giovedì 3 novembre 2011

Il pregio della lucidita’

L'euro si potrà salvare soltanto se si germanizzerà
di Edoardo Narduzzi



Negli ultimi giorni il quadro dell'eurozona è stato rivoluzionato da alcune novità importanti emerse nei mercati finanziari. Primo, soltanto la Germania, tra i grandi stati fondatori, è ormai considerata un paese tripla A. L'allargamento degli spread sui titoli francesi, il crollo a doppia cifra dei corsi delle azioni di tutte le principali banche transalpine e le voci sempre più insistenti di un prossimo declassamento da parte delle società di rating del debito sovrano di Parigi sono tutti indicatori dell'ingresso della Francia nella spirale ribassista. Tutto ciò significa che soltanto Berlino è oggi nella condizione di garantire l'effettiva tenuta dell'euro mettendo in gioco la sua forza economica. Tutto ora, a due anni dall'inizio della crisi greca, ruota attorno e si tiene sull'attivo commerciale e sulle riserve valutarie tedesche. I mercati pensano che l'economia tedesca possa continuare a esportare bene nel contesto globale contemporaneo e, quindi, ad avere un pil dinamico capace di crescere più del disavanzo pubblico riducendo, conseguentemente, il valore del rapporto tra debito pubblico e ricchezza nazionale. Ma se le cose stanno così, come i prezzi e gli andamenti dei titoli scambiati nei mercati ci indicano, allora è indubitabile che l'eurozona è entrata in una dimensione davvero originale. Perché la Germania non può più rinviare le sue decisioni affidandole a estenuanti trattative notturne tra una moltitudine di attori. O Berlino decide di germanizzare l'euro accettando tutti i compromessi che ciò implica e mettendo al servizio dell'euro la sua tripla A, oppure la Germania decide di farla finita con il presunto asse di ferro con Parigi, asse al quale i mercati non danno ormai alcuna effettiva credibilità, e accetta una deflagrazione dell'euro che coinvolgerebbe tutte le economie diverse da quelle già «risucchiate» come la Slovenia, la Slovacchia, l'Austria, l'Olanda, la Finlandia, l'Estonia, il Lussemburgo e, probabilmente, il Belgio. Tutti gli altri paesi, Francia inclusa, andrebbero per una loro strada valutaria lastricata di complesse strategie politiche. Questo scenario deve averlo ben presente l'Italia, perché se Berlino deciderà per la prima opzione, vorrà anche dire che la germanizzazione dell'euro implicherà una germanizzazione delle politiche economiche dei paesi dell'eurozona. Non siamo la Grecia, destinata al default come scriviamo da mesi, ma non possiamo illuderci che la Bce possa continuare a comprare i Btp senza concrete contropartite riformiste. Per come stanno le cose ora è indubitabile che agli italiani convenga l'opzione germanizzazione, un cambiamento che ci costringerà, infine, a diventare un vero Stato nazionale compiuto.

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