venerdì 16 marzo 2012

pm:16.3.12/ Sovranita’ delimitate, dall’export.

Istat: export gennaio cala 2,5%
Grecia, esperti Ue rimarranno nel Paese per prossimi 2 anni
Crisi: Grecia; sondaggio, per 91% peggiorato proprio bilancio
Kosovo: rappresentanza Pristina, prime dispute su accordo Ue
Federazione Russa. La Russia dopo le presidenziali

Istat: export gennaio cala 2,5%
Su base annua +4,3%, in frenata. Import in calo
16 marzo, 10:18
(ANSA) - ROMA, 16 MAR - A gennaio le esportazioni italiane scendono del 2,5% rispetto a dicembre; per l'import il calo e' piu' contenuto, pari al -0,5%. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che su base annua l'export risulta positivo, in crescita del 4,3%, anche se in rallentamento (si tratta del rialzo meno accentuato da gennaio 2010). L'import, invece, registra una diminuzione anche in termini tendenziali (-2,6%).

Grecia, esperti Ue rimarranno nel Paese per prossimi 2 anni
Gli esperti dei Paesi europei e delle organizzazioni internazionali che al momento sono in Grecia probabilmente rimarranno nel Paese almeno per i prossimi due anni. Lo ha dichiarato Horst Reichenbach, capo della cosiddetta Task force per la Grecia, precisando che ad Atene sono attivi "almeno una dozzina" di esperti provenienti da diversi Paesi membri dell'Unione europea, che stanno assistendo il Governo nel quadro delle profonde riforme dell'amministrazione pubblica, della giustizia e del mercato del lavoro.
Reichenbach ha sottolineato che "sono ancora richieste riforme strutturali molto importanti, nel quadro del secondo piano di aiuti". "La Commissione e i Paesi membri saranno pronti a continuare a sostenere la Grecia finchè Atene lo vorrà", ha precisato il capo della Task force, concludendo che comunque l'obiettivo rimane il passaggio di consegne al Paese.

Crisi: Grecia; sondaggio, per 91% peggiorato proprio bilancio
Bipartitismo al capolinea, 86% insoddisfatti governo Papademos
16 marzo, 11:19
 (ANSAmed) - ATENE, 16 MAR - Il bipartitismo in Grecia è al capolinea. Lo rivela un nuovo sondaggio, condotto dalla Public Issue per la tv Skai, che conferma la caduta libera dei partiti che hanno votato a favore del Memorandum, e un Parlamento dopo le prossime elezioni, non più a cinque ma a nove partiti. Nove greci su dieci (il 91% per l'esattezza) reputano invece la propria situazione economica peggiorata mentre il 60% si dice insoddisfatto della vita che fa e il 65% vede la disoccupazione in aumento il prossimo anno. L'86% degli intervistati si dice inoltre "insoddisfatto" dall'operato del governo di Lucas Papademos anche se il 66% dichiara di aver fiducia in lui per il modo con cui affronta i problemi di economia. All'ultimo posto delle preferenze dei cittadini è l'ex premier socialista Giorgos Papandreou (89% giudizi negativi) mentre calano coloro che temono l'eventuale default nei prossimi 12 mesi.
 Secondo il sondaggio i due maggiori partiti, il Pasok (socialista) e Nea Dimocratia (centro-destra) che alternativamente hanno governato la Grecia dopo la fine del regime dei colonnelli (1974), raggiungono insieme il 36% delle preferenze, l'11% e il 25% rispettivamente, contro l'80% raggiunto nelle elezioni 2009. Seguono, tra gli altri principali schieramenti - la Sinistra Democratica (15,5%), Syriza (12%), il Partito Comunista di Grecia (11,5%), il Pasok (11%), mentre il nuovo partito, Greci Indipendenti - nato da un gruppo di espulsi da Nea Dimocratia perché contrari al Memorandum 2 - ottiene il 6,5%. Segue il Laos (estrema destra, al 4%), Verdi (3,5%), Chrysi Avgi (estrema destra, al 3%). L'astensione scende dal 32,5% nel gennaio 2012 al 25,5% nel marzo 2012.(ANSAmed).

Kosovo: rappresentanza Pristina, prime dispute su accordo Ue
Delegazioni Kosovo e Serbia lasciano conferenze
16 marzo, 09:26
(ANSAmed) - BELGRADO, 16 MAR - Prime dispute sulla rappresentanza del Kosovo alle riunioni regionali, concordata di recente a Bruxelles nel negoziato fra Belgrado e Pristina, si sono registrate oggi in due distinte conferenze. Come ha riferito la tv B92, a Belgrado una delegazione del Kosovo ha lasciato la sala dove si era appena aperta la prima conferenza regionale sulla cooperazione delle società civili nei Balcani occidentali e in Turchia, in disaccordo con alcuni dettagli dell'intesa raggiunta a Bruxelles. In base a tale accordo, i rappresentanti di Pristina possono partecipare a riunioni e forum regionali mostrando sul tavolo la scritta 'Kosovo' con un asterisco che rimanda a una nota in basso. In essa si dice che 'Kosovo' non fa alcun riferimento allo status del Kosovo e che tale termine è in linea con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'Onu e con il parere della Corte internazionale di giustizia dell'Onu sulla proclamazione di indipendenza del Kosovo. Rappresentanti della Ue e della Gran Bretagna, presenti alla conferenza di Belgrado, hanno tentato invano di convincere la delegazione kosovara a restare al suo posto.
 Secondo l'agenzia Beta, la delegazione serba presente a un'altra conferenza regionale a Sarajevo ha abbandonato da parte sua la sala in disaccordo con il modo in cui era stato messo in atto l'accordo di Bruxelles sulla rappresentazione del Kosovo.
Il ministero degli Esteri serbo, citato da B92, ha confermato che i rappresentanti di Belgrado hanno lasciato la riunione di Sarajevo poiché la delegazione del Kosovo non era rappresentata con la nota in calce sul cartello 'Kosovo', come previsto dall'accordo.(ANSAmed).

Federazione Russa. La Russia dopo le presidenziali
16 marzo 2012
Andrei Nechaev, ex ministro dell'Economia
Il ritorno di Vladimir Putin al Cremlino è tutto in salita: il Paese attende riforme e le previsioni di crescita si abbassano, mentre rublo e petrolio oscillano
Le mancate condizioni per una competizione politica reale e i brogli in larga scala verificatisi durante le elezioni presidenziali e della Duma hanno instillato in una consistente parte dell’opinione pubblica dubbi sulla legittimità incondizionata del potere.
Questo rappresenta un enorme pericolo in quanto il Paese dovrà affrontare a breve una serie di sfide importanti e toccherà al governo risolvere la maggior parte dei problemi socio-economici, perseguendo misure spesso impopolari. Come se non bastasse la situazione si complica a causa della massiccia diffusione di promesse elettorali.
È stata avanzata una gamma di proposte estremamente varia. Lo stesso Vladimir Putin, nuovamente eletto, stima che le sole promesse di riforme sociali si aggirino intorno all’1,5 per cento del Pil. Le valutazioni di una serie di prestigiosi e competenti istituti sono ancora più alte. Per esempio, il Centro di ricerche macroeconomiche della Sberbank ha calcolato che tutte le promesse preelettorali ammontano al 4-5 per cento del Pil, mentre l’agenzia Fitch ha fissato il loro valore a 160 miliardi di dollari o all’8 per cento del Pil entro sei anni.
Tutte queste “elargizioni”, per ora potenziali, poggiano su alcuni impegni già assunti in precedenza dal governo, tra cui emergono per importanza l’aumento a scaglioni delle spese per la difesa (20 trilioni di rubli fino al 2020), oltre all’innalzamento approvato degli stipendi per i collaboratori dei poteri forti e delle pensioni; queste ultime in futuro non potranno più essere abbassate dal governo. Aggiungete a ciò la necessità di finanziare i grandi progetti come le Olimpiadi di Sochi, il forum dell’Astes (Associazione delle unioni artistiche di Murmansk), i Mondiali di Calcio e molti altri.
Tutto questo sarebbe preoccupante, ma non terribile, se l’economia si trovasse in una fase di rapida e stabile crescita. Purtroppo l’evidente minaccia di un peggioramento della recessione in Europa sullo sfondo dell’irrisolto problema del debito, il duro “atterraggio” dell’economia cinese, atteso da molti esperti e la crescita instabile dell’economia americana hanno creato un quadro estero sfavorevole  all’economia russa, la quale dipende enormemente dall’esportazione delle materie prime. Anche nelle più rosee prospettive ufficiali la crescita del Pil russo non supererà nei prossimi anni il 3-4 per cento annuo e comunque a patto che il prezzo del petrolio sul mercato mondiale si mantenga alto.
Fa parte di simili problemi, per ora accantonati, la questione pressante delle riforme sociali. È difficile che la ristrutturazione dei sistemi dell’educazione e della salute si possa limitare a decisioni di carattere organizzativo e amministrativo; richiederà inevitabilmente l’aumento delle spese di bilancio che in questo settore in Russia sono a un livello nettamente inferiore rispetto ai Paesi sviluppati.
Ai problemi di ordine strategico si possono aggiungere altri impedimenti, come la brusca riduzione del saldo attivo della bilancia commerciale. La Russia non è ancora un Paese in grado di attirare degli investitori. Inoltre sia nel periodo della crisi del 2008-2009 sia nei mesi successivi c’è stata un’enorme fuga di capitali dal Paese.
I suggerimenti lanciati durante le battaglie preelettorali per un riesame degli esiti della privatizzazione degli anni Novanta, una serie di scandalose cause penali contro alcuni imprenditori e la presenza costante di una fortissima corruzione fanno sperare ben poco in un cambiamento radicale di tale tendenza. In definitiva il possibile deficit del bilancio dovuto alle attuali operazioni non sarà compensato da alcun afflusso di capitale. Ciò porterà inevitabilmente alla svalutazione del rublo con le relative conseguenze inflazionistiche dovute a una forte dipendenza dall’importazione del mercato dei beni di consumo.
Allo stesso tempo peggioreranno nettamente le condizioni per una modernizzazione economica a discapito dell’introduzione di tecnologie occidentali all’avanguardia e anche della possibilità di prestiti di capitale sui mercati esteri.
In economia i miracoli non accadono. Per risolvere gli inevitabili problemi di bilancio è necessario un abbassamento delle spese oppure un aumento del peso fiscale. Una soluzione globale al problema c’è: una forte spinta alla crescita economica che in linea di principio si potrebbe ottenere con la liberalizzazione su vasta scala della vita economica in congiunzione a un considerevole abbassamento della corruzione e della pressione amministrativa sulle imprese. È pur vero che l’effetto non sarebbe subito visibile. Purtroppo il fattore principale è che il governo non dimostra in alcun modo di essere pronto a intraprendere un simile percorso. Temo che sarà la vita a imporlo. Purché non sia troppo tardi.

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