mercoledì 11 luglio 2012

(2)_XI.VII.MMXII/ Gli oltrepadani son virtuosi, come il loro speck.

Monti : «Per l'Italia un percosso di guerra. Combattiamo contro concertazione spinta»
Crisi: tagli tredicesime e aumento Iva, stangata in Spagna
Udin, oltrepadania. Tagli al Fvg, Tondo punta i piedi a Roma
Bozen oltrepadania. Lo scontro sullo speck. «La qualità è bassa»
Trst, oltrepadania. La rivincita dei 158 “superfunzionari”

Monti : «Per l'Italia un percosso di guerra. Combattiamo contro concertazione spinta»
Il governatore Visco ha invece ricordato che per ques'anno l'Italia sarà in recessione (-2%) la lo spread è ingiustificato
L'Italia ha davanti «un percorso di guerra durissimo». Lo ha detto il presidente del consiglio Mario Monti intervenendo all'assemblea dell'Abi. In ogni caso l'Italia ha compiuto «progressi sul disavanzo pubblico per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013». Il premier ha colto l'occasione per criticare alcune forme di concertazione spinta con le parti sociali. «Mi auguro -afferma- che tutte le parti sociali si ispirino all'atteggiamento di collaborazione» ma le parti sociali «debbano restare parti, ed essere viste dalla società come parti vitali e parti importanti, ma non soggetti nei confronti dei quali il potere pubblico dia in outsourcing responsabilità politiche». Quindi il passaggio più diretto: «Esercizi profondi di concertazione in passato» con le parti sociali «hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli e nipoti non trovano facilmente lavoro».

RECESSIONE - Prima di Monti era intervenuto il governatore della Banca d'Italia Visco per dire che l'economia italiana «è ancora in recessione» e quest'anno il Pil diminuirà di quasi il 2%. Lo afferma il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento all'assemblea dell'Abi. «Secondo le previsioni di consenso - ha spiegato Visco - nella media di quest'anno il prodotto in Italia diminuirebbe di poco meno di due punti percentuali. Al peggioramento dello scenario concorrono l'aumento del costo e il deterioramento della disponibilità di credito indotti dalla crisi del debito sovrano».

SPREAD INGIUSTIFICATO - In ogni caso afferma il govermatore «La differenza tra i rendimenti dei titoli pubblici italiani e tedeschi è di gran lunga superiore a quanto sarebbe giustificato dai fondamentali della nostra economia. Riflette generali timori di rottura dell'unione monetaria: un'ipotesi remota, che sta però condizionando le scelte degli investitori internazionali». «In questa fase, secondo Visco «le banche sono chiamate a decisioni difficili: non far mancare finanza alle imprese solide, evitare di prolungare il sostegno a quelle senza prospettiva».

LE BANCHE -  Per quanto riguarda il sistema bancario: «I progressi conseguiti sul fronte patrimoniale devono essere consolidati». «Sulla base di analisi individuali - ha spiegato Visco - tarate in base alla maggiore o minore esposizione alle diverse tipologie di rischio, abbiamo chiesto ai singoli intermediari di innalzare ulteriormente i livelli di patrimonio di migliore qualità rispetto a quelli regolamentari».

Crisi: tagli tredicesime e aumento Iva, stangata in Spagna
11 luglio, 11:29
(ANSAmed) - MADRID, 11 LUG - Eliminazione della 13/esima per i dipendenti pubblici già a partire da quest'anno, riduzione dei sussidi di disoccupazione a partire dal sesto mese, aumento dell'Iva dal 18% al 21%, riduzione del 20% delle sovvenzioni a partiti, sindacati e organizzazioni imprenditoriali nel 2013.
Sono alcune delle misure annunciate oggi al Congresso dal premier Mariano Rajoy, per tagliare il deficit pubblico spagnolo di 65 miliardi nei prossimi due anni. Fra le nuove misure, che saranno in parte approvate dal Consiglio dei ministri di venerdì, anche "la liberalizzazione dei settori aeroportuale, portuale e dei trasporti", ha sottolineato Rajoy, con la previsione di privatizzazioni; la riforma dell'amministrazione pubblica e "la revisione integrale della funzione pubblica".
Le nuove misure anti-deficit si aggiungono al programma statale di tagli per 27,3 miliardi della spesa, e a quello di 16 miliardi per le regioni, già previsto per quest'anno nella Finanziaria. "So che le misure annunciate non sono gradevoli, ma sono necessarie, non c'è alternativa", le parole con le quali il premier ha giustificato la nuova pesante stretta dovuta alle condizioni imposte da Bruxelles, dopo aver tracciato "un panorama oscuro" della situazione economica spagnola.
(ANSAmed) YK8

Udin, oltrepadania. Tagli al Fvg, Tondo punta i piedi a Roma
Il presidente oggi al vertice con il premier Monti. «Se non saremo ascoltati siamo pronti a contromisure pesanti»
 di Anna Buttazzoni
 UDINE. Il governatore Renzo Tondo vola a Roma convocato, come gli altri presidenti di Regione, dal premier Mario Monti per i tagli alle spese. Ma non ha intenzione di assistere alle “liturgie” della politica, alla melina fatta solo per rispetto istituzionale. E ieri, in una telefonata ricevuta dal ministro per gli Affari regionali Piero Gnudi, ha anticipato di avere aspettative alte che se deluse porteranno a contromosse pesanti. «Ho preannunciato al ministro – conferma Tondo – che le chiusure del governo sono inconcepibili e inaccettabili. Mi aspetto quindi che l’incontro non sia mera liturgia, che il premier non venga semplicemente a comunicare decisioni prese e basta, perché chiedere a una Regione virtuosa che ha già dato di dare ancora non è accettabile. Se così non sarà siamo pronti a ricorrere a contromisure anche pesanti, rivolgendoci, ad esempio, alla Corte costituzionale rispetto a profili di incostituzionalità del decreto, che intravediamo».
I conti La convocazione è arrivata ieri mattina, specificando che all’incontro con Monti sono ammessi solo i presidenti, nessun delegato. Alle 18.15 il premier avrà di fronte i governatori, mentre alle 15.30 è stata convocata una riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni. La tensione è alta, soprattutto sulla sanità. Al Fvg, che paga la sanità da solo, il governo chiede 21 milioni da mettere nel calderone del fondo sanitario nazionale cui il Fvg non attinge. Non solo. Tra quest’anno e il 2014 alla Regione vengono chiesti 500 milioni da consegnare a Roma per contribuire alla finanza pubblica, soldi che vanno accantonati o saranno trattenuti dal governo attraverso le compartecipazioni.
La strategia Il governatore può decidere di ritornare in Consiglio e rivedere la manovra di bilancio appena approvata. Può ricorrere alla Consulta o pensare, estremizzando, di compiere gesti eclatanti come restituire allo Stato i compiti che la Regione svolge in proprio. Perché – è pensiero di alcuni – se lo Stato non ascolta e non riconosce quanto fatto dal Fvg, allora gestisca lo Stato. Ma l’Autonomia è sacra. Tondo prima di tutto cercherà un accordo su più partite aperte. Chiederà di rivedere i 370 milioni “congelati” per il federalismo ma che il Fvg si è impegnato a dare a Roma ogni anno. Solleciterà i 150 milioni anno mai ottenuti derivanti dai 6/10 dell’Irpef dei dipendenti dello Stato che vivono in regione e versano tutto a Roma. Di certo un’opposizione ci sarà. L’incognita è l’ascolto.

Bozen oltrepadania. Lo scontro sullo speck. «La qualità è bassa»
I consumatori: «Troppo sale, bordi essiccati, morbido. Servono controlli esterni». Ma il consorzio replica: tutto in regola, le loro verifiche non sono scientifiche
di Riccardo Valletti
BOLZANO. La perla del paniere altoatesino, il pezzo pregiato dell’agroalimentare da esportazione per oltre sei milioni di pezzi l’anno, lo speck, si ritrova catapultato al centro di un ciclone di accuse e smentite. Da un lato il Centro tutela consumatori e utenti accusa il consorzio Speck Alto Adige Igp di pubblicità ingannevole, sulla base di rilevamenti effettuati negli ultimi mesi a tappeto su tutto il territorio provinciale che restituiscono una qualità del prodotto di molto inferiore a quella dichiarata dal marchio di qualità altoatesino; dall’altra il marchio di indicazione geografica protetta smentisce i risultati raccolti giustificati probabilmente dalla mancanza di metodo scientifico nei rilievi.
Il Ctcu ha acquistato 50 campioni di speck in 15 dei 28 distributori autorizzati alla vendita del marchio Igp, dei quali solo 6 sono risultati completamente conformi alle caratteristiche di qualità pubblicizzate: vale a dire un magro 12% del campionamento, basato su diversi tagli di speck acquistati più o meno in maniera omogenea sul territorio. I «vizi» riscontrati vanno dal troppo sale - ben oltre la soglia del 5% autoimposta dal consorzio - ai bordi del taglio essiccati; taglio mal eseguito; consistenza troppo morbida (a indicare una stagionatura effettuata male o comunque troppo breve); eccessivo pallore della carne. Il rapporto si conclude in maniera lapidaria, chiamando in causa le autorità che erogano i finanziamenti pubblici al consorzio : «In futuro l'erogazione di ogni finanziamento pubblico dovrebbe dipendere da effettivi controlli della qualità, avvalendosi di criteri trasparenti, severi e comprensibili anche per i consumatori. In mancanza di ciò si arriverebbe a prolungare questo inganno a danno dei consumatori con sperpero di denaro dei contribuenti». Insomma non servono autocontrolli ma verifiche da parte di enti terzi.
 E il consorzio? Dai dati in possesso della Speck Alto Adige Igp nessuno dei parametri fissati per legge o autoimposti sarebbe mai stato superato. «Dobbiamo assolutamente confrontarci col Ctcu – spiega Michael De Sala – ma per il momento non posso fare altro che smentire tutto il loro lavoro». In ballo ci sono i due milioni e mezzo di pezzi di speck che portano il marchio di qualità, vale a dire un fiume di soldi, che stando al rapporto non sono differenti, e a volte avrebbero addirittura qualità inferiore, dallo speck senza marchio o del contadino. «Credo che le differenze siano causate dalla mancanza di criteri scientifici nel loro lavoro, noi per le misurazioni ci rifacciamo a delle procedure ben chiare, abbiamo addirittura stampato un manuale per evitare misurazioni eterogenee».
 Per la percentuale di sale, ad esempio, il rilievo deve essere effettuato su una fetta spessa un centimetro e tagliata nel centro della baffa, «dubito che loro lo abbiano fatto, ed è comprensibile che se hanno misurato la presenza di sale sui bordi possano aver trovato maggiore concentrazione, ma la misurazione va fatta sulla media, e il nostro modo è l’unico certificato». Insomma l’attenzione rimane alta, sconfessare lo speck Igp significa far traballare un bel pezzo di economia altoatesina: «Nei prossimi giorni cercheremo di incontrarci per accordarci sulle procedure di misurazione, sono sicuro che dobbiamo ripetere tutto con metodi condivisi, è molto importante».

Trst, oltrepadania. La rivincita dei 158 “superfunzionari”
Continua la saga delle “po”: Garlatti voleva abolirle ma, come ultimo atto, deve prorogarle. No di Monti ai vicedirigenti
di Furio Baldassi
TRIESTE. Erano dichiaratamente una soluzione temporanea. Ma nel nostro paese, di solito, quello che è temporaneo sul lungo termine diventa fisso. Ed è quello che sta succedendo alle cosiddette “p.o.”, posizioni organizzative interne al personale della Regione. Erano 156 a inizio anno, con un costo di 1.543.230 euro e sono già lievitate a 158, con aumento in proporzione. E come ultima mossa, l’assessore Garlatti il 28 giugno scorso, prima di passare la mano, le ha nuovamente prorogate.
Tecnicamente parlando le posizioni organizzative contemplano l'assunzione di responsabilità di direzione, con conseguente "bonus", conferite al personale non dirigente collocato nella categoria D. In pratica un salto di categoria piuttosto ben pagato, con fondi attinti dal bilancio e non dalla voce personale. Incarichi che però, nell’ottica della razionalizzazione, attendevano fin dall’inizio del 2012 di essere tramutati in mansioni da vice-dirigenti. E ora, con ogni probabilità, non lo saranno più, perchè nella spending-review la figura del vicedirigente è stata in pratica abolita. Che ne sarà, dunque, di quell’esercito di 110-115 vicedirigenti su cui contava Garlatti per chiudere la partita? Burlo, sindacalista della Uil, ricorda al riguardo che «già nella Finanziaria 2011 era previsto un provvedimento che doveva dimezzare le vicedirigenze. Quello delle “p.o.” è un incarico che dipende dalle necessità dell’ufficio, è specialistico. La proroga, dunque, si imponeva per non creare problemi alla catena di comando. Una soluzione sarebbe quella di istituire una categoria quadri, ma credo che il problema sia stato superato dalla riconferma delle p.o.».
Per la cronaca, gli incarichi più corposi sono quelli nelle direzioni Agricoltura (19), Infrastrutture (18) e Finanze (15). Una sola “po”, invece, all’ufficio di gabinetto, all’ufficio stampa, al servizio Polizia locale e all’Ente tutela pesca. I costi? Un “ritocco” alle normali mensilità che può oscillare, a seconda della direzione in cui si milita, dai 5 ai 12mila euro annui.
L’impasse, ovviamente, trova nell’opposizione terreno fertile per la polemica. «È l’ulteriore segno della bontà delle dimissioni dell’assessore Garlatti - chiosa il capogruppo del Pd Gianfranco Moretton - perchè anche in questa occasione non ha mantenuto l’impegno preso. E ci dispiace soprattutto per questa fascia di dirigenza alle prese con l’incertezza per il suo futuro».

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