venerdì 27 luglio 2012

(2) XXVII.VII.MMXII/ Ma qual’e’ il rating di Lo Bello?===La solidità finanziaria della Sicilia, che rappresenta il 5,5% del Pil italiano, è stata al centro dell'attenzione dopo la denuncia di rischio default del vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello.

Taranto. I NUMERI Un colosso da 12.000 addetti
Taranto. L'ORDINANZA "Dall'Ilva gravissimi danni alla salute"
L'UNIONE SARDA - Economia: Alle aziende sarde 150 milioni
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Federalberghi: calate del 7 per cento le presenze nell’isola
Moody's taglia il rating della Sicilia           
Moody's, possibili ulteriori downgrade Sicilia
Volkswagen chiede le dimissioni di Sergio Marchionne dall'Acea: «è insopportabile»
Crisi: Spagna, disoccupazione al 24,6%, massimi da era Franco
Venezia, padania. La Sicilia «scippa» 20 milioni.

Taranto. I NUMERI Un colosso da 12.000 addetti
Dati riguardanti il numero degli impiegati e le loro posizioni all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto sono contenuti nello stralcio di un lavoro di approfondimento compiuto sul colosso siderurgico tarantino dalla task force sul lavoro della Regione Puglia.
«Lo stabilimento dell’Ilva di Taranto – si legge nel documento – è ad oggi come singolo impianto il più grande d’Italia per il numero di dipendenti diretti: nell’Italia del Sud, pertanto è localizzato il primo complesso industriale del Paese».
Al 31.10.2010 erano in servizio nella fabbrica 15 dirigenti, 91 quadri, 1.163 impiegati, 854 equiparati, 9.878 operai per un totale di 12.001 addetti. Aggiungendo i 226 lavoratori interinali, il personale in forza nella fabbrica ammontava a 12.227 unità, di cui il 98% costituito da uomini. Negli ultimi due mesi del 2010 hanno raggiunto l’età pensionale 306 persone e l’organico si è attestato a fine dicembre a 11.695 unità, mentre gli interinali sono scesi da 226 a 125.
«Considerevole» la componente di giovani dipendenti assunti in seguito all’applicazione a molti altri più anziani delle agevolazioni previste dalla normativa sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto che ha comportato il pensionamento di tanti addetti ed un fortissimo ricambio generazionale: l’80% dei dipendenti è compreso in una fascia di età tra 20 e 39 anni.
Anche le persone impiegate nelle imprese di subfornitura sono una risorsa importante per lo stabilimento: infatti, oltre ai dipendenti diretti dell’Ilva, nell’impianto lavorano abitualmente migliaia di addetti di ditte appaltatrici, che variano secondo i lavori da eseguirsi e che erano pari al 31.12.2010 a 2.702 unità.

Taranto. L'ORDINANZA "Dall'Ilva gravissimi danni alla salute"
Ecco alcuni punti estratti dalla ordinanza del Gip di Taranto Patrizia Todisco emessa oggi e con la quale ordina il sequestro di sei impianti dell'Ilva:
- "La gestione del siderurgico di Taranto è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all’ambiente e alla salute delle persone".
- "Ancora oggi" gli impianti dell’Ilva producono "emissioni nocive" che, come hanno consentito di verificare gli accertamenti dell’Arpa, sono "oltre i limiti" e hanno "impatti devastanti" sull'ambiente e sulla popolazione.
- La situazione dell’Ilva "impone l'immediata adozione, a doverosa tutela di beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana, del sequestro preventivo".

L'UNIONE SARDA - Economia: Alle aziende sarde 150 milioni
27.07.2012
Paga la collaborazione tra banche e aziende. Grazie a un accordo firmato da Banca di credito sardo (Bcs) e da Rete Imprese Italia (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti), le micro-imprese isolane potranno contare su uno stanziamento di 150 milioni per l'erogazione di prestiti a breve e a medio termine. Non solo. L'istituto diretto da Pierluigi Monceri e presieduto da Giorgio Mazzella garantisce tempi di risposta velocissimi: non più di cinque giorni.
L'INTESA In piena crisi arriva dunque «un accordo che apre un paracadute per almeno 100 mila piccole imprese», dice Monceri. La forza del patto, continua il direttore di Bcs, «è l'essere funzionale alle specificità del territorio. Il tessuto imprenditoriale della Sardegna è costituito per oltre il 98% da micro-imprese con meno di venti addetti».
I TEMPI Per non far mancare loro la liquidità, precisa Monceri, «abbiamo velocizzato e semplificato il processo di erogazione del credito. Daremo riscontro alle richieste di finanziamento entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione della documentazione completa». Ma non è tutto. Il processo di valutazione e di attribuzione del rating è stato rivisto alla luce delle caratteristiche strutturali e di funzionamento proprie delle piccole realtà imprenditoriali. «In concreto», sottolinea Giorgio Mazzella, «i dati di bilancio non sono più l'unico indicatore per valutare l'azienda, ma si cerca di cogliere anche altri fattori, per esempio la capacità dell'imprenditore di reagire alla recessione economica». Tra i principali obiettivi dell'intesa - che è la replica di quella conclusa a livello nazionale fra Banca Intesa e Rete imprese Italia (5 miliardi di stanziamento) - c'è poi il sostegno alla nuova imprenditoria. Per agevolare i primi passi di chi intende avviare un'attività, la banca ha predisposto un portale web (www.neoimpresa.com) che fornisce assistenza negli adempimenti e nel reperimento dei finanziamenti.
LE GARANZIE L'accordo valorizza anche il ruolo dei Confidi nel favorire l'accesso al credito e incentivare l'utilizzo degli strumenti pubblici di garanzia (in particolare del fondo centrale di garanzia costituito per sostenere le esposizioni finanziarie delle imprese economicamente sane e per salvaguardare la patrimonializzazione dei Confidi). «L'intesa», conclude Luca Murgianu, rappresentante di Rete Imprese Italia, «giunge in un momento di crisi acutissima che colpisce soprattutto i più deboli. Confido che possa facilitare l'accesso al credito per le società a corto di liquidità, a causa dei ritardi nei pagamenti e delle restrizioni sui finanziamenti».

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Federalberghi: calate del 7 per cento le presenze nell’isola
27.07.2012
 ALGHERO I primi dati del turismo 2012, rilevati da Federalberghi nazionale, riferiscono di una perdita, al 30 di giugno, del 7,1 per cento degli italiani e, ben più grave, dell'8,2 degli stranieri. Rilevazione quest'ultima che ha già provocato allarme da parte dell'organizzazione di categoria. Non è diversa la situazione in Sardegna, che pur essendo sempre nella hit parade nel gradimento dei vacanzieri registra una contrazione delle presenze e degli arrivi che si attesta intorno al 7 per cento. «Si tratta di un dato significativo – commenta Giorgio Macciocu, presidente di Federalberghi Sardegna – che potrebbe amplificarsi anche nei mesi centrali della stagione, luglio e agosto». Il rappresentante degli albergatori ricorda quanto pesino sull’isola le dinamiche negative prodotte da una situazione di crisi complessiva, «dobbiamo mettere nel conto soprattutto il caro traghetti». Macciocu ribadisce che anche per il 2012 si è creata una situazione insostenibile per quanto riguarda il trasporto marittimo che, nonostante i palliativi in atto «sta affossando l'intero settore». Ma quest'anno ci sono anche pastoie di tipo burocratico e fiscale: «Il limite del pagamento in contanti (di 999,99 euro) è stato uno spaventoso autogol . Abbiamo ottenuto una deroga dal governo per quanto riguarda russi, arabi e giapponesi, che possono pagare cash fino a 15mila euro, ma con i francesi, tedeschi e inglesi siamo quotidianamente alle prese con un contenzioso infinito. Sono infastiditi. Non poter spendere i loro soldi rappresenta una violenza e questo imbarazzante confronto è stato regalato ad albergatori e commercianti, che spesso hanno difficoltà a giustificare procedure che chi viene in vacanza non capisce e si rifiuta perfino di capire».

Moody's taglia il rating della Sicilia           
Lo comunica la stessa agenzia in una nota, spiegando che la decisione riflette le difficoltà di bilancio della Regione. La replica: "Il giudizio appare essere stato formulato a seguito della campagna mediatica che nei giorni scorsi ha preso a oggetto il merito di credito della Sicilia"
ROMA. L'agenzia di rating Moody's ha tagliato il rating della Regione Sicilia da Baa2 a Baa3. Lo comunica la stessa agenzia in una nota, spiegando che la decisione riflette le difficoltà di bilancio della Regione, il cui rating inoltre è stato posto sotto osservazione per un possibile ulteriore downgrade.
"Il giudizio di Moody's di rivedere il rating appare essere stato formulato a seguito della campagna mediatica che nei giorni scorsi ha preso a oggetto il merito di credito della Sicilia - dice il ragioniere generale della Regione siciliana, Biagio Bossone -. Ciò è sorprendente, tenuto conto che l'attribuzione del giudizio di rating normalmente scaturisce da un'approfondita analisi della situazione economico - finanziaria dell'ente valutato e non da considerazioni basate su notizie mediatiche".
Bossone aggiunge che "al riguardo la decisione di declassamento è stata assunta da Moody's in assenza di contraddittorio con gli uffici tecnici della Regione, senza attendere l'incontro con il management dell'agenzia - inizialmente concordato per il mese di settembre ed anticipato al 2 agosto espressamente su richiesta della stessa Moody's - nel corso del quale e successivamente al quale sarebbe stata fornita tutta la documentazione e l'informazione necessaria per formulare un giudizio di rating compiuto".

Moody's, possibili ulteriori downgrade Sicilia
L'agenzia americana Moody's ha tagliato ieri sera il merito di credito sul debito della Regione Autonoma Sicilia a Baa3 da Baa2 e ha avvertito che potrebbero seguire ulteriori declassamenti. "Il downgrade riflettele crescenti tensioni sul bilancio che hanno portato un aumento del debito e delle fatture da saldare" spiega Moody's in una nota diffusa ieri sera.
La solidità finanziaria della Sicilia, che rappresenta il 5,5% del Pil italiano, è stata al centro dell'attenzione dopo la denuncia di rischio default del vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello. Questa settimana il presidente del Consiglio Mario Monti ha concesso ulteriori finanziamenti a Palermo in cambio dell'impegno al rispetto di un piano di rientro finanziario vincolante.
Palazzo dei Normanni deve approvare le nuove misure sul taglio dei dirigenti e dei dipendenti entro questo mese, ha speigato l'assessore all'Economia Gaetano Armao, perchè il 31 luglio, come previsto, il governatore Raffaele Lombardo si dimetterà. Mercoledi, la Regione ha annunciato che gli stipendi dei deputati dell'Ars saranno sospesi fino a quando non verranno accreditati i trasferimenti promessi da Roma.

Volkswagen chiede le dimissioni di Sergio Marchionne dall'Acea: «è insopportabile»
con un articolo di Andrea Malan
Le dichiarazioni di Sergio Marchionne sul «bagno di sangue» in Europa tra le case automobilistiche a seguito degli sconti sulle vendite concessi dalla Volkswagen fanno infuriare la casa di Wolfsburg, che chiede le dimissioni del responsabile della Fiat da presidente dell'Acea, l'associazione dei costruttori europei dell'auto.
Il responsabile della comunicazione della Volkswagen, Stephan Gruehsem, si legge nella Dpa, ha dichiarato che come presidente dell'Acea Marchionne non è più sostenibile e dunque dovrebbe dimettersi. A fronte delle dichiarazioni fatte da Marchionne, ha aggiunto Gruehsem, le sue dimissioni da responsabile dell'Acea rappresentano un'opzione per la Volkswagen. Nessun commento da parte della Fiat.
Fiat «non commenta» le dichiarazioni del portavoce di Volkswagen. Ieri, durante la conference call con gli analisti per la presentazione dei conti, il responsabile vendite della casa automobilistica tedesca, Christian Klingler, ha respinto le accuse di Marchionne, sottolineando che la società non persegue una politica di prezzi eccessivamente aggressiva in Europa, pur ammettendo che la concorrenza in Europa si stia intensificando. Volkswagen ieri ha comunicato conti in crescita nel secondo trimestre, risultati in contrasto con quelli delle altre case automobilistiche concorrenti come Psa Peugeot-Citroen, Ford e General Motors.
 27 luglio 2012

Crisi: Spagna, disoccupazione al 24,6%, massimi da era Franco
In secondo trimestre livello piu' alto da 1976
27 luglio, 10:50
(ANSAmed) - ROMA - In Spagna la disoccupazione sale ai massimi da 1976, ossia ai livelli piu' alti nella storia democratica del Paese dopo la morte del dittatore Francisco Franco. Nel secondo trimestre il tasso dei senza lavoro e' salito al 24,6% dal 24,4% del trimestre precedente ed e' anche il piu' elevato nell'Unione Europea. Lo comunica l'Ufficio Nazionale di Statistica.  Continua cosi' in Spagna l'escalation della disoccupazione, aumentata nel secondo trimestre di 53.500 persone, fino alla cifra record di 5.693.100 senza lavoro.Praticamente 1 spagnolo su 4 è senza lavoro. (ANSAmed)

Venezia, padania. La Sicilia «scippa» 20 milioni.
Veneto, rivolta contro l’Anci
I Comuni attaccano la loro associazione nazionale: ci ha sacrificati. Un emendamento alla spending review sposta i fondi per allentare il Patto di stabilità
VENEZIA - La questione è arzigogolata, tecnica, complessa e quindi, almeno per stavolta, saltiamo dritti alle conclusioni senza perderci in spiegazioni tortuose: con un emendamento lampo alla spending review approvato giovedì pomeriggio dalla commissione parlamentare sulla base delle richieste dell’Anci nazionale, i Comuni veneti «regaleranno » a quelli siciliani 20 milioni di euro, soldi che erano inizialmente destinati ai Comuni virtuosi per allentare le maglie del patto di stabilità e che invece serviranno ai sindaci della Trinacria per pagare i loro dipendenti. E poco importa che, tabelle del disavanzo fiscale alla mano, il Veneto regali ogni anno al resto del paese 21 miliardi di euro e che i conti dei Comuni veneti siano (quasi) tutti in ordine, anche questa volta la divisione della torta rappresenta per il Veneto una cura dimagrante.
«Come al solito si rispetta l’aulico principio per cui chi spreca di più riceve di più», sbotta l’assessore regionale al Bilancio Roberto Ciambetti. «L’emendamento dell’articolo 16 della spending review di fatto ruba 20 milioni ai Comuni veneti per dare 171 milioni alla Sicilia», continua l’assessore visibilmente alterato. A sentire Ciambetti, il mese scorso le trattative tra il governo e la conferenza Stato-Regioni e tra il governo e l’Anci nazionale infatti prevedevano una divisione ben diversa degli 800 milioni di euro che il governo prevedeva di destinare alle Regioni per allentare le maglie del patto di stabilità dei Comuni. Il Veneto infatti avrebbe dovuto ricevere 48 milioni e 537 mila euro da riservare ai suoi Comuni (e la Lombardia 110 milioni) mentre la Sicilia 121 milioni di euro. La votazione della Commissione però ha rimescolato i dati della tabella presentata dai senatori leghisti Garavaglia e Vaccari e ha spostato 20 milioni dal Veneto e 30 milioni dalla Lombardia verso la Sicilia. «La ripartizione degli 800 milioni è stata decisa dal governo in accordo con l’Anci nazionale - spiega il parlamentare padovano del Pd Alessandro Naccarato - perché i Comuni più in difficoltà sono quelli che di fatto hanno speso male i soldi nel passato».
La scelta dell’Anci nazionale però non è piaciuta all’associazione dei Comuni veneti tanto che ieri, dopo la decisione della commissione parlamentare, il presidente dell’Anci Veneto Giorgio Dal Negro ha deciso di convocare una riunione del direttivo per fare il punto della situazione. «L’Anci nazionale non può sacrificare i nostri Comuni per salvare quelli del Sud Italia - si infuria Dal Negro - Permettere ai Comuni siciliani di sforare il patto di 171 milioni di euro e costringere noi a restare dentro 29 milioni di euro è una vera e propria ingiustizia: così puntiamoun coltello al cuore del Veneto e mettiamo a rischio la pace sociale. Così rischiamo di dividere l’Italia». Già domani Dal Negro si confronterà con il presidente nazionale dell’Anci Graziano Delrio minacciando per la prima volta lo strappo dell’associazione. Per l’Anci nazionale però le cose starebbero diversamente: «Non è vero che i soldi di una regione sono andati ad un'altra - spiegano i tecnici dell’associazione nazionale dei Comuni - Primo perchè le Regioni possono rivedere la ripartizione in accordo con le altre, secondo perché questa norma rappresenta un incentivo importante perché le Regioni contribuiscano ad allentare le maglie del patto di stabilità dei Comuni».
Alla Sicilia dunque spetterbbe una copertura più cospicua rispetto al Veneto (171 milioni a 29) perché il calcolo viene fatto sul numero di Comuni in difficoltà. E se la Regione Veneto volesse potrà comunque allentare le maglie del patto dei suoi Comuni aggiungendo altri soldi, provenienti dal suo bilancio, ai 29 milioni di euro già destinati dal governo. «Non entro nel merito della vicenda - interviene il sindaco di Vicenza Achille Variati (Pd) - manei confronti dei Comuni sono state fatte scelte miopi e strabiche: il governo ha sovrastimato l’incasso dell’Imu per Vicenza di 1,4 milioni e ha tagliato i trasferimenti statali di 1,2 milioni. Questo non ce lo meritiamo».
Alessio Antonini


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