venerdì 19 novembre 2010

Governo-Regione Puglia, scontro finale sulla Sanità


Fitto: reazioni scomposte
di BEPI MARTELLOTTA

BARI - Il governo alza il tiro sul piano di rientro sanitario e impugna anche gli «adempimenti» con i quali l’amministrazione guidata da Nichi Vendola intendeva adeguarsi alle direttive richieste da Palazzo Chigi per la sottoscrizione del piano. Firma che, a questo punto, probabilmente non ci sarà mai.

Ieri il consiglio dei ministri, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, ha impugnato due norme: la prima, predisposta dall’assessore al Bilancio Michele Pelillo, riguarda le coperture previste dal Bilancio autonomo per il triennio di vigenza del piano dei tagli; la seconda, invece, «congela» le internalizzazioni future ma salva quelle già autorizzate dalle Asl prima del 6 agosto (il giorno del decreto con cui il ministro Tremonti prorogava la sottoscrizione dei piani di rientro regionali). In particolare, alla prima norma (la n. 11 del 2010) il governo contesta il fatto che la sua efficacia sia stata subordinata all’accordo governo-Regione sul piano di rientro (che, quando fu approvata in Consiglio, si presumeva avvenisse entro il 15 ottobre). Fu un «paletto» posto dalla giunta - spiega Pelillo, dicendosi stupefatto della decisione del governo - per evitare un nuovo passaggio in Consiglio qualora il piano non fosse state più applicato. «È una norma puramente tecnica, perché è ovvio che quelle coperture sono legate al piano, ed è proprio questo - azzarda Pelillo - a svelare l’accanimento nei confronti della Puglia».

La seconda norma (la 12 del 2010), sulla quale Fitto ha significativamente ricevuto l’assenso degli altri due ministri preposti alla firma del piano (Fazio e Tremonti), presenta secondo il governo «profili di illegittimità costituzionale». Il motivo sta tutto in quel «fermo restando» che la giunta Vendola appose onde tutelare le internalizzazioni già autorizzate ed evitare i ricorsi dei lavoratori. Non solo, per il governo, la semplice sospensione dell’efficacia delle precedenti leggi che autorizzavano le internalizzazioni non risolve il «vulnus» costituzionale ma l’aver limitato temporalmente la sospensione significa lasciare inalterata l’efficacia per il periodo fuori da quei termini. Di più, il congelamento parziale incide anche sulle altre misure previste negli adempimenti, alcune delle quali - è il caso della norma, poi corretta in Consiglio, sull’intesa Regione-Università per le nomine dei manager - non solo violano l’art. 33 della Costituzione ma - secondo Fitto - «violano il principio di leale collaborazione di cui agli artt. 117 e 118» della Costituzione.

È proprio su quest’ultimo passaggio che si giocherà l’ennesimo - e forse definitivo - duello tra governo e Regione. In attesa, infatti, che sabato prossimo Vendola torni dagli Usa, è l’assessore Tommaso Fiore a preannunciare quale sarà la battaglia. «A questo punto - sbotta - saremo noi a rivolgerci alla Consulta per chiedere il rispetto dei principi di leale collaborazione tra istituzioni della Repubblica, platealmente violate dalla nuova iniziativa governativa». L'atto del Governo è «sconcertante e sconsiderato» e arriva dopo che il consiglio regionale ha legiferato proprio «per venire incontro alle richieste dei tre ministri» preposti alla firma del piano. Di più, di queste obiezioni «non vi è stata traccia nell’interlocuzione tecnica svolta con i ministeri: si cercano inghippi, il che lascia presupporre un piano preordinato di aggressione alla Puglia».

«Siamo al delirio, è evidente - attacca la vicepresidente della giunta Loredana Capone - la crisi del governo non è solo politica, ma anche istituzionale. È stato violato il principio di leale collaborazione con le Regioni». «Non è possibile accettare l’idea che le leggi approvate dal consiglio regionale - dice il presidente dell’Aula Onofrio Introna - in materia di sanità siano sistematicamente impugnate dal governo. Non voglio dare adito a quanti affermano che il governo ha dichiarato guerra alla Puglia perché governata da Vendola, ma aver scelto la sanità quale terreno di scontro è un gravissimo errore». Infuriati anche dal Pd: «È evidente l’aggressione politica del Governo e abbiamo il dovere di difendere i pugliesi - dice il segretario regionale Sergio Blasi - saltando tutti insieme in trincea. Sento l’obbligo di richiamare in questa azione innanzi tutto Vendola». Aggiunge il capogruppo Antonio Decaro: «Visto l’accanimento nei confronti delle nostre leggi, a questo punto il governo ci scrivesse come dobbiamo farle e noi le votiamo».
19 Novembre 2010
Fonte: 
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=383612

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