lunedì 16 luglio 2012

(1)_XVI.VII.MMXII/ Entro il 2012 rischia il fallimento un'impresa su tre. A questa conclusione arriva uno studio di Unimpresa che ha analizzato i dati sulle sofferenze bancarie.---Marco Galdi: Rischia di essere un'estate davvero calda, quella dell'Italia esposta alla speculazione. Perché lo scudo europeo anti-spread di fatto esiste, ma finché il nostro paese e soprattutto la Germania non avranno ratificato il trattato per il fondo salvastati permanente Esm, le risorse saranno limitate al centinaio di miliardi rimasti in dotazione allo Efsf.

In 2012 rischia fallire 1 impresa su 3
Crisi:Juncker,Italia non chiedera' aiuti
Merkel frena sugli aiuti: 'Niente senza controlli'
Ticino. All'Italia dan fastidio i cinesi al Fox Town

In 2012 rischia fallire 1 impresa su 3
Studio Unimpresa sulla base delle sofferenze bancarie
15 luglio, 16:44
(ANSA) - ROMA, 15 LUG - Entro il 2012 rischia il fallimento un'impresa su tre. A questa conclusione arriva uno studio di Unimpresa che ha analizzato i dati sulle sofferenze bancarie.
 L'analisi si e' focalizzata, in particolare - spiega Unimprese - sulla ''probabilita' di ingresso in sofferenza entro l'arco di un anno'', che viene stimata attraverso una metodologia statistica che utilizza indicatori desunti dal bilancio dell'impresa e dalle segnalazioni delle banche alla Centrale dei rischi.

Crisi:Juncker,Italia non chiedera' aiuti
'Se li richiedesse, dovrebbe stare all'attuale sorveglianza'
15 luglio, 19:32
(ANSA) - ROMA, 15 LUG - L'Italia non avra' bisogno degli aiuti europei, e tutti i leader della zona euro ne sono convinti: lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker in un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel.
''Tutti i 17 leader non si aspettano che l'Italia possa aver bisogno di aiuti'', ha detto Juncker. Che precisa: ''Se richiedesse un salvataggio, dovrebbe sottoporsi alle regole di supervisione esistenti''.

Merkel frena sugli aiuti: 'Niente senza controlli'
Il warning della Cancelliera in un'intervista tv
15 luglio, 21:27
di Marco Galdi
Rischia di essere un'estate davvero calda, quella dell'Italia esposta alla speculazione. Perché lo scudo europeo anti-spread di fatto esiste, ma finché il nostro paese e soprattutto la Germania non avranno ratificato il trattato per il fondo salvastati permanente Esm, le risorse saranno limitate al centinaio di miliardi rimasti in dotazione allo Efsf. In più la Cancelliera Merkel è tornata a martellare sul rigore: "non avranno chance" ha detto alla tv tedesca "tutti i tentativi di chiedere solidarietà senza alcuna contropartita". E se il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, parlando con lo Spiegel, ha affermato che "nessuno" dei 17 leader di Eurolandia "si aspetta che l'Italia possa aver bisogno di aiuti", ha anche ricordato che "se richiedesse un salvataggio dovrebbe sottoporsi alle regole di supervisione esistenti".
Un'idea, quella di non ammorbidire i controlli congiunti sulle politiche dell'Eurozona, che la Merkel ha legato anche al salvataggio delle banche spagnole "garantito dal governo". Unica apertura all' ottimismo, quando ha concesso che "si è sulla buona strada" e "si è fatto più negli ultimi mesi che negli anni precedenti" per risolvere la crisi.
Un altro passo nella lunga marcia sarà fatto venerdì prossimo quando i ministri delle finanze dell' Eurogruppo, probabilmente in videoconferenza, daranno l'approvazione formale al 'memorandum d'intesà con le condizioni per la ricapitalizzazione delle banche e la ristrutturazione - con un programma che si concluderà in 12 mesi - delle banche spagnole. Il declassamento di Moody's ha però fatto suonare i campanelli d'allarme per l'Italia e per le "tensioni" che in agosto potrebbero far scattare la necessità di calmierare lo spread perché, come segnalato ieri da Leonardo Domenici, relatore del Parlamento Ue per la riforma del rating, "hedge fund e banche azioniste delle agenzie hanno mire ribassiste".
Nei palazzi delle istituzioni europee negano la nascita di una "task force" anti-spread, ma si dà per scontato il contatto tra le cancellerie per reagire alle possibili emergenze estive. E' in questo scenario che potrebbe essere usato lo scudo, che comunque non scatterebbe automaticamente (lo stato deve richiedere l'intervento e dimostrare di essere adempiente, dopo una valutazione della Bce e l'approvazione dell'Eurogruppo, scatterebbe il "monitoraggio" Bce-Commissione) né gratuito. Soprattutto rischia di avere risorse troppo limitate di fronte a un debito da quasi 2.000 miliardi come quello dell'Italia. Fino alla ratifica dello Esm da 500 miliardi, solo quanto resta dello Efsf (dei 440 miliardi iniziali, 130 sono stati impegnati per la Grecia, 85 per l'Irlanda, 80 per il Portogallo e fino a 100 per la Spagna).
L'avvio operativo del fondo salva-stati permanente é teoricamente slittato al primo agosto, ma è legato alle ratifiche parlamentari. Il premier Monti ha chiesto il via libera prima della pausa estiva dei lavori. Più complessa la situazione in casa Merkel, dove - prima che il trattato possa essere portato davanti al Bundestag - la Corte Costituzionale di Karlsruhe dovrà esprimersi su migliaia di ricorsi che ne mettono in dubbio la costituzionalità.

Ticino. All'Italia dan fastidio i cinesi al Fox Town
(Tar-)tassati al confine
di Andrea Finessi
Dimenticata per l’estate la polemica sulle aperture domenicali dei centri commerciali, potrebbe presto aprirsene un’altra sempre sul fronte dello shopping in Ticino. Questa volta però non più limitata ai confini elvetici, ma coinvolgendo l’Italia. Perciò non poteva che essere coinvolta anche la Lega dei ticinesi.
Con un comunicato stampa diffuso a tutti i media, è difatti il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri a sollevare un problema che negli ultimi mesi è andato acuendosi, in special modo al valico di Chiasso-Brogeda. È proprio dal valico turistico infatti che passa il maggior numero di persone, in special modo viaggiatori che, dopo aver fatto tappa soprattutto a Lugano e FoxTown, rientrano in Italia per proseguire il loro tour o diretti a Malpensa. In particolare i cinesi, spiega Quadri nel suo comunicato, sono tra i più controllati, i quali si trovano a dover pagare l’IVA al 21% per poter portare la merce acquistata oltre confine. A questi viene poi fornita l’indicazione di farsi risarcire all’arrivo in aeroporto, ma il risarcimento, scrive il parlamentare federale, «notoriamente, non funziona mai». E le cifre prelevate dall’imposta di valore aggiunto «possono anche essere decisamente consistenti».
La base legale per effettuare tali controlli esiste, tuttavia si tratterebbe di una prassi applicata unicamente da qualche tempo solo ai valichi col Ticino e non con gli altri Cantoni confinanti, come rilevato da Svizzera Turismo. «Si tratterebbe dunque di una nuova, ulteriore misura discriminatoria applicata dall’Italia ai danni dell’economia del nostro Cantone. Questo quando i rapporti dovrebbero “normalizzarsi”», rincara Quadri. Conseguenze? A quanto pare già se ne contano, visto che i tour operator cinesi sono intenzionati a far di tutto pur di evitare di scontentare i propri facoltosi clienti. E la contromisura sembrerebbe proprio essere l’esclusione del Ticino dagli itinerari europei, per lo meno in prospettiva 2013. Che si tratti solo di minacce o meno, nel caso in cui ciò avvenisse, per il turismo dello shopping sarebbe un danno enorme, visto che i cinesi, insieme ai russi, sono tra gli acquirenti più promettenti. Nadia Fontana Lupi, direttrice di Mendrisiotto Turismo, è al corrente del problema: «So che se ne parla già a livello cantonale, ma forse bisognerebbe focalizzarsi maggiormente sul problema e chiedere all’Italia le ragioni di questo “accanimento”. Il turismo di giornata non è da disdegnare, anzi. Anche se non quantificabile porta un indotto importante e serve a farci conoscere. Bisognerebbe puntare di più sulle collaborazioni tra i nostri alberghi con i tour operator cinesi». Sul tema, lo stesso Quadri aveva già sensibilizzato il ministro degli esteri elvetico Didier Burkhalter, mentre Svizzera turismo e Ticino turismo sarebbero già all’opera, così come la SECO. Cosa chiedere all’Italia lo deciderà Berna e il Cantone, nella speranza di fare ancora in tempo a correre ai ripari.
16.07.2012

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