domenica 13 novembre 2011

Federali.sera_13.11.11. Il destino dei movimenti leninisti e’ lo scontro diretto e vittorioso con le istituzioni dello Stato, altrimenti si estinguono, non sopravvivono.----Si ricorda il professor Miglio? Era per tre regioni, in Italia, nord, centro e sud. Ripartiamo da quelle idee.----Brennero, Südtirol ist Südtirol ist nicht Italien----Basta prendere il librone storico della Ragioneria generale dello Stato per avere una seconda doccia fredda. Al momento dell’insediamento Pomicino-Monti la spesa pubblica italiana ammontava a 254 miliardi, 418 milioni e 970 mila euro. Al momento del loro doloroso abbandono dell’esecutivo la spesa pubblica era di 371 miliardi, 209 milioni e 895 mila euro. Questo significa che in soli tre anni è cresciuta di 116 miliardi, 790 milioni e 925 mila euro. In termini percentuali significa un’esplosione del 45,90%, superiore perfino a quella del debito pubblico e da annoverare anche essa fra le pagine più nere dei conti economici della Repubblica.

Brennero, oltrepadania. Raduno secessionista: Klotz al Brennero contro «lo Stato bunga bunga»
Bozen, oltrepadania. La Svp da Napolitano per le consultazioni: «Valuteremo nuovo governo passo per passo»
Verona, padania. «Carroccio all'opposizione» Il Pdl: «Avanti con Monti»
Monti moltiplico’ il debito italiano.



Brennero, oltrepadania. Raduno secessionista: Klotz al Brennero contro «lo Stato bunga bunga»
BRENNERO. Oltre cinquanta attivisti di Südtiroler Freiheit, il partito di Eva Klotz e Sven Knoll, hanno preso parte questa mattina al raduno secessionista al Brennero per ribadire la loro contrarietà all'appartenza allo Stato italiano. La manifestazione si è tenuta in territorio austriaco. Tra gli striscioni esposti «Südtirol ist «Südtirol ist nicht Italien», «No allo Stato bunga bunga» e il tradizionale «Los von Rom».
13 novembre 2011

Bozen, oltrepadania. La Svp da Napolitano per le consultazioni: «Valuteremo nuovo governo passo per passo»
BOLZANO. «I parlamentari ti della Svp hanno mantenuto nel corso della legislatura una posizione al di fuori di schieramenti pregiudiziali. Tale posizione intendiamo mantenere nella evoluzione della crisi politica». E' quanto hanno dichiarato il deputato Siegfried Brugger e la senatrice Helga Thaler Ausserhofer, dopo l'incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano questa mattina al Qurinale nell'ambito delle consultazione per la formazione del nuovo governo. Brugger ha sottolineato come il "giudizio e dunque il voto sul nuovo governo saranno in merito al programma e alla considerazione che vi sarà delle ragioni della nostra autonomia speciale". I parlamentari Svp hanno comunque sottolineato di condividere l'iniziativa del presidente della Repubblica di conferire l'incarico "ad una figura autorevole e competente" per tirare fuori l'Italia dalla crisi e definiscono "drammatica" l'ipotesi di andare ad elezioni anticipate. "E' chiaro - sottolinea Brugger - che valuteremo provvedimento per provvedimento e attenderemo le dichiarazioni programmatiche per dare la fiducia
13 novembre 2011

Verona, padania. «Carroccio all'opposizione» Il Pdl: «Avanti con Monti»
13/11/2011
La base leghista tiene botta e rispolvera l'orgoglio, anche se il dato è che un governo Lega-Pdl se ne va a casa con un anno e mezzo di anticipo. Giovanna Negro, leghista, sindaco di Arcole e deputato, affila però i coltelli: «Ora faremo opposizione dura al prossimo governo e non andremo in antitesi con il voto del popolo. Come Lega faremo un'analisi a tutti i livelli per capire dove andare». Alla fiera di Arcole il consigliere comunale di Verona Enzo Flego, ex deputato e storico militante leghista (la sua tessera della Liga Veneta, scritta in dialetto, è del 1978) vuole «ridare la sovranità al popolo, con le elezioni», ma al momento non vede rischi per l'alleanza Pdl-Lega a Verona. E per le prossime elezioni, solo Lega più Lista Tosi? «Mah, penso che sarebbe rischioso, perché la sinistra comunque è abbastanza forte». Nella folla della fiera di Arcole, Annalucia, militante leghista di Raldon, va ancora di più alle origini: «Si ricorda il professor Miglio? Era per tre regioni, in Italia, nord, centro e sud. Ripartiamo da quelle idee». Ma il federalismo dov'è? «La verità è che la Lega ha 59 deputati su 630 e gli altri il federalismo non lo vogliono», dice Maurizio Boggian, leghista di Cerea.
In Comune il capogruppo del Pdl Salvatore Papadia, difende l'ipotesi Monti: «Quel governo prenderà sicuramente misure impopolari, ma necessarie. La Lega con il suo no guarda più ai consensi elettorali che al futuro del Paese». Sul fronte dell'opposizione Antonio Borghesi, deputato Idv e candidato sindaco alle primarie del centrosinistra, dice: «È curioso, grottesco, che Tosi dica certe cose. Se davvero la Lega, o solo quella parte della Lega di cui fa parte il sindaco, pensa questo, per quale motivo non ha staccato prima quella spina infernale che ha rischiato di far prendere la scossa all'intero Paese?».E.G.

Monti moltiplico’ il debito italiano.
Non compare mai nel curriculum ufficiale di Mario Monti. Né in quello della Università Bocconi, né in quelli da commissario europeo. Non c’è nemmeno sul sito Internet del Senato, dove Monti è stato inserito come senatore a vita con tanto di posta elettronica (monti_m@posta.senato.it) ma senza un rigo di biografia. Si vede che il tecnico che tutta Europa sembra invidiarci, l’unico italiano di cui i mercati dicono di fidarsi, deve avere fatto qualcosa nella vita di cui si vergogna un po’, tanto da averlo nascosto a tutti. A sollevare il velo ci ha pensato Paolo Cirino Pomicino, che in fondo è il vero regista del prossimo sbarco di Monti a palazzo Chigi: «Il professore? È stato il mio principale collaboratore fra il 1989 e il 1992, quando ero ministro del Bilancio del governo di Giulio Andreotti».

BRUTTI RICORDI
Monti ha sbanchettato, e un po’ si capisce. Vero che intorno a Cirino Pomicino insieme a lui c’erano altri professoroni dell’epoca, come Giancarlo Morcaldo, Antonio Pedone e Paolo Savona. Lui però stava in tre commissioni di rilievo, quella sul debito pubblico, quella sulla spesa pubblica e nel comitato scientifico della programmazione economica all’epoca guidato da un andreottiano doc come Luigi Cappugi. Un’esperienza di cui Pomicino ha raccontato poco, ricordando solo la «simpatia di Monti». E in effetti da raccontare non ci sarebbe molto. Grandi produzioni scientifiche quell’esperienza non le ha lasciate. E se si vedono i risultati di quel supporto scientifico al ministero del Bilancio al professore Monti uno non affiderebbe non dico un governo o un ministero economico, ma nemmeno l’amministrazione di un condominio. Il gran lavoro fatto sulla riduzione del debito pubblico e della spesa pubblica è scritto nero su bianco da due ricerche, una della Banca di Italia, l’altra della Ragioneria generale dello Stato.
La prima dice che il debito pubblico al momento dell’insediamento di Cirino Pomicino e del professor Monti al ministero del Bilancio ammontava a 553 miliardi, 140 milioni e 900 mila euro attualizzati ad oggi.  Quando entrambi hanno finito il lavoro nel giugno 1992 il debito pubblico italiano era salito alla cifra di 799 miliardi, 500 milioni e 700 mila euro. La differenza assoluta è stata un incremento di 246 miliardi, 359 milioni e 800 mila euro. In termini percentuali la crescita del debito pubblico sotto i saggi consigli di Monti è stata del 44,53% in tre anni, ed è fra i record assoluti della storia della Repubblica italiana. Il professore, certo, potrà dire che lui dava consigli saggi e ricette magiche, e che poi era Cirino Pomicino a non applicarle alla lettera. Ma giustamente un risultato così è difficile da inserire in curriculum da gran risanatore di conti e costumi pubblici. Allora si può pensare che il debito ha un suo percorso inesorabile, e per i governi è più semplice il taglio della spesa corrente. Lì i consigli di Monti possono avere fatto centro.

SOLDI PER TUTTI
Basta prendere il librone storico della Ragioneria generale dello Stato per avere una seconda doccia fredda. Al momento dell’insediamento Pomicino-Monti la spesa pubblica italiana ammontava a 254 miliardi, 418 milioni e 970 mila euro. Al momento del loro doloroso abbandono dell’esecutivo la spesa pubblica era di 371 miliardi, 209 milioni e 895 mila euro. Questo significa che in soli tre anni è cresciuta di 116 miliardi, 790 milioni e 925 mila euro. In termini percentuali significa un’esplosione del 45,90%, superiore perfino a quella del debito pubblico e da annoverare anche essa fra le pagine più nere dei conti economici della Repubblica. L’esperienza non compare nella biografia del professore della Bocconi, e si capisce: avesse letto risultati così, qualsiasi studente avrebbe disertato lezioni e corsi del professore e perfino si sarebbe domandato l’utilità di studiare in quella Università. La biografia però si può sbanchettare, i conti dello Stato no. Sono passati tanti anni, e almeno dieci di questi Monti li ha passati in Europa, dove qualche ricetta un po’ più efficace avrà pure imparato. È riposta in quegli anni la speranza dei contribuenti e dei risparmiatori italiani, cui altrimenti potrebbe venire qualche dubbio e perfino un brivido ghiacciato. Come capita a chi ammalato vede presentarsi invece del medico il responsabile in persona della sua stessa malattia…
di Fosca Bincher
12/11/2011

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