giovedì 3 novembre 2011

Federali.sera_3.11.11. L’argomento antico - ha spiegato Vendola - è che il Sud non spende e non sa spendere e che noi meridionali siamo tutti dei cialtroni. Oggi noi presentiamo dei dati che sono la dimostrazione dell’esatto contrario: siamo capaci di spendere e rendicontare.----Edilizia italiana: dal Feg 3,9 milioni di euro. Serviranno per ricollocare 528 ex-lavoratori in Trentino Alto Adige.----Svizzera, Corrado Bianchi Porro: Ma l’annuncio a sorpresa del referendum che si terrà probabilmente a dicembre, ha rimescolato le carte. (…) Il cavallo di Troia immaginato per dare scacco a Bruxelles spuntando condizioni migliori, potrebbe rivoltarsi contro.----Noi vogliamo molto bene ai greci, quando sono ragionevoli. E questo vale per i greci come per i turchi. Cosi' a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato ad Atene un appello alla ragionevolezza, con una battuta ironica.

Il porto è fuori dall'Ue ma Brindisi non protesta
Vendola: «Fondi Ue, già speso l'80%. Ma Tremonti ci vuole togliere i soldi»
Bressanone, oltrepadania. Zona Sud della città, stranieri al 13%
Edilizia italiana: dal Feg 3,9 milioni di euro
Grecia: Merkel, appello a ragionevolezza
Lagarde, dopo referendum Grecia sbloccata sesta tranche
Papandreu: referendum, Greci saranno saggi
Svizzera. Atene è diventata una bomba per l'UE



Il porto è fuori dall'Ue ma Brindisi non protesta
BRINDISI - Nel 1994, ad Essen, il Consiglio europeo individuò i 14 progetti infrastrutturali prioritari (con netta prevalenza di quelli ferroviari) nell’ambito del programma Trans european transport network, e tra questi il «Corridoio 8» Brindisi-Durazzo-Skopje-Varna. Con successive decisioni, il terminale sul territorio italiano è diventato Bari-Brindisi ed ancora di recente Bari soltanto. Dopo questa esclusione, contro la quale non si è registrata alcuna alzata di scudi di amministratori e parlamentari brindisini, ora si assiste, anche in questo caso senza alcuna... lamentela, ad un’altra penalizzante decisione degli organi europei: il porto di Brindisi è fuori dalle nuove direttrici di traffico dell’Unione europea.
Eppure il 26 maggio 2009, nella sala delle riunioni di Palazzo Nervegna, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il Comune e l’Autorità portuale di Brindisi firmarono un «Protocollo di intesa» con oggetto «la definizione delle opere infrastrutturali da realizzare nel sistema portuale di Brindisi». Tra le opere un «hub portuale e piattaforma logistica di Brindisi», la rifunzionalizzazione e prolungamento della diga di Punta Riso», la «riqualificazione della banchina e della viabilità del Castello Alfonsino», la «realizzazione del terminal container in località Torre Cavallo» e quella «del molo carbonifero per l’ormeggio di tre navi carbonifere da 80mila tonnellate a Cerano». Insomma un piano complesso in grado di ridare slancio alle attività dello scalo marittimo brindisino.
Tutto o quasi rimasto sulla carta, tutto o quasi senza un centesimo di finanziamento. Evidentemente, l’attenzione del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli era già rivolta altrove. L’Unione europea stava ridisegnando la mappa dei porti ad alta rilevanza. E una delle nuove direttrici dei traffici marittimi interessa il porto della città del ministro, Livorno. È il corridoio plurimodale «Tibre» (Tirreno-Brennero), che collegherà i porti liguri e toscani (La Spezia e Livorno) con Verona al corridoio adriatico.
«La riconosciuta strategicità del porto di Livorno - si è affrettato a dire Matteoli - consentirà allo scalo toscano di poter usufruire in futuro dei finanziamenti comunitari da destinare al suo potenziamento e sviluppo». Il quadro dei porti di rilevanza europea è completato da quelli di Genova, La Spezia, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna e Trieste.
Sulla vicenda nessun commento è trapelato dal ristretto riserbo vigente nell’Autorità portuale di Brindisi. Ne il presidente Haralambides, allo stato, ha fatto sapere quali siano i cardini e i punti salienti del nuovo programma di riorganizzazione e potenziamento delle attività del porto dopo il suo insediamento. E, intanto, stando a quanto ha dichiarato il ministro Matteoli, i porti pugliesi di interesse europeo restano Bari e Taranto. Eppure, dal presidente della Regione Nichi Vendola all’assessore ai Trasporti Minervini, di recente, hanno annunciato, in termini «nuovi», di interazione tra i porti di Bari, Brindisi e Taranto nell’ambito di un «nuovo» piano dei trasporti regionale. Un «già visto ed ascoltato» che non ha... scosso nessun in città, dai partiti politici alle istituzioni agli stessi operatori.

Vendola: «Fondi Ue, già speso l'80%. Ma Tremonti ci vuole togliere i soldi»
I dati sulla rendicontazione: siamo quota 864 milioni
«Abbiamo dimostrato che sappiamo programmare»
BARI - «Il Mezzogiorno d’Italia non può essere eternamente raccontato come un girone dell’inferno dantesco, privandolo delle sue luci e coprendolo soltanto di ombre. Il Sud è tante cose, oggi in questa conferenza stampa presentiamo un Sud che è orgoglioso di farcela». Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, presenta così i dati sulla spesa comunitaria al 31 ottobre 2011 (termine previsto dalla delibera Cipe 1/2011).

I NUMERI - Le tabelle indicano il raggiungimento degli obiettivi. Il programma Operativo Fesr Puglia 2007/2013 presenta un livello di spesa effettuata (in termini di quota pubblica cumulata) pari a 864milioni: in relazione all’obiettivo fissato a livello nazionale (prevede il raggiungimento del 70%) con questo risultato è stata raggiunta la soglia dell’80%. «Rispetto all’andamento registrato dall’inizio del programma fino allo scorso dicembre (il livello di spesa era pari a 462 milioni di euro) - è scritto in un comunicato - la spesa del Fesr ha registrato complessivamente un incremento dell’87% (con oltre 400 milioni spesi solo nei primi dieci mesi dell’anno): la previsione per il prossimo dicembre evidenzia un livello della spesa della quota comunitaria che dovrebbe raggiungere circa il 24% dell’intero programma.

IL TIMORE - «Tuttavia - ha proseguito Vendola - noi ci sentiamo minacciati, il Sud è minacciato dalle politiche del ministro Tremonti. Le notizie che arrivano da Roma sono inquietanti: l’idea che qualcuno pensi di togliere al Sud gli 8 miliardi del cofinanziamento che lo Stato fa rispetto ai fondi comunitari, per noi è come sentire suonare le campane a morto». Al centro dei timori c'è la lettera d’impegni inviata nei giorni scorsi dal premier Berlusconi alla Commissione Europea, con la quale si annuncia «una riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei programmi comunitari». «L’argomento antico - ha spiegato Vendola - è che il Sud non spende e non sa spendere e che noi meridionali siamo tutti dei cialtroni. Oggi noi presentiamo dei dati che sono la dimostrazione dell’esatto contrario: siamo capaci di spendere e rendicontare».

Bressanone, oltrepadania. Zona Sud della città, stranieri al 13%
I Freiheitlichen: «Molti immigrati esentati dalle rette per mense e asili»
Massimiliano Bona
BRESSANONE. Crescono gli stranieri in città: sono 1.986, pari al 10%, ma nella zona Sud (tra Isarco, viale Mozart e via Veneto) toccano il 13,4%. Blaas: «E i costi per le esenzioni in scuole e asili sono elevatissimi».  L'interrogazione del capogruppo dei Freiheitlichen Walter Blaas, a cui ha risposto il sindaco Albert Pürgstaller, contribuisce a fare chiarezza - numeri alla mano - sulla presenza di stranieri in centro e nelle frazioni, ma soprattutto sul numero delle agevolazioni concesse alle famiglie per scuole e asili.  «Non voglio nemmeno discutere - precisa Blaas - sull'opportunità o meno di concedere esenzioni e riduzioni, ma va ripensata la politica dei contributi. Adesso a pagare il conto, elevato, sono i Comuni maggiormente popolati da stranieri, come Bressanone, Rio Pusteria, Salorno o Vandoies, ma in futuro dovrebbe essere la Provincia a prevedere delle misure compensative "ad hoc". È vero che il tasso di crescita degli immigrati residenti è diminuito rispetto al recente passato, ma il problema resta perché il numero complessivo continua a crescere».  GLI STRANIERI. In base all'ultima rilevazione da parte del Comune di Bressanone il numero di stranieri è salito a quota 1.986, dei quali 705 dell'Unione Europea e 1.281 extracomunitari. Sono davvero pochi gli stranieri che risiedono nelle frazioni: ce ne sono 39 ad Albes, 25 ad Elvas, 51 a Sant'Andrea e 21 a Sarnes. Nelle altre località la presenza è così bassa da non potersi considerare significativa. Tutt'altro discorso, invece, nella zona Sud. «La percentuale - sottolinea Blaas - è salita al 13,4%, con 228 stranieri nella zona compresa tra l'Isarco, viale Mozart e via Veneto».  GLI ASILI. Al primo ottobre scorso i bambini extracomunitari a frequentare la scuola materna erano 87 su un totale di 728, il che rappresenta una percentuale dell'11,95%. Blaas ha voluto, poi, andare a fondo con esenzioni e riduzioni. Tra gli stranieri comunitari un bambino ha ottenuto la riduzione del 40% e tra gli extracomunitari 3 bambini frequentano gratuitamente la scuola materna, 15 hanno la riduzione del 40%, 3 la riduzione dell'80% e 1 la riduzione del 50%. Dei 626 bambini italiani 24 hanno una riduzione del 40%, 11 del 50%, 3 dell'80% e 3 sono esentati dal pagare la retta. Lo stesso discorso, sottolinea Blaas, si può fare anche per la mensa scolastica: 40 bimbi stranieri hanno ottenuto la riduzione del 40%, 4 la riduzione del 70% e 3 sono stati esentati.  Una sola famiglia di stranieri, composta da una madre con due figli minorenni, ha ottenuto invece un alloggio comunale. Non è possibile, invece, stabilire la cifra erogata dal Comune in prestazioni sociali e aiuti economici a favore degli stranieri. «La competenza - sottolinea il sindaco Albert Pürgstaller - non è nostra ma della Comunità comprensoriale val d'Isarco. Per quanto attiene invece le riduzioni sulla tariffa per lo smaltimento dei rifiuti e per i buoni taxi non risultano agevolazione in favore di stranieri». 

Edilizia italiana: dal Feg 3,9 milioni di euro
Serviranno per ricollocare 528 ex-lavoratori in Trentino Alto Adige. L'Italia può ricorrere al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione anche per i settori degli apparecchi domestici, ceramico e tessile.
Per il Commissario Ue per l'occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, László Andor, «il settore dell'edilizia in Italia ha risentito duramente degli effetti della crisi economica e finanziaria e per chi è rimasto disoccupato ritrovare un lavoro è difficile».
La Commissione europea ha allora proposto di concedere all'Italia aiuti del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per un importo complessivo di 3,9 milioni di euro. Il finanziamento, cui si aggiungeranno i 2,1 milioni di euro del contributo nazionale, contribuirà a far ritrovare un impiego a 528 lavoratori licenziati da imprese di costruzione, per lo più piccole imprese, delle province di Trento e Bolzano.
La proposta sarà ora sottoposta all'approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri Ue. La domanda italiana di intervento del Feg si riferisce a 643 licenziamenti in 323 Pmi operanti nel settore dell'edilizia nel Trentino Alto Adige, regione in cui il settore edilizio rappresenta un'importante fonte di occupazione: il settore contribuisce per il 15% circa al Pil regionale e rappresenta l'8,6% dell'occupazione nel Trentino e l'8% nell'Alto Adige.
Su un totale di 643 lavoratori licenziati, sono 528 quelli per i quali il reinserimento nel mercato del lavoro si presenta più difficile e a cui sono diretti gli aiuti del Feg.
Il pacchetto di interventi Feg comprenderà servizi di consulenza e di orientamento individualizzati per i lavoratori, valutazione delle competenze e ricollocamento professionale, coaching, formazione generale e riqualificazione, formazione professionale individuale, tutoraggio dopo il reinserimento nel mondo del lavoro e il versamento di indennità di presenza e di sussistenza.
I settori interessati dagli interventi del Feg sono venticinque: automobile (Austria, Belgio, Germania, Francia, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia); tessile (Belgio, Italia, Lituania, Portogallo, Spagna); abbigliamento (Malta, Lituania, Slovenia, Spagna); edilizia (Irlanda, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Spagna); costruzione specializzata (Irlanda); architettura e ingegneria (Irlanda); macchine e attrezzature (Danimarca, Germania e Polonia); industria tipografica (Paesi Bassi); elettronica (Austria, Paesi Bassi, Portogallo); commercio al dettaglio (Repubblica ceca, Grecia, Spagna); telefonia mobile (Finlandia, Germania); metalli di base (Austria, Bulgaria); apparecchi domestici (Italia, Lituania); informatica (Irlanda); costruzione navale (Danimarca); industria del mobile (Lituania); carpenteria e falegnameria (Spagna); ceramica (Spagna, Italia); pietre e marmi (Spagna); cristalleria (Irlanda); industria della calzatura (Portogallo); editoria (Paesi Bassi); commercio all'ingrosso (Paesi Bassi); manutenzione aeronautica (Irlanda); autotrasporto (Austria).

Grecia: Merkel, appello a ragionevolezza
vale per i greci come per i turchi
02 novembre, 19:10
(ANSA) - ROMA, 2 NOV - ''Noi vogliamo molto bene ai greci, quando sono ragionevoli. E questo vale per i greci come per i turchi''. Cosi' a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato ad Atene un appello alla ragionevolezza, con una battuta ironica. La cancelliera ha risposto cosi' a margine dell'incontro con il premier turco Recep Tayyip Erdogan.

Lagarde, dopo referendum Grecia sbloccata sesta tranche
00:25 03 NOV 2011
(AGI) - Cannes, 2 nov. - In una nota il direttore generale dell'Fmi Christine Lagarde apprezza la decisione del premier greco George Papandreou di tenere "il prima possibile il referendum" sul piano di salvataggio Ue. In questo modo "non appena il referendum sara' effettuato e tutte le incertezze saranno rimosse, raccomandero' al consiglio dell'Fmi di sbloccare la sesta tranche (da 8 miliardi) di prestito alla Grecia".
Lagarde ha aggiunto di essere "convinta che l'accordo raggiunto dai leader dell'area dell'euro nel loro vertice la scorsa settimana, che include una sostanziale riduzione del peso del debito greco e ulteriore sostegno finanziario per un nuovo ambizioso programma, aiutera' fortemente la Grecia a recuperare la crescita e creare occupazione. Apprezzo l'indicazione del Primo ministro che il referendum annunciato si terra' il prima possibile cosicche' l'accordo possa essere realizzato speditamente".

Papandreu: referendum, Greci saranno saggi
03/11 02:03 CET
Non è stato ancora definito, ma molto probabilmente il quesito del referendum ellenico, previsto il 4 dicembre, riguarderà la permanenza della Grecia nell’eurozona.
Lo ha detto il primo ministro Ghiorgos Papandreu, che ha difeso la consultazione popolare: “È un diritto democratico. I Greci sono maturi e saggi, e sapranno prendere la decisione giusta per il bene del Paese. Se si esprimeranno favorevolmente sarà una cosa positiva non solo per il popolo greco ma per l’Europa”.
Lasciando la sede del vertice di Cannes, Papandreu ha ostentato fiducia e ha detto: “Sono sicuro che nel Paese ci sia un largo consenso sul piano di salvataggio. Per questo voglio che la Grecia esprima il proprio parere”.

Svizzera. Atene è diventata una bomba per l'UE
Mentre la Federal Reserve americana lascia invariati i tassi
di Corrado Bianchi Porro
La tranche di aiuti di otto miliardi di euro alla Grecia decisa dall’UE e dal Fondo Monetario Internazionale doveva essere versata a metà novembre. Ma l’annuncio a sorpresa del referendum che si terrà probabilmente a dicembre, ha rimescolato le carte. La Grecia ne avrebbe bisogno entro dicembre, ma ora è Atene che si trova sotto tiro. Il cavallo di Troia immaginato per dare scacco a Bruxelles spuntando condizioni migliori, potrebbe rivoltarsi contro. Se il referendum non sarà approvato, gli aiuti potrebbero saltare e la Grecia uscirebbe dall’euro con conseguenze disastrose. Ad Atene la gente è preoccupata: c’è frustrazione e rassegnazione. Nelle vesti di artificieri, Angela Merkel, e Nicolas Sarkozy cercheranno di riaggiustare i cocci rotti dal premier greco George Papandreou. I greci devono decidere sul loro destino e dire se intendono conservare un posto nell’euro (ha ricordato il primo ministro francese Fillon), ma anche i partner europei avrebbero dovuto essere coinvolti nella decisione in luogo di esser messi di fronte al fatto compiuto. Se martedì le borse e i titoli bancari avevano spalancato delle voragini, ieri i mercati hanno recuperato qualche decimo. Chiusura in rialzo anche per la Borsa di Milano (+2,31%) che martedì era stata la peggiore, in scia anche al buon avvio di Wall Street. Al pre-summit di ieri notte hanno partecipato il premier francese Nicolas Sarkozy, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier greco Papandreou e i vertici del FMI con la direttrice generale Christine Lagarde in prima fila.

Sul fronte valutario
Sul fronte valutario l’euro nei confronti del franco svizzero si è assestato a 1.2158 (+0.03%) praticamente invariato. Ma i rapporti tra euro e franco, come si sa, sono poco indicativi. Meglio vedere l’evoluzione tra dollaro e franco. Il cambio si è assestato a 0.8833 (-0.44%). In pratica l’euro ha guadagnato lo 0,43% sul dollaro. Ha influito la decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi invariati, senza alcuna novità nell’offerta di ulteriore liquidità (Quantitative Easing).

Fed pronta a sostenere
La Banca centrale americana ha lasciato dunque i tassi tra lo zero e lo 0,25% (ma questo non era in discussione e lì rimarranno «fino alla metà del 2013, se necessario») alla fine delle discussioni durate due giorni. Rimane la politica accomodante fissata in settembre, ma senza aggiunte ulteriori, anche se il comunicato recita che la Fed è pronta a sostenere l’economia per assicurare una ripresa «più forte» negli Stati Uniti. Essa si è un po’ rinforzata, rileva la Fed, pur sussistendo «rischi importanti per le prospettive economiche». Gli indicatori infatti testimoniano una debolezza persistente della congiuntura sul mercato del lavoro. La crescita dell’economia mondiale dovrebbe comunque continuare ad un «ritmo moderato e persino frustrante». La crescita Usa nel 2011 si attesterà all’1,6-1,7%, dal 2,7-2,9% stimato in precedenza. In calo anche i dati relativi il 2012 ed il 2013. L’anno prossimo, sarà compresa tra il 2,5 ed il 2,9%. Secondo la Fed non vi sono pericoli sul fronte dell’inflazione. La Fed non ha parlato esplicitamente del referendum greco e tuttavia l’indicazione dei «rischi importanti che permangono in Europa» è piuttosto trasparente. Le misure della Fed sono state adottate all’unanimità con l’eccezione di Charles Evans della Fed-Chicago che avrebbe desiderato ulteriore liquidità per i mercati.
03.11.2011

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