martedì 24 luglio 2012

(2) XXIV.VII.MMXII/ Grazie a Dio a Taras comandano i tarantini. Meglio non intromettersi.

Taranto con lo spettro del sequestro dell’Ilva
Soggiornare in una grande città italiana? Napoli e Palermo sono più economiche
Crisi: Coldiretti, 46% italiani teme mancanza cibo
Portogallo: deficit pubblico ridotto del 47% in sei mesi
Grecia: alcuni in Ue minano sforzi Atene
Durnwalder incontra il ministro Clini: autonomia, crisi, rapporti con il Governo

Taranto con lo spettro del sequestro dell’Ilva
di Giacomo Rizzo
TARANTO - Sequestro imminente. Le voci si rincorrono. E sale la tensione. Il destino dell’Ilva è sub judice. Il destino della fabbrica. Il destino di migliaia di operai (5mila quelli dell’area a caldo). Il destino di Taranto. I provvedimenti della magistratura, annunciati da tempo, scaturiscono dai risultati di due perizie, una chimica, l’altra medico-epidemiologica, che mettono l’azienda con le spalle al muro. Per la prima volta viene certificata una correlazione tra emissioni inquinanti, malattie e morte. Il sequestro degli impianti sembra inevitabile. Forse oggi è il giorno.
In città si è creato un clima di attesa riguardo le mosse della Procura, chiamata a rassegnare le proprie conclusioni in ordine a possibili provvedimenti cautelari. Sono indagati gli ex presidenti dell’Ilva Emilio e Nicola Riva, l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, il dirigente capo area del reparto cokerie Ivan Di Maggio, e il capo area del reparto Agglomerato Angelo Cavallo. I magistrati ipotizzano i reati di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico sono i reati per i quali sono indagati da due anni e mezzo.
«Noi ci rendiamo conto di cosa ci potrebbe aspettare e non è un fatto che ci lasci dormire sonni tranquilli». Lo ha riconosciuto anche il procuratore di Taranto Franco Sebastio parlando dell’inchiesta sulle emissioni inquinanti dell’Ilva in sede di Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. «La nostra Costituzione – ha osservato il procuratore - prevede una serie di diritti che hanno la caratteristica di esser assoluti e tollerare contemperamenti, ma il diritto alla salute, e quindi alla vita, è incomprimibile».
La città è a un bivio. «Il magistrato - ha puntualizzato il procuratore nell’audizione del febbraio scorso - non vive nel mondo della luna. D’altra parte, quando c’è stata l’udienza di discussione della prima perizia nell’ambito dell’incidente probatorio, davanti al tribunale si era radunato un migliaio di persone, per lo più giovani, all’apparenza senza colori politici, che dicevano: vogliamo che sia salvaguardata la nostra vita. Dall’altra parte noi ci troviamo di fronte alla realtà dei dipendenti di questi impianti».
La politica, intanto, non sta a guardare. Ieri mattina, con un giorno d’anticipo rispetto al previsto, è iniziato il lavoro tra i ministeri dell’Ambiente e dello sviluppo e l'azienda per la riqualificazione ambientale e produttiva dell’Ilva di Tarando. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti e il capo di gabinetto del ministro Barca, Alfonso Celotto, hanno incontrato l’amministratore delegato dell’Ilva Bruno Ferrante.
«L'incontro - spiega un nota - è stato l’occasione per sollevare le problematiche ambientali e industriali dell’Ilva di Taranto, anche in vista del protocollo d’intesa per il risanamento ambientale e il rilancio produttivo dell’area di Taranto che verrà sottoscritto nei prossimi giorni».
Sempre ieri la direzione dell’Ilva di Taranto ha comunicato alle segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm la ripartenza del «Treno Nastri 1» con decorrenza nel mese di settembre.
L'impianto, che trasporta materie prime e che era stato costretto ad una fermata lo scorso 10 giugno a causa di mancanza di commesse, tornerà a marciare «al massimo della sua potenzialità - precisa l’Ilva - con 21 turni settimanali già a partire dai primi giorni del mese di settembre, con le sue 232 unità lavorative necessarie alla marcia». L’azienda prova così ad esercizzare il fantasma del sequestro, ma «l’intervento del magistrato - sono ancora parole del procuratore Sebastio - non è graduabile, non può aprire tavoli di trattativa, ma deve rispettare l’obbligatorietà dell’azione penale».

Soggiornare in una grande città italiana? Napoli e Palermo sono più economiche
I dati del portale degli hotel per i viaggi d'affari: al Sud spese medie per notte vicine ai 75 euro
Un soggiorno all’ombra del Vesuvio o all’ombra del monte Pellegrino? Conviene, più che altrove in Italia. È infatti Venezia, al momento, la città più cara d'Italia. Crollano i prezzi di Roma, Bologna, Torino e Genova, mentre tariffe in netto aumento a Milano e Firenze. Napoli e Palermo, dunque, le città più convenienti.
I DATI- È quanto emerge dai dati del Business Price Radar di Hrs.com, il portale degli hotel per i viaggi d'affari, secondo cui nel secondo trimestre del 2012, la città lagunare si conferma la preferita dai turisti in Italia, con una spesa media di 147,29 euro per notte e un aumento quasi a doppia cifra del 9,12%. E se Venezia recupera il calo del 2,47% rispetto ai primi tre mesi del 2012, Milano perde la leadership di città più cara d'Italia, facendo registrare un aumento del 3,08%, per una spesa media per notte di 110,30 euro. Forti rincari anche per Firenze (+4,67%) e Bolzano (+4,73%), dove per una notte si spende rispettivamente 109,64 e 112,31 euro. Trend inverso per Roma, che risponde alla crisi riducendo i prezzi del 5% e facendosi superare da Milano; una notte nella Capitale, infatti, costa mediamente 109,25 euro.
SUD ECONOMICO - Napoli, nonostante l'impennata delle tariffe del 4,65%, si conferma la città più conveniente, con una spesa media per notte pari a 75,74 euro. Soggiorni economici anche a Palermo (76,61 euro per notte), dove si registra il calo più importante (-7,10%). Tariffe in picchiata anche a Bologna (-6,33%), Genova (-4,71%) e Torino (-2,12%).

Crisi: Coldiretti, 46% italiani teme mancanza cibo
24 Luglio 2012 - 10:24
 (ASCA) - Roma, 24 lug - Dalla crisi economica a quella alimentare. Il 46 per cento degli italiani e' preoccupato che la produzione di cibo non sia sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione anche per effetto del calo delle terra coltivata.
 E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro del luglio 2012 diffusi in occasione del convegno ''Costruire il futuro. Difendere l'agricoltura dalla cementificazione'', organizzato dal Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania.
 La preoccupazione degli italiani - sottolinea la Coldiretti - e' superiore a quella della media dei cittadini europei che si ferma al 43 per cento anche se i piu' allarmati sono i greci con il 94 per cento, i piu' colpiti dalla crisi tra gli europei. L'84 per cento degli italiani peraltro - precisa - ritiene che in Europa si dovrebbe produrre piu' cibo per essere meno dipendenti dalle importazioni.
 Una paura giustificata dalle quotazioni delle materie prime agricole che hanno raggiunto record storici per il mais e la soia che sono indispensabili per l'alimentazione del bestiame e quindi per la produzione di latte e carne, mentre vola anche il grano, prodotto base per fare il pane. Con la crisi sembrano tornare ad avere piu' valore i beni essenziali come il cibo anche se a beneficiarne al momento - sottolinea la Coldiretti - sono soprattutto i prodotti importati proprio per la forte dipendenza dell'Italia dall'estero. L' aumento dei prezzi e' giustificato sul piano congiunturale dal clima che ha colpito con il caldo e la siccita' insieme all'Italia e all'Europa anche la ''Corn Belt'' nel Midwest degli Stati Uniti mentre un calo dei raccolti e' previsto in Russia nella zona del mar Nero per le alluvioni ed in Ucraina.
 In Italia - precisa l'associazione - centinaia di migliaia di ettari di mais non daranno raccolto.
In realta' a pesare sono anche i cambiamenti strutturali come ha evidenziato l'ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60 per cento nei prossimi 40 anni per far fronte all'aumento della domanda della maggiore popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e quindi di mangime per gli allevamenti.
red/mpd

Portogallo: deficit pubblico ridotto del 47% in sei mesi
24 luglio, 13:26
(ANSAmed) - MADRID, 24 LUG - Il Portogallo ha registrato un deficit di bilancio del settore pubblico nel primo semestre di 3,220 miliardi di euro, pari a una riduzione del 47% rispetto allo stesso periodo del 2011, centrando così l'obiettivo di stablità fissato in cambio degli aiuti da 78 miliardi di euro, ricevuti dalla troika (Commissione Europea, Banca centrale europea e Fondo Monetario Internazionale). Lo si apprende da fonti del ministero delle Finanze citate dall'agenzia Lusa. La riduzione è dovuta a un aumento delle entrate straordinarie e a una minore spesa. In particolare, le entrate sono aumentate da gennaio a giugno del 13%, fino a 19,850 miliardi di euro, grazie all'ingresso straordinario di 2,687 miliardi dovuti ai trasferimento, lo scorso anno, degli attivi delle pensioni delle banche alle casse dello Stato. La spesa è diminuita del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2011, fino a 23,087 miliardi di euro, grazie alla sospensione della quattordicesima degli impiegati pubblici. (ANSAmed) YK8

Grecia: alcuni in Ue minano sforzi Atene
Noi facciamo tutto il possibile affinché il Paese resti in piedi
24 luglio, 13:34
(ANSA) - ATENE, 24 LUG - Il primo ministro greco, Antonis Samaras, ha accusato ''alcuni responsabili europei'' di ''minare'' gli sforzi di Atene per ''restare in piedi'' e rimanere nell'euro. ''Alcuni responsabili stranieri dicono che la Grecia non raggiungerà i suoi obiettivi, minano lo sforzo nazionale, mentre noi facciamo tutto il possibile affinché il Paese resti in piedi'', ha detto Samaras. Domenica scorsa aveva espresso scetticismo sulla Grecia il ministro dell'Economia tedesco, Philipp Roesler.

Durnwalder incontra il ministro Clini: autonomia, crisi, rapporti con il Governo
L'impegno di Stato e Regioni per gestire la profonda crisi, i rapporti con il Governo, la difesa delle prerogative dell'autonomia: sono i temi che il presidente della Provincia Luis Durnwalder ha accennato a Bolzano nel colloquio con il ministro dell'ambiente e tutela del territorio Corrado Clini
Prima di recarsi assieme al Presidente alla giornata informativa su "Alto Adige Green Region" fissata all'Eurac, il ministro Corrado Clini si è recato a a Palazzo Widmann dove ha avuto un colloquio di circa 20 minuti con Luis Durnwalder.
 Nel primo incontro a Bolzano con un ministro del Governo Monti si è discusso ovviamente dell'attuale situazione politica e finanziaria in Italia e degli effetti in Alto Adige. Clini ha ribadito gli sforzi dell'Esecutivo per individuare e attuare misure strutturali in grado di avviare la crescita del Paese.
 Il presidente Durnwalder ha accennato alle questioni più urgenti sul tappeto nei rapporti tra Bolzano e Roma: l'impegno congiunto di Stato e Regioni nella gestione della profonda crisi economica, la necessità e la volontà in intervenire con misure di risparmio efficaci, eque e proporzionate alle singole realtà territoriali, "perchè vogliamo fare la nostra parte con responsabilità ma nel rispetto delle prerogative dell'autonomia."
 Durnwalder ha ricordato al ministro Clini l'esigenza che gli interventi deliberati vengano presi nel rispetto dello Statuto, quindi del dialogo e della negoziazione nei rapporti tra Roma e l'autonomia, evitando di sfociare - come sta periodicamente avvenendo - nelle impugnazioni davanti alla Corte costituzionale per violazione delle norme autonomistiche.

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