lunedì 16 luglio 2012

(2)_XVI.VII.MMXII/ Specialita’ “pastetta bel paese galbanino”: - 1.966,303 miliardi di euro, la Ue blocca i soldi ad una delle regioni piu’ importanti e gli avvoltoi cabrano, gli scarafaggi oltrepadani sbraitano, il salvaspriz al gusto di gassosa non piace ad alcuni dell’Ue, a maggio il saldo commerciale è risultato positivo per 1 misero miliardo di euro.

Lo Bello: Sicilia quasi fallita, intervenga Monti                          Conti pubblici: Bankitalia, debito a maggio sale a 1.966,3 mld
Maggio positivo per il commercio estero
Salva-spread, l'Europa prende tempo
Spagna, Bce a favore di perdite per detentori bond senior
Trst, oltrepadania. Regioni “speciali” del Nord alleate contro i tagli
Lo Bello: Sicilia quasi fallita, intervenga Monti                                            
L'Ue blocca i soldi alla Regione A rischio fondi per sei miliardi
L’allarme del vicepresidente di Confindustria: "Bisogna scuotere dal torpore i siciliani. A rischio stipendi e pensioni". E ancora: "Rischiamo di diventare la Grecia d’Italia e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a sé stesse l'impunità"
ROMA. La Regione Sicilia si trova "sull'orlo del fallimento, vicina al default". A lanciare l'allarme dalle pagine del Corriere della Sera è il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, secondo cui "va ripensata anche l'autonomia e occorre avviare un' operazione-verità. Scuotere dal torpore i siciliani, dai dipendenti regionali ai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Ma il governo Monti - aggiunge - deve subito mettere mano ai conti, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili".
"La Sicilia - spiega Lo Bello - rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a sé stesse l'impunità".

Conti pubblici: Bankitalia, debito a maggio sale a 1.966,3 mld (1 upd)
16 Luglio 2012 - 11:19
 (ASCA) - Roma, 16 lug - Debito pubblico in aumento a maggio.
Secondo i dati diffusi dal supplimento al bollettino mensile della Banca d'Italia, il debito pubblico a maggio si e' attestato a 1.966,303 miliardi di euro, rispetto ai 1.949,242 miliardi di aprile.
 In particolare, il debito delle Amministrazioni pubbliche e' aumentato di 17,1 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 1.966,3, aumento attribuibile principalmente all'aumento delle disponibilita' liquide detenute dal Tesoro (di 8,3 miliardi, a 35,8), al fabbisogno (6,2 miliardi), a scarti di emissione (2,3 miliardi) dovuti all'emissione di titoli sotto la pari, alle variazioni del cambio (0,2 miliardi).
 In maggio il debito e il fabbisogno sono stati accresciuti per circa 1,8 miliardi dalla quota di pertinenza dell'Italia di erogazioni effettuate dall'European Financial Stability Facility (EFSF). Al netto di questo fattore, il fabbisogno sarebbe stato pari a 4,4 miliardi, inferiore di 2,2 miliardi rispetto al corrispondente periodo del 2011.
 Nel complesso nei primi 5 mesi il fabbisogno complessivo (53,1 miliardi) e' stato superiore di 5 miliardi rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo del 2011 (48,2 miliardi). Vi hanno influito principalmente gli esborsi in favore degli altri paesi dell'area dell'euro (pari, nel periodo di riferimento, a circa 16,4 miliardi, a fronte dei 4,7 nel 2011); in senso opposto hanno invece operato le misure relative alla tesoreria unica, che hanno comportato il riversamento da parte degli enti decentrati presso la tesoreria centrale di 9 miliardi, precedentemente detenuti presso il sistema bancario. Escludendo questi due fattori, l'aumento del fabbisogno rispetto al corrispondente periodo del 2011 e' di circa 2,3 miliardi.
sen/

Maggio positivo per il commercio estero
Il saldo è risultato positivo per 1 miliardo di euro, risultato che contribuisce al forte ridimensionamento del deficit nei primi cinque mesi dell'anno (-2,6 miliardi).
ID doc: 76091 Data: 16.07.2012 (aggiornato il: 16.lug.2012)
A maggio il saldo commerciale dell'Italia è risultato positivo per 1 miliardo di euro, con avanzi sia per i Paesi Ue (+691 milioni) sia per quelli extra Ue (+316 milioni). Lo rileva l'Istat. Il deficit registrato nei primi cinque mesi è di 2,6 miliardi, "in forte ridimensionamento rispetto all'anno precedente (-18,2 miliardi)", scrive l'Istituto. Per quanto i flussi, si rileva un incremento congiunturale sia per le esportazioni (+1,4%) sia per le importazioni (+0,9%) e un aumento tendenziale delle esportazioni di ben il 4,8%. La crescita congiunturale dell'export è dovuta a un sostenuto incremento delle vendite verso i Paesi extra Ue (+5,5%), mentre quelle sul mercato Ue calano del 2%. L'aumento delle vendite di prodotti energetici (+27,4%) è particolarmente rilevante. L'incremento congiunturale delle importazioni si manifesta per entrambe le aree di interscambio (+1,2% per i Paesi extra Ue, +0,7% per i paesi Ue), con aumenti più rilevanti per beni+ strumentali (+6,9%) e prodotti energetici (+1,3%). La riduzione tendenziale del valore delle importazioni (-4,5%) è determinata dalla significativa flessione dei volumi (-8,3%), mentre i valori medi unitari registrano un incremento del 4,1%.

Salva-spread, l'Europa prende tempo
Slitta di almeno un mese il dibattito sui meccanismi antispeculazione: troppe divergenze, meglio rinviare
 MARCO ZATTERIN
corrispondente da bruxelles
Gli ultimi ritocchi allo scudo salvaspread caro a Mario Monti, per ora, possono attendere. Jean-Claude Juncker, appena riconfermato presidente dell'Eurogruppo, intende chiudere la stagione degli incontri al vertice per i ministri economici dell'Eurozona con l'appuntamento in programma venerdì, convocato per sigillare il salvataggio miliardario delle banche spagnole. Si è convinto che le aspettative tradite, in fase di turbolenze, siano una minaccia più grave del rinvio di qualche delibera operativa. Sta anche pensando di non invitare fisicamente i colleghi a Bruxelles, vuole una rapida teleconferenza. Il dibattito su Grecia, Cipro e «misure di pronto intervento» dovrebbe pertanto slittare a settembre. «Ci sono parecchie divergenze - spiega una fonte Ue -. Se apriamo il confronto, rischiamo di fare più danni che altro».
Juncker ha parlato delle prospettive greche in un'intervista al tedesco Der Spiegel. Ha ammesso che Atene non ha attuato i programmi di risanamento e riforme, e «adesso è chiaro che se daremo più tempo alla Grecia i costi cresceranno». Questo solleva due domande, ha precisato il premier lussemburghese: «Gli europei sono pronti a sborsare altre risorse? E il fondo monetario sarà della partita? Sono questioni a cui non posso rispondere sino a che non sarà chiarita la situazione».
Lo preoccupa il persistente dissidio fra i falchi del rigore nordista che non vogliono fare sconti e chi, nel sud dell'Europa, chiede solidarietà. «Il peggior biglietto da visita per l'Europa è dar fiato ai dissidi interni e non mostrarsi coesa», assicura un diplomatico di lungo corso. «Comprensibile che cerchino di passare la nottata», si commenta nelle stanze del governo italiano, dove si conferma che attualmente «Juncker non ritiene l'emergenza tale da stringere il calendario». A Roma come a Bruxelles, comunque, tutte le fonti ribadiscono l'impegno a un monitoraggio costante della situazione sui mercati e la disponibilità ad intervenire d'urgenza qualora qualora necessario.

Se dunque andrà bene, di allungamento del programma greco, come dei soldi da dare a Cipro vincendo la concorrenza russa e del meccanismo d'emergenza contro la speculazione, si parlerà solo fra una quarantina abbondante di giorni. Si immagina un Eurogruppo fra fine agosto e inizio settembre, in vista dell'incontro informale di metà mese a Nicosia. Nessun problema, giurano gli italiani. «Il meccanismo dello "scudo" è più o meno definito», sottolinea una fonte governativa. In effetti, dopo il sigillo politico dell'Eurogruppo di lunedì scorso, la procedura è chiara (e non gratuita). C'è l'obbligo di richiesta nazionale, il certificato di gravità della Bce, l'ok necessario dei ministri, la condizionalità flessibile. Mancano i dettagli operativi all'interno del fondo salvastati permanente Esm, soggetto operativo degli interventi di cui Roma non esclude di poter aver bisogno. Però manca anche l'Esm, poiché la Corte di Karlsruhe ha fatto slittare l'indispensabile ratifica al Bundestag.

E' un motivo in più per non discutere di ciò su cui non si può decidere, nonostante Juncker ritenga che, alla stregua dei giudici estoni, anche la magistratura costituzionale tedesca si esprimerà favorevolmente. In caso contrario, svanirebbe anche l'ipotesi di intervento in aiuto dei paesi che, per quanto in linea cogli orientamenti Ue, incontrino difficoltà a collocare i propri bond. Il solo fondo temporaneo Efsf ha un centinaio di miliardi in cassa, pochi. Senza Esm, sono guai potenziali.
«Una mezza estate serena aiuterebbe a quietare gli animi finnici, a svoltare la boa elettorale olandese, a dar tempo alla Merkel di ricompattare la sua maggioranza», nota un osservatore. Per questo venerdì «si eviterà di approfondire su Grecia, Cipro e salvaspread». E per lo stesso motivo risulta caduta l'ipotesi di un altro incontro il 27, mentre un summit dei leader non è mai decollato sul serio. Il tempo non dovrà comunque passare invano. Urge una messa punto dietro le quinte per poter lanciare la campagna d'autunno sull'Unione monetaria rafforzata. Sempre che agosto non si riveli il mese letale che molti temono.

Spagna, Bce a favore di perdite per detentori bond senior
La Banca centrale europea è a favore dell'imposizione di perdite sui detentori di bond senior emessi dalle banche più in crisi, sebbene i ministri delle Finanze dell'eurozona abbiano per ora respinto questo approccio. Lo hanno dichiarato alcune fonti vicine alle trattative al Wall Street Journal. La nuova posizione della Bce è stata chiarita dal presidente Mario Draghi durante l'incontro dei ministri delle Finanze dell'Eurozona sugli aiuti alle banche spagnole, il 9 luglio.
Il nuovo approccio dell'Eurotower è differente dalla posizione adottata dalla stessa Bce nel caso delle banche irlandesi, nel quadro del salvataggio del 2010, quando ai detentori di bond senior degli istituti in crisi non furono imposte perdite, ricorda il Wall Street Journal.
Durante l'incontro del 9 luglio, i ministri hanno respinto la proposta della Bce, nel timore di una reazione negativa dei mercati. Una bozza dell'accordo di salvataggio per le banche spagnole richiede che Madrid imponga perdite solo sugli azionisti e sui detentori di bond junior. Un portavoce della Commissione Ue ha spiegato che "è chiaro che i detentori di bond senior non saranno coinvolti" nella condivisione dei costi.
Tuttavia, secondo tre fonti, durante il meeting del 9 luglio Draghi ha sostenuto l'idea di includere, nel caso della Spagna, i creditori senior delle banche nel processo di condivisione del peso del salvataggio tra i contribuenti e gli investitori. Per altre due fonti, il presidente era a favore dell'imposizione di perdite per i detentori di bond senior solo nel caso in cui la banca fosse messa in liquidazione.

Trst, oltrepadania. Regioni “speciali” del Nord alleate contro i tagli
Oggi l’incontro ad Avio sulla spending review fra i governatori di Friuli Venezia Giulia, Val d’Aosta, Trento e Bolzano
di Massimo Greco
TRIESTE. «Non possiamo certo mandare a Roma gli Schützen», replicava l’altro giorno il governatore Luis Durnwalder a chi nella sua Bolzano gli rimproverava eccesso di morbidezza nei confronti della minacciosa “spending review” progettata a Roma. E così i riottosi altoatesini dovranno per ora accontentarsi della linea che lo stesso Durnwalder e il confinante Lorenzo Dellai, governatore trentino, hanno messo a punto mercoledì scorso dopo una seduta congiunta delle due giunte autonome: incontro urgente col premier Monti e trattative tecniche con il governo, per stabilire un digeribile ammontare dei tagli, il cui ambito applicativo deve essere però lasciato alla discrezione delle Province interessate. Dellai spinge per avvertire dei pericoli corsi dal sistema delle autonomie il presidente Napolitano, Durnwalder non esclude di aggiornare Vienna.
Oggi la strategia Dellai-Durnwalder si confronterà con le ricette che il governatore friulo-giuliano Tondo e il collega valdostano Augusto Rollandin avranno a loro volta messo a punto. Il “rendez-vous” è fissato per le 15.30 nella Tenuta San Leonardo a Borghetto all’Adige, non lontano da Avio. Tondo vi giungerà da Udine, dove stamane incontrerà i parlamentari eletti nel Friuli Venezia Giulia e i capigruppo in Consiglio regionale.
Perchè questo incontro fra i quattro governatori delle “speciali” settentrionali? Perchè mancano i rappresentanti delle “specialità” mediterranee, siciliana e sarda? Per una ragione tecnico-finanziaria: perchè le “speciali” del Nord hanno già sottoscritto accordi in materia di federalismo fiscale con il governo centrale. Il Friuli Venezia Giulia, per esempio, lo ha firmato il 29 ottobre 2010, Tremonti consule.
Ma il governo centrale non sembra avere in grande considerazione tali patti, come dimostrano le misure previste dal decreto sulla “spending review”. Che - ricordiamo - prevede un salasso di 3,3 miliardi da applicarsi alle Regioni “speciali”nell’arco di un triennio: il Friuli Venezia Giulia ne è “implicato” per 508 milioni, il Trentino per 363 milioni, l’Alto Adige per altri 360 milioni circa. Insomma, ad Avio si dà convegno perlomeno il 40% di quanto l’esecutivo dei “tecnici” esige complessivamente dalle specialità regionali da qui al 2014.
L’orientamento, che potrebbe emergere dal summit in terra trentina, è il seguente: in prima battuta pressing politico-parlamentare sul governo per ottenere sconti e facilitazioni nell’individuazione e nella gestione dei tagli. Se Monti & partners si mostreranno irremovibili, se il decreto passerà il vaglio dell’aula, allora non resterà che ricorrere alla Corte Costituzionale.
Proprio a proposito della giustizia costituzionale, su questa materia Stato/specialità statutaria c’è un recentissimo e interessante precedente, che potrebbe giungere in soccorso della “periferia”. Giusto giovedì scorso la Corte ha infatti sentenziato (178/2012) l’illegittimità di alcune norme contenute nel decreto legislativo 118 del 23 giugno 2011, Berlusconi imperante. Tali norme, che riguardano temi di carattere contabile, furono impugnate da alcune amministrazioni “speciali” cui la Consulta ha dato ragione. Scrivendo in sostanza che lo Stato non può applicare direttamente alle Regioni “speciali” disposizioni che si rifanno a principi fondamentali di coordinamento di finanza pubblica, senza che vi sia rispetto degli statuti e senza che vi siano specifiche intese nelle sedi competenti (vedi le commissioni paritetiche). Una sentenza, come immancabilmente si dice in questi frangenti, di stretta attualità.





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