martedì 17 luglio 2012

(1)_XVII.VII.MMXII/ Declassamenti.===Ticino, Robi Ronza: Guardando le cose da queste latitudini, ossia da un Paese di antica e radicata democrazia (in forza di una tradizione che risale a ben prima degli eventi seguiti all’invasione napoleonica), la prima cosa da osservare è che alcune importanti reazioni confermano purtroppo la crisi profonda della democrazia italiana.

Moody's declassa 14 Regioni italiane
Moody's declassa 10 banche italiane
Moody's declassa 7 Spa pubbliche Italia
La legittima scommessa di Silvio
Trst, oltrepadania. Dal welfare all’ambiente Caccia grossa ai fondi Ue

Moody's declassa 14 Regioni italiane
Oltre a 4 città capoluogo e le Province autonome di Tn e Bz
17 luglio, 01:08
 (ANSA) - NEW YORK, 17 LUG - Moody's ha tagliato il rating di 23 enti pubblici italiani: 14 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto), Province autonome di Trento e Bolzano, 4 città capoluogo di Provincia (Milano, Napoli, Siena e Venezia) e Civitavecchia, oltre a Cassa del Trentino e Finlombarda SpA. Per Tn e Bz, Lombardia e Cassa del Trentino il rating è superiore a quello d'Italia. Per gli altri in linea o inferiore.

Moody's declassa 10 banche italiane
E anche 3 istituti finanziari
17 luglio, 01:30
(ANSA) - NEW YORK, 17 LUG - Dieci banche e tre istituti finziari italiani sono finiti nel mirino di Moody's dopo il downgrade dell'Italia. Declassati Unicredit, Unicredit Leasing, Intesa Sanpaolo, Banca Cr Firenze, Banca Imi, Banca Monte Parma, Cassa Risparmio Parma e Piacenza, Banca Popolare Friulandria, Banca Carige, Credito Emiliano, GE Capital, Cassa Depositi e Prestiti e Ismea. Confermato il rating precedente di Banca Nazionale del Lavoro (Bnl).

Moody's declassa 7 Spa pubbliche Italia
Fra queste Poste, Eni. Sotto osservazione Finmeccanica e Snam
17 luglio, 01:41
(ANSA) - NEW YORK, 17 LUG - Moody's ha declassato il rating di 7 società Spa pubbliche italiane dopo il downgrade dell'Italia e ne ha poste altre 3 sotto osservazione. Declassate Poste Italiane, Eni, Terna, Sias, Acea, Compagnia Valdostana delle acque e Atlantia. Sotto osservazione Finameccanica, Snam e Hera. Non hanno risentito invece i rating di Telecom Italia, Enel, Edison, A2a e Aeroporti di Roma.

La legittima scommessa di Silvio
di Robi Ronza
Le acque della cronaca politica italiana sono da qualche giorno agitate dalla notizia del ritorno alla ribalta di Silvio Berlusconi. L’ex premier ha infatti annunciato la sua intenzione di presentarsi come leader del suo partito e perciò come candidato di nuovo al ruolo di capo del governo.
Guardando le cose da queste latitudini, ossia da un Paese di antica e radicata democrazia (in forza di una tradizione che risale a ben prima degli eventi seguiti all’invasione napoleonica), la prima cosa da osservare è che alcune importanti reazioni confermano purtroppo la crisi profonda della democrazia italiana. Il leader del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, ha definito “agghiacciante” la notizia e per diverso tempo giornali e telegiornali vicini ai partiti di centro-sinistra hanno ampiamente discusso della liceità o meno del ritorno di Berlusconi sulla scena. Chi vive in un Paese profondamente democratico non faticherà a cogliere il carattere neo-autoritario dell’episodio. In primo luogo giudicare su chi debba essere il leader di un partito non compete al capo dei suoi oppositori. E in secondo luogo, ma in sostanza prima di tutto, in democrazia è il popolo che con il proprio voto decide della sorte dei candidati alle cariche pubbliche. È il popolo che con il voto dovrà decidere, e nessun altro al suo posto, della sorte politica del neo-candidato Berlusconi. E sarà il suo partito a decidere se Berlusconi sarà o meno il candidato giusto del centro-destra alle votazioni per il rinnovo del Parlamento di Roma in programma l’anno venturo.
Ciò chiarito in via preliminare si possono in proposito esprimere delle opinioni al riguardo, e non ci esimeremo qui dal farlo. Per evitare però che esse siano una semplice eco dei luoghi comuni del momento occorre innanzitutto partire dai fatti. Tutti i sondaggi e tutte le analisi confermano che in Italia l’elettorato di centro-destra è in maggioranza, e quindi quello di centro-sinistra è in minoranza. E questo benché quasi tutti i giornali, i telegiornali, i teatranti, i comici, i clown e persino i notiziari che corredano la pagina di apertura dei più diffusi motori di ricerca in Internet siano schierati contro il centro-destra. Se tutto questo potente e pervasivo schieramento mediatico non basta a spostare l’elettorato italiano dal suo attuale assetto ciò significa che esso è profondo, strutturale, socialmente e culturalmente radicato. Resta poi da vedere quale sia il candidato o siano i candidati su cui questi elettori possano ragionevolmente votare invece di votare contro per dispetto o più spesso non recarsi a votare. La questione Berlusconi sì o Berlusconi no si pone solo a questo punto; e non è affatto facile da risolvere. Se da un lato Berlusconi ha tutti i difetti personali che si sanno, dall’altro fino ad oggi non sembra avere alternative. Resta però sul tappeto un’incognita grande come una casa: sin qui, tutte le volte che egli è stato capo di governo non ha saputo fare quanto aveva promesso, ovvero la storica “rivoluzione” liberale di cui l’Italia ha bisogno per liberarsi del peso ormai insostenibile dei meccanismi neo-corporativi, della burocrazia centrale costosa e inefficiente, e dell’assistenzialismo che è l’eredità degli anni della Guerra fredda, in cui la vicina Repubblica era percorsa al proprio interno dalla linea di demarcazione tra l’area d’influenza americana e l’area d’influenza sovietica. Riuscirà finalmente Berlusconi ad attrezzarsi per diventare credibile in proposito? Il problema-chiave è questo. Se infatti Berlusconi fallisse in tale impresa, e nessun’alternativa a lui si affermasse, allora si creerebbe in Italia un pericoloso vuoto politico che per natura sua il centro-sinistra non sarebbe in grado di riempire.

Trst, oltrepadania. Dal welfare all’ambiente Caccia grossa ai fondi Ue
Comune e Provincia puntano a finanziamenti europei per oltre 7 milioni di euro Municipio capofila di due programmi internazionali, l’urbanistica spera in “Pisus”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         
 di Matteo Unterweger
Tra spending review, tagli e la difficile situazione economica generale del Paese, gli enti locali cercano di battere una strada percorsa in passato probabilmente senza la costanza necessaria. Anche, rilevano da Comune e Provincia, «a causa di iter burocratici talmente lunghi e complessi da far pure perdere all’Italia contributi importanti». La strada è quella dei fondi europei. Lungo la quale per la prima volta il Comune di Trieste si propone come lead partner, da capofila: lo fa in due progetti, battezzati “Shine” e “Chance”. Del valore totale rispettivamente di 2.713.718,68 e di un milione e 494mila euro, da dividere fra le varie realtà coinvolte. Le fette delle torte per il Comune sarebbero, nel primo caso di 523.847,29 euro, di cui 445.270,20 provenienti da Bruxelles e la parte rimanente da Roma, e nel secondo di 197mila euro. In più balla sempre Pisus (Piano integrato di sviluppo urbano sostenibile), sul quale la Regione ha chiesto una proroga sino al 28 ottobre prossimo per esprimersi: lì la partita parla di quasi 8 milioni di euro, dei quali 5,8 da ricevere dall’Ue. Insomma, per il Municipio le tre eventuali approvazioni darebbero il via libera all’arrivo di quasi 6 milioni e mezzo.
I dettagli
Shine è qui un acronimo che sta per “Social & Health Integration Network”. Il Comune ha presentato il progetto sul programma comunitario Ipa Adriatico. La finalità - assieme agli altri partner (tra cui Azienda sanitaria e Provincia, le Regioni Puglia e Molise, e città estere come Fiume, Sarajevo e Vlora) - è di promuovere l’integrazione tra politiche sociali e sanitarie, con il finanziamento di un’agenzia di coordinamento comunale a sostegno dell’imprenditoria sociale nel territorio triestino e nei Paesi adriatici prossimi all’adesione all’Ue. Chance, cioè “Culture and Handicap reduction Network for a new Collaboration in Europe”, che vede il Comune - sempre in rete assieme ad altri partner - partecipare al bando “South East Europe”, mira allo sviluppo dell’imprenditorialità sociale e dell’occupazione di soggetti svantaggiati nel settore della valorizzazione dei beni storici, artistici e architettonicci di città e territorio. Inoltre il Comune è partner del progetto promosso dall’omologo ente croato di Fiume sulla promozione del patrimonio archeologico romano nell’area adriatica e collabora poi a “Smart Cities Adaptive Innovation for local development” coordinato dal Politecnico di Torino.
I progetti in corso
Oltre a ciò, l’amministrazione Cosolini ha ereditato dall’era Dipiazza progetti approvati e supportati da quattrini comunitari (complessivamente si sfiorano i 480mila euro). Da Bruxelles il Comune, come partner non capofila in progetti a più attori, ha ricevuto 313mila euro per Kras-Carso, finalizzato alla valorizzazione del Carso, e 54.800 per Adria-A, che si articola nella progettazione dei collegamenti ferroviari fra Trieste, Capodistria, Gorizia, Nova Gorica e gli aeroporti di Lubiana e di Ronchi. Entrambi rientrano nella cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia. Per il periodo 2008-2011, poi, 26.865 euro sul Programma Urbact II e 47.237 più 37.152 sul Piano di sviluppo rurale.
La Provincia
Quattro i progetti strategici europei in itinere e finanziati cui la Provincia partecipa, ricevendo 573.380 euro in tutto. Oltre ai citati Kras-Carso e Adria-A, per i quali a palazzo Galatti arrivano 160mila e 39.900 euro, ci sono Sigma 2 che vede la Provincia di Trieste incaricata per 205.800 euro di implementare la rete di centraline agrometeorologiche con monitoraggio su ulivo e vite, e InterBike, al quale l’ente partecipa - forte di 169.800 euro comunitari - con la realizzazione del punto di ristoro per cicloturisti nella piazzola antistante l’Aiat di Sistiana. Di 116.982,50 i fondi per progetti standard in corso: 26.700 per il personale impegnato in Transarmon nell’armonizzazione fra Paesi delle normative ambientali e oltre 90mila per BioDiNet nel quale la Provincia si occupa del ripristino e pascolamento di una landa carsica a Basovizza.
In fase istruttoria
Sono nove i progetti presentati, sempre da partner e in team, sul bando dedicato alle aree di confine. Negli uffici di piazza Vittorio Veneto il budget atteso è di 622.572 euro. Nel dettaglio: Giovani e lavoro (81mila euro) per facilitare l’occupazione, accessibilità sostenibile e mobilità (10.276), Abbattimento barriere legislative fra Paesi confinanti su temi legati a salute, giovani e qualità della vita (30.060), Sentieri storici della Prima guerra mondiale (70mila), Living Landscape (70mila) cioè la prosecuzione di Kras-Carso, Adria Kras (90mila) per lo sviluppo del turismo su Carso e mare Adriatico, Seasonwork (153.236) che interessa mercato del lavoro e lavoratori stagionali, e infine i due progetti con il Comune al timone, Shine e Chance. Solo per il secondo la Provincia riceverebbe un finanziamento, pari a 118mila euro.

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