sabato 13 novembre 2010

Marotta: «La Campania è morta, noi siamo ombre»


12 novembre 2010
(di Mirella Armiero da il Corriere del Mezzogiorno)
Apocalittico Marotta. «La Campania è morta, noi abitanti siamo solo ombre». Immagine forte, ma in che senso? «Il disastro ambientale è conclamato, noi lo avevamo detto nel 2004, allora ci chiamarono allarmisti».
Oggi l’avvocato assisterà all’ennesima celebrazione del suo Istituto per gli studi filosofici, arrivato a 35 anni di attività, che riceve il Premio Napoli alle 17.30 in una cerimonia a Palazzo Serra di Cassano con lectio magistralis di Roberto Esposito. Una premiazione che vuole rimarcare la necessità di difendere Marotta, amato in Europa ma talvolta poco apprezzato in patria; nella motivazione del Premio è scritto infatti che «se l’istituto viene considerato un ente inutile, vuol dire che c’è un solco profondo tra la coscienza civile di Napoli e i reggitori della cosa pubblica».
Il Premio si schiera apertamente con l’avvocato, dunque. Eppure Marotta si sente spesso isolato e sempre più calato nel ruolo di Cassandra. Soprattutto sulle questioni ambientali: il «giacobino» di Monte di Dio non può fare a meno di sventolare i bollettini delle Assise di Palazzo Marigliano risalenti ad anni fa, in cui si parla di «pandemia silenziosa» per indicare le conseguenze della sciagurata gestione dei rifiuti. «Dopo l’esaurimento del cratere di Pianura», spiega Marotta, «la raccolta dell’immondizia ha preso una direzione cieca e disordinata. Abbiamo denunciato tutto alla presenza dell’ex procuratore generale Galgano: il professore Ortolani spiegò che dalla cava di Chiaiano viene un grande pericolo. Da lì passano gabbiani e cani randagi che si spostano nei pressi degli ospedali che sono troppo vicini ai rifiuti».
Molti oppositori hanno tacciato le assise di immobilismo: dire sempre no non aiuta a trovare soluzioni, secondo questa corrente di pensiero.
«Non è vero. L’Assise è un’accademia dove arrivano esperti e si elaborano idee. Abbiamo pubblicato pagine e pagine…».
Ma la vostra posizione è sempre la stessa?
«Certamente: diciamo no agli inceneritori. Il governo Prodi stabilì contributi per chi li costruiva e da allora sono diventati un affare. L’Impregilo usava le balle di rifiuti come garanzia bancaria, perché su ciascuna riceveva più soldi. Dall’Italia si è diffusa anche in Europa questa voglia di inceneritori. Il problema sta nell’associazione tra la finanza del Nord e la delinquenza organizzata. E pensare che basterebbe la differenziata». Che i napoletani non sanno fare? «Non è assolutamente vero. I napoletani la vogliono fare, ma sono stati diseducati. Loro fanno la differenziata e poi i camion mettono tutto insieme. Così è chiaro che ciascuno smette». La politica campana è responsabile di questo disastro? « È ovvio. Ormai è evidente a tutti che in Italia e in Campania non c’è più classe dirigente. Ci vorrebbero un governo nazionale e uno locale che si facessero portatori di un nuovo principio: la lotta contro la corruzione. Ma non vedo alcun barlume di novità».
Allora direbbe ai giovani napoletani di andare via, come fece Eduardo?
«No, devono restare e resistere, però mi è chiaro che se la speranza erano le nuove generazioni ormai si può dire che sono state appestate, quando non sono fuggite via. Ma io farei un discorso più ampio: non si tratta di una decadenza solo napoletana, è l’Europa intera che diventerà presto un’appendice geografica dell’Asia, se ne impadronirà il più forte e ne faranno un luogo di pattumiere e di basi militari».
Dai rifiuti a Pompei: un altro disastro annunciato?
«Inutile dire che quella di Bondi è una follia, pensare a una fondazione privata ora sarebbe la peggiore soluzione. Ma io penso anche alle altre emergenze della Campania: i vostri figli non potranno mai vedere l’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, che sta per essere cancellato dalla storia. Io propongo che se ne faccia un esempio dell’orrore a cui siamo arrivati con visite guidate didattiche. In Francia le mura romane sono oggetto di manutenzione quotidiana, gli archeologi abitano in loco. Qui vincono ovunque scempio e incuria».
Lei appoggiò la Iervolino: oggi chi sosterrebbe alle elezioni comunali?
«Io sostenni la Iervolino solo perché lei si dichiarò per l’acqua pubblica. Oggi sono pronto a sostenere chi si farà carico di garantire una legge sulla differenziata. Ma voglio le garanzie, non mi fido più di nessuno».
Si riferisce al suo difficile rapporto con Bassolino?
«Bassolino avrebbe potuto fare la fortuna del nostro e dell’Istituto Croce, ma ha fatto altre scelte».
Qual è la situazione di Palazzo Serra di Cassano?
«Non riceviamo finanziamenti dal 2009 e così l’Istituto fondato da Croce. Le difficoltà sono sempre le stesse, dal canto mio, dopo l’attico di Roma, ho venduto tutto il resto. E sono convinto che se i due istituti chiudessero i battenti sarebbe una sciagura per l’umanità. Come Pompei che crolla».
Fonte:
http://www.napolionline.org/new/marotta-«la-campania-e-morta-noi-siamo-ombre»/comment-page-1#comment-15942

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