mercoledì 18 luglio 2012

(3)_XVIII.VII.MMXII/ Lombardo: Il bilancio della Sicilia è di 27 miliardi, il debito di 5,5 miliardi, il Pil di 85 miliardi di euro. Se confrontiamo il Pil col debito della Regione e quello dello Stato capiamo meglio: lo Stato ha un Pil di 1600 miliardi e duemila miliardi di euro di debito.---Bozen, oltrepadania, Cacciari: Le rivendicazioni delle autonomie speciali andavano fatte vent’anni fa, ma allora se ne sono state tutte zitte perchè il federalismo già ce l’avevano e a loro andava bene così. Oggi si svegliano, ma è troppo comodo.

Lombardo: nessun rischio default   
Fisco, in Calabria-Campania-Molise +0,15% Irap 2012
Crisi: Grecia, niente altre misure di austerita'
Pordenone, oltrepadania. Un migliaio senza salario nè pensione
Bozen, oltrepadania. Cacciari: «Zitti finché serviva, oggi non potete ribellarvi ai tagli»

Lombardo: nessun rischio default   
PALERMO. "Non è vero che la Sicilia è al default. Sono tutte fandonie. Il bilancio è certificato dalla Corte dei conti, compresi i residui attivi. Tre agenzie di rating monitorano i nostri conti. La nostra situazione è di BAA2, stiamo meglio di molte altre regioni. Siamo sullo stesso piano del Veneto". Lo ha detto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che ha convocato una conferenza stampa dopo la lettera del premier, Mario Monti.
"Il bilancio della Sicilia è di 27 miliardi, il debito di 5,5 miliardi, il Pil di 85 miliardi di euro. Se confrontiamo il Pil col debito della Regione e quello dello Stato capiamo meglio: lo Stato ha un Pil di 1600 miliardi e duemila miliardi di euro di debito. Inoltre, lo Stato ci deve circa un miliardo". "Ci tuteleremo - ha aggiunto - in sede penale e civile contro i giornali che hanno parlato di fallimento della Regione. A Borghezio dico che se riuscisse a staccare la Sicilia dall'Italia saremmo ben felici perché potremmo usufruire di altri dieci miliardi e avere un grande boom economico".
COMMISSARIO NON PREVISTO DALLO STATUTO. "Non intendo prestare il fianco a chi non vuole che le elezioni si celebrino a fine ottobre. E' impossibile che si mandi un commissario. Ci sono degli articoli che regolamentano le elezioni e chi governa nel periodo che precede le consultazioni elettorali in caso di dimissioni". Lo ha detto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, questo pomeriggio in conferenza stampa. "Non vogliono le mie dimissioni - ha aggiunto - Vogliono solo rinviare le elezioni. Per quanto mi riguarda è come se mi fossi dimesso ieri. Non voglio però che la Sicilia diventi merce di scambio, in caso di elezioni contemporanee con le politiche, per un ministero in più. Si deve votare prima".
ATTACCO A LO BELLO E UDC. "Vorrei che taluni imprenditori facessero davvero il bene della Sicilia. Lo Bello l'ho incontrato alcune volte nel caso di inaugurazione di impianti fotovoltaici, tipo di investimenti che si è visto essere nelle mani dei mafiosi. Perché non fanno le cose positive invece di dire certe cose?". Lo ha detto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, a proposito delle dichiarazioni di Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria. "In questo quadro c'é anche l'Udc che vuole rimettere le mani sulla Sicilia - ha aggiunto - Sono pronto a confrontarmi con Casini, anche sui sette anni precedenti ai miei in Sicilia, fatti di termovalorizzatori e quant'altro".

Fisco, in Calabria-Campania-Molise +0,15% Irap 2012
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze comunica che per l'anno d'imposta 2012 nelle regioni Calabria, Campania e Molise è confermata l'applicazione delle vigenti maggiorazioni dell'aliquota, dell'imposta regionale sulle attività produttive nella misura di 0,15 punti percentuali e dell'addizionale regionale all'Irpef nella misura di 0,30.
Per quanto riguarda l'incremento di 0,30 punti percentuali dell'addizionale regionale Irpef, spiega una nota del Tesoro, per l'anno d'imposta 2012, previsto per le regioni Calabria, Campania e Molise, si precisa che lo stesso produce effetti nell'anno 2013.
Tuttavia, in relazione ai lavoratori dipendenti che cessano il rapporto di lavoro in corso d'anno, i datori di lavoro trattengono, in sede di conguaglio, l'importo dell'addizionale regionale 2012, oltre a quello delle rate residue dell'addizionale regionale 2011, applicando l'aliquota maggiorata del 2,03.

Crisi: Grecia, niente altre misure di austerita'
Lo hanno deciso i tre leader che sostengono il governo
18 luglio, 14:03
(ANSAmed) - ATENE 18 LUG - Non ci saranno nuove misure di austerità per il 2012 in Grecia. Lo hanno dichiarato Evaghelos Venizelos, leader del Pasok, socialista e Fotis Kouvelis, leader di Sinistra Democratica, i leader dei due partiti che sostengono il governo, alla fine di una riunione con il Premier Antonis Samaras, durante la quale e' stata affrontata fra l' altro, la possibilità di reperire entro la fine del 2014 gli 11,6 miliardi di euro necessari per il risanamento dell' economia greca. (ANSAmed)

Pordenone, oltrepadania. Un migliaio senza salario nè pensione
Sono gli “esodati” della provincia di Pordenone. In tanti si sono ritrovati con il pagamento della mobilità sospeso
 di Elena Del Giudice
 PORDENONE. La sorpresa è di questi giorni, quando l’assegno dell’indennità di mobilità o non è arrivato proprio oppure è stato recapitato ma con un importo risibile. Per contro alla pensione mancano ancora mesi. Eccoli i primi “esodati” pordenonesi, persone che, sulla base di accordi con l’azienda a cui appartenevano, poi ratificati in Regione e al ministero, hanno lasciato il lavoro per accedere alla mobilità e, al termine di questa, alla pensione.
 Quanti siano è difficile saperlo. Di certo buona parte dei 3 mila 893 ex lavoratori che, al 31 dicembre dello scorso anno, risultavano iscritti alle liste della mobilità. Non tutti, ovviamente, perché tra loro ci sono quelli comunque inseriti nello speciale elenco ma sono ancora lontanissimi dalla quiescenza, sempre a fronte di procedure di licenziamento individuali o collettive.
 Così come ci sono coloro che, pure iscritti, non hanno diritto all’indennità. Il problema “tocca” chi ha concluso a fine dello scorso anno i tre anni di mobilità (termine massimo concesso a lavoratori che sono vicini alla pensione) e che ora, per merito delle nuove regole, si trova privo di reddito.
 Potremmo stimare in circa 700/800 le persone che, in provincia di Pordenone, potrebbero trovarsi in questa situazione, e che si sono visti rinnovare per un periodo l’assegno di mobilità in attesa della nuova “finestra” per la quiescenza che, nel frattempo, è stata spostata in avanti. Bene, costoro stanno affollando gli uffici dei patronati e dell’Inps per chiedere lumi sull’accaduto senza - a ieri - aver ottenuto una risposta. L’assegno è stato sospeso o è arrivato ma in misura ridotta, e alla pensione mancano ancora diversi mesi.
 «Sappiamo ben poco - conferma Massimo Albanesi, responsabile del settore meccanica della Fim Cisl -, alle richieste di chiarimenti avanzate all’Inps non abbiamo ancora ottenuto informazioni puntuali. Ai lavoratori, quando sono state introdotte le nuove regole sulle pensioni, abbiamo suggerito di inviare all’Inps una lettera con la richiesta formale di conoscere il periodo esatto in cui avrebbero potuto accedere alla pensione. L’Istituto ha risposto comunicando la nuova data e questa informazione è servita per chiedere alle aziende di appartenenza, sulla base degli accordi sottoscritti, di versare la differenza tra quello che avrebbe dovuto essere il salario del dipendente e l’assegno di mobilità. Il problema è che ora l’indennità di mobilità non è stata, e presumiamo, non sarà erogata, e queste persone si trovano così prive di reddito».
 Una carenza che potrebbe protrarsi per diversi mesi. A meno che il governo non provveda rapidamente ad autorizzare l’Inps ad occuparsi degli “esodati”.

Bozen, oltrepadania. Cacciari: «Zitti finché serviva, oggi non potete ribellarvi ai tagli»
Cacciari attacca le autonomie: «Non possono chiamarsi fuori, la situazione impone a tutti di agire con l’accetta»
di Chiara Bert
 BOLZANO. «Le rivendicazioni delle autonomie speciali andavano fatte vent’anni fa, ma allora se ne sono state tutte zitte perchè il federalismo già ce l’avevano e a loro andava bene così. Oggi si svegliano, ma è troppo comodo. La spending review peserà anche su di loro, nessuno può chiamarsi fuori». Massimo Cacciari, filosofo ex sindaco di Venezia, va giù duro con l’asse del Nord sancito lunedì a Borghetto.
Professor Cacciari, dalle autonomie del Nord è partita un’offensiva contro il governo Monti e le richieste contenute nel decreto sulla spending review. Che ne pensa?
È chiaro che la spending review peserà anche sulle Regioni e le Province autonome, ci mancherebbe altro. Ma cosa vogliono, chiamarsi fuori?
Dellai sostiene che il governo dovrebbe allearsi con i poteri locali, invece di dettare tagli da Roma, e parla di una «fortissima svolta centralista».
I governi sono centralisti da trent’anni a questa parte. C’è stato, al di là delle chiacchiere leghiste, un centralismo totale in tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 25 anni. Che scoperte fanno le autonomie speciali?
Rivendicano di essere «un’Italia che funziona».
Ma funzionano anche grazie ai soldi che il Paese dà loro. È certamente vero che al Nord le Regioni e le Province autonome funzionano bene e spendono bene i soldi, e questo mi fa molto piacere. Ma dal punto di vista dei trasferimenti statali sono strafavorite com’è noto e scientificamente dimostrato, quindi è chiaro che dovranno anche loro fare dei sacrifici come viene chiesto a tutti.
Alleandosi tra loro le autonomie rischiano di apparire ancora di più come le privilegiate che si autodifendono agli occhi delle Regioni ordinarie?
Non dico questo. Ma è chiaro che in un riassetto complessivo serio e realistico occorrerebbe ripensare anche le autonomie speciali. È pacifico, ma è tutto un’esercizio di scuola perché in Italia non si farà mai niente. Mi pare che sia un po’intempestivo svegliarsi adesso. Che i governi fossero centralisti le Regioni a statuto speciale forse potevano scoprirlo qualche anno fa.
Pensa che oggi l’Italia si stia allontanando da una prospettiva federalista?
Con la crisi che stiamo attaversando è chiaro che tutto si ricentralizza. Quando il problema è di carattere finanziario complessivo è automatico che tutto si centralizza. Quelle delle Regioni e Province autonome sono rivendicazioni che andavano fatte vent’anni fa, ma non le hanno fatte perché a loro andava bene così. Molto semplicemente perché loro il federalismo già ce l’avevano e gli andava bene così e non hanno mosso un dito. Adesso si svegliano? Mi pare un po’ troppo comodo.
Non è però una sconfitta per tutti che si vada ad una spending review che per diversi aspetti si basa sui tagli lineari?
Certo, è ovvio che bisognerebbe evitare i tagli lineari uguali per tutti ma giudicare l’efficienza e l’efficacia. Ma sono anche questi discorsi datati almeno di vent’anni, ne ho la nausea. Non si è fatto assolutamente nulla e cosa si pretende che venga fatto ora che la situazione economica e finanziaria è tale per cui per forza bisogna per forza procedere con l’accetta. Adesso si sveglia qualcuno? Mi pare addirittura comico.


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