domenica 13 novembre 2011

Grazie lo sapevamo, di gia’

Slovenia in rosso sull’orlo del default
Obbligazioni troppo care per rifinanziare il debito pubblico. Lo Stato rischia di non versare gli stipendi di dicembre
Mauro Manzin




TRIESTE. La Slovenia è a rischio default. Da Svizzera dei Balcani a Paese della lista nera dell’Ue assieme a Grecia, Irlanda, Portogallo e Italia. Il grido d’allarme è stato lanciato a Lubiana dopo che i Btp hanno superato quota 7%. E dopo che lo Stato rischia di non riuscire a pagare gli stipendi di dicembre del pubblico impiego e si delinea già il taglio se non la cancellazione delle tredicesime. «Secondo gli indicatori macroeconomici - spiega l’economista Mojmir Mrak - non ha senso che il prezzo delle obbligazioni slovene siano maggiori di quelle italiane, ma il mercato lavora in base alle percezioni. I piccoli Stati pagano il prezzo di una minore liquidità. E la percezione del mercato è per i piccoli Stati un problema maggiore che per quelli più grandi. La Slovenia è entrata a far parte dei Paesi problematici dell’Eurozona».

 Ancor più categorico Sibil Svilan presidente delle banche di sviluppo slovene. «La Slovenia deve assolutamente ottenere nuovi crediti visto che lo Stato e le banche devono restituire nel 2012 qualcosa come 5,5 miliardi di euro». E, spiega Svilan, se il tasso d’interesse dei Btp non scenderà al 5,8% dovremo entrare nel gruppo di Stati le cui obbligazioni vengono acquistate dalla Banca centrale europea. Ma come mai questa caduta dal precipizio? Le cause sembrano inequivocabili come conferma anche il ministro per lo Sviluppo, Mitja Gaspari: «La mancata riforma delle pensioni, così come la bocciature delle leggi sul piccolo lavoro e sul lavoro nero». Al ministero delle Finanze calcolano che il Paese nel 2012 avrà bisogno di un credito di 3 miliardi di euro. Al livello attuale dei tassi di rendimento significherebbe un interesse annuo di 90 milioni di euro pari allo 0,24 del Pil. La Slovenia ha a disposizione ancora depositi per 3,4 miliardi, ma vista la crisi degli istituti di credito sembra impossibile che lo Stato prelevi i suoi fondi.

 Per quanto riguarda le paghe del settore pubblico la situazione sembra fuori controllo del ministero delle Finanze il quale “delega” il problema a ciascun settore. Così l’Esercito sostiene che riuscirà a pagare i suoi soldati solo se saranno ridimensionate le spese e anche i compiti. Peggiore la situazione dei lavoratori della cultura (teatri, balletto, orchestre) mentre anche la sanità rischia con un buco che si aggira sui 48 milioni. E c’è chi, come il vicegovernatore della Banca di Slovenia, Stanislava Zadravec Caprirolo, vede nella crisi italiana un fattore che ha influito direttamente sulla situazione slovena anche se assolve dal tutto il peso che avrebbero avuto le banche italiane presenti sul mercato sloveno.

 E i rimedi? Decisamente pochi. Domani il premier uscente Borut Pahor riunirà sindacati e pensionati per cercare di convincerli dell’assoluta necessità di una legge di intervento che scongiuri la bancarotta del Paese. Un’impresa impossibile visto anche il quotidiano bombardamento di ricette miracolose e indolori proposte dai partiti in piena campagna elettorale per il voto del 4 dicembre. Quando però i buoi potrebbero già essere fuggiti.

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