venerdì 18 novembre 2011

Quanto priva di prospettive è l’uscita dalla crisi? Le sette piaghe d’Italia

di Michael Persson – 10 novembre 2011
Pubblicato in: Olanda
[Articolo originale "Hoe uitzichtloos is de crisis? De zeven plagen van Italië " di Michael Persson]
Traduzione di ItaliaDallEstero.info




L‘Italia convive con sette problemi strutturali che rendono difficile la riforma dell’economia. Eppure c’è bisogno di riforme. Un team della UE è intanto a Roma: c’e lavoro da fare.
AMSTERDAM - Cambio di governo o meno, l’Italia in ogni caso è confrontata dall’enorme compito di riformare la sua economia. Le aziende sono troppo antiquate, il mercato del lavoro non è flessibile, il livello di istruizione della popolazione è basso. E poi c’è il mastodontico apparato amministrativo. E il lento sistema giudiziario. E la divisione Nord-Sud.

Mercoledì è arrivata a Roma una delegazione della Commissione Europea, per verificare i tagli e le riforme promessi due settimane fa da Berlusconi. In una precedente lettera, i tecnocrati di Bruxelles avevano già chiesto spiegazioni e maggiori dettagli per 68 volte.

Le domande sono quelle base: chi, cosa, quando e, soprattutto, come ? La lettera della UE ha dato l’impressione che i leader di governo europei a malapena conoscessero il motivo per cui applaudivano quando Berlusconi annunciava il proprio piano di riforme.
Le domande illustrano anche il fatto che il promesso cambiamento strutturale dell’economia italiana non è una semplice questione di 14 fogli di piani. “Il governo potrebbe dirci di più sul programma per lo sviluppo del Sud Italia?”

Inoltre: “È possibile fornire ulteriori informazioni sulle misure per lo stimolo di ricerca e sviluppo nella media e piccola azienda?”

I problemi strutturali dell’Italia non sono nuovi. A giugno sono state rese note le analisi del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e del think tank economico OCSE, che hanno constatato, non per la prima volta, che il Paese risente di una crescita economica bassa, di una bassa produttività del lavoro e di una competitività in declino.

Secondo il FMI, sette debolezze strutturali ne sono alla radice.
1 – Basso livello di istruzione
Appena un italiano su dieci ha un diploma universitario o una formazione professionale di livello superiore, mentre la media della UE è di uno su quattro. Tra le nuove generazioni la situazione è un po’ migliorata, ma il ritardo è sempre grande. Il 20% degli italiani tra i 30 e i 40 anni ha completato un corso di laurea, mentre in Olanda la percentuale è il 41%. Le competenze di un 15enne italiano sono, secondo le stime dell’OCSE tra le più basse rispetto a quelle degli studenti degli altri paesi europei.

2 – Molte piccole aziende
L’economia italiana è basata per il 72% su piccole e medie aziende. La media europea è del 57%. Teoricamente la cosa non è grave; le piccole aziende sono a volte considerate essere la molla dell’economia. Ma in Italia sono spesso basate su contatti familiari e personali, e le aziende sono attive in settori tradizionali, dove l’innovazione non giuoca un ruolo di spicco.

3 – Mercato del lavoro immobile
A causa della protezione antilicenziamento soprattutto nelle piccole aziende gli imprenditori, secondo il FMI, sono meno pronti ad assumere dipendenti. Inoltre, è il fatto che la ‘cesoia’, la differenza tra quello che il datore di lavoro deve pagare allo Stato e quello che il lavoratore riceve come netto, ammonta a circa il 35% del totale del costo del lavoro. In Olanda la differenza è meno del 3 per cento, e consiste nei costi del lavoro. È anche per questo motivo che i datori di lavoro in Italia non assumono personale: i dipendenti sono relativamente costosi per i datori di lavoro.

4 – Poca innovazione
I contributi alla ricerca e allo sviluppo ammontano all’1,1 per cento del Prodotto Nazionale Lordo. In Olanda è all’1,8 per cento. La media dell’OCSE si assesta sul 2,3 per cento. Per tale motivo dall’Italia arrivano pochi nuovi prodotti in grado di conquistare il mercato.

5 – Troppa burocrazia
Tra l’altro, metter su una propria azienda in Italia richiede molte procedure burocratiche e perseveranza. Molti lavori nel sistema dei servizi commerciali (commercialisti, avvocati) hanno uno status protetto, con tariffe fisse. Ciò non favorisce il buon funzionamento del mercato. Inoltre, troppe sono le aziende ancora (in parte) in mano statale, cosa che non favorisce l’efficienza.

6 – Lento sistema giudiziario
Le procedure giudiziarie civili sono tra le più lente dei paesi ricchi. Gli avvocati hanno la tendenza a tirare per le lunghe i loro casi: vengono pagati per ogni azione legale, cosa che non favorisce la dinamica economica.

7 – Differenze Nord-Sud
Per quanto riguarda l’economia, l’Italia è vista come uno dei paesi maggiormente ‘divisi’ del mondo sviluppato. Con un coefficente di Gini regionale (una misura del grado di diseguaglianza) di 0,3 l’Italia è quasi tre volte più ‘ineguale’ dell’Olanda, dato espresso da tutti i parametri economici. Il salario medio nello Stivale è quasi due volte più alto nel Nord che nella Punta e nel Tacco. In alcune regioni del Nord non c’è praticamente disoccupazione giovanile, mentre nel Sud si arriva a volte sino al 40%.


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