mercoledì 13 giugno 2012

am_13.6.12/ La crisi vera sta’ arrivando, nel belpaese padanino. – 1. La disoccupazione non cala. Nell'area Ocse resta stabile e, peggio, aumenta in Italia dove ad aprile è arrivata al 10,2% contro il 10,1% di marzo. A dimostrazione che la crisi sull'economia reale si sta aggravando e non accenna a mollare la presa.---2. Secondo molti analisti, Roma e' ora nel mirino in quanto la Spagna, dovendo ricevere fondi comunitari per ricapitalizzare le banche, non puo' piu' fare da garante del fondo salva Stati Efsf. Cio' significa che la quota di garanzie con le quali l'Italia partecipa al fondo dovra' necessariamente aumentare, salendo - scrive il New York Times - al 22% dall'attuale 18%. L'Italia al momento e' altamente indebitata e non genera sufficiente crescita, sottolinea il quotidiano Usa, e sara' quindi costretta a prendere altro denaro in prestito a tassi ancora piu' elevati.---3. Le spese in conto capitale dei Comuni italiani si sono ridotte di un terzo nell'ultimo decennio.

Svimez, i Comuni non investono più
Fisco, Confartigianato: pressione al 53,7% La spesa pubblica cresce di 2 mln l'ora
Commerzbank: "Dopo Spagna e' l'Italia nel mirino speculatori"
Disoccupazione stabile nell'Ocse. Cresce in Italia, Spagna e Irlanda
Crisi: Fitch, improbabile italia abbia bisogno di salvataggio
Crisi: Grilli, e' chiaro che bisogna fare ancora di piu' (1 update)
Grecia: Tsipras, programma Fmi-Ue fa ormai parte del passato
Grecia: 100-500 milioni euro ritirati ogni giorno dalle banche
Crisi: Merkel, l'Europa e' a un crocevia
Spagna: Merkel, aiuti saranno condizionati a riforma sistema bancario
Fitch taglia rating 18 banche spagnole
Albania: Ue, difficile vedere segni positivi per adesione
Kosovo: celebrati 13 anni fine guerra e arrivo truppe Nato
Serbia: Ue, riconoscimento Kosovo non e' condizione adesione
Srbjia. Nikolic “incoronato” senza i Balcani
Quote latte, condannati 79 allevatori

Svimez, i Comuni non investono più
Le spese in conto capitale si sono ridotte di un terzo nell'ultimo decennio: si è creato un vero blocco
NAPOLI - Le spese in conto capitale dei Comuni italiani si sono ridotte di un terzo nell'ultimo decennio. È quanto si evince dal rapporto 2011 dell'Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno presentato al Cnel e curato da Federico Pica e Salvatore Villani. In particolare, gli investimenti diretti, grazie ai quali si aumentano le infrastrutture pubbliche fruite dai cittadini, sono calati nello stesso periodo del 17,7% e tra il 2010 e il 2011 di un ulteriore 5,3% e nel Mezzogiorno del 5,7%. Di fatto si è creato un vero e proprio blocco quasi totale degli investimenti. Secondo il rapporto, inoltre, nel 2011 le entrate correnti dei Comuni sono diminuite a livello nazionale del 4,3% rispetto al 2010. Le entrate correnti negli ultimi venti anni nei Comuni del Centro-Nord sono passate da 1.075 euro pro capite del 1991 a 987 del 2010, con una riduzione dell'8,2%. Nel Mezzogiorno nello stesso periodo le entrate correnti sono, invece, salite da 774 euro del 1991 a 790 euro nel 2010. Le entrate tributarie sono schizzate in venti anni, dal 1991 al 2010, del 151% al Sud e dell'82% al Centro-Nord: ciò spiega l'aumento delle entrate correnti nel Mezzogiorno. In termini pro capite, negli ultimi venti anni le entrate tributarie sono raddoppiate nei comuni del Centro-Nord, passando da 224 euro nel 1991 a 408 euro nel 2010, ma al Sud sono addirittura triplicate: i 121 euro del 1991 sono lievitati fino a 303 euro nel 2010. In sostanza, evidenzia il rapporto Smivez, i cittadini del Sud continuano a pagare più tasse sia di quelli del Nord che di quelli del Centro: «non, ovviamente, in cifra fissa, - spiega una nota - perchè nel 2010 ogni cittadino del Sud ha versato 303 euro procapite, contro i 392 del Centro e i 416 del Nord, ma in termini di peso sul Pil, al Sud è dell'1,74%, al Centro dell'1,34%, al Nord dell'1,36%. La quasi totalità delle entrate tributarie, circa l'81% nel 2010 nella media nazionale, deriva da addizionale Irpef, ICI e TARSU. In particolare, queste imposte hanno pesato al Centro- Nord, nel 2010, per l'80%, al Sud per l'86%. Il rapporto Smivez, oltre a fotografare la situazione che stanno vivendo i Comuni, fornisce anche suggerimenti: più poteri alle Regioni in materia di coordinamento del sistema finanziario locale e di implementazione dei servizi pubblici; interventi perequativi in attuazione delle norme costituzionali; riconsiderazione dei vincoli concernenti mutui e investimenti. »Tre - secondo Federico Pica - le questioni decisive di cui tenere conto: l'andamento di lungo periodo delle grandezze della finanza dei Comuni appartenenti a Regioni a statuto ordinario, con riferimento alle circoscrizioni Nord Italia, Centro, Mezzogiorno; le variazioni intervenute negli anni 2007-2010, e cioè l'impatto della crisi sulla finanza degli Enti, con particolare riferimento alla questione del Patto di stabilità interno e agli investimenti dei Comuni e, infine, le prospettive di attuazione della riforma costituzionale del 2001». (fonte Ansa)

Fisco, Confartigianato: pressione al 53,7% La spesa pubblica cresce di 2 mln l'ora
Roma, 12 giu. - (Adnkronos/Ign) - La pressione fiscale ''effettiva'' in Italia è al 53,7%. E' quanto denuncia Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, nella sua relazione all'assemblea della Confaderazione spiegando che ''negli ultimi 18 anni si sono succedute 5 proposte di riforma fiscale ma, contemporaneamente, il peso delle tasse è cresciuto di oltre 4 punti, passando dal 40,8% del PIL nel 1994 al 45,1% nel 2012. E, al netto dell'economia sommersa, la pressione fiscale effettiva è lievitata al 53,7%''.
Si tratta, afferma Guerrini, di ''numeri impressionanti: basti pensare che quest'anno il Pil cresce di 8 miliardi, le entrate fiscali di 46''. Sul costo del lavoro il fisco ''pesa per il 47,6%. Le imprese italiane 'bruciano' in burocrazia 23 miliardi l'anno, pari a 1 punto e mezzo di Pil. Ogni azienda spreca 86 giorni l'anno in pratiche amministrativeSoltanto in questa legislatura sono state varate 222 norme fiscali ad alto tasso di complicazione, 1 ogni 6 giorni'', sottolinea. Tra il 2000 e il 2012, segnala ancora il presidente di Confartigianato, la spesa pubblica italiana è aumentata di 250 miliardi, ''alla straordinaria velocità di crescita di oltre 2 milioni di euro all'ora''.
In tema di ''assurdità burocratiche'' il presidente di Confartigianato indica il Sistri, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti che a suo giudizio non va cambiato ma ''eliminato''. La proposta è quella di utilizzare i 70 milioni di contributi finora versati dagli imprenditori ''per un servizio che non esiste'' per aiutare le imprese ''così duramente colpite dal terremoto''.
Dal palco dell'assemblea dell'associazione Guerrini si rivolge quindi direttamente alla classe dirigente del Paese: "noi non rinunciamo a rappresentare le istanze delle imprese. E a coloro che hanno il compito di governare il Paese, alle forze politiche, dico: ascoltate la nostra voce! Bisogna reagire alla sindrome del declino". Quelle del presidente di Confartigianato sono parole chiare. "I nostri imprenditori, le persone che noi rappresentiamo e che rappresentano il Paese che combatte ogni giorno per ripartire e riprendere a crescere, dicono che la misura è colma, che dobbiamo reagire con forza alla 'sindrome del declino' che sta pervadendo la nostra Italia".
L'invito è anche a "reagire al pensiero di non poter fare nulla per ridare il primato all'economia reale rispetto ai poteri finanziari sovranazionali". Proprio il giorno dopo l'ennesima giornata di passione a Piazza Affari, il pensiero di Guerrini è rivolto alla speculazione e ai rischi che ne derivano. "Proprio perché è vero che le borse in poche ore possono ''bruciare'' un patrimonio produttivo costruito con anni di fatica e sacrifici, si devono ricostituire le connessioni tra l'economia reale e la finanza, perché si riprenda quel circuito di alimentazione reciproca che negli ultimi anni ha perso la sua essenza e fallito i suoi obiettivi", scandisce.
In questo scenario, serve "un ritorno alla politica come costruzione del bene comune". Via, dunque, alle azioni per la crescita ed a governi che "costruiscono, incoraggiano e sostengono la ripresa". La vita delle imprese, infatti, secondo Guerrini, "ha bisogno non di meno politica ma di più politica: una politica che rappresenti tutte le anime del nostro Paese e del suo immenso patrimonio umano, che sappia ascoltare e decidere e sappia mediare e comporre gli interessi in una prospettiva di più lungo periodo e di più lungo sguardo". Bene dunque i decreti del governo per sbloccare i debiti delle Pa verso le imprese, ma non basta. Deve andare avanti questa 'battaglia di civiltà' perché le aziende attendono ancora 100 miliardi dallo Stato e da altre aziende.
C'è, in questo senso, un parola chiave. "Fiducia: ecco ciò di cui abbiamo più bisogno. Abbiamo necessità di credere che le forze politiche e chi guida il Paese realizzino davvero ciò che promettono e agiscano in nome del bene comune. Che si passi dalla democrazia delle aspettative, in cui si promette senza avere la possibilità di mantenere, alla democrazia della responsabilità: sobria e, soprattutto, concreta". L'Italia, è la conclusione a cui giunge il presidente di Confartigianato, "ce la puo' fare a riagganciare la ripresa se istituzioni, politica, societa', economia condivideranno coraggio e responsabilita'. I piccoli imprenditori ce la stanno mettendo tutta".

Commerzbank: "Dopo Spagna e' l'Italia nel mirino speculatori"
(AGI) - Roma, 12 giu. - Dopo l'intesa dell'Eurogruppo sul piano per ricapitalizzare le banche spagnole, "l'attenzione dei mercati si sta spostando sull'Italia" e, alla luce delle difficolta' del governo Monti nel far approvare le sue riforme dal Parlamento, "potrebbe essere solo questione di tempo prima che anche l'Italia chieda aiuto". Lo scrive Commerzbank in una nota ai clienti citata dal 'New York Times'. Secondo molti analisti, Roma e' ora nel mirino in quanto la Spagna, dovendo ricevere fondi comunitari per ricapitalizzare le banche, non puo' piu' fare da garante del fondo salva Stati Efsf. Cio' significa che la quota di garanzie con le quali l'Italia partecipa al fondo dovra' necessariamente aumentare, salendo - scrive il New York Times - al 22% dall'attuale 18%. L'Italia al momento e' altamente indebitata e non genera sufficiente crescita, sottolinea il quotidiano Usa, e sara' quindi costretta a prendere altro denaro in prestito a tassi ancora piu' elevati.

Disoccupazione stabile nell'Ocse. Cresce in Italia, Spagna e Irlanda
Roma non riesce a invertire il trend, proprio i Paese dove è già intervenuta l'Unione europea. Senza lavoro in aumento anche in Portogallo. Il tasso più basso in Corea del Sud al 3,4%. Torna ad aumentare anche negli Usa
MILANO - La disoccupazione non cala. Nell'area Ocse resta stabile e, peggio, aumenta in Italia dove ad aprile è arrivata al 10,2% contro il 10,1% di marzo. A dimostrazione che la crisi sull'economia reale si sta aggravando e non accenna a mollare la presa.
Il dato delle economie sviluppate riunite all'interno dell'Organizzazione parigina rimane invariato al 7,9% come a marzo, ma è ancora 2,3 punti percentuali sopra il livello di quattro anni fa, prima dello scoppio della crisi. Come emerge dalle statistiche diffuse dall'Ocse che riunisce i 34 paesi più industrializzati, le differenze sono molto ampie all'interno dell'area.
L'Eurozona segna una disoccupazione stabile rispetto a marzo all'11%, 3,7 punti in più rispetto al minimo del 7,3% segnato nel marzo 2008. Ma continua a preccupare l'Italia il cui trend si è ormai allineato a quello di Spagna, Portogallo e Irlanda i tre Paesi, insieme alla Grecia, dove l'Unione europea è già intervenuta con aiuti finanziari. La disoccupazione in Italia fa quindi segnare un incremento dal 10,1% al 10,2% lo stesso registrato dal Portogallo (disoccupazione al 15,2%, +0,1 punti) e appena meno di quello in Spagna dove si registra il picco Ocse dei disoccupati (24,3%, +0,2) e Irlanda (14,2%, +0,2), non sono disponibili, invece, i dati della Grecia. Il tasso minimo è in Corea del Sud (3,4%, invariato), lieve incremento anche negli Stati Uniti dove il passaggio dall'8,1% di marzo all'8,2% di aprile interrompe la discesa iniziata nell'agosto 2011.
La  disoccupazione giovanile (15-24 anni) dell'area è pari al 16,1%, invariata rispetto a marzo, ma è quasi 10 punti in più rispetto a quella degli adulti (oltre 25 anni). In aprile nell'area Ocse c'erano 47,3 milioni di senza lavoro, 14,6 milioni in più rispetto all'aprile 2008. I giovani disoccupati sono 12 milioni.
(12 giugno 2012)

Crisi: Fitch, improbabile italia abbia bisogno di salvataggio
(AGI) - Roma, 12 giu. - E' improbabile che l'Italia abbia bisogno di un piano di salvataggio. Lo fa sapere Ed Parker, direttore dell'agenzia di rating Fitch. "L'Italia ha un deficit di bilancio molto basso - dice Parker all'agenzia Bloomberg - ha anche un basso deficit delle partite correnti e non ha problemi con le banche". Tuttavia l'Italia ha anche "un alto livello di indebitamento governativo, per cui ha poco spazio per assorbire ulteriori shock negativi". Inoltre l'Italia "e' molto dipendente dai tassi di interesse con i quali contrae prestiti, i quali sono alti, piu' alti del suo tasso di crescita, per cui e' nella situazione in cui i tassi di interesse di mercato hanno un impatto auto-avverante sul valore della sua capacita' di credito". (AGI) .

Crisi: Grilli, e' chiaro che bisogna fare ancora di piu' (1 update)
12 Giugno 2012 - 18:02
 (ASCA) - Roma, 12 giu - ''L'Europa si e' fatta cogliere con la guardia abbassata anche sulle riforme, l'Italia purtroppo e' il paese europeo con il piu' alto debito pubblico e ha un maggiore interesse a una riforma della governance: non c'e' crescita senza rigore. La prima sfida e' il controllo dei fondi pubblici e vincere la sfida del rigore e' la premessa per vincere anche la sfida della crescita''.
 Cosi' il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli nel corso della lectio magistralis alla Corte dei Conti, in occasione dell'inaugurazione di un nuovo seminario.
 Grilli ha sottolineato che ''le riforme sarebbero state fatte in ogni caso, poiche' erano indispensabili anche senza le pressioni molto forti dell'Europa e dei mercati'', riferendosi naturalmente alle pensioni e al mercato del lavoro.
 Per quanto riguarda ancora il problema del debito pubblico per il nostro paese, Grilli ha ribadito che ''l'importante e' ridurlo, ma anche avere un'economia che cresce: questa sfida - ha detto - rende necessaria una risposta a livello italiano, ma anche a livello europeo''. C'e' bisogno, insomma, di ''una strategia coordinata. Tutti i paesi - ha proseguito - devono fare la propria parte''. Il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli ricorda che l'Italia ha vinto in passato importanti sfide come quella del miracolo economico del periodo dal 1951 alla meta' degli anni '60 che ha registrato una crescita economica di circa l'8%.
Cosi' il nostro paese e' riuscito a recuperare tante posizioni nella classifica, non solo e' cresciuto ma e' risalito poiche' e' cresciuto di piu' degli altri. ''Il modello italiano era il vincente'', ha sottolineato Grilli.
In sostanza l'Italia non e' ancora riuscita a 'cambiare il motore' in maniera cosi' efficace come altri paesi, ha spiegato Grilli rispetto al momento di difficolta' che il paese sta vivendo. ''Bisogna introdurre nuovi incentivi - ha affermato - per intraprendere una nuova fucina di crescita''.
''Non possiamo essere ambigui'' sui nostri conti pubblici e ''la mia sensazione e' che questa consapevolezza - ha rimarcato il viceministro - si e' un po' persa per strada''.
''Sappiamo - ha detto ancora - che l'emergenza che si e' presentata ha riguardato il settore della spesa ma anche quello delle entrate. E' opportuno un ribilanciamento''.
ram/cam/rl

Grecia: Tsipras, programma Fmi-Ue fa ormai parte del passato
12 Giugno 2012 - 20:18
 (ASCA-AFP) - Atene, 12 giu - Il leader della sinistra greca, Alexis Tsipras, suona la carica a pochi giorni dalle elezioni nazionali. Il programma di austerity formulato dall'Fmi e dalla Ue, legato agli aiuti concessi alla Grecia, ha detto il leader politico, oramai ''appartiene alla storia''.
 In una conferenza stampa, Tsipras ha detto che il programma Fmi-Ue ''fa gia' parte del passato e sicuramente apparterra' alla storia lunedi''', ovvero il giorno dopo le elezioni legislative.
sen/

Grecia: 100-500 milioni euro ritirati ogni giorno dalle banche
ultimo aggiornamento: 12 giugno, ore 10:08
Atene, 12 giu. (Adnkronos/dpa)- I greci continuano a ritirare milioni di euro dai conti correnti mentre rimane alta l'incertezza politica in vista delle cruciali elezioni del 17 maggio. Secondo dati bancari diffusi oggi dai media greci, i correntisti ellenici ritirano fra i 100 e i 500 milioni di euro al giorno. Nel mese di maggio sono svaniti dai conti fra i 5 e i 6 miliardi di euro e la situazione non e' migliorata a giugno. Dall'inizio della crisi economica nel 2009, oltre 80 miliardi di euro sono stati portati via dalle banche.
Molti temono che l'esito del voto possa portare ad una uscita della Grecia dall'euro. Dopo il risultato inconcludente delle elezioni del 6 maggio, si torna a votare questa domenica. I conservatori di Nuova Democrazia e Pasok intendono portare avanti l'accordo sul bailout internazionale, mentre la sinistra radicale del partito Syriza, che secondo alcuni sondaggi potrebbe arrivare primo, vuole rinegoziare l'intesa.

Crisi: Merkel, l'Europa e' a un crocevia
12 Giugno 2012 - 14:51
 (ASCA) - Roma, 12 giu - ''L'Europa e' a un crocevia''. Lo ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel. aggiungendo che ''bisogna essere pronti a passare piu' sovranita' all'Europa''.
sen/

Spagna: Merkel, aiuti saranno condizionati a riforma sistema bancario
12 Giugno 2012 - 15:07
 (ASCA-Afp) - Berlino, 12 giu - Qualsiasi prestito alla Spagna e' legato alla riforma del suo sistema bancario, lo ha detto la Cancelliera Angela Merkel, in un convegno della Cdu, aggiungendo che comunque si tratta di una situazione differente rispetto ai piani di salvataggio di Portogallo, Irlanda e Grecia.
 ''Ci saranno ovviamente delle condizioni per la Spagna quando i fondi saranno richiesti, dovra' ristrutturare il proprio sistema bancari per renderlo in grado di affrontare il futuro'', ha detto la Cancelliera.
red/

Fitch taglia rating 18 banche spagnole
Pesa forte esposizione a mercato domestico
12 giugno, 18:59
(ANSA) - NEW YORK, 12 GIU - L'agenzia internazionale Fitch taglia il rating di 18 banche spagnole. Il downgrade segue il taglio del rating della Spagna. Sulle banche, secondo Fitch, pesa la loro forte esposizione al mercato domestico e lo stretto legame tra lo stato di salute dell'economia nazionale e del mercato immobiliare e quello delle banche.

Albania: Ue, difficile vedere segni positivi per adesione
Seguito da vicino presidenziali,valutazione progressi in autunno
12 giugno, 14:30
(ANSA) - BRUXELLES, 12 GIU - Nuovo passo indietro di Tirana nel suo percorso di integrazione europea, dopo le ultime elezioni presidenziali.
 ''A questo punto e' molto difficile vedere segnali, sviluppi positivi, che potrebbero portare il paese alla prossima fase del processo di adesione'', ha detto oggi Peter Stano, portavoce del commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule, rispondendo alle domande dei giornalisti.
 Dopo l'elezione di Bujar Nishani a presidente della Repubblica con i soli voti della maggioranza di governo, si allontana cosi' la possibilita' per l'Albania di richiedere lo status ufficiale di paese candidato all'adesione all'Ue il prossimo autunno.
 E' in autunno infatti che la Commissione europea pubblica l'annuale rapporto sui progressi dei paesi candidati o potenziali candidati all'allargamento dell'Unione e raccomanda ai leader quale paese ha soddisfatto le condizioni necessarie per passare alla fase successiva del processo di adesione.
 Tirana per ora rimane ai blocchi di partenza: qualsiasi passi avanti, continua a ribadire Bruxelles, dipende prima di tutto dal dialogo politico e dalle altre priorita' indicate da tempo e contenute in un piano d'azione nazionale. ''La Commissione europea - ha ribadito il portavoce - ha definito le dodici priorita' per l'integrazione dell'Albania e comunichera' la sua valutazione il prossimo autunno''.(ANSA).

Kosovo: celebrati 13 anni fine guerra e arrivo truppe Nato
Paese sempre alle prese con gravi problemi economici
12 giugno, 18:55
(ANSAmed) - PRISTINA, 12 GIU - Il Kosovo ha celebrato oggi il 13/mo anniversario del ritiro delle forze serbe e dell'arrivo nel paese delle truppe della Nato (Kfor), al termine di quasi tre mesi di bombardamenti alleati sulla Serbia di Slobodan Milosevic. Una celebrazione tuttavia che non coincide con le aspettative dei cittadini, sempre alle prese con gravi problemi economici e sociali. A oltre quattro anni dall'indipendenza dalla Serbia, proclamata da Pristina il 17 febbraio 2008, l'economia del Kosovo resta molto debole, la poverta' cresce e la disoccupazione si mantiene a livelli molto alti, al disopra del 40%. Scarsi successi d'altra parte sembra aver dato finora la lotta a corruzione e criminalita' organizzata, fenomeni che continuano a dominare largamente nella vita pubblica e privata del piccolo paese balcanico, da alcuni definito 'Mafialand'.
 Nella Giornata della Liberta', il presidente della repubblica Atifete Jahjaga ha sottolineato il grande significato dell'indipendenza conquistata grazie al lavoro di molte generazioni di kosovari che si sono sacrificati per tale ideale.
''Il nostro cammino verso la liberta' e' stato denso di sacrifici e fatiche, ma esso ci rende orgogliosi e ci sprona ad andare avanti per la realizzazione di tutti bi nostri obiettivi sulla strada dell'integrazione euro-atlantica, con l'adesione alla Ue e alla Nato, e in eterna amicizia con gli Stati Uniti d'America'', ha detto Jahjaga.
 L'anniversario della fine della guerra e' stato festeggiato a Pristina e in numerose altre localita' del Kosovo con manifestazioni e riunioni celebrative. Nella capitale si e' esbito in concerto la nota band rock kosovara 'Troja'.
 Da quasi 50 mila all'arrivo nel giugno 1999, le truppe della Nato in Kosovo sono attualmente circa 6 mila. (ANSAmed)

Serbia: Ue, riconoscimento Kosovo non e' condizione adesione
Ma buone relazioni con Pristina considerate priorita'
12 giugno, 14:44
(ANSAmed) - BRUXELLES, 12 GIU - Il riconoscimento del Kosovo non e' una condizione richiesta alla Serbia per l'adesione all'Ue, ma le buone relazioni Pristina-Belgrado sono una priorita'. Lo ha ribadito Peter Stano, portavoce del commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule, oggi a Bruxelles.
 Il riconoscimento del Kosovo ''non e' mai stato definita come una condizione'' ha detto Stano, sottolineando allo stesso tempo come ''il risultato piu' chiaro dello scorso vertice di dicembre e' che l'Ue si aspetta dalla Serbia altri passi avanti per l'adesione: uno e' il miglioramento delle relazioni politiche ed economiche con il Kosovo''.
 ''In questa fase - ha aggiunto il portavoce - il processo di adesione e' guidato da priorita' chiave''. E l'importanza dei buoni rapporti fra Pristina e Belgrado nel percorso di integrazione europea e' considerata da Bruxelles una priorita'.
 Il messaggio ''e' ancora piu' chiaro - ha affermato il portavoce - dopo quanto ha detto ripetutamente Fule ieri a Belgrado'' in occasione dell'investitura del neopresidente serbo, Tomislav Nikolic. Una priorita' ''e' quella di avere migliori relazioni con il Kosovo - ha concluso Stano - e in generale, avere buoni rapporti e una riconciliazione con i paesi vicini costituisce uno dei requisiti per l'adesione all'Ue''.
Nikolic sara' in visita ufficiale a Bruxelles giovedi' prossimo.
(ANSAmed).

Srbjia. Nikolic “incoronato” senza i Balcani
Il presidente fa suonare l’inno europeo: «La Serbia non ha diritto di avere nemici, i fatti del passato non minaccino il futuro»
di Stefano Giantin
 BELGRADO. L’inno nazionale serbo, “Boze Pravde”, significativamente seguito da quello europeo. Gruppi folkloristici e cibo serbo, musica tradizionale e rakija per gli ospiti del ricevimento, prodotta personalmente da Nikolic, il festeggiato. E soprattutto convitati di pietra, più presenti dei tanti convenuti. Offuscata dalle polemiche internazionali, si è svolta ieri a Belgrado la cerimonia solenne d’insediamento del presidente serbo Tomislav Nikolic. Avrebbe dovuto essere una festa in suo onore, alla presenza del Gotha del mondo politico balcanico. Ma a tenere banco sono state di nuovo le diatribe sull’isolamento in cui è precipitato il Paese dopo le recenti incaute uscite pubbliche di Nikolic, che hanno spinto all’angolo il neo-presidente, attaccato duramente da Bruxelles e Washington. E boicottato dalla maggior parte degli omologhi balcanici.
 A Belgrado ieri mancavano tutti o quasi i Grandi della regione, con le eccezioni del presidente della Repubblica Srpska Dodik e del presidente montenegrino Vujanovic. Presenze significative anche quelle di Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri turco e del sottosegretario agli Esteri italiano Marta Dassù. Assenti invece il presidente croato Josipovic e lo sloveno Türk, che ha chiarito il motivo del suo gran rifiuto, dettato dalle «inappropriate dichiarazioni su Vukovar e Srebrenica». Non c’era neppure Bakir Izetbegovic, membro musulmano della presidenza tripartita bosniaca, che ha ribadito che le affermazioni su Srebrenica «ricordano il Nikolic di 10-15 anni fa». E mancava anche Gjorge Ivanov, il presidente macedone. Zero tolleranza da più fronti, dunque, verso le affermazioni di Nikolic che hanno toccato ferite non rimarginabili.
 «Un boicottaggio organizzato», non provocato dalle uscite su Srebrenica e Vukovar, lo ha definito ieri il ministro degli Interni del governo uscente, il socialista Ivica Dacic. Dacic che ha sottolineato che il comportamento dei leader balcanici verso il presidente serbo è paragonabile a «un insulto» verso il Paese, a una mancanza di rispetto verso la volontà degli elettori che hanno scelto democraticamente Nikolic. Un Nikolic che ieri ha nondimeno mantenuto un profilo basso e mostrato la sua faccia europea. Prima un vertice bilaterale con Stefan Füle, commissario europeo per l’Allargamento con cui ha discusso delle prospettive europee di Belgrado. Prospettive che sono reali, anche perché «l’Ue sarà il vostro più stretto alleato», ha spiegato Füle, aggiungendo però che Bruxelles desidera allo stesso tempo «visibili progressi nelle relazioni con il Kosovo». Poi, in una sala del palazzo presidenziale affollatissima di politici, diplomatici, sportivi e uomini d’affari, esponenti religiosi e del jet set, oltre mille gli invitati, il misurato discorso programmatico di Nikolic. Non a caso pronunciato con Füle a fianco.
 Nel suo breve “urbi et orbi”, il presidente ha assicurato, tra le altre cose, che «la Serbia non ha il diritto di avere nemici. Il percorso europeo della Serbia è la via del futuro, della prosperità economica e io aiuterò il Paese a perseverare su quella strada». E il leader serbo ha poi cercato di chiudere le controversie con i Paesi vicini, chiarendo che non permetterà che «fatti del passato minaccino il nostro futuro» e garantendo che i problemi saranno risolti «con mezzi pacifici e democratici». Belgrado, ha confermato, condurrà «una politica di pace e stabilità». Una promessa che prepara il terreno a un’auspicabile ripresa del dialogo nei Balcani.

Quote latte, condannati 79 allevatori
Dopo 15 anni il Tar del Lazio ha condannato al pagamento delle multe sulle quote latte 79 produttori della provincia di Parma assistiti dall’avvocato Roberto Corradi.
 Alla base del ricorso vi era la richiesta dell’annullamento della compensazione nazionale per le annate lattiere 1995/96 e 96/97.
Nel corso dei 15 anni si era avuta, nel novembre del ’99, l’accoglimento da parte del Tar dell’istanza cautelare di sospensione mentre, un anno dopo, la stessa sezione del Tar aveva rimesso al vaglio della Corte di Giustizia della Comunità Europea la questione della legittimità del regime delle quote latte e del prelievo supplementare.
Nel 2004 la Corte di Giustizia ha stabilito che le censure proposte dai ricorrenti non potevano trovare accoglimento, vincolando anche il giudice nazionale. Successivamente gli allevatori ricorrenti hanno comunque richiamato una serie di nuovi elementi tra cui un’indagine condotta dalla Commissione sul tenore della materia grassa nel 2009 e la relazione dei carabinieri dell’aprile 2010.
 Nelle scorse settimane è stata però pubblicata la sentenza del Tar del Lazio che, in conclusione, dichiara «il ricorso infondato nel merito, non avendo il Collegio motivi per discostarsi da quanto già esposto» da molte altre sentenze dello stesso tenore riguardanti la vicenda delle quote latte.
 In particolare le osservazioni svolte dai 79 allevatori parmensi sono ritenute «suggestioni» visto che l’intero sistema delle quote latte è basato su «documentazione ufficiale le cui risultanze ed effetti, come le imputazioni dei prelievi, non sono mai state smentite».
«Spiace constatare che siano serviti ben 15 anni – ha commentato Confagricoltura – per arrivare ad una serie di sentenze esecutive in primo grado che, seppur ancora appellabili, dimostrano come a causa della lentezza della giustizia italiana tutto il comparto lattiero-caseario nazionale abbia sofferto per la mancanza di certezze che hanno diviso il mondo dei produttori».

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