sabato 12 novembre 2011

L’economia descritta con le parole giuste, messe al posto giusto, non cambia la realta’, e non e’ la verita’. Degli analisti di Banca d’Italia si puo’ apprezzare la doppiezza nella scrittura della frase: barocca e giustificativa per padania ed oltrepadania, immediata asciutta e negativa per le regioni del Mezzogiorno e del Centro. (Leggere, ad esempio, il sommario Liguria e Friuli-Vg; chi conosce quelle realta’ – nei numeri e nei fatti - non puo’ che sganasciarsi dalle risate.)

Economie regionali, Analisi per singole regioni, Aggiornamento congiunturale, novembre 2011



1. Mezzogiorno
n. 42 - L'economia della Sicilia
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nel corso del primo semestre del 2011 i segnali di ripresa dell'economia siciliana, emersi nel 2010, hanno perso gradualmente di intensità e il quadro congiunturale si è nuovamente indebolito. Nonostante i risultati economici delle imprese industriali siano lievemente migliorati rispetto all'anno precedente, beneficiando anche dell'andamento positivo delle esportazioni, le attese degli operatori rimangono improntate al pessimismo per l'incertezza legata alle difficoltà economiche generali.
Le imprese delle costruzioni hanno continuato a risentire della fase congiunturale difficile, con un'ulteriore contrazione dell'occupazione e delle ore lavorate. Nel comparto dei servizi l'attività è rimasta complessivamente debole; alcuni segnali positivi si sono manifestati nel settore turistico.
L'occupazione è tornata a crescere, sebbene a ritmi contenuti, e il tasso di disoccupazione si è ridotto. L'espansione dei prestiti bancari all'economia è risultata a giugno in linea con quella della fine del 2010; successivamente il credito ha rallentato.
L'andamento ha riflesso sia la debolezza della domanda di finanziamenti del settore privato sia l'orientamento ancora prudente delle politiche di offerta degli intermediari. Hanno continuato a crescere le posizioni debitorie delle imprese che presentano difficoltà di rimborso. L'accumulazione dei depositi bancari è rimasta debole.

n. 40 - L'economia della Basilicata
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nel primo semestre del 2011 la produzione industriale in Basilicata si è ulteriormente contratta, sebbene in misura inferiore rispetto all'anno scorso. Le esportazioni sono aumentate. La ripresa dell'export è, tuttavia, quasi del tutto ascrivibile al comparto dell'auto.
I consumi hanno continuato a contrarsi. L'espansione dell'occupazione è stata, almeno in parte, controbilanciata da un'ulteriore crescita del ricorso alla Cassa integrazione. Il credito alle imprese è aumentato con ritmi analoghi a quelli registrati nel 2010 a fronte di un rallentamento di quello a famiglie residenti in regione.
Segnali crescenti di difficoltà delle imprese lucane provengono dall'andamento della qualità del credito che si è deteriorata più rapidamente rispetto allo scorso an-no, per effetto di ingressi in sofferenza particolarmente rilevanti nel comparto manifatturiero. La qualità del credito alle famiglie è invece peggiorata a ritmi contenuti, in linea con gli andamenti che hanno caratterizzato il periodo precedente l'insorgere della crisi.
L'aumento del costo della raccolta si è riflesso in un aumento dei tassi sui finanziamenti bancari, specie nei comparti che hanno registrato un più rapido deterioramento della qualità del credito.

n. 39 - L'economia della Puglia
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nei primi tre trimestri dell'anno una fase di debole ripresa ha caratterizzato l'economia regionale, ma la sua prosecuzione appare condizionata da incertezze, soprattutto riguardo all'evoluzione della domanda interna e al finanziamento dell'economia.

I livelli produttivi delle imprese industriali sono aumentati, trainati dalla forte crescita delle vendite sui mercati esteri, specie nei settori siderurgico, metalmeccanico e farmaceutico. Nonostante il modesto incremento dell'attività, il clima di fiducia degli imprenditori è rimasto sui livelli dell'anno precedente e ha contribuito a rallentare l'attività di investimento; sulle aspettative per i prossimi mesi influiscono negativamente le attese di riduzione degli ordinativi.

Il settore delle costruzioni ha continuato ad accusare difficoltà sia nel comparto residenziale sia in quello delle opere pubbliche. L'occupazione ha proseguito il recupero iniziato nella seconda parte del 2010, beneficiando dell'aumento degli occupati indipendenti; il ricorso alla Cassa integrazione guadagni si è fortemente ridotto. Il credito alle imprese ha continuato a espandersi a un ritmo superiore a quello medio delle altre regioni, pur registrando un rallentamento, principalmente per effetto di politiche di offerta improntate a una maggiore restrizione.

Anche i prestiti alle famiglie hanno rallentato, in corrispondenza con la debolezza del mercato immobiliare e l'aumento dei tassi d'interesse. È proseguito il deterioramento della qualità del credito delle imprese, con consistenti flussi di nuove sofferenze e incagli.

n. 21 - L'economia della Sardegna
Rapporto annuale, giugno 2011
Nel 2010 l'economia della Sardegna ha ristagnato sui livelli simili a quelli toccati nell'anno precedente; in base alle prime indicazioni il prodotto interno lordo sarebbe cresciuto debolmente, dopo la flessione registrata nel 2009 (-3,6 per cento in base ai dati dell'Istat).
Dopo il rilevante calo dei livelli produttivi del biennio 2008-09, l'attività nell'industria ha mostrato una parziale e ancora debole ripresa. Le crisi aziendali registrate nella grande industria di base, con la fermata di rilevanti quote di produzione e l'indebolimento dell'attività dell'indotto, hanno accresciuto la strutturale fragilità dell'industria regionale e reso urgente l'aumento della capacità innovativa delle imprese. In presenza di una domanda interna ancora debole, gli effetti positivi provenienti dalla ripresa degli scambi mondiali, iniziata nella seconda parte del 2009 e proseguita per tutto il 2010, sono risultati modesti, in connessione con il limitato grado di apertura verso l'estero dell'economia della regione.
È proseguito il calo dell'attività nelle costruzioni, soprattutto nel comparto dell'edilizia residenziale; si è osservata una ripresa degli investimenti in opere pubbliche. Le imprese dei servizi, che hanno risentito della crisi con ritardo e in misura meno accentuata rispetto quelle degli altri comparti, continuano a soffrire della debolezza della domanda per consumi da parte delle famiglie.
Sul mercato del lavoro perdurano condizioni ancora in parte depresse, che sono tuttavia migliorate nell'ultima parte dell'anno; l'evoluzione è rimasta negativa per gli uomini, mentre per la componente femminile si è registrato un netto miglioramento. Complessivamente la caduta dell'occupazione si è arrestata; è proseguita, seppur lievemente, la crescita del tasso di disoccupazione, per l'ulteriore aumento del numero delle persone che cercano un nuovo impiego. Anche lo scorso anno il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ha consentito di mitigare gli effetti della recessione.
La dinamica del credito bancario ha risentito della debole congiuntura. I finanziamenti concessi alla clientela residente in Sardegna hanno continuato a rallentare; alla fine dell'anno l'incremento é stato pari a circa la metà rispetto al dato nazionale. Il ritmo di espansione del credito erogato dalle banche alle famiglie si è lievemente intensificato, a seguito della moderata ripresa dei mutui per l'acquisto di abitazioni. L'andamento del credito al consumo ha risentito della decelerazione dei finanziamenti concessi dalle società finanziarie.
I prestiti al settore produttivo hanno ristagnato, a causa della sostanziale invarianza di quelli alle imprese medie e grandi e del lieve calo di quelli concessi agli operatori di piccole dimensioni; pesano la modesta entità della ripresa e l'incertezza sulle attese di crescita futura. Tra i settori produttivi, i finanziamenti all'industria manifatturiera si sono significativamente ridotti; il credito al settore delle costruzioni ha sensibilmente decelerato, mentre nei servizi ha continuato a crescere debolmente.
Sulla base dell'indagine semestrale condotta dalla Banca d'Italia presso gli intermediari (Regional Bank Lending Survey) sarebbe aumentata la domanda di finanziamenti delle imprese per l'esigenza di ristrutturare le posizioni debitorie in essere. Dal lato dell'offerta, le banche hanno segnalato un lieve irrigidimento dei criteri di erogazione del credito nella seconda parte del 2010; l'atteggiamento si confermerebbe prudente anche nei primi mesi dell'anno in corso.
I tassi d'interesse praticati sui prestiti alla clientela regionale si sono confermati su livelli storicamente contenuti; nell'ultima parte dell'anno il costo del credito è tornato a crescere.
La recente recessione ha determinato un deterioramento della qualità del credito, con riferimento a tutti i gradi di anomalia delle posizioni debitorie. Nel 2010, tuttavia, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti è leggermente diminuito, sia per le imprese sia per le famiglie. Il rapporto tra i finanziamenti nei confronti della clientela giudicata in temporanea difficoltà e i prestiti è rimasto invariato.
La raccolta bancaria in regione si è contratta, principalmente per effetto della riduzione dei depositi delle famiglie. Nel 2010 i titoli a custodia detenuti presso le banche dalla clientela residente sono diminuiti; la forte espansione del valore dei titoli di Stato e delle quote degli Organismi di investimento collettivo non è stata sufficiente a compensare la riduzione registrata negli altri comparti d'investimento, in particolare in quelli azionario e obbligazionario.
Il grado di concentrazione del mercato del credito regionale, in diminuzione rispetto all'inizio del decennio, si è confermato su un livello superiore a quello medio nazionale.

n. 15 - L'economia del Molise
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
Nel 2010 l'economia del Molise ha mostrato una tenue ripresa, meno incerta nella seconda metà dell'anno. Secondo le ultime stime di Prometeia in regione il prodotto, dopo una contrazione di quasi quattro punti del biennio precedente, è aumentato dello 0,3 per cento, in linea con il Mezzogiorno, ma significativamente meno che nel Centro Nord.
La ripresa non si è diffusa a tutti i comparti dell'industria manifatturiera; il miglioramento è stato più pronunciato nella metalmeccanica. Sembra avviarsi verso sbocchi positivi la crisi strutturale del settore della moda in Molise; alle persistenti difficoltà dell'industria bieticolo-saccarifera si sono contrapposte nuove iniziative imprenditoriali locali nel comparto alimentare.
Le esportazioni sono nel complesso rimaste stazionarie a fronte di una crescita di oltre 15 punti dell'export nazionale; al netto degli articoli della moda esse sarebbero aumentate di oltre 12 punti. Gli investimenti delle imprese industriali continuano a collocarsi su livelli storicamente contenuti, risentendo del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e dell'incertezza circa le prospettive della domanda.

L'attività nel settore delle costruzioni è rimasta contenuta anche a causa del prolungato periodo di flessione delle opere pubbliche in Molise. Il quadro congiunturale del settore dei servizi appare stagnante sebbene l'indagine della Banca d'Italia sulle imprese dei servizi privati non finanziari segnali un miglioramento della redditività d'impresa. Le presenze turistiche sono calate e i consumi sono rimasti deboli.

Le condizioni del mercato del lavoro permangono sfavorevoli. L'occupazione è ulteriormente diminuita. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni, ancora accresciutosi nella prima meta del 2010 ha in seguito registrato primi segni di riduzione. Il tasso di attività si è così attestato sui valori minimi dell'ultimo decennio. Rimane particolarmente ridotta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Nel 2010 il tasso di occupazione femminile in regione è inferiore di oltre 23 punti percentuali a quello maschile. La differenza è maggiore per la popolazione tra i 35 e i 54 anni ma si riduce a meno di 6 punti percentuali per le persone laureate.

Un confronto con le regioni italiane ed europee maggiormente simili per struttura produttiva e condizioni socio-economiche mostra che la crescita e la competitività del sistema economico molisano sono frenate dalle insufficienti risorse investite in ricerca e sviluppo e dal ridotto utilizzo di personale altamente qualificato nel sistema produttivo. Nell'ultimo biennio, la ripresa è stata frenata da un'apertura ai mercati internazionali di sbocco inferiore rispetto alle regioni di confronto, oltre che dalla minore presenza di beni ad elevato contenuto tecnologico.

Dopo un biennio di progressivo indebolimento, nel 2010 i finanziamenti bancari sono tornati a crescere. L'espansione ha riflesso l'accelerazione dei prestiti alle famiglie consumatrici e il recupero di quelli alle imprese, che erano calati nel 2009. I prestiti al settore produttivo sono rimasti complessivamente su livelli non distanti da quelli osservati nel 2009. Nel settore manifatturiero si è registrato un sensibile calo, legato prevalentemente alle difficoltà del comparto tessile. A questo si è contrapposto un incremento per le imprese di servizi.

Il credito alle famiglie consumatrici è aumentato del 7,3 per cento, un'espansione superiore a quella dell'anno precedente. Sono cresciuti soprattutto i mutui contratti per l'acquisto di un'abitazione, anche per effetto di tassi di interesse ancora molto contenuti. La qualità del credito è apparsa in miglioramento con un tasso di decadimento in calo sia per le imprese sia per le famiglie.

Sulle politiche di bilancio adottate dalla Regione Molise continuano a pesare gli impegni per il contenimento dei costi della sanità. La persistenza di squilibri nella gestione del sistema sanitario ha comportato, dall'anno d'imposta 2010, un incremento delle aliquote IRAP e dell'addizionale IRPEF regionale al di sopra dei livelli massimi vigenti. Tale misura, prevista dalla procedura relativa ai disavanzi sanitari elevati, ha interessato quattro regioni di cui tre nel Mezzogiorno.

n. 38 - L'economia della Campania
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nei primi nove mesi del 2011 la dinamica produttiva in Campania si è confermata debole, mostrando andamenti differenziati tra settori e categorie di imprese. Nell'industria esportatrice e nei settori dei servizi collegati alla domanda turistica si rileva una crescita del fatturato.

Nel commercio, nell'edilizia e nel settore immobiliare, comparti maggiormente dipendenti dalla domanda interna, hanno invece prevalso le tendenze recessive. Il peggioramento del quadro congiunturale, manifestatosi nel corso dell'estate, ha determinato un'ulteriore revisione al ribasso dei piani di investimento. Il numero di occupati ha continuato a diminuire, sebbene a ritmi rallentati rispetto al recente passato.

Tra gennaio e settembre le ore di Cassa Integrazione Guadagni sono aumentate nelle componenti legate a situazioni di crisi aziendali. Nel corso dell'anno le condizioni di accesso al credito sono divenute più restrittive; la variazione dei prestiti alle imprese è rimasta stabile; il credito alle famiglie ha rallentato. È aumentata l'incidenza dei prestiti con difficoltà di rimborso. I depositi bancari sono lievemente diminuiti.

n. 36 - L'economia dell'Abruzzo
Aggiornamento congiunturale novembre 2011
Nel corso del 2011 si sono progressivamente affievoliti i segnali di ripresa dell'economia abruzzese che erano emersi nell'anno precedente. Nell'industria la domanda e la produzione sono rimaste sostanzialmente stazionarie nella prima metà dell'anno.
Gli investimenti continuano a ristagnare. Risultati migliori sono stati conseguiti dalle imprese esportatrici. Anche per effetto delle recenti turbolenze sui mercati finanziari, le previsioni delle imprese sull'evoluzione futura dell'attività produttiva e degli investimenti sono caratterizzate da forte incertezza. Nel settore delle costruzioni l'attività produttiva ha subito un calo nella prima metà dell'anno in corso; nel terziario hanno ristagnato le attività maggiormente legate alla domanda interna, come il commercio e i trasporti. Nel primo semestre dell'anno il numero degli occupati in Abruzzo è aumentato.
Il tasso di disoccupazione si è ridotto, allineandosi al dato medio nazionale. Il credito erogato dalle banche alle imprese e alle famiglie è moderatamente cresciuto. I criteri di concessione dei prestiti hanno registrato un irrigidimento, manifestatosi principalmente in un aumento degli spread applicati.
L'incidenza sui prestiti delle nuove posizioni in sofferenza è diminuita rispetto al picco del 2010, anche se rimane elevato l'ammontare delle partite deteriorate. La ricchezza finanziaria detenuta dalle famiglie presso il sistema bancario è cresciuta in misura modesta, in linea con la dinamica dei redditi. Le famiglie hanno ridotto le consistenze di azioni e di fondi comuni e incrementato gli acquisti di titoli di Stato. I depositi bancari sono rimasti nel complesso stabili.

2. Centro
n. 34 - L'economia delle Marche
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nei primi nove mesi del 2011 la ripresa dell'economia marchigiana è stata flebile e incerta. Dopo il debole recupero dell'attività nel primo semestre, il quadro congiunturale si è rapidamente deteriorato tra l'estate e l'inizio dell'autunno; per i prossimi mesi, le attese delle imprese intervistate dalla Banca d'Italia sono improntate al pessimismo.
Tra i principali comparti di specializzazione regionale, nel primo semestre la dinamica della produzione è risultata superiore alla media per l'industria calzaturiera e per la meccanica, inferiore per i mobili e gli elettrodomestici; le informazioni disponibili suggeriscono che le difficoltà sono state significative per le piccole imprese.

Le esportazioni sono cresciute, ma meno che nel resto d'Italia. Gli investimenti hanno ristagnato e anche i piani formulati dalle aziende per il prossimo anno sono modesti. Sono diminuite le transazioni nel mercato immobiliare e la produzione dell'edilizia. È sceso il numero di occupati, soprattutto nell'industria, tra gli uomini e i lavoratori autonomi, ed è cresciuto il tasso di disoccupazione.

Dopo un'accelerazione nel primo semestre, la crescita del credito bancario è tornata a indebolirsi nei mesi estivi, riflettendo il rallentamento dei prestiti alle imprese. I finanziamenti alle famiglie hanno gradualmente decelerato, proseguendo una tendenza in atto da vari anni. Il tasso di ingresso in sofferenza è leggermente sceso, rimanendo comunque su valori superiori a quelli osservati prima dell'insorgere della crisi. I depositi delle famiglie sono risultati invariati.

n. 33 - L'economia dell'Umbria
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Per l'economia umbra i segnali di ripresa che erano emersi alla fine del 2010 si sono progressivamente affievoliti nel corso dell'anno. Nell'industria, al recupero degli ordini e della produzione nel primo semestre del 2011 ha fatto seguito un marcato rallentamento nei mesi successivi.
Le prospettive appaiono improntate a una elevata incertezza; i piani degli imprenditori per i prossimi mesi hanno risentito in misura significativa delle recenti turbolenze dei mercati finanziari. In presenza di una capacità produttiva ancora sottoutilizzata, gli investimenti hanno ristagnato e il contenuto recupero dell'occupazione è stato circoscritto ai contratti di lavoro a tempo determinato.
Si sono aggravate le difficoltà nell'edilizia, soprattutto nel comparto residenziale. Nei servizi, il commercio ha risentito dell'andamento negativo della distribuzione tradizionale; i flussi turistici, pur restando inferiori ai livelli precedenti la crisi, sono aumentati. L'espansione dei prestiti è stata rallentata dall'andamento dei finanziamenti alle famiglie, soprattutto da parte dei primi cinque gruppi bancari nazionali. In presenza di una domanda ancora debole e finalizzata prevalentemente alla ristrutturazione delle posizioni in essere, le banche hanno reso più selettive le condizioni di accesso al credito, intervenendo soprattutto sui costi. Si è accentuato il deterioramento della qualità del credito, in particolare al comparto produttivo. È proseguito il calo dei depositi bancari delle famiglie.

n. 13 - L'economia del Lazio
Rapporto annuale, giugno 2011
Nel 2010 l'attività economica del Lazio ha mostrato un recupero dopo il forte calo dell'anno precedente. Secondo le stime di Prometeia, il prodotto regionale in termini reali è aumentato dell'1,2 per cento, in linea con la media nazionale, recuperando solo in parte la diminuzione di oltre tre punti percentuali registrata nel 2009.
La domanda e la produzione nell'industria sono moderatamente cresciute mentre è proseguita la riduzione delle scorte di prodotti finiti delle imprese; gli ordinativi dall'estero hanno mostrato un maggior recupero rispetto a quelli interni. Nel primo trimestre del 2011 l'andamento della domanda è risultato sostanzialmente stazionario; le aspettative delle imprese sulle tendenze degli ordinativi sono lievemente migliorate.
Gli scambi con l'estero hanno rappresentato un punto di forza dell'economia regionale; sono aumentate le esportazioni di beni, sospinte dal consolidamento della fase espansiva in Germania e negli Stati Uniti. La crescita è dovuta soprattutto al contributo dei settori ad elevata tecnologia, in primo luogo la chimica farmaceutica. Sono inoltre aumentate le vendite all'estero in alcuni comparti con produzioni tradizionali (metallurgia, trasformazione alimentare, mobilio, tessile e abbigliamento).
Secondo le nostre indagini gli investimenti fissi delle imprese industriali con sede nel Lazio hanno mostrato una lieve ripresa nel 2010, dopo il marcato calo dell'anno precedente. Segnali di una più netta crescita dell'accumulazione di capitale emergono per le imprese manifatturiere con maggiore propensione alle esportazioni e più elevata intensità tecnologica della produzione. Il basso livello di utilizzo della capacità produttiva e le incerte prospettive della domanda tendono a frenare gli investimenti programmati per il 2011.
L'attività economica nell'edilizia residenziale ha mostrato una flessione nel 2010, con l'eccezione dei lavori di manutenzione e ristrutturazione, che sono aumentati. I nuovi bandi di gara per le opere pubbliche hanno mostrato un calo, sia nel numero sia per valore complessivo.
Sulla base delle stime di Prometeia la crescita del valore aggiunto nei servizi sarebbe stata di poco superiore all'1 per cento in termini reali; è risultato ancora contenuto il recupero del commercio mentre significativi miglioramenti hanno interessato i comparti del turismo e dei trasporti.
L'andamento del commercio ha riflesso la debole crescita del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie; sono diminuite sia le immatricolazioni di autovetture sia le vendite di altri beni durevoli. L'occupazione nel comparto si è ridotta.
Il graduale miglioramento della congiuntura economica internazionale ha favorito la crescita delle presenze di turisti stranieri nella città di Roma; sono aumentati, seppure in misura inferiore, anche i flussi di visitatori italiani. Il traffico di passeggeri e di merci nel sistema aeroportuale del Lazio si è intensificato.
Nella media del 2010 l'occupazione nel Lazio ha registrato un incremento, riconducibile alla componente straniera e concentrato nei settori dell'industria e delle costruzioni. L'occupazione nel terziario è lievemente diminuita. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono cresciute fortemente nella prima metà del 2010, per mostrare in seguito una flessione. Il tasso di disoccupazione è aumentato; l'incremento è ascrivibile alla componente maschile. Nel triennio 2008-10 si è ampliata, pur rimanendo al di sotto della media nazionale, la quota di giovani, tra i 15 e i 34 anni, che non sono occupati e non sono coinvolti in alcuna esperienza formativa.
Dopo la sostanziale stazionarietà nel primo semestre del 2010, i prestiti bancari erogati alla clientela residente nel Lazio sono aumentati nella seconda parte dell'anno. La crescita è risultata connessa con il maggior ricorso al credito delle Amministrazioni pubbliche, delle società finanziarie e delle famiglie; a marzo 2011 anche i prestiti alle imprese hanno mostrato una tendenza espansiva.
L'aumento dei prestiti alle famiglie ha riflesso la dinamica dei mutui immobiliari, stipulati per una quota di circa tre quarti a tasso variabile. È invece lievemente diminuito il credito al consumo erogato dalle banche e dalle società finanziarie.
Nel 2010 i tassi di interesse bancari sui prestiti a medio e lungo termine, dopo aver raggiunto un minimo nella prima parte dell'anno, si sono stabilizzati sui livelli della fine del 2009; si sono lievemente ridotti i tassi di interesse sui prestiti a breve termine.
 Dopo il deterioramento della qualità del credito avvenuto nella fase immediatamente successiva alla crisi finanziaria, nel 2010 i flussi dei prestiti bancari entrati in sofferenza, in rapporto agli impieghi rilevati a inizio periodo, si sono stabilizzati sui valori registrati alla fine del 2009 sia per le imprese sia per le famiglie. Gli indicatori di rischiosità del credito basati sulle esposizioni verso affidati in temporanea situazione di difficoltà (partite incagliate) segnalano la persistenza di ritardi nel rimborso dei prestiti.
La raccolta bancaria nel Lazio è diminuita; si è ridotta la liquidità delle imprese, mentre la raccolta dalle famiglie è rimasta sostanzialmente stabile. Con riferimento alla composizione del risparmio finanziario delle famiglie, è cresciuta l'incidenza dei fondi comuni di investimento, anche per l'aumento delle quotazioni di mercato rispetto ai minimi dell'anno precedente, mentre si è ridotta la quota di risparmio investita in titoli di Stato italiani.
Gli sportelli bancari sul territorio regionale sono lievemente diminuiti, in seguito a operazioni di ristrutturazione aziendale e razionalizzazione della rete; il numero dei comuni serviti dagli intermediari è rimasto invariato. Sono aumentati sia i rapporti di finanziamento, sia la numerosità dei conti di deposito per sportello bancario.

n. 32 - L'economia della Toscana
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nei primi sei mesi del 2011 è proseguito il lento recupero dei livelli di attività, che ha prodotto un aumento del numero di occupati in regione, sebbene sia stato ancora ampio l'utilizzo di ammortizzatori sociali. Nell'industria il miglioramento ha interessato in prevalenza le imprese più grandi e la domanda estera; le esportazioni in valore del sistema della moda sono tornate ai livelli precedenti la crisi finanziaria.
Tuttavia, l'attività di investimento è rimasta debole: i programmi per il 2011 sono stati frequentemente rivisti al ribasso e quelli per il prossimo anno saranno condizionati negativamente dalle recenti turbolenze dei mercati finanziari.

Nel comparto edile permane una situazione di difficoltà, con un diffuso calo del valore della produzione. Nei servizi un andamento sfavorevole delle vendite al dettaglio, indice di debolezza della domanda delle famiglie, si è associato a un aumento dei flussi turistici, in particolare nella componente estera.

Nel primo semestre la debole ripresa ciclica si è associata a una moderata crescita dei finanziamenti all'economia; nei mesi estivi i prestiti hanno rallentato. In un contesto di peggioramento della qualità del credito, marcato per le imprese, i tassi di interesse sono aumentati e le condizioni di offerta sono risultate più selettive. È proseguito il calo dei depositi bancari delle famiglie.

n. 31 - L'economia dell'Emilia Romagna
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
La ripresa dell'economia regionale è proseguita nel primo semestre del 2011, mantenendo i deboli ritmi registrati nel 2010. Il miglioramento dell'attività economica si è concentrato nell'industria, dove la produzione e gli ordini hanno tratto beneficio dall'andamento della domanda estera, soprattutto nel comparto dei macchinari e sui mercati dei paesi emergenti; il settore delle costruzioni invece ha continuato a presentare un quadro congiunturale negativo.

Nei servizi il commercio al dettaglio ha risentito della debolezza del reddito disponibile delle famiglie, mentre il turismo nelle province della riviera ha mostrato una ripresa. Dall'estate le prospettive per le imprese regionali sono progressivamente peggiorate; le attese per i prossimi sei mesi sono caratterizzate da una diffusa incertezza, con riflessi negativi sui piani di investimento e sulle nuove assunzioni.

Nonostante il rallentamento della domanda mondiale dai mesi estivi, le imprese esportatrici segnalano attese più favorevoli di quelle che operano prevalentemente sul mercato interno. Nel primo semestre si è registrato un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, che tuttavia non è stato sinora sufficiente a riportare il numero di occupati sui livelli pre-crisi. L'incertezza sull'entità della ripresa produttiva ha generato un aumento dell'occupazione a tempo determinato.
Nei primi nove mesi dell'anno, le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni hanno registrato un significativo calo. I prestiti sono cresciuti allo stesso ritmo della fine dell'anno precedente fino alla metà del 2011, successivamente hanno registrato una moderata decelerazione. I criteri di offerta si sono irrigiditi soprattutto per le imprese più rischiose e per quelle del comparto delle costruzioni.

Rimane elevata la rischiosità dei crediti alle imprese non finanziarie. È proseguita, pur attenuandosi, la flessione della raccolta bancaria sotto forma di depositi. Per i prossimi mesi le prospettive di crescita dell'economia dell'Emilia-Romagna restano incerte: al rallentamento del commercio internazionale, in atto dai mesi estivi, si accompagnano le cautele nel recupero dell'accumulazione di capitale e la debolezza dei consumi.
Le imprese si attendono un rallentamento dell'occupazione negli ultimi mesi del 2011.

3. Oltrepadania
n. 3 - L'economia della Valle d'Aosta
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
L'economia della Valle d'Aosta nel 2010 ha mostrato segni di ripresa. In base alle stime di Prometeia, il PIL regionale è cresciuto dell'1,4 per cento recuperando meno della metà della riduzione del precedente biennio. All'incremento dell'attività hanno contribuito il settore dei servizi e quello dell'industria in senso stretto, a fronte di un ulteriore calo del valore aggiunto nelle costruzioni.

Gli ordini e la produzione nell'industria hanno registrato un miglioramento nel 2010, dopo la riduzione rilevata nei due anni precedenti, grazie soprattutto all'incremento del commercio internazionale. Le esportazioni delle imprese valdostane hanno avuto una ripresa intensa, superiore a quanto osservato al Nord Ovest e a livello nazionale, senza tuttavia raggiungere i livelli precedenti la crisi: vi ha contribuito l'andamento particolarmente positivo delle vendite di prodotti in metallo, principale comparto di esportazione regionale. Gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata non hanno favorito la ripresa degli investimenti.
Nelle costruzioni le indagini congiunturali hanno evidenziato ancora una contrazione dell'attività; alcune indicazioni di miglioramento sono giunte dal mercato immobiliare, che ha registrato un aumento del numero delle transazioni e dei prezzi di vendita.
Deboli segnali di ripresa sono venuti dai principali comparti del settore dei servizi: sono aumentati i flussi turistici e i transiti di automezzi pesanti; in presenza di un lieve aumento dei consumi finali delle famiglie, nel 2010 si è contratta la spesa per beni durevoli.
Il recupero dell'attività economica ha favorito un incremento dell'occupazione complessiva, in controtendenza con il Nord Ovest e il resto dell'Italia. Tra i settori, il contributo positivo è venuto solamente dai servizi, a fronte di un andamento negativo nell'agricoltura e nell'industria; l'aumento ha riguardato quasi esclusivamente la componente femminile e i lavoratori indipendenti. Il recupero dell'occupazione è testimoniato anche dal brusco calo della Cassa integrazione guadagni (CIG), tornata ai livelli precedenti la crisi.
I dati congiunturali più recenti, relativi in particolare all'andamento degli ordini nell'industria e della CIG, indicano un rallentamento della ripresa economica nel primo trimestre di quest'anno.

Alla fine del 2010 i prestiti bancari ai residenti in regione sono tornati a crescere dopo la lieve flessione dell'anno precedente. La dinamica positiva del credito è riconducibile sia ai prestiti alle famiglie consumatrici, in lieve accelerazione rispetto al 2009, sia ai prestiti alle imprese, che erano calati nell'anno precedente. L'incremento dei finanziamenti bancari è proseguito anche nel primo trimestre del 2011, benché ad un tasso inferiore a quello del 2010.

La qualità del credito si è mantenuta elevata nei confronti delle famiglie consumatrici, mentre quella dei finanziamenti alle imprese si è deteriorata, in particolare con riferimento alle famiglie produttrici. Per queste ultime, il peggioramento della qualità creditizia si è riflesso in un aumento dell'incidenza sui prestiti sia delle sofferenze bancarie sia dei crediti verso soggetti in temporanea difficoltà.

Il risparmio finanziario in regione è aumentato per le imprese, mentre è diminuito per le famiglie. I risparmiatori valdostani, pur continuando a prediligere in prevalenza strumenti finanziari caratterizzati da livelli di rischio contenuti, si sono indirizzati verso attività a maggior rendimento. Sono diminuiti i depositi delle famiglie a favore dei titoli di Stato e delle quote di OICR, mentre le imprese hanno ridotto i conti correnti, attuando una ricomposizione del portafoglio in favore dei depositi in pronti contro termine, dei titoli di Stato italiani, delle obbligazioni non bancarie e delle azioni.

n. 7 - L'economia del Friuli-Venezia Giulia
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
Nel 2010 è proseguita per l'economia del Friuli Venezia Giulia la ripresa avviatasi nella seconda parte dell'anno precedente, ma i livelli di attività e della domanda rivolta al sistema produttivo regionale hanno recuperato solo parzialmente rispetto a quelli antecedenti la crisi. La crescita a valori correnti delle esportazioni si è limitata a due terzi di quella riportata dal complesso del Paese e dal Nord Est; tra i principali comparti della regione, sono state le aziende a elevato contenuto tecnologico a conseguire i migliori risultati sui mercati esteri.

La produzione industriale ha seguito l'andamento della domanda, ma risente dell'incertezza sui tempi e sull'intensità della ripresa in atto. La spesa per investimenti fissi ha ripreso a crescere, dopo la contrazione del biennio precedente.
Nel terziario il settore commerciale ha risentito dell'ulteriore riduzione della spesa delle famiglie in beni durevoli. I traffici movimentati attraverso le infrastrutture di trasporto della regione sono lievemente cresciuti. Le presenze turistiche sono diminuite.
Nel 2010 il numero di occupati, comprensivo di quelli in Cassa integrazione guadagni, è rimasto stabile, dopo essersi ridotto nel 2009; gli interventi autorizzati di CIG hanno registrato un ulteriore significativo aumento. Il tasso di disoccupazione è salito dal 5,3 al 5,7 per cento, in connessione all'aumento delle persone in cerca di lavoro. Secondo nostre stime, tra il 2006 e il 2010 il calo occupazionale è stato il frutto della diminuzione dei flussi in ingresso, a fronte della sostanziale invarianza di quelli in uscita.

Nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2010 i prestiti alle imprese con sede in regione hanno ripreso a crescere, grazie al leggero recupero della domanda di credito: malgrado il moderato miglioramento dei flussi di autofinanziamento e la ridotta attività di accumulazione di capitale, il fabbisogno finanziario delle imprese è aumentato in risposta alle accresciute esigenze di finanziamento del capitale circolante; vi si sono aggiunte operazioni di ristrutturazione del debito. Dal lato dell'offerta l'irrigidimento delle condizioni praticate dalle banche è proseguito, seppure con un'intensità decisamente inferiore a quella rilevata nel 2009, in particolare attraverso una maggiore richiesta di garanzie e uno spread più elevato per la clientela ad alto rischio.
I prestiti alle famiglie consumatrici hanno mantenuto per gran parte dell'anno un ritmo di incremento prossimo al 5 per cento. La crescita è stata sostenuta dai mutui per acquisto di abitazioni, mentre il credito al consumo ha ristagnato, dato l'atteggiamento prudente nei comportamenti di spesa delle famiglie e l'evoluzione del reddito disponibile. Quest'ultima si è riflessa anche su un intensificato ricorso allo scoperto di conto corrente per ovviare a temporanee carenze di disponibilità.
Gli ingressi in sofferenza dei crediti concessi alle imprese sono rimasti superiori ai valori precedenti la crisi; quelli relativi alle famiglie hanno continuato a registrare livelli storicamente contenuti.
Nel 2010 l'accumulazione di strumenti liquidi, quali i conti correnti bancari, da parte dei risparmiatori residenti in regione si è arrestata. Anche il portafoglio finanziario a valori correnti detenuto dalle famiglie presso il sistema bancario non si è discostato significativamente dal livello di dodici mesi prima: rispetto al 2009 si è ridotto il peso degli strumenti di capitale, anche per effetto della performance deludente del mercato azionario, in favore delle obbligazioni emesse da banche italiane e delle quote di fondi comuni.

n. 5 - L'economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
Nel 2010 le economie delle province autonome di Trento e di Bolzano hanno confermato i segnali di recupero emersi dalla seconda metà del 2009. La ripresa è stata tuttavia debole; le prospettive sull'intensità del suo proseguimento rimangono incerte. Secondo stime preliminari diffuse da Prometeia, il PIL regionale sarebbe aumentato dell'1,3 per cento, valore in linea con la media nazionale ma inferiore al dato del Nord Est.

L'industria manifatturiera - il comparto maggiormente colpito dalla crisi insieme a quello delle costruzioni - ha beneficiato nel corso dell'anno di un aumento degli ordini, più accentuato per la componente estera; la produzione industriale si è attestata su livelli che gli imprenditori giudicano ancora inferiori al normale. Le esportazioni della provincia di Bolzano sono tornate sui valori precedenti la crisi; in provincia di Trento il recupero non si è ancora completato, nonostante la robusta crescita delle vendite all'estero. Dopo il calo registrato nel 2009, le imprese manifatturiere hanno aumentato i loro investimenti; i programmi di accumulazione di capitale per l'anno in corso rimangono tuttavia improntati alla prudenza, frenati dall'incertezza sull'evoluzione del quadro congiunturale.
L'attività nel comparto delle costruzioni è rimasta debole; il valore aggiunto del settore si è ulteriormente contratto, sebbene a un ritmo inferiore rispetto all'anno precedente. Il mercato immobiliare è rimasto stagnante in provincia di Trento; ha iniziato a mostrare i primi segnali di ripresa in provincia di Bolzano.

Dopo essersi ridotto per due anni consecutivi, è tornato a crescere il valore aggiunto del settore terziario. I consumi delle famiglie sono rimasti sostanzialmente stabili; nel comparto dei beni durevoli l'andamento negativo delle immatricolazioni di automobili, connesso con la cessazione degli incentivi fiscali, è stato compensato dalla ripresa delle vendite di mobili ed elettrodomestici. Il settore turistico - che nel periodo della crisi ha sostenuto l'economia delle province autonome - ha confermato gli elevati livelli delle presenze del 2009, grazie in particolare alla crescita dei turisti stranieri. Gli investimenti effettuati nell'ultimo decennio per il miglioramento qualitativo delle strutture e dei servizi offerti si sono rivelati un elemento di vantaggio competitivo nella fase più acuta della crisi.
La dinamica dell'occupazione si è confermata debole, frenata dall'elevata incidenza dei lavoratori in Cassa integrazione. Le prospettive dei lavoratori più giovani, che nell'ultimo quinquennio hanno sempre fornito un contributo negativo all'andamento dell'occupazione, appaiono ancora difficili. La partecipazione al mercato del lavoro, già molto elevata, è ulteriormente cresciuta. In provincia di Trento la maggiore offerta di lavoro si è tradotta in un sensibile incremento delle persone in cerca di impiego, con un conseguente aumento del tasso di disoccupazione. In provincia di Bolzano le persone in cerca di lavoro sono diminuite e il tasso di disoccupazione è leggermente calato.
A dicembre 2010 i prestiti bancari a residenti hanno lievemente accelerato in provincia di Trento e hanno segnato una decisa ripresa in provincia di Bolzano, dove nel 2009 erano rimasti stazionari. In entrambe le province la crescita è stata superiore al dato nazionale e in linea con la media delle regioni del Nord Est. La dinamica del credito ha risentito principalmente dell'andamento della domanda, che è risultata in lieve espansione sia in Trentino sia in Alto Adige.
I finanziamenti alle famiglie, inclusi quelli delle società finanziarie, sono cresciuti a un tasso analogo a quello del 2009 in provincia di Trento e hanno rallentato in provincia di Bolzano. La crescita è stata sostenuta dall'andamento dei prestiti per l'acquisto di abitazioni, mentre il credito al consumo ha segnato una netta inversione di tendenza, registrando una leggera contrazione in provincia di Trento e un forte calo in provincia di Bolzano.

I finanziamenti alle imprese hanno leggermente accelerato in provincia di Trento e sono tornati a crescere in provincia di Bolzano. In accordo con quanto rilevato per le regioni del Nord, l'aumento è stato sospinto dai prestiti al comparto manifatturiero. Il perdurare delle difficoltà congiunturali e l'adozione da parte delle banche di criteri di erogazione ispirati a maggiore prudenza hanno comportato un'ulteriore diminuzione dei prestiti sia al settore delle costruzioni sia a quello dei servizi immobiliari; il credito alle imprese di servizi ha ristagnato.
La qualità del credito erogato alle famiglie si è confermata su livelli elevati e in miglioramento in entrambe le province. Il flusso di nuove sofferenze sui prestiti alle imprese è rimasto inferiore alla media nazionale; in provincia di Trento l'incidenza delle partite incagliate è risultata invece più elevata della media e in crescita rispetto all'anno precedente.

Nel 2010 l'accumulazione di strumenti finanziari liquidi da parte delle famiglie si è sostanzialmente arrestata. È aumentato il valore degli investimenti in titoli di Stato, quote di fondi comuni e obbligazioni non emesse da banche italiane, in connessione con ricomposizioni di portafoglio verso strumenti più redditizi.

4. padania
n. 2 - L'economia del Piemonte
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
Nel 2010 il PIL del Piemonte, in base alle stime disponibili, è aumentato dell'1,3 per cento, recuperando solo in parte il calo complessivo del 7,6 per cento registrato nel biennio precedente, secondo i dati Istat. Anche la ripresa delle esportazioni e del fatturato industriale è risultata inferiore alla caduta nel periodo della crisi.

Nell'industria l'espansione dell'attività è stata trainata soprattutto dall'aumento delle esportazioni, che è stato tuttavia inferiore a quello del commercio mondiale. Nostre analisi mostrano che il trend di crescita di lungo periodo delle esportazioni piemontesi presenta, come a livello nazionale, un differenziale negativo rispetto alla domanda internazionale, che si sarebbe ampliato dalla seconda metà del 2009. Il divario riflette i limiti di carattere strutturale delle esportazioni regionali, fra cui una bassa specializzazione nei settori a più alta tecnologia, una scarsa presenza nei mercati emergenti e la perdita di competitività accumulata dall'inizio del decennio.
Alla ripresa della produzione industriale ha contribuito anche il processo di ricostituzione delle scorte, che erano scese nel 2009 su livelli storicamente bassi. Dopo due anni di calo, il fatturato delle imprese è tornato a crescere, pur rimanendo su livelli inferiori a quelli precedenti la recessione, e la redditività aziendale è migliorata. L'attività di investimento, tuttavia, è rimasta debole, frenata dagli ampi margini di capacità produttiva ancora inutilizzati e dall'incertezza sull'evoluzione della congiuntura.
Nel settore delle costruzioni l'attività economica si è ulteriormente ridotta, a causa della perdurante debolezza della domanda pubblica e privata. Nel mercato immobiliare il numero di transazioni ha fatto registrare una modesta ripresa, mantenendosi però largamente al di sotto dei livelli massimi raggiunti nel 2006. Vi si è associata una dinamica dei prezzi di vendita lievemente positiva.
Nei servizi il valore aggiunto, in base alle stime disponibili, è tornato a crescere a ritmi contenuti. Il commercio ha risentito della perdurante debolezza della spesa per consumi delle famiglie, frenata dalla situazione negativa nel mercato del lavoro e dalla debole dinamica del reddito disponibile. Il trasporto delle merci è aumentato, riflettendo la ripresa dell'attività produttiva. Anche il flusso di passeggeri negli aeroporti della regione è cresciuto. Il movimento turistico si è ulteriormente ampliato. Nostre analisi indicano che tra il 2001 e il 2008 la quota del Piemonte sugli introiti turistici mondiali, pur modesta, ha avuto un andamento migliore della media nazionale e che nell'intero decennio la domanda di servizi turistici, sia estera sia domestica, è significativamente cresciuta, in presenza di un'offerta ricettiva aumentata più che proporzionalmente e in miglioramento dal punto di vista qualitativo.

Nel mercato del lavoro nella media del 2010 gli occupati e il tasso di occupazione sono ulteriormente calati; l'incidenza della disoccupazione è salita al 7,6 per cento, il valore più elevato tra le regioni del Nord. Il miglioramento della congiuntura si è riflesso, tuttavia, in un rallentamento del ricorso alla CIG e in una modesta ripresa delle assunzioni, dovuta esclusivamente ai contratti a termine; dall'ultimo trimestre dell'anno sono emersi segnali di lieve recupero dei livelli occupazionali. Nostre analisi mostrano che la crisi ha colpito soprattutto i giovani, per i quali l'occupazione ha continuato a calare in misura intensa; l'incidenza di quelli che non hanno un'occupazione né stanno svolgendo un'attività di studio o formazione è salita significativamente. Il tasso di occupazione femminile, bruscamente calato nel 2009, è rimasto pressoché invariato lo scorso anno. Un nostro approfondimento sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro mostra che tra il 2004 e il 2010 il divario di genere nei tassi di occupazione si è ridotto, sebbene il valore di tale indicatore per le donne rimanga molto distante dagli obiettivi europei. Con la crisi è aumentato anche il numero dei nuclei famigliari in cui nessun componente lavora.
In base alle previsioni formulate dalle imprese nei mesi di marzo e di aprile, la domanda dovrebbe continuare a crescere nell'anno in corso, anche se a ritmi inferiori a quelli del 2010. Rimane elevata, tuttavia, l'incertezza degli operatori sulla solidità della fase espansiva in atto, con riflessi negativi sugli investimenti programmati per l'anno in corso, che rimarrebbero deboli.

La capacità competitiva del Piemonte dipende da molti fattori, tra i quali la specializzazione produttiva e l'intensità dell'attività innovativa. Un'analisi comparata con un gruppo di regioni europee simili per condizioni socio-economiche di partenza ha evidenziato la perdurante presenza di significativi ritardi del Piemonte nella dotazione di capitale umano, nella diffusione delle attività di formazione e nella produzione di innovazioni. Nel periodo 2000-07 l'andamento economico della regione è stato sensibilmente peggiore di quello del gruppo europeo di confronto, soprattutto a causa della dinamica negativa della produttività media del lavoro. Anche durante il biennio successivo il Piemonte ha fatto registrare performance peggiori in termini di valore aggiunto e di esportazioni.
La recessione del biennio 2008-09 avrebbe accelerato l'adozione di strategie innovative da parte delle imprese piemontesi. In base alle indagini della Banca d'Italia, poco meno del 40 per cento delle aziende manifatturiere della regione ha tratto impulso dalla crisi per l'introduzione di innovazioni nei processi produttivi, nella gamma di prodotti offerti o nei sistemi organizzativi e gestionali; solo una quota residuale e inferiore alla media nazionale, invece, ha rallentato l'attività innovativa a causa della congiuntura negativa.

Nel mercato del credito lo scorso anno è terminata la fase di rallentamento dei prestiti iniziata nell'estate del 2008. I mutui per l'acquisto di abitazioni delle famiglie hanno lievemente accelerato, favoriti da tassi di interesse storicamente bassi. La dinamica del credito alle imprese, calato in misura significativa nel 2009, è progressivamente migliorata nel corso dell'anno, ritornando positiva nei primi mesi del 2011. In base alle indagini della Banca d'Italia, l'andamento del credito alle famiglie e alle imprese è riconducibile soprattutto a fattori di domanda, mentre l'o¬rien¬ta¬mento dell'offerta rimane improntato alla cautela, in particolare nei rapporti con le imprese.
Nostre analisi su un campione di circa 13 mila aziende piemontesi mostrano come nel periodo 2008-2010 l'andamento dei prestiti al settore produttivo sia stato correlato con la rischiosità delle imprese, risultando peggiore per quelle contraddistinte da una minore redditività e da un leverage più elevato. Anche le caratteristiche dei rapporti banca-impresa instaurati prima della crisi hanno influenzato la capacità delle imprese di mantenere i finanziamenti già contratti o di ottenerne di nuovi: la riduzione del credito ha riguardato le aziende che avevano frazionato il proprio indebitamento presso una pluralità di banche, mentre quelle affidate da una sola banca hanno incontrato minori difficoltà a finanziarsi.
La qualità del credito, sensibilmente deterioratasi nel 2009, ha mostrato lo scorso anno alcuni segnali di miglioramento, ma rimane nettamente peggiore del biennio precedente la crisi. Nostre analisi mostrano che la mobilità della qualità del credito, che è una misura del grado d'incertezza fronteggiato dalle banche, è aumentata nel periodo della crisi, mantenendosi comunque su livelli più bassi della media nazionale.
Si è indebolita nel 2010 la dinamica della raccolta bancaria presso famiglie e imprese, sia nella componente dei depositi bancari, calati lievemente rispetto al 2009, sia in quella delle obbligazioni, in sensibile rallentamento. Rispetto al 2009 la composizione dei titoli detenuti dalle famiglie non è mutata in misura significativa: la quota prevalente era costituita lo scorso anno da obbligazioni bancarie, quote di OICR e titoli di Stato italiani.

n. 4 - L'economia della Lombardia
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
Secondo le stime di Prometeia, nel 2010 il prodotto interno lordo della Lombardia è aumentato dell'1,9 per cento, dopo essere sceso del 6,3 nel 2009. Il canale estero è stato decisivo nell'imprimere uno stimolo positivo all'economia: trainate dall'ascesa rapida del commercio mondiale, le esportazioni lombarde sono cresciute del 7,6 per cento a prezzi costanti, recuperando gran parte della perdita ciclica subìta nel corso della recessione. L'apertura verso l'estero della regione e la sua specializzazione nei beni a tecnologia alta e medio-alta hanno favorito il progresso del valore aggiunto nell'industria (6,0 per cento). Nel primo trimestre del 2011 la produzione industriale ha segnato un ulteriore aumento, anche se contenuto. Riassorbito l'eccesso di capacità produttiva, secondo le previsioni delle imprese l'accumulazione di capitale riprenderebbe moderatamente nell'anno in corso.

Nel manifatturiero, le vendite hanno beneficiato degli effetti delle politiche messe in atto dalle imprese durante la crisi, relative in particolare al marketing, al miglioramento qualitativo dei prodotti o all'ampliamento dell'offerta. Le difficoltà congiunturali hanno rappresentato un'occasione per stimolare l'attività innovativa, in particolar modo per le aziende più grandi, più orientate all'export e con una situazione reddituale pre-crisi più solida.

Rispetto a un gruppo di regioni europee che all'inizio degli anni 2000 erano simili alla Lombardia per struttura produttiva e caratteristiche economiche, la regione ha mostrato, nel periodo 2000-07, una scarsa dinamica del prodotto pro capite, in connessione con il netto calo della produttività del lavoro. Vi hanno contribuito una minor dotazione di capitale umano, una bassa incidenza della spesa in ricerca e sviluppo sul prodotto e un'attività brevettuale stagnante. Durante la recessione la Lombardia ha sofferto un calo dell'attività più marcato.

Nel settore delle costruzioni, e in special modo nel segmento delle opere pubbliche, la fase recessiva non è terminata: il valore aggiunto è sceso del 3,5 per cento nel 2010. Proseguono secondo programma i lavori dei principali cantieri per le opere di viabilità.
Nei servizi il valore aggiunto è cresciuto dell'1,4 per cento. La regione ha confermato l'attrattività nei confronti dei turisti stranieri. Tra il 2001 e il 2008, la spesa dei viaggiatori provenienti dall'estero è cresciuta più che nella media nazionale; dopo la pesante flessione a causa della crisi, nel 2010 solo il comparto business ha mostrato un lieve recupero.

La ripresa dell'attività non si è ancora tradotta in un miglioramento del mercato del lavoro. Nel 2010 gli occupati sono diminuiti dello 0,6 per cento e il tasso di disoccupazione è salito al 5,6 per cento. Nel quarto trimestre il deterioramento sembrerebbe essersi arrestato. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni si è prima stabilizzato e poi ha iniziato a scendere, pur rimanendo elevato nel confronto storico. Si è ulteriormente aggravata la tendenza all'esclusione dei giovani. La flessione dell'attività ha inoltre determinato un arretramento del saggio di occupazione femminile, tornato al 55,8 per cento nel 2010, con un divario rispetto agli uomini di quasi 20 punti percentuali.
I finanziamenti all'economia lombarda hanno ripreso a crescere: dopo il calo del 2009, sono saliti del 2,2 per cento. Le condizioni di offerta si sono mantenute nel complesso invariate, a fronte del marcato irrigidimento rilevato sul finire del 2008 e proseguito, sebbene in attenuazione, nel 2009. Permane una certa cautela nei criteri di erogazione, specie nelle previsioni per il primo semestre del 2011.

I prestiti indirizzati alle imprese manifatturiere sono rimasti stagnanti, per poi aumentare nei primi mesi di quest'anno. La domanda è stata sostenuta dal recupero del ciclo produttivo delle aziende e dalle esigenze manifestate da queste ultime di ristrutturare le posizioni debitorie in essere; l'attività d'investimento ha dato un contributo ancora negativo. I settori delle costruzioni e dei servizi hanno registrato modeste riduzioni. Coerentemente con le tendenze di fondo dell'economia, sono scese le operazioni a scadenza, in particolare quelle di leasing, a fronte di un aumento delle facilitazioni per il portafoglio commerciale. Gli investimenti di private equity e venture capital nella regione si sono contratti, anche se è aumentata la quota di quelli indirizzati alle operazioni di expansion delle imprese.

Le famiglie hanno proseguito nelle richieste di mutui per l'acquisto di abitazioni (3,5 per cento), mentre i finanziamenti per il consumo sono calati (-0,2), risentendo della debolezza nelle vendite di beni durevoli. A fronte di un aumento dei contratti indicizzati, si sono diffusi mutui ipotecari che contengono il rischio di tasso e che vengono incontro a temporanee difficoltà di rimborso da parte delle famiglie.

Gli strumenti di valutazione automatica delle aziende clienti sono ormai ampiamente diffusi tra le banche che operano nella regione (oltre il 60 per cento degli intermediari) e dopo la crisi hanno acquisito un maggior rilievo nel processo di affidamento. Nondimeno, nello stesso tempo si è dato spazio anche a elementi valutativi di tipo qualitativo, quali le capacità imprenditoriali e le prospettive economiche dei progetti da finanziare. Rispetto al passato, viene fatto maggior uso di queste tecniche non solo nella decisione di affidamento, ma anche nella fissazione dei tassi, nel monitoraggio delle posizioni, e nella definizione dei livelli di autonomia - via delega - dei responsabili delle filiali nel processo di erogazione del credito.

Le condizioni finanziarie delle imprese sono migliorate; è salita la quota di quelle che hanno chiuso l'esercizio 2010 in utile o pareggio (76 per cento, a fronte del 66 di un anno prima); sono diminuite le aziende che hanno lamentato un'accentuazione delle restrizioni nell'accesso al credito. Si è tuttavia accresciuta l'eterogeneità dei risultati economici aziendali. Le banche hanno continuato a differenziare le condizioni praticate alla clientela sulla base del grado di rischio delle imprese. Durante la fase recessiva, i crediti alle aziende che presentavano situazioni di bilancio di elevata vulnerabilità sono diminuiti, a fronte di una sostanziale stazionarietà dei prestiti alle imprese più solide. Per le prime, è aumentata anche la quota di prestiti supportati da garanzie reali e il premio al rischio richiesto nella definizione dei tassi di interesse. Rapporti più stretti con le banche affidanti hanno comunque attenuato tali fenomeni, specie per le imprese piccole e medie.

Il deterioramento della qualità del credito è proseguito, seppure con minore intensità rispetto all'anno precedente; rimane elevato nel confronto con la media 2006 07. Si sono incrementate le posizioni che presentano temporanee difficoltà di rimborso o ritardi nei pagamenti; queste hanno riguardato in maggior misura le imprese che già prima della fase recessiva presentavano una bassa redditività operativa e un elevato livello d'indebitamento. L'onda della crisi si è fatta sentire anche nelle situazioni di fallimento, cresciute più nella regione che nella media del paese.
Sul piano del risparmio finanziario, vi è stata una diminuzione dell'1,1 per cento della raccolta tramite depositi e obbligazioni delle banche. Per contro, sono leggermente aumentati i titoli mobiliari di proprietà delle famiglie, così come il valore delle quote di fondi comuni in portafoglio.

Su questo fronte, dalle indagini biennali effettuate dalla Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie, è emerso che le varie forme di investimento finanziario - depositi bancari e postali, azioni, obbligazioni e polizze assicurative, con l'esclusione dei certificati di deposito e dei libretti di risparmio - sono più diffuse tra le famiglie lombarde che nel resto del paese. Nonostante ciò, secondo la stessa indagine, le competenze delle famiglie nell'assumere tali decisioni, sebbene superiori alla media delle regioni, appaiono limitate: in media, le risposte corrette a semplici quesiti volti a rilevare le conoscenze finanziarie dei partecipanti all'indagine sono solo cinque su dieci e salgono a poco più di sette su dieci anche tra i laureati.

n. 28 - L'economia del Veneto
Aggiornamento congiunturale, novembre 2011
Sommario
Nel primo semestre del 2011 il ritmo di crescita dell'economia veneta si è affievolito, risentendo della persistente debolezza della domanda interna e del rallentamento del commercio mondiale. L'attività industriale, in decelerazione nella prima parte dell'anno nonostante la sostenuta dinamica delle vendite di macchinari nei mercati extraeuropei, si sarebbe ulteriormente indebolita durante l'estate per effetto delle turbolenze sui mercati finanziari internazionali. La presenza di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata e l'accresciuta incertezza sull'evoluzione della domanda hanno ostacolato la ripresa degli investimenti.

La cautela nelle decisioni di spesa delle famiglie ha contribuito alla stagnazione del settore del commercio e, con il ridimensionamento degli investimenti pubblici, di quello delle costruzioni, già pesantemente colpito durante la crisi. Il comparto turistico e quello dei trasporti hanno invece beneficiato del positivo andamento della domanda estera. La ripresa dell'occupazione è stata debole, data l'incertezza circa la robustezza della ripresa e considerato il progressivo riassorbimento della manodopera collocata in Cassa integrazione guadagni durante la fase acuta della crisi.
Nel primo semestre la ripresa congiunturale ha alimentato la domanda di credito delle imprese mentre i finanziamenti alle famiglie hanno rallentato. Durante i mesi estivi la crescita dei prestiti bancari si è attenuata, riflettendo la debolezza della domanda e un nuovo irrigidimento delle condizioni di offerta.

n. 8 - L'economia della Liguria
Rapporto annuale, giugno 2011
Sommario
Nella fase più acuta della crisi internazionale, la caduta dell'attività economica in Liguria è stata meno marcata della media nazionale: il peso dei servizi privati e pubblici, la ridotta propensione all'export, la rilevanza delle produzioni su commessa pluriennale e l'elevata anzianità media della popolazione hanno ritardato la sensibilità al ciclo dell'economia locale. Nel 2010 questi stessi fattori hanno tuttavia ostacolato l'aggancio della regione alla ripresa economica, contribuendo a una crescita più modesta e incerta rispetto al paese; secondo le informazioni disponibili, tale andamento è proseguito nei primi mesi dell'anno in corso.

Nell'industria i livelli della produzione e degli ordinativi hanno proseguito nella lenta ripresa avviata dal secondo semestre del 2009, rimanendo comunque contenuti nel confronto storico. La dinamica produttiva è stata sostenuta dai settori ad alta tecnologia e da alcuni segmenti della metalmeccanica; comparti quali la cantieristica e l'impiantistica hanno invece risentito dell'esaurirsi di diverse importanti commesse. Ne è derivata altresì una sensibile decelerazione delle esportazioni, in controtendenza rispetto al paese. Il fatturato delle imprese industriali è lievemente aumentato in termini nominali, così come la spesa per investimenti.

Nel comparto delle costruzioni l'attività è rimasta debole. L'edilizia residenziale ha continuato a trovare sostegno nelle ristrutturazioni; i prezzi degli immobili non hanno mostrato variazioni di rilievo. Alcuni lavori pubblici sono stati avviati, per altri la fase progettuale ha registrato avanzamenti; l'avvio delle maggiori opere infrastrutturali, finora solo parzialmente finanziate, continua tuttavia a soggiacere a ostacoli e incertezze.

I trasporti marittimi, più legati alla congiuntura internazionale che a quella regionale, hanno beneficiato di una consistente crescita del movimento complessivo e in particolare di quello di container, che ha recuperato la contrazione dell'anno precedente. La ripresa dei noli è stata soltanto parziale, a causa della perdurante ampia disponibilità di carico. È aumentato anche il traffico di passeggeri, grazie alle crociere.

Nel settore commerciale le vendite al dettaglio hanno continuato a diminuire, risentendo della contrazione del reddito disponibile delle famiglie; la flessione si è concentrata nella piccola distribuzione tradizionale e nel segmento dei beni durevoli. Le giornate trascorse dai turisti presso le strutture ricettive liguri sono diminuite, in linea con il biennio precedente.

Anche sul mercato del lavoro gli effetti più intensi della crisi si sono manifestati con ritardo rispetto al paese. Nel 2010 il numero degli occupati si è ridotto in misura più consistente rispetto all'anno precedente, e l'incremento delle persone in cerca di occupazione si è fatto più marcato. Come già nel 2009, la flessione occupazionale ha colpito in primo luogo la componente giovanile, che si è contratta sensibilmente, contribuendo quasi per intero alla diminuzione dei posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è cresciuto, tornando a superare la media delle regioni nordoccidentali. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono ulteriormente aumentate, per effetto dell'incremento degli interventi in deroga che ha più che compensato la flessione di quelli ordinari e straordinari.
I finanziamenti bancari alle imprese sono tornati a crescere, in particolare nella componente a medio e a lungo termine. Vi hanno contribuito l'esigenza di rimodulazione di posizioni debitorie e la necessità di finanziamento del circolante, anche a seguito del prolungarsi dei termini di pagamento commerciale. I prestiti alle famiglie consumatrici hanno continuato ad aumentare, sospinti principalmente dalla domanda di mutui immobiliari. I tassi praticati sui finanziamenti sono risultati stabili nella componente a breve, in lieve aumento in quella a medio e a lungo termine.
Nel settore produttivo l'emersione di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti ha accelerato, pur rimanendo più contenuta rispetto alla media nazionale; le partite incagliate sono sensibilmente aumentate.
La raccolta di depositi effettuata dal sistema bancario nella regione si è ridotta, sia per le famiglie sia per le imprese. I titoli a custodia e amministrazione presso le banche sono diminuiti; per le obbligazioni (sia bancarie sia corporate) e per i titoli di Stato ciò è principalmente ascrivibile alla flessione dei valori di mercato. Sono invece cresciute le quote di fondi comuni di investimento e le gestioni patrimoniali, che hanno beneficiato di una ripresa delle quotazioni.

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