mercoledì 13 giugno 2012

pm_13.6.12/ Spendig ovation. - Sono 10 milioni gli italiani residenti nelle regioni con piani di rientro pronti a rivolgersi a strutture di un'altra regione o ad andare all'estero in caso di bisogno di cure. E' questo il rischio che incombe sulle regioni più tartassate dalle manovre.

Censis, sanità sempre più cara
Spending review: in arrivo una 'sforbiciata' da 14 miliardi
Crisi: Barroso, non sicuro che tutti leader abbiano senso d'urgenza
Crisi: Spagna soffre, sempre piu' debiti e furti
Svizzera. Tra Berna e Roma c’è di mezzo Bellinzona
Vicenza, padania. Falsa esportazione di 33 quintali
Bozen, oltrepadania. Guardia di Finanza: scoperta frode da 1 miliardo

Censis, sanità sempre più cara
Spesa sale del 18% in un anno
La crescita è dovuta soprattutto ai ticket per i farmaci, le visite mediche specialistiche, analisi e radiografie. Rischio di fuga dalle regioni con piano di rientro per 10 milioni di utenti. Un milione di persone ha acquistato prestazioni sanitarie su internet
Vola la spesa per le famiglie italiane per la sanità. Per il 58% degli italiani la spesa per la sanità (visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici) è aumentata del 18% in un anno. La crescita è dovuta soprattutto ai ticket: per i farmaci (per il 65% dei cittadini), le visite mediche specialistiche (64%), analisi e radiografie (63%). Inoltre il 38% degli italiani ha fatto ricorso nell'ultimo anno alla sanità privata per almeno una prestazione. E' quando emerge dalla ricerca del Censis contenuta nel Rapporto 2012 'Il Sistema Sanitario in controluce' della Fondazione Farmafactoring.
In particolare sono donne (42%), adulti con 45-64 anni (42,5%) e anziani (40%), residenti nel Nord-Ovest (42%) e nei comuni tra 10mila e 30mila abitanti (42%), laureati (42%). Il 55% giudica però troppo alto il prezzo pagato per la prestazione, il 44% lo valuta giusto e appena l'1% lo ritiene basso. E il 10% dei cittadini ha fatto ricorso all'intramoenia nell'ultimo anno. In particolare sono donne (11,5%), 45-64enni (12%), residenti al Centro (13%) e nei comuni tra 100mila e 250mila abitanti (15%), laureati (15%). In questo caso pensa di aver pagato un prezzo troppo alto il 49%, giusto il 48%, basso il 3%.
Rischio di fuga dalla propria regione. Il rapporto evidenzia inoltre il rischio fuga dalla sanità delle regioni con piano di rientro. Sono 10 milioni gli italiani residenti nelle regioni con piani di rientro pronti a rivolgersi a strutture di un'altra regione o ad andare all'estero in caso di  bisogno di cure. E' questo il rischio che incombe sulle regioni più tartassate dalle manovre. Il 18% dei cittadini di queste regioni, afferma il Censis, si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un'altra regione o si è recato all'estero per curarsi, rispetto al 10,3% rilevato nelle altre regioni. In quelle con piano di rientro sono di più i cittadini che pensano che la sanità regionale peggiorerà nei prossimi cinque anni (il 37,6% rispetto al 29,5% rilevato nelle altre regioni), che hanno fatto ricorso alla sanità privata (il 39% contro il 37%), che hanno sostenuto aumenti della spesa di tasca propria per la sanità (il 61,8% contro il 54,9%) e che hanno subito un incremento medio maggiore della spesa privata per famiglia (+20% contro il +16%). In queste regioni i cittadini che non si farebbero curare in nessun caso fuori dalla propria regione sono il 29% rispetto al 46% rilevato nelle altre regioni.
Acquisto di prestazioni su internet. Dall'analisi del Censis risulta che un milione di italiani ha acquistato prestazioni sanitarie su internet: 600mila persone lo hanno fatto una sola volta, 280mila tra due e quattro volte, 120mila più di cinque volte. Il 74% lo ha fatto perchè è un'operazione semplice e veloce, il 26% perchè i prezzi sono vantaggiosi e conviene, il 59% per acquistare prestazioni di odontoiatria (pulizia o sbiancatura dei denti, apparecchi ortodontici), il 36% servizi legati alla prevenzione (analisi del sangue e delle urine, mammografia, mappatura dei nei), il 23% visite con un nutrizionista (test delle intolleranze alimentari, diete personalizzate), il 9% interventi di chirurgia estetica.

Spending review: in arrivo una 'sforbiciata' da 14 miliardi
Nei prossimi giorni previsto il varo di un decreto legge che consenta di evitare l'aumento dell'Iva e avere qualche risorsa per l'emergenza terremoto. Tagli nell'acquisto di beni e servizi per 5 miliardi nel 2012 e tra gli 8 e i 9 nel 2013.
ID doc: 75631 Data: 13.06.2012 (aggiornato il: 13.giu.2012)
Una sforbiciata per l'acquisto di beni e servizi per 5 miliardi nel 2012 e tra gli 8 e i 9 nel 2013, accompagnati da un 'anticipo' di finanziaria con tagli alle voci del bilancio che non sono di competenza del supercommissario Enrico Bondi: il governo è a lavoro per mettere in campo nei prossimi giorni (tra il 22 e il 28 giugno) un decreto legge che consenta di evitare l'aumento dell'Iva e
avere qualche risorsa da poter utilizzare per l'emergenza terremoto. A questo si potrebbe poi aggiungere un altro provvedimento (da decidere se un decreto o un disegno di legge) che prosegua l'azione con un respiro ancora più ampio. Sul tavolo della riunione del Comitato interministeriale che si è tenuta ieri a Palazzo Chig , alla quale hanno partecipato oltre al premier Mario Monti anche il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà, i ministri Piero Giarda, Filippo Patroni Griffi, Vittorio Grilli e il supercommissario Enrico Bondi, ci sarebbe stato anche un pacchetto di interventi che tocca gli statali: tra le opzioni che l'Esecutivo sta studiando, secondo quanto si apprende, vi sarebbe infatti quella di ridisegnare il profilo dei quadri intermedi dell'amministrazione che si sono moltiplicati negli ultimi anni e per i quali si starebbe valutando l'ipotesi di pensionamenti ad hoc. Il decreto legge sulla spending review sarebbe dunque a conti fatti, secondo molti, una manovra correttiva (definizione respinta al mittente dall'Esecutivo, però) dal momento che
prevede anche la revisione dei capitoli di bilancio. Sempre secondo quanto si apprende, tra l'altro, i tagli che il governo si appresterebbe a fare sarebbero anche di natura lineare, gli unici in grado di garantire di fare cassa velocemente. D'altro canto, che la situazione sia molto complessa per quanto riguarda la stabilità economico-finanziaria del Paese è anche quanto riconosce il viceministro al Tesoro Vittorio Grilli: "la situazione a novembre-dicembre era molto grave -
dice il numero di Monti a via XX Settembre - c'era consapevolezza, ora mi sembra che questa consapevolezza si è un po' persa per strada''.

Crisi: Barroso, non sicuro che tutti leader abbiano senso d'urgenza
13 Giugno 2012 - 09:47
 (ASCA) - Roma, 13 giu - ''Non e' sicuro che tutti i leader euroei abbiano un senso d'urgenza'' relativo alla crisi dell'eurozona, cosi' Jose' Manuel Barroso, presidente della Commissione europea nel suo intervento alla sessione plenaria dell'Europarlamento.
 ''Abbiamo a che fare con un problema di natura sistemica, dobbiamo elaborare una visione e una road map per il futuro dell'unione monetaria. Alcune passi per una maggiore integrazione non richiedono il cambiamento dei trattati, per altri potrebbe essere necessario cambiare i trattati dell'Unione europea, Sugli Eurobond serve una discussione seria'', ha proseguito Barroso.
 Infine, il presidente della Commissione ha ribadito la necessita' che 'la Grecia rimanga nell'euro se manterra' i suoi impegni''.
 Dal summit europeo di fine giugno, Barroso ha detto di aspettarsi ''una decisione chiara sul capitale della Bei''.
red/

Crisi: Spagna soffre, sempre piu' debiti e furti
Quasi 160 case pignorate ogni giorno. Conti bancari prosciugati
13 giugno, 09:51
(di Daniele Grasso) (ANSAmed) - ROMA, 13 GIU - Gli effetti della crisi economica pesano sempre di più sui cittadini spagnoli. L'alto indice di disoccupazione è solo la parte più visibile della situazione di un Paese in cui alle famiglie inizia a mancare la liquidità. I pagamenti non vengono portati a termine e sono molti (159 casi ogni giorno) quelli che perdono una casa comprata negli anni di abbondanza grazie ad un'ipoteca troppo facile. Mentre un milione di persone si trovano con i conti prosciugati per aver investito, a loro insaputa, in "prodotti finanziari ad alto rischio". E, nella capitale, la polizia riscontra il preoccupante aumento dei piccoli furti. I furti per fame.
Secondo i dati pubblicati dal Consiglio Economico e Sociale spagnolo, una famiglia su quattro vive ai margini della soglia di povertà. Le prime conseguenze sono proprio sui pagamenti come mutui e ipoteche, segnala l'Istituto Nazionale di Statistica.
Rispetto al 2011, sono aumentate dell'8,9% le famiglie e le piccole aziende ormai non più in grado di rimborsare un prestito. Ha lanciato l'allarme la Piattaforma degli Oppressi dalle Ipoteche (Plataforma de Afectados por las Hipotecas, PAH).
Organizzazione nata in Catalogna quattro anni fa, si oppone con forza agli sfratti. Nell'82% dei casi, indica la PAH e riportano i media nazionali, si tratta di famiglie con figli a carico e senza una residenza alternativa. Mentre si evita di pensare al "corralito" che si impose in Argentina nel 2001 (l'impossibilità di ritirare soldi dai conti in dollari, ndr), quasi un milione di persone ha i propri risparmi bloccati in banche spagnole. Il 95% di loro ha più di 60 anni, secondo l'Associazione di Utenti di Banche, Cajas e Assicurazioni (AIDCAE). Il loro errore fu di comprare le "participaciones preferentes", i titoli obbligazionari emessi sopratutto dalle casse ma senza garanzia di liquidità e che soprattutto non pagano interessi se la banca non registra utili. E' un "prodotto finanziario complesso ad alto rischio", come recita il prospetto che dal 2009 viene consegnato a chi ci investe i propri risparmi. Ed è un prodotto che, con la crisi, le banche non riescono a rivendere. Lo stesso ministro dell'Economia, Luis de Guindos, ha riconosciuto che "non si sarebbero mai dovuto proporre questi titoli ai piccoli risparmiatori". Ma è a pochi passi da Las Cortes, il Parlamento, per le strade di Madrid, che inizia a farsi largo lo spettro della fame. Anche se mancano ancora dati ufficiali, sia i rappresentanti del Governo a Madrid sia quelli della Polizia Nazionale hanno pochi dubbi: "da quando è in corso la crisi, dobbiamo mobilitare più agenti per controllare i piccoli furti, quelli per fame, soprattutto nei supermercati".(ANSAmed).

Svizzera. Tra Berna e Roma c’è di mezzo Bellinzona
di Marco Bernasconi
La volontà politica di conseguire rapidamente un risultato concreto nelle trattative fiscali tra Italia e Svizzera è stata ribadita chiaramente nella riunione di ieri da parte del presidente del Consiglio Monti e dalla responsabile del Dipartimento delle finanze Widmer-Schlumpf. Il contenzioso fra i due Stati riguarda sia problemi insoluti da anni, sia la nuova proposta svizzera riferita al modello Rubik. In primo luogo è indispensabile trovare una soluzione all’assistenza amministrativa fiscale fra i due Paesi. Ora, l’articolo 27 della Convenzione fiscale italo-svizzera non consente alcun scambio di informazioni se non di quelle richieste espressamente dal contribuente. Proprio per questo motivo, l’Italia ha inserito il nostro Paese in una serie di liste nere che comportano difficoltà per la mobilità dei contribuenti, per alcune tipologie di società, per gli scambi economici ecc.
Questo contenzioso dovrebbe essere sciolto poiché il Consiglio federale il 13 marzo 2009 ha deciso di accogliere il modello di convenzione dell’OCSE per cui vengono concesse informazioni in caso di frode e contravvenzione fiscale e di necessità inquisitive per l’altro Stato. Altre due questioni fondamentali riguardano l’accoglimento del modello Rubik e l’adeguamento dell’Accordo sui frontalieri. Come è noto il modello Rubik impone alle banche svizzere di prelevare un’imposta una tantum per la regolarizzazione dei capitali depositati in Svizzera non dichiarati dai residenti in Italia e un’imposta ricorrente sui redditi dei capitali mobili. Quale contropartita l’Italia rinuncerebbe a chiedere lo scambio automatico di informazioni. Trattativa difficile questa poiché non sarà agevole stabilire un’aliquota applicabile ai capitali sinora sottratti all’imposizione. Pure deve essere discusso l’Accordo sui frontalieri del 1974, ormai superato inquantoché nel frattempo è entrato in vigore, tra Svizzera ed Europa, l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, e l’Italia ha stabilito una base legale che le consente l’imposizione del reddito del lavoro dipendente conseguito all’estero dai suoi residenti.
Vi è la volontà di trovare un accordo generale in tempi rapidi poiché il prossimo tavolo tecnico avrà luogo entro la fine di questo mese a Berna. La data non è certamente casuale poiché sulla base dell’Accordo sui frontalieri vigente, il Cantone Ticino deve versare l’ammontare dei ristorni riferito al 2011 proprio entro il 30 giugno. Lo scorso anno il Governo versò solo la metà dei ristorni riferita al 2010 poiché riteneva che l’Accordo sui frontalieri fosse troppo oneroso per il Ticino. I ristorni vennero sbloccati solo quando il presidente del Consiglio italiano ne fece richiesta irrinunciabile per l’apertura dei negoziati fiscali italo-svizzeri. La decisione del Consiglio di Stato, che deve essere adottata in tempi rapidissimi, potrebbe non essere scontata. Il Governo dovrà infatti giudicare se l’avvio delle trattative con l’Italia costituisca o meno una garanzia sufficiente dell’accoglimento delle rivendicazioni ticinesi. Le conseguenze di un eventuale voto negativo devono essere attentamente valutate, non solo da un profilo giuridico, ma anche perché potrebbero avere un’influenza diretta sul proseguimento del negoziato che si è appena aperto con l’Italia.

Vicenza, padania. Falsa esportazione di 33 quintali
di oro, evasione da 70 milioni
Denunciate 15 persone per contrabbando, falso ideologicoe appropriazione indebita. Indagine delle Fiamme gialle in Russia, Honk Kong e Croazia
VICENZA - La Guardia di finanza di Vicenza ha scoperto un raffinato sistema di frode nel settore orafo, accertando un'evasione di 70 milioni di euro grazie a una vendita «in nero» di 33 quintali di oro che erano stati fatti credere falsamente esportati. Denunciate 15 persone per contrabbando, falso ideologico, appropriazione indebita e reati fiscali. Coinvolti sette rappresentanti doganali di note case di spedizioni di Vicenza e sei aziende orafe. Le indagini sono state condotte in Russia, a Hong Kong, e in Croazia. I finanzieri hanno ricostruito i flussi finanziari per 36 milioni provenienti da conti cifrati in paradisi fiscali ed hanno recuperato, nell'ultimo biennio, nel settore orafo, una base imponibile di oltre 370 milioni di euro. (Ansa)

Bozen, oltrepadania. Guardia di Finanza: scoperta frode da 1 miliardo
Attardi: denunciate 61 persone. Cinque imprenditori sono stati arrestati. L’inchiesta riguarda il settore della telefonia
di Susanna Petrone
BOLZANO. La Guardia di finanza di Bolzano ha scoperto un giro di fatture false per oltre un miliardo di euro. L’indagine, che si è conclusa in questi giorni dopo due anni, ha portato all’arresto di cinque persone, altre 61 sono state denunciate (tra cui otto altoatesini), mentre sono stati recuperati beni del valore complessivo di tre milioni di euro.
Si tratta di fatturati, mai dichiarati al fisco, di aziende formalmente registrate all’estero ma di fatto operanti in Italia. La maxi-operazione delle Fiamme gialle, coordinata dal generale Francesco Attardi, ha permesso il recupero a tassazione dei capitali di società altoatesine operanti nei settori del commercio di prodotti tecnologici. La maxi-frode carosello, infatti, riguarda il settore della telefonia, dell’informatica e dell’elettronica. E il giro di affari supera il miliardo di euro.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore capo Guido Rispoli ed interessa circa otto aziende intestate ad altrettanti cittadini altoatesini. Questi ultimi - secondo gli esperti della Guardia di finanza - sembra che abbiano ufficialmente insediato la sede legale delle rispettive attività in Austria e in Svizzera. In questo modo, avrebbero beneficiato per anni delle agevolazioni fiscali vigenti in quei Paesi ed evitando inoltre di dichiarare in Italia i propri redditi. In questo modo, dunque, hanno evitato di pagare al fisco oltre un miliardo di euro. Secondo le Fiamme gialle, le aziende hanno lavorato per anni con fatture false, operando però in Alto Adige e nel resto d’Italia, mentre in Austria e in Svizzera avrebbero creato degli uffici “fantasma”.
Due anni di indagini e controlli bancari hanno fermato la maxi-frode. Tutti gli indagati devono rispondere per reati fiscali e associazione a delinquere. Complessivamente, appunto, sono state denunciate 61 persone. Cinque gli arresti.
Negli ultimi giorni, infine, le Fiamme gialle di Bolzano hanno effettuato una serie di sequestri. Sono stati recuperati beni immobiliari, auto di lusso e denaro per circa tre milioni di euro. La maxi-inchiesta non è ancora finita e gli inquirenti sperano di riuscire a recuperare altri beni, da restituire al fisco. All’operazione hanno collaborato anche i colleghi della Guardia di finanza a livello nazionale, visto che la maxi-frode ha toccato quasi ogni regione d’Italia.

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