lunedì 27 dicembre 2010

Federalismo, una stangata per il Sud. La replica di Galan

Intervista
Cinzia Peluso
«Attenti al federalismo solidale. Non è certamente questa la soluzione giusta, il federalismo deve basarsi anzitutto sul principio della responsabilità». Giancarlo Galan, ministro delle Politiche agricole, non è d'accordo sulla tesi sposata dallo studio del Pd. E ammonisce i suoi sostenitori. Eppure, l'ex governatore del Veneto, riconosce che esistono ancora dei punti dubbi nel nuovo Fisco federale. E non mancano forti rischi per il Mezzogiorno.


Ministro, lei non ritiene che la stangata prospettata dai democratici, soprattutto perle amministrazioni del Sud, si basi su dati attendibili? «Sui dati non posso esprimermi. Bisogna fare, comunque, una premessa sul federalismo. L'ho ripetuto più volte. In tempi di crisi, la stretta economica porta alla centralizzazione delle responsabilità. C'è uno solo al comando ed è chi tiene i cordoni della borsa. Con questa politica, però, non si fa molta strada, considerando pure che l'agricoltura è stata penalizzata, con un taglio del 36% dei redditi in nove anni...».
Secondo lei, però, la strada del federalismo va seguita ugualmente? «Sì, ma bisogna fare riferimento al principio di responsabilità. Se una Regione non amministra bene, gli amministratori vengono mandati a casa e si torna a votare. Non si può più chiudere un occhio»
Ma, per quanto riguarda il Mezzogiorno, il senatore Stradiotto prospetta una situazione preoccupante. Questa ulteriore spaccatura dell'Italia sembra in contraddizione con il piano per il Sud ideato dal ministro Tremonti, che dovrebbe invece rilanciare l'area...
«Se fosse come dice il Pd sarebbe un gravissimo errore. Ma se da una parte è vero che i Comuni vanno messi nella condizione di amministrare bene (secondo lo studio, con il minor gettito ci sarebbero meno risorse per l'erogazione dei servizi ndr) la soluzione non può essere il federalismo solidale»
Si spieghi meglio.
«Dal documento del Pd emerge chiaramente il timore che venga meno il federalismo solidale. In pratica, si sostiene che non arriverebbero ad alcuni comuni del Sud le risorse necessarie per amministrare bene. E sembra non casuale il riferimento a due città come Napoli e l'Aquila rette da due governi locali del centro-sinistra. In questo sento puzza di bruciato...».
Prendiamo proprio l'esempio del capoluogo campano, che dovrebbe subire la doppia beffa del venir meno di gran parte del gettito, mentre i napoletani pagheranno la quota più alta della nuova imposta municipale unica.
«Pensavo, appunto, alla città partenopea. Il federalismo non deve diventare un alibi per le Regioni del Sud incapaci per non fare la loro parte».
Questo che significa?
«La classe politica napoletana per decenni ha svilito la propria amministrazione. Al contrario, proprio in Campania esistono esempi di amministrazioni virtuose come Portici, che fa il 75% della raccolta differenziata, e Salerno».
In conclusione, qual è la sua ricetta per la riforma?
«Le Regioni devono diventare il perno della programmazione sul territorio. Il federalismo deve partire proprio da loro. E sarebbe sbagliata una polverizzazione del  federalismo fiscale. Quindi, niente municipalizzazione, come sostengono alcuni».

 

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