giovedì 10 novembre 2011

Federali.mattino_10.11.11. Ab uno disce omnis, Virgilio - (Da uno capisci come son tutti gli altri).----1. Il primo ricorso, molto delicato, è stato affidato dalla Regione a un super-esperto di diritto costituzionale: il prof. Mario Bertolissi. Il Veneto ritiene sia incostituzionale infatti che il decreto premi-e-sanzioni sul federalismo imponga alla Regione sia una relazione di fine legislatura, sia la verifica del piano di rientro dei conti della sanità, sottoposti al controllo della Conferenza permanente sulla finanza pubblica. Ancora: si contesta la norma secondo cui il disavanzo nei conti della sanità che comporta dissesto finanziario implica lo scioglimento del Consiglio regionale e l'incandidabilità per 10 anni del governatore rimosso, oltre al commissariamento temporaneo della Regione.----2. Brunetta: Ma la cosa più grave è che la documentazione e i quesiti sottoposti dall'Europa all'Italia e, per competenza, a questo Ministero, pur essendo stati inviati al Ministero dell'economia il giorno 4 novembre, ci sono stati trasmessi solo ieri sera 8 novembre alle ore 20.47, per un incontro che si sarebbe svolto oggi alle 9.----3. Bossi: È bello stare all'opposizione, è più divertente, ha detto. Bossi ha poi aggiunto: Noi andiamo al voto. Tendenzialmente vogliamo andare a votare.

Napoli. «Nuove commesse per Castellammare»
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Latte, nasce la supercoop
Crisi e Occupazione. Nel 2011 in Calabria seimila lavoratori in meno
Canton, Cina. Vendola, non è solo business: «A Bari l'Istituto cinese Confucio»
Palermo. Anche Miccichè dice no alle urne: «Il voto adesso renderebbe più instabile il Paese»
Padania. Dal Veneto un ricorso contro il federalismo
Bossi: «Bello andare all'opposizione»
Marcegaglia: il Paese è nel baratro. Agire immediatamente
Brunetta scrive al premier: documenti in ritardo dal ministero dell'Economia per le verifiche di Ue e Bce
Grecia, -1,7% anno su anno produzione industriale settembre
Grecia, l'annuncio di Papandreou: «Formato un nuovo governo»
Svizzera.  SuperMario in pista per calmare i mercati



Napoli. «Nuove commesse per Castellammare»
Intesa (e impegni) della Fincantieri
Firmato protocollo al ministero per la riqualificazione economica e infrastrutturale dell'industria stabiese
NAPOLI - Fincantieri, c'è uno spiraglio. Oggi al ministero dello Sviluppo è stato firmato un protocollo di intesa per la riqualificazione economica, infrastrutturale e produttiva del sito industriale di Castellammare di Stabia. A siglare l'accordo, fra gli altri, il ministro Paolo Romani e l'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, che mesi fa finì nell'occhio del ciclone dopo l'annuncio della chiusura del cantiere navale.
PATTUGLIATORI - Secondo l'intesa, Fincantieri si impegna a garantire la continuità produttiva del sito, attraverso le attività attualmente in corso per la realizzazione di due pattugliatori commissionati dalla Guardia Costiera, restando ferma la disponibilità ad aumentare i carichi di lavoro qualora vengano acquisite altre commesse. Saranno inoltre effettuati interventi per l'ammodernamento dello scalo e verrà finanziato e commissionato al «Rina» (Registro italiano navale) uno studio di fattibilità per il bacino di costruzione.
CALDORO - «D'intesa con il governo e con il mondo produttivo e sindacale centriamo significativi risultati per la "vertenza Campania"» ha dichiarato il presidente della Regione, Stefano Caldoro, al termine dell'incontro al ministero. «La Regione è in prima linea per salvare i livelli occupazionali e rilanciare settori strategici».
IL SINDACO BOBBIO - Raggiante il sindaco di Castellammare Luigi Bobbio: «Si tratta di un passo concreto di eccezionale importanza, idoneo a tracciare con l’impegno di tutti i sottoscrittori un percorso reale per la difesa e il rilancio del comparto e dell’occupazione in città».
MARCIANO (PD): CI ASPETTAVAMO DI PIU'- «Tutto ciò che lascia aperta una possibilità di futuro per il sito Fincantieri di Castellammare è da guardare con attenzione. Dopo mesi di attesa e continui rinvii - ha detto- ci aspettavamo qualcosa di più dal protocollo firmato oggi. È vero, una parte delle garanzie che avevamo chiesto sul sostegno al reddito dei lavoratori ci sono, ma su altri punti chiediamo sia fatto di più. È il caso del bacino di costruzione, per il quale sarà realizzato uno studio di fattibilità senza che però si sappia chi metterà sul piatto le risorse necessarie».
Al. Ch.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Latte, nasce la supercoop
09.11.2011
CAGLIARI. La Supercooperativa del latte ovino di Sardegna sta per nascere. Le basi sono state gettate ieri, nella sala riunioni dell’assessorato regionale all’agricoltura. A fare il colpo sono state le quattro associazioni di categoria, Coldiretti, Copagri, Cia e Confagricoltura. Che sono riuscite a portare dalla loro parte la Legacoop, l’Associazione generale delle cooperative e la Confcooperative, cioè i maggiori produttori di Pecorino romano in Sardegna. Da adesso in poi, sostenute anche dalla Sfirs, le sette sorelle cammineranno assieme, per dare subito uno scossone al mercato in crisi del latte e del formaggio. Cosa cambierà con la Supercooperativa o Superconsorzio, com’è potrebbe essere ribattezzata la nuova società? Prima di tutto, dicono le associazioni, gli industriali della trasformazione non avranno più dalla loro il controllo assoluto della vendita nella penisola e all’estero del Pecorino. «Lo sappiamo tutti - dice Luca Saba, direttore della Coldiretti - che finora è esistito un rapporto stretto fra le cooperative e i grandi caseifici privati, che dalle coop hanno sempre acquistato, lo fanno anche adesso, la materia prima e soprattutto i formaggi. Li comprano sottocosto, per poi rivenderli quando vogliono e a prezzo maggiorato col loro marchio». Sarebbe questo il nodo scorsoio che, negli ultimi anni, avrebbe messo in sofferenza la pastorizia, mentre «adesso - continua Saba - noi produttori e le cooperative dobbiamo entrare insieme sul mercato e diventare un unico soggetto commerciale, rappresentato da un supermanager, che venderà direttamente i nostri prodotti. A quel punto la catena che oggi tiene legate le coop agli industriali si spezzerebbe e ritorneremmo alla vera concorrenza». Concorrenza, secondo le associazioni, che farebbe schiodare subito il prezzo del latte dal listino al ribasso di questi anni. Il progetto alla Legacoop, all’Agenzia e alla Confcooperative è piaciuto: «Per lunedì - fa sapere Saba - abbiamo organizzato un incontro più tecnico. Servirà a chiarirci ancora meglio le idee e soprattutto passare in tempi stretti dai buoni propositi alla fase operativa». Fase in cui, stando alle parole di ieri del presidente Antonio Tilocca, la Sfirs ci sarà. «La banca della Regione è disposta ad avere un ruolo finanziario nella costituzione della Superconsorzio - dice il direttore della Coldiretti - Soprattutto perché noi abbiamo ipotizzato una struttura leggera, che con un investimento intorno ai due milioni potrà davvero primeggiare sul mercato». La prossima settimana sarà dunque decisiva e da quel momento in poi comincerà la selezione per ingaggiare il supermanager. Intanto, questa mattina, l’assessore all’agricoltura Oscar Cherchi incontrerà una delegazione del Movimento pastori: il confronto sarà sul prezzo del latte. (ua)

Crisi e Occupazione. Nel 2011 in Calabria seimila lavoratori in meno
Dati allarmanti sull'occupazione nell'edilizia quelli resi pubblici dalla Cassa edile. Dai dati raccolti emerge che nel 2011 ben 6.000 lavoratori sono stati espulsi dal mercato del lavoro
09/11/2011  Nel 2011 in Calabria oltre seimila lavoratori operanti nel settore edile sono stati espulsi dal mercato del lavoro. Un trend negativo che trova conferma anche nei dati forniti dalla Cassa edile cosentina e relativi al primo semestre 2011. «Quest’ultimi, infatti – è detto in un comunicato - restituiscono una fotografia ancora più precisa del momento difficile attraversato dal comparto nella nostra provincia. Diminuiscono sensibilmente i lavoratori iscritti alla Cassa edile (oltre il 7,2% in meno), la massa salari (-6.92%) e le imprese attive (-3.92%). L’andamento dei bandi di gara in Calabria è solo apparentemente positivo. Infatti, al netto dei grandi lavori, tra cui la costruzione e gestione dei nuovi ospedali della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Vibo Valentia e l’ampliamento del porto turistico del Comune di Amantea, rispetto ai primi otto mesi del 2010 l’importo dei lavori diminuisce del 14,4%». «Stesso trend – prosegue la nota – a livello provinciale, dove la flessione si attesta al 29,8%. L’occupazione in edilizia nel primo trimestre 2011 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è diminuita in Calabria dell’11,7%. In particolare il numero di occupati inquadrati come dipendenti è calato del 7.7%, mentre quello degli occupati indipendenti è crollato del 20.7%». Questi dati sono stati al centro della discussione del tavolo sindacale, composto da Ance Cosenza, Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil. Tutti i partecipanti hanno espresso forte preoccupazione per la situazione di un settore così importante in Calabria, che rappresenta da solo il 30% del Pil regionale. “Un senso di disagio che aumenta – hanno sostenuto il presidente di Ance Cosenza ed i segretari di Feneal, Filca e Fillea – se pensiamo che il mercato dei lavori pubblici in provincia, che si è oggettivamente ristretto in termini di importo complessivo delle gare bandite, rischia paradossalmente di restringersi ancora di più con scelte non felici riguardo il criterio di aggiudicazione da parte di alcune stazioni appaltanti. Optare per l’offerta economicamente più vantaggiosa, piuttosto che per quella al massimo ribasso senza correttivi, nei fatti limita la partecipazione alle gare delle imprese».

Canton, Cina. Vendola, non è solo business: «A Bari l'Istituto cinese Confucio»
Il governatore spinge per uno scambio tra culture
«Ma siamo pronti all'export dell'energia verde»
La Provincia del Guangdong sosterrà la nascita di una sede dell’Istituto di cultura cinese Confucio anche nella città di Bari. La conferma arriva dall’incontro svoltosi a Canton tra il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola (accompagnato dal console generale Benedetto Latteri) e il governatore della Provincia del Guangdong Zhu Xiaodan (accompagnato da una folta delegazione di dirigenti dei ministeri locali). Poco prima Vendola aveva incontrato il segretario del Partito Comunista della provincia cinese Wang Yang che aveva già mostrato particolare interesse alla proposta avanzata da Vendola di aprire anche a Bari una sede dell’Istituto Confucio. «Sogno un mondo - ha detto Vendola suscitando grande condivisione da parte del Governatore Zhu - in cui è possibile che migliaia di studenti pugliesi possano laurearsi in Cina e migliaia di studenti cinesi vengano a studiare in Puglia».
LA STRATEGIA - Nel corso dell’incontro il Presidente Vendola ha aggiunto che in Guangdong «siamo in uno degli snodi cruciali della storia del mondo. La Puglia vuole essere una parte di quell’Europa che, con Usa e Cina, è in grado di far nascere il mappamondo della pace. I commerci e l’economia sono facilitati enormemente dalla reciproca comprensione, quando cadono i pregiudizi». In questo quadro, il presidente Vendola ha proposto che la Puglia ed il Guangdong elaborino congiuntamente un progetto pilota per la riqualificazione con tecnologie «verdi» italiane di una porzione di territorio urbano della provincia cinese. Questa proposta, che Vendola aveva avanzato poche ore prima anche al segretario Wang Yang, ha trovato un’accoglienza positiva da parte cinese e diventerà, insieme agli incontri che questi giorni stanno avendo gli imprenditori della green economy con aziende cinesi, una prima importante conferma concreta dello spirito di amicizia e collaborazione tra i due territori.

Palermo. Anche Miccichè dice no alle urne: «Il voto adesso renderebbe più instabile il Paese»
Il leader di Grande Sud rifugge l’ipotesi di elezioni anticipate paventata dal premier Berlusconi
PALERMO – «Andare al voto adesso significa rendere più instabile e meno credibile il nostro Paese». Il leader di Grande Sud Gianfranco Miccichè, ex Pdl, rifugge l’ipotesi di elezioni anticipate paventata dal premier dimissionario Silvio Berlusconi. «Una campagna elettorale frenetica e molto tesa non aiuterebbe di certo l’Italia a riprendersi», aggiunge il sottosegretario, per il quale «di fronte agli attacchi dei mercati finanziari bisogna reagire con fermezza e realizzare immediatamente le riforme che l’Europa ci chiede, partendo proprio da quelle che riguardano il Sud».
GOVERNO DI LARGHE INTESE - Calogero Mannino (eletto nell’Udc, poi Pid, poi ex Pid, attualmente nel gruppo Misto), altro parlamentare siciliano, tra i «traditori» indicati da Berlusconi perché non gli hanno votato il Rendiconto, chiede un governo di «larghe intese» con un premier capace di gestire l’esecutivo e «uscire dal guado…».
Fr. Par.

Padania. Dal Veneto un ricorso contro il federalismo
 ALLA CONSULTA. Anche contro le direttive della manovra di agosto
09/11/2011
VENEZIA
Ben due ricorsi alla Corte costituzionale. La Regione Veneto batte le vie legali - con due delibere presentate ieri dal vicepresidente Marino Zorzato e dall'assessore Roberto Ciambetti - per far valere le sue ragioni contro due atti recenti del Governo: il decreto per il federalismo fiscale che stabilisce i meccanismi di premi o sanzioni per gli enti locali virtuosi, e quello della manovra di agosto con cui il Governo ha dato regole e direttive sugli enti locali scatenando ad esempio in Regione il noto super-dibattito sul numero futuro dei consiglieri regionali.
FEDERALISMO. Il primo ricorso, molto delicato, è stato affidato dalla Regione a un super-esperto di diritto costituzionale: il prof. Mario Bertolissi. Il Veneto ritiene sia incostituzionale infatti che il decreto "premi-e-sanzioni" sul federalismo imponga alla Regione sia una "relazione di fine legislatura", sia la verifica del piano di rientro dei conti della sanità, sottoposti al controllo della Conferenza permanente sulla finanza pubblica. Ancora: si contesta la norma secondo cui il disavanzo nei conti della sanità che comporta "dissesto finanziario" implica lo scioglimento del Consiglio regionale e l'incandidabilità per 10 anni del governatore rimosso, oltre al commissariamento temporaneo della Regione. Sarà una battaglia storica, perché proprio questa responsabilità personale degli amministratori è stata presentata a livello nazionale come una delle novità forti del federalismo fiscale, tesa appunto a evitare che ci siano enti in dissesto finanziario senza che chi li ha guidati subisca alcun tipo di sanzione. Non solo: per il decreto decadranno anche altre cariche connesse, sempre con 10 anni di "esilio". Infine si contesta anche la norma che prevede di interdire dalla carica per 10 anni i revisori dei conti della Regione e di suoi enti che siano condannati dalla Corte dei conti.
CONTRO LA MANOVRA. L'altro ricorso alla Corte costituzionale deliberato ieri dalla Giunta Zaia contesta il potere dello Stato, indicato nella manovra del Governo varata in agosto, di indicare per legge il numero massimo di consiglieri regionali. Non solo: nel ricorso che presenterà l'Avvocatura regionale si contesta anche la norma che permette solo alle Regioni del Meridione di non rispettare il Patto di stabilità per le cifre spese per utilizzare i fondi europei disponibili in co-finaziamento. E così pure le norme nazionali che spingono all'aggregazione dei Comuni piccoli («abbiamo già le nostre norme sull'unificazione di gestione servizi», spiega Ciambetti) e l'imposizione di revisori dei conti della Regione («c'è già la corte dei Conti»).P.E.

Bossi: «Bello andare all'opposizione»
«Con pensioni e art.18 la Lega vota no»
Umberto Bossi dopo le prime indiscrezioni sui contenuti del maxiemendamento del governo al ddl stabilità
MILANO - Se nel maxiemendamento dovessero esserci norme sulle pensioni o sui licenziamenti facili la Lega voterebbe no. Lo ha detto il ministro Umberto Bossi ai cronisti che lo hanno interpellato all'uscita dal palazzo dei gruppi parlamentari di Montecitorio. Il Senatùr è stato interpellato dopo la diffusione delle prime indiscrezioni sui contenuti del testo del governo che parlano, appunto, di una possibile modifica dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
«ANDIAMO ALL'OPPOSIZIONE» - Bossi ha anche spiegato che in caso di costituzione di un governo tecnico, sostenuto cioè da una maggioranza non conforme con quella uscita vincitrice dalle urne nel 2008, il suo partito starebbe in minoranza. «È bello stare all'opposizione, è più divertente» ha detto. Bossi ha poi aggiunto: «Noi andiamo al voto. Tendenzialmente vogliamo andare a votare». Il ministro ha poi aggiunto: «Non so se la parabola di Berlusconi stia finendo. Bisogna chiederlo a lui». Ma è certo che l'ago della bilancia delle sorti del governo non è più della Lega, come affermato dallo stesso Bossi: «Uno non è che può sapere che Berlusconi viene tradito dai suoi».
«NON FAREMO COME LA GRECIA» - E alla domanda se l'Italia rischia di vivere le stesse sorti della Grecia il Senatùr ha risposto: «Spero di no, penso di no: c'è stata la risposta all'Europa e c'è la volontà politica di non fare quella fine». «La risposta all'Europa è stato un bel colpo - ha aggiunto -, ha fermato una spirale che poteva portare a diventare come la Grecia. Però la faccenda si è fermata e ora bisogna solo mettere in pratica la lettera».
Redazione Online
09 novembre 2011 20:16

Marcegaglia: il Paese è nel baratro. Agire immediatamente
«Così non possiamo andare avanti, il Paese è nel baratro». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ribadisce il suo allarme all'indomani della notizia delle prossime dimissioni del premier Silvio Berlusconi dopo l'approvazione del ddl stabilità. Per invertire la rotta «bisogna fare le riforme» che gli industriali chiedono da tempo, ha detto Marcegaglia chiudendo la nona Giornata dell'Innovazione e della Ricerca di Confindustria, organizzata a Roma.
«In questo momento, in queste ore, l'Italia sta vivendo un momento drammatico. Nonostante alcune decisioni prese ieri dal Governo e dal presidente del Consiglio in queste ore l'Italia vive una situazione veramente drammatica - ribadisce - con lo spread tra Btp e bund a 570 punti e le borse che stanno perdendo più del 4%», ha aggiunto Marcegaglia, che ha ricordato anche come nelle prossime ore si terrà il Comitato di presidenza di Confindustria.
Pertanto, «dobbiamo agire immediatamente e ripristinare la capacità del Paese di essere credibile agli occhi dell'Europa e dei mercati internazionali. Non ci meritiamo di finire come la Grecia. Non possiamo più nascondere la verità, se non si mette fine a questa situazione l'Italia non avrà più accesso ai mercati finanziari».
Sono anni che Confindustria «sottolinea la necessità di fare riforme», ha poi detto Marcegaglia. «Abbiamo fatto proposte e fatto continui appelli. A settembre abbiamo anche proposto un nostro progetto insieme ad altre categorie di imprese che chiedeva una grande discontinuità. Purtroppo nulla è stato fatto e sicuramente così non possiamo andare avanti».
 9 novembre 2011

Brunetta scrive al premier: documenti in ritardo dal ministero dell'Economia per le verifiche di Ue e Bce
Nel giorno dello spread a 560, con la crisi di governo aperta, il ministro della Pa e Innovazione Renato Brunetta che stamane ha accolto i tecnici di Commissione Ue e Bce incaricati di sorvegliare i nostri conti, rileva in una lettera a Berlusconi, resa nota stamane, di non aver ricevuto la documentazione richiesta dal ministero dell'Economia. A luglio il ministro dell'Economia Tremonti e il collega dell'Innovazione Brunetta sono stati protagonisti di un fuorionda in occasione della presentazione della manovra aggiuntiva, documento che mise in dubbio la stima fra i due.

Ecco il testo della lettera inviata stamane da Brunetta a Berlusconi in occasione della missione Ue e Bce sulla sorvegliata speciale Italia.

«Caro Presidente,
sono reduce dall'importante incontro, tenutosi questa mattina, con la delegazione della Commissione europea e della Banca Centrale europea, relativo ai quesiti formulati a seguito della lettera sull'Agenda Europa, così come richiesto dall'ultimo Consiglio europeo. La riunione è andata molto bene e forniremo comunque tempestivamente tutte le risposte. Devo però, con molto rammarico, rappresentarti la situazione estremamente grave nella quale sono stato posto dal Ministero dell'Economia e Finanze in relazione al predetto incontro, alla preparazione della riunione odierna e agli adempimenti richiesti. Infatti, soltanto ieri pomeriggio abbiamo avuto notizia che quest'incontro si sarebbe svolto stamattina. Ma la cosa più grave è che la documentazione e i quesiti sottoposti dall'Europa all'Italia e, per competenza, a questo Ministero, pur essendo stati inviati al Ministero dell'economia il giorno 4 novembre, ci sono stati trasmessi solo ieri sera 8 novembre alle ore 20.47, per un incontro che si sarebbe svolto oggi alle 9. Ti prego, pertanto, di voler quanto prima, al più tardi nel prossimo Consiglio dei Ministri, provocare un chiarimento su questo punto che, come è evidente, non ha nulla di meramente formale. Il momento è cruciale ed è necessario assicurare una risposta tempestiva, completa e collegiale del Governo italiano all'Europa. Una risposta che, sappiamo tutti, l'Italia è pienamente in condizione di dare».
 09 novembre 2011

Grecia, -1,7% anno su anno produzione industriale settembre
La produzione industriale in Grecia è scesa dell'1,7% anno su anno a settembre, in rialzo rispetto al dato di agosto (-11,7% anno su anno). Lo ha reso noto l'ufficio di statistica ellenico aggiungendo che la produzione nel settore minerario è diminuita dell'8,8% anno su anno.

Grecia, l'annuncio di Papandreou: «Formato un nuovo governo»
Il premier greco uscente: «Le forze politiche hanno trovato un accordo per portare il Paese fuori dalla crisi»
ATENE - «Nonostante la diversità di opinione abbiamo formato un nuovo governo». Il premier greco uscente George Papandreou, che ha confermato ufficialmente le proprie dimissioni dell'incarico, in un discorso televisivo in diretta alla nazione ha annunciato: «Le forze politiche della Grecia hanno trovato un accordo per portare il Paese fuori dalla crisi».
NELL'EUROZONA - Scopo del nuovo esecutivo sarà rassicurare i partner e i creditori europei e ottenere la concessione della sesta tranche del primo pacchetto di aiuti, ha detto ancora Papandreou. Il nuovo esecutivo farà di tutto, ha aggiunto, per far rimanere la Grecia nell'eurozona. Secondo le più recenti indicazioni la scelta potrebbe essere caduta sul presidente del Parlamento greco, Filippos Petsalnikos.
Redazione Online
09 novembre 2011 17:33

Svizzera.  SuperMario in pista per calmare i mercati
di Luca Fiore
Crollano i mercati e un governo tecnico italiano è sempre più vicino con il professore di economia e neo-senatore a vita Mario Monti ormai in pista, considerato dall’opposizione, ma anche da ampi settori del Pdl, come il “premier in pectore”. In serata giunge la notizia secondo la quale anche Silvio Berlusconi aprirebbe a questa ipotesi, ma deve vedersela con i “cerchisti” della Lega Nord che dicono no e annunciano di andare all’opposizione. Ma anche con un nocciolo duro di ministri dell’attuale esecutivo che già si vedono messi da parte. Il Cavaliere chiuso per tutta la giornata di ieri a palazzo Grazioli in una vertice perenne con lo stato maggiore del Pdl e poi con il resto degli alleati considera ora seriamente la possibilità di appoggiare un esecutivo guidato da un tecnico. Le trattative sono frenetiche nella maggioranza così come nelle opposizioni: la nota del Quirinale chiede risposte in tempi rapidi.
Dopo l’annuncio delle imminenti dimissioni di Silvio Berlusconi, ieri il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha annunciato (prima di aver nominato Mario Monti senatore a vita che sembrerebbe poter essere il nome attorno al quale formare un nuovo Governo) che farà di tutto affinché la soluzione della crisi avvenga in tempi brevi: o un nuovo governo a brevissimo o elezioni già a febbraio. Da quanto è emerso ieri sembra che l’approvazione della legge di stabilità, alla quale dovrebbero seguire le dimissioni del premier, potrebbe avvenire già all’inizio di settimana prossima. Berlusconi ha detto chiaramente che per lui la soluzione è una: quella delle elezioni alle quali, ha assicurato, lui non parteciperà. Eppure sono in molti a preferire un’altra soluzione, dicono, meno precipitosa e più meditata. Tra loro anche Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico “Avvenire”.
Direttore, perché non fa il tifo per le elezioni anticipate?
In una democrazia se c’è un problema nel quadro politico generale è ovvio che ci si rivolga agli elettori per chiedere il loro parere vincolante e decisivo. Però è anche vero che c’è una responsabilità che la politica deve assumersi.
In che senso?
Credo che la politica debba dimostrarsi all’altezza di una sfida che chiede di dare risposte adesso, non fra tre o quattro mesi. Siamo in una fase molto complicata della vita politica dell’Europa e del nostro Paese, l’Italia in questo momento è al centro di un vero e proprio ciclone economico-finanziario che ha motivazioni non tutte trasparenti e non tutte comprensibili. Ci sono elementi di debolezza del nostro sistema, ma ci sono tentativi di forzatura interessata contro l’Italia.
Ma il dato ora è che non c’è una maggioranza per un nuovo Governo.
Ma è proprio quando non c’è una maggioranza che ci sono le condizioni perché le grandi forze politiche assumano il problema del Paese in quanto tale: non devono andare a toccare nel profondo i rispettivi programmi che possono essere divergenti, ma sono delle cose che accomunano tutti. Due cose soprattutto: da una parte fare quello che va fatto di concerto con l’Unione europea dal punto di vista della risposta alla crisi economica e finanziaria e alla crisi del lavoro e, dall’altra, scrivere nuove regole elettorali e possibilmente una legge che riduca il numero dei parlamentari. Basta un programma con pochi punti chiari.
Non ci vuole anche una persona che metta d’accordo?
Ci vogliono, certo, le persone giuste. Ma qui non mi sento di fare delle candidature. Ma ho indicato due criteri che secondo me sono essenziali: il primo è che si superi la logica degli arroccamenti, il secondo è evitare accuratamente la logica dei ribaltoni. Non si può non tener conto di chi ha vinto le elezioni nel 2008.
È anche vero che il Pdl sta vivendo una profonda crisi.
Ma anche il Pd è in crisi. La storia di questi due partiti mostra il fallimento dell’idea di trasformare il bipolarismo in bipartitismo. Quel progetto è fallito e c’è la necessità di ristrutturare radicalmente il bipolarismo italiano. C’era la necessità e la possibilità di farlo. A questo punto è evidente che con il consumarsi progressivo della leadership di Berlusconi viene a cadere quel “fattore B” che ha condizionato con amori e odi molto intensi la Seconda Repubblica. Io dico che questo può essere un dato che può essere molto positivo: alle prossime elezioni non ci si confronterà pro o contro una figura carismatica, ma si dovranno affrontare seriamente i temi urgenti per il Paese. Per arrivare a questo, però, penso occorrerebbe una fase di preparazione. L’idea sarebbe che tutte le parti politiche oggi in campo avessero l’intelligenza, il coraggio, la lucidità, il disinteresse personale e di fazione di lavorare per rimettere in ordine il campo di gioco e servendo il Paese nella sua emergenza.
Molto dipenderà anche da Napolitano.
Chiaramente il ruolo del Capo dello Stato è un ruolo di garanzia e Napolitano lo sta esercitando con molto vigore. Questo è un elemento di tranquillità in più.
10.11.2011

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