”.
 Al termine dell’incontro odierno il rettore Volpe, a nome dei colleghi, ha ringraziato per l’impegno profuso la struttura dell’area Sviluppo economico, guidata da Davide Pellegrino.

Ecco come avvelenano il tratturo Foggia-Incoronata
Foggia – ORE 17.35 di venerdì 30 settembre, tratturo Foggia-Incoronata. Un furgone rosso, marca ford, si avvicina rapidamente all’imbocco del tratturo. Fa caldo e la zona è periferica. Campi, cantieri e un affaccio sulla statale. Non c’è nessuno. Soltanto qualche sporadico ciclista bazzica la zona. Nell’arco di un’ora ne transitano un paio. Ed un altro paio di volenterosi sfidano il sole per tonificare i polpacci praticando footing.
L’UOMO CON IL CAPPELLO - Dal furgone scende un uomo. Giovane, apparentemente italiano. Con tutta probabilità è un operaio, impiegato nelle tante aree cantierali che puntellano questa zona. Qui al Cep, nell’ultimo lembo di Foggia che guarda verso la Lucania, estrema periferia Sud, i cuori di amministratori e costruttori battono all’unisono. Uno sguardo grandangolare permettere di cogliere, ad occhio, una quindicina di gru. 15 gru significa, dunque, 15 cantieri. 15 cantieri, tonnellate di materiale di risulta da smaltire. L’uomo ha in testa un cappello con visiera, messo a rovescio. Scende dal furgone, si guarda intorno, rapida osservazione. Fa il giro del mezzo, apre il portellone posteriore e ne preleva buste e secchi. Uno per uno, in maniera certosina, ne svuota il contenuto in terra. Movimenti rapidi ma rilassati, come si sentisse protetto da un anonimato inquietante. Quel che getta non fa rumore. E’ cemento, cacetruzzo di risulta. Ci sono anche dei mattoni, per la verità, tozzetti di foratini.
CARTELLO - Neppure 10 metri distante, un cartello del Comune di Foggia, intima minaccioso, evidentemente non abbastanza: “Divieto di scarico”. Di cosa? Di tutto. Ne abbiamo più volte riso, del cartello, dalle colonne di Stato: “E’ vietato l’abbandono di rifiuti di qualsiasi genere”, si legge. Promette sanzioni per “i trasgressori” e “anonimato” per coloro i quali, con una chiamata agli Uffici della Polizia Municipale, segnalassero ai Vigili “informazioni utili alla identificazione”. Eppure, basta inoltrarsi appena nel tratturo, fra l’erba arsa dagli incendi di questa estate, per ritrovare ogni tipologia di rifiuto. Addirittura, protetto da una vera e propria trincea di spazzatura, che limita la demarcazione fra la zona ciclo-pedonale ed i campi di grano limitrofi, c’è un traliccio della luce, verosimilmente alto 6-7 metri, divelto e scaricato come un bustina qualsiasi. Per non parlare delle guaine dei fili di rama asportati dalle campagne del Tavoliere. Sono tutti in zona, a un tiro di schioppo dal cantiere della ridondante “Cittadella dello sport” che, nell’arco di qualche anno, cementerà quel che resta del pantano originariamente facente parte della domus solaciorum di Carminiano dell’imperatore svevo Federico II.
LEGGE – La legge è, in teoria, molto rigida con quanti violano le disposizioni in materia di smaltimento di rifiuti da cantiere. L’indirizzo generale, fissato nel lontano 1997 da un provvedimento firmato Ronchi (D.L. 5/02/97 abrogato dall’art. 264, c. 1, lett. i del d.Lgs n. 152 del 3 aprile 2006 che ne ricalca le linee), stabilisce la preponderanza del recupero del materiale di scarto. Ovvero, il loro trattamento e la reimmissione sul mercato. In realtà, da quell’anno sono stati molti i perfezionamenti e gli adattamenti. Tutti volti a dare certezza al cittadino. In realtà, facilmente eludibili in assenza di controllo. I dintorni di Foggia, con la loro ampiezza, si prestano naturalmente allo smaltimento illegale. Amche se le ditte costruttrici, dal Natale dell’anno scorso, sono tenute a possedere un rigoroso registro del carico e scarico, sui cui annotare entro dieci giorni le caratteristiche quantitative e qualitative dei rifiuti e che dovrebbero consentire di indivisuare, in maniera incontrovertibile, la tracciabilità del materiale, dal suo approdo nel recinto, sino allo smaltimento. Questo registro, che deve contenere “le informazioni qualitative e quantitative” dle prodotto divenuto “rifiuto”, è a disposizione degli organi di controllo e annota anche la destinazione di smaltimento dello stesso. Minore, chiaramente, è la quantità di rifiuto smaltito in discarica attraverso le vie “ufficiali”, maggiore il risparmio. E l’unico modo per risparmiare, è smaltire illegalmente, dribblando i controlli e conferendo al destinatario finale soltanto una parte del rifiuto generale. Violare le norme di tracciabilità significa incorrere in sanzioni pecuniare che vanno dai 2600 ai 15.500 auro. Violarle ripetutamente, significa moltiplicare queste cifre per decine di volte.
IL VIDEO - Noi di Stato, siamo venuti in possesso di un video in cui si vede l’uomo gettare il contenuto di un secchio in corrispondenza dell’inizio del tratturo. Avendo ricevuto coordinate temporali e logistiche, proviamo a capire fino a che punto la Polizia Municipale sia disposta ad accettare le “informazioni utili”. Telefoniamo al numero indicato sul cartello. Sono passete al massimo un paio d’ore dalla segnalazione. Un operatore svogliato annuisce mentre raccontiamo la storia. Gli parliamo del cartello, della garanzia d’anonimato (ma forniamo un nome, comunque) che hanno promesso al cittadino. Lui elude la nostra affermazione e ci dice, chiaramente, che senza firma dell’esposto loro non possono far nulla. Ripetiamo ancora di avere le informazioni, gli diamo il numero di targa che non sappiamo se annota. Basterebbe un controllo per risalire al mezzo. Proviamo anche a fare un giro dei cantieri della zona, ma del ‘furgone rosso’ nessuna traccia. E pensare che c’è chi lo chiama ‘sviluppo’.

Palermo. Non ha lavoro, dorme con la moglie nel vano di una vecchia automobile
Villabate, la coppia costretta all'alloggio di fortuna dal 3 settembre. I quattro figli ospitati a casa della nonna
PALERMO - Vivono in macchina da un mese perchè sono senza lavoro. Accade a Villabate, un piccolo centro a pochi chilometri da Palermo, dove una coppia è costretta per motivi economici a dormire in macchina. Dal 3 settembre, infatti, da quando Vincenzo Spinà ha perso il lavoro, dorme insieme alla moglie all’interno della sua vecchia automobile. La moglie Patrizia Badagliacchi, ogni sera, dopo avere addormentato i suoi figli che sono ospitati a casa della nonna, raggiunge il marito nell’autovettura. I figli sono quattro: il più grande ha 8 anni e la più piccola soltanto cinque mesi. 20 Euro Al Giorno. Da quando il marito è stato licenziato la coppia ha dovuto lasciare la casa che aveva in affitto per 300 euro al mese. La casa della nonna, che a sua volta vive con la pensione di 400 euro, non è abbastanza spaziosa per contenere tutti. Vincenzo Spinà, in questo momento guadagna 20 euro al giorno al mercato ortofrutticolo di Villabate, arrangiandosi come trasportatore di frutta dai furgoni agli stand. Con il suo lavoro riesce soltanto a rispondere alle necessità primarie dei bambini ma non è in grado di garantire una casa.
LA GRADUATORIA - Sette anni fa la famiglia ha presentato la domanda per potere beneficiare di una casa popolare ma non ha ancora ottenuto una risposta. In quest’ultimo periodo l’amministrazione comunale del piccolo centro siciliano ha registrato una crescita notevole delle richieste di alloggi popolari da parte di famiglie con gravi situazioni di disagio. “Siamo al settimo posto, tra tutti i comuni siciliani, per la richiesta di alloggi popolari – ha detto il sindaco di Villabate Gaetano Di Chiara -. Per il momento ci sono ottanta domande in graduatoria. Troppe se si considera che la popolazione ammonta a circa 20 mila unità”. La graduatoria viene stilata tenendo conto della fascia di reddito, della composizione del nucleo familiare e della presenza o meno di persone disabili. La famiglia Spinà, non rientrando tra i primi posti in graduatoria, non si sa per quanto tempo dovrà aspettare un tetto dove potere ritornare a vivere insieme ai quattro figli.
Fonte Comunicare il Sociale

Venezia, padania. Pensioni, più di 200mila venete sotto i 500 euro lordi mensili
Nel Veneto, le pensioni da lavoro delle donne hanno un importo pari alla metà di quello degli uomini. Martedì 4 assemblea dello Spi Cgil a Mira (Venezia)
VENEZIA - Dopo una vita di lavoro, più di 200.000 donne venete non raggiungono i 500 euro di pensione e 32.165 - anche single - non arrivano a 250. Lo dice una rilevazione fatta dallo Spi Cgil in preparazione dell' assemblea delle donne in programma martedì a Mira. Le pensioni da lavoro delle donne hanno nel Veneto un importo pari alla metà di quello degli uomini e ciò vale non solo per le generazioni più vecchie ma anche per le neopensionate. Il forte divario tra pensioni femminili e maschili di tutte le categorie professionali (618 euro contro 1.286 che, nella fascia di età inferiore ai 65 anni, diventano 817 contro 1.629) indica che nella regione le donne hanno non solo percepito retribuzioni mediamente inferiori (secondo lo Spi del 30%) a quelle degli uomini, ma che scontano anche periodi di vuoto lavorativo o riduzioni di orario essendosi dovute far carico della cura dei figli e magari anche degli anziani: proprio come le loro madri.
«Per le nuove generazioni - avverte Rita Turati, segretaria Generale dello Spi Cgil - la situazione rischia di essere ancora più critica. La precarizzazione del lavoro e il ridimensionamento di diritti e tutele, da un lato, e le manovre del Governo (ultime quelle dell'estate) che tagliano in modo sempre più spinto il welfare e la spesa per i servizi dei Comuni, dall'altro, caricheranno una fatica enorme sulle spalle delle donne, strette tra i ricatti sul lavoro e la necessità di accudire - senza o con pochissimi aiuti - i propri figli». A fronte delle insistenze sull' innalzamento dell'età pensionabile delle donne, Turati fa osservare come un provvedimento del genere «le penalizzerebbe doppiamente, facendo pagare loro, oltre alla mancata carriera, ai pochi scatti di anzianità maturati, al ruolo marginale del loro reddito e della loro pensione, anche il fatto di aver messo al mondo dei figli e di essersene prese cura, non potendo contare su servizi pubblici adeguati. Ciò - aggiunge - non è accettabile, così come non lo è il fatto che vi siano nella regione 32.165 donne - anche single - che percepiscono pensioni da lavoro inferiori ai 250 euro ed altre 177.846 che non arrivano ai 500 euro. Non sono solo lavoratrici autonome, ma anche tante dipendenti cui non si è usato molto riguardo nel versare i contributi perchè donne».
Stando alla rilevazione fatta dallo Spi sulle pensioni da lavoro delle donne nel Veneto, emerge che l'87,6% è inferiore ai 1.000 euro mensili; il 78% non arriva ai 750 euro ed il 55% è sotto i 500. Solo 13.849 donne su 382.629 percettrici di pensioni da lavoro superano i 1.500 euro, mentre i maschi con pensioni di importo analogo sono 135.338 su 462.394. (Ansa)

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