mercoledì 18 luglio 2012

La Sicilia (da sola, soletta) comparata alle „regioni autonome virtuose del nord“. Buon diverimento, per favore avvertite quell'imbecille di Belpietro, l'imbrattacarte a spes' toie, uno dei tanti figliocci del padrino in salsa brianzola. Per chi si scoccia di leggere le noiosita' del post, in sintesi: la Sicilia vale piu' di tutti gli oltrepadani messi insieme. E se non sbaglio, anche di tutta la Grecia.

Stralci tratti dal database di Unioncamere, in funzione delle polemiche correnti.




Sicilia.
La Sicilia ha una popolazione di circa 5,037 milioni di abitanti distribuiti su una superficie totale di 25.703 kmq ( prima regione italiana per superficie) e con una densit abitativa pari a 195,9 abitanti per kmq, dato che risulta di pochissimo inferiore alla media nazionale (settimo valore nazionale) visto che un quinto del territorio montuoso mentre la maggior parte collinare. Solo il 64,8% della popolazione risiede in comuni con pi di 20.000 abitanti, dato al di sopra della media nazionale con pi di 10 punti percentuali. Per quanto riguarda la composizione della popolazione la classe di popolazione con pi di 64 anni risulta essere meno popolosa rispetto al dato medio nazionale mentre la classe dei giovanissimi risulta superiore alla media nazionale di poco meno di due punti percentuali. Infatti a sostegno di questi dati abbiamo anche il tasso di vecchiaia che risulta essere pari a 118,55 (anche se di poco superiore al dato precedente 116,6) contro il 143,38 nazionale. Il saldo demografico torna ad essere positivo e la speranza di vita della regione Sicilia rispecchia l'andamento nazionale discostandosi solo di qualche decimo. La presenza degli stranieri passa da 98.152 a 114.632 unit in termini assoluti confermando il trend crescente dell'ultimo periodo, crescita esponenziale rispetto alla pi contenuta crescita precedente, mentre sono 2.275 unit ogni 100 mila abitanti contro i precedenti 1.948 dei quali il 65,55% extracomunitario con regolare permesso.

Al 31.12.2007 le imprese attive della Sicilia risultano essere 394.498, in lieve flessione, circa il 7% del totale delle imprese nazionali mentre nel 2008 risultano 394.116 confermando il trend decrescente dei precedenti periodi. I settori maggiormente presenti sono: commercio (32,6%), agricoltura (25,6%), costruzioni (11,8%) che infatti assorbono la maggior parte delle attivit imprenditoriali locali. Il dato concernente l'incidenza delle imprese artigiane invece (21,7%) inferiore al dato nazionale di circa sette punti percentuali, posizionando la regione tra gli ultimi tre posti della relativa graduatoria. Il ritmo di crescita del numero delle imprese nel 2007 non risulta essere particolarmente sostenuto, infatti il tasso di evoluzione fa registrare un dato (1,28) superiore alla media nazionale e a quella macroripartizionale che pone la regione al secondo posto dopo il Lazio mentre nel 2008 si ha una forte battuta d'arresto dovuta alla crisi che si fa sentire in modo sostenuto portando il tasso di evoluzione ad un valore negativo pari a -0,32 contro un esiguo 0,05 nazionale. Il tasso di evoluzione dato dal rapporto tra tasso di natalit e tasso di mortalit delle imprese, infatti se andiamo ad analizzare questi due tassi scopriamo che, il tasso di natalit inferiore alla media nazionale come anche il tasso di mortalit che per registra un'inferiorit superiore. Riguardo all'indicatore relativo alla densit imprenditoriale ogni 100 abitanti la regione fa registrare un dato superiore alla media nazionale con un indicatore pari a 7,82 che la pone negli ultimi cinque posti della relativa graduatoria. Importante risulta il peso delle ditte individuali che assorbono il 77,8%, dato superiore a quello nazionale (63,8%).

Il contributo delle imprese siciliane alla formazione del valore aggiunto nazionale pari al 5,41% che pone la regione all'ottavo posto nazionale stabile rispetto al dato del 2007, e che corrisponde ad un valore del Pil pro-capite di circa 17.442 inferiore al valore nazionale di quasi 9.000 euro ed anche se in lieve ripresa aumenta il gap col dato nazionale. Da un punto di vista settoriale da evidenziare il peso determinante del settore dei servizi (oltre il 78%) seguiti dall'industria (17,7% circa) mentre l'agricoltura ottiene solo il 3,9% nonostante la presenza di una importante quota di aziende vinicole. Il contributo dell'artigianato alla formazione del Pil provinciale pari al 9,4%, dato che risulta di circa 2 punti percentuale inferiore al dato precedente del 2007 e superiore di circa 1 punto al dato nazionale ponendo la regione nella seconda met della classifica nazionale.

Trentino Alto Adige
Il Trentino Alto Adige presenta 1.018.657 abitanti al 31-12-2008, distribuiti su una superficie che è composta totalmente da montagne (primo posto tra tutte le regioni in Italia per questo tipo di estensione). La densità abitativa è piuttosto esigua (circa 75 abitanti per kmq), valore inferiore alla media nazionale (199,2) e a quello del Nord-Est (185), che fa della regione la quintultima realtà tra le 20 italiane. Tra tutti i 339 comuni presenti, solamente 5 (Trento, Bolzano, Merano, Rovereto e Bressanone) presentano una popolazione con più di 20.000 abitanti, con un grado di urbanizzazione notevolmente inferiore al corrispettivo dato nazionale (30,5% contro il 52,8% - terzultimo posto nazionale). La popolazione della regione è particolarmente giovane, infatti ben il 16% dei residenti ha meno di quattordici anni (seconda realtà italiana dopo la Campania), tale classe di età pesa fortemente sulle altre soprattutto su quella anziana (più di 64 anni) che risulta la quartultima tra tutte le regioni d'Italia. La regione si fa notare anche un buon numero medio di componenti per famiglia (2,4 persone), un'alta incidenza di popolazione maschile (49,1% - primo valore assoluto in Italia seguito dalla Valle d'Aosta) e per un'alta attrattiva nei confronti degli stranieri; difatti con 7.741 stranieri residenti ogni 100 mila abitanti (di cui il 71,5% extracomunitari) si attesta al nono posto nella relativa graduatoria decrescente delle 20 regioni italiane.

Con poco più di 102.410 imprese registrate al 31-12-2008, il Trentino Alto Adige risulta la quindicesima regione italiana in senso assoluto e la terza se si considera la densità imprenditoriale (10 contro 8,8 nazionale). A differenza di quanto si osserva in altre realtà regionali esiste un settore economico maggiormente presente: l'agricoltura infatti con il 29,9% di imprese, stacca di circa 12 punti percentuali il settore immediatamente seguente (commercio); tale dato è notevolmente superiore al corrispettivo nazionale (16,7%) e attesta la regione al terzo posto in Italia per questo tipo di attività (preceduta solamente da Molise e Basilicata). Molto rilevante sia in termini assoluti, che rispetto al resto del paese è la quota parte di attività che producono e distribuiscono energia (elettrica, gas e acqua). L'incidenza di questo settore è dello 0,37%, dato che risulta superiore alla media italiana (0,08%) e che ne fa la prima regione in Italia. Altri due settori molto presenti, almeno relativamente al resto del paese, sono quello dell'estrazione dei minerali (0,11% - 0,08% in Italia) e gli alberghi e ristoranti (10,6%), la cui incidenza consente alla regione di collocarsi in posizioni di assoluto rilievo delle graduatorie nazionali (rispettivamente al 4° e 2° posto). Non eccelsa appare invece l'incidenza delle imprese artigiane (26,7%), inferiore a quella nazionale (27,9%) e macroripartizionale (32,1%) che attesta il Trentino Alto Adige solamente al 13-esimo posto in Italia. Discreto nel 2008, infine, il ritmo di crescita del numero delle imprese operanti sul territorio (0,06 – 10° maggior valore), a causa del non eccelso tasso di natalità (6,3 – penultimo in Italia). Di buon rilievo sono le strutture turistiche della regione che vantano il secondo posto nazionale dopo il Veneto con 13.000 esercizi turistici complessivi per un totale di 375.556 posti letto.

Il contributo dell'economia trentina alla formazione del valore aggiunto nazionale è del 2,1% (2,07% l'anno precedente). Si tratta di un risultato modesto, ed è testimoniato dalla collocazione in quindicesima posizione nella graduatoria nazionale, ma decisamente ottimo se si considera la graduatoria del Pil procapite, oltre 32,7 mila euro per abitante (terza posizione in Italia). L'analisi settoriale mette in luce l'ottimo contributo dell'agricoltura (3,7%), delle costruzioni (7,6%) e dei sevizi (72,2%) alla formazione del Pil, sia in termini assoluti che in relazione al confronto territoriale, ove la regione fa registrare il nono più alto apporto d'Italia. Il contributo del settore dell'artigianato alla formazione del valore aggiunto è del 14%, un valore superiore alla media nazionale (8,3%), ed a quello della macroripartizione di riferimento (6,6%), nel cui ambito la regione fa registrare la terza performance più significativa (tredicesima in Italia).

Fvg
Ammontano a 1.230.936 gli abitanti residenti nella regione. Il Friuli Venezia Giulia, è la più piccola regione del Nord-Est e, causa della prevalenza montagne (circa il 50%) assume un valore di densità insediativa molto modesto. Sono infatti circa 156,6 gli abitanti per kmq, un dato notevolmente inferiore rispetto sia a quello nazionale (199,2) sia a quello dell'area nord orientale (185,1 abitanti per kmq). I sei centri con più di ventimila abitanti (Gorizia, Udine, Trieste, Pordenone e Monfalcone) sembrano peraltro esercitare uno scarso richiamo sulla popolazione. Infatti la frazione di abitanti che risiede in questi comuni è pari al 35,7%, un dato inferiore a quello medio nazionale (52,8%), e a quello dell'Italia Nord-Orientale (43,8%). Notevole la presenza di anziani: ben il 23,1% della popolazione ha superato i 65 anni di età, un dato che superiore sia a quello nazionale che a quello del Nord-Est e che permette alla regione di raggiungere il terzo posto nell'ambito italiano. Ciò comporta un certo deficit della classe di età cosiddetta attiva (15-64 anni) e nei giovanissimi (12,3% nel Friuli Venezia Giulia contro il 14% dell'Italia). Buona l'attrattiva nei confronti degli stranieri, la regione si posiziona al 10° posto in Italia (quarta nel Nord-Est) per incidenza degli stranieri con 7.716 stranieri ogni 100.000 abitanti di cui il 73,9% di extracomunitari.

Ammontano a 100.423 unità le imprese registrate sul territorio regionale al 31-12-2008 (erano 101.097 nel 2007). I settori maggiormente presenti sono essenzialmente due: agricoltura e commercio, infatti, assorbono circa il 42,5% delle attività imprenditoriali. In particolare risulta notevole l'incidenza delle aziende operanti nel settore primario (19%), dato nettamente superiore sia alla media nazionale (16,7%) che a quello del Nord-Est (18,5%). Anche l'incidenza delle imprese artigiane risulta superiore rispetto ai due contesti appena menzionati, attestandosi al 30,8%. Molto rilevante sia in termini assoluti, che rispetto al resto del paese è la quota parte di attività dedite alla pesca e servizi annessi. L'incidenza di questo settore è dello 0,43%, dato che risulta superiore alla media italiana (0,22%) e che ne fa la quarta regione in senso assoluto. Altri due settori molto presenti, almeno relativamente al resto del paese, sono quello delle attività manifatturiere (12,2%) e degli alberghi e ristoranti (6,7%), la cui incidenza consente alla regione di collocarsi in posizioni di assoluto rilievo delle graduatorie nazionali (rispettivamente al 6° e 4° posto). Il ritmo di crescita del numero delle imprese risulta essere particolarmente negativo: difatti, il tasso di evoluzione, nel 2008, si è attestato ad un valore pari a -2,67 imprese in più ogni 100 esistenti all'inizio del periodo, dato che è in inferiore con l'omologo aggregato a livello nazionale (0,05) e a quello macroripartizionale (-0,39). Tale risultato è causato da un alto livello di mortalità imprenditoriale (9,1) ed un basso livello di natalità (6,5). Di buon rilievo sono le strutture turistiche della regione che vantano il quarto posto nazionale con 9.812 esercizi turistici complessivi per un totale di 153.178 posti letto.

Il contributo delle imprese friulane alla formazione del valore aggiunto nazionale è pari al 2,3%, che corrisponde ad un valore del Pil pro-capite di circa 29.394 euro. Questo valore è sensibilmente superiore alla media italiana (26.277), ma inferiore al dato del Nord-Est (31.273), pur non mancando realtà meno performanti in Italia (7° posto assoluto). Il Friuli Venezia Giulia fa registrare un discreto ritmo di crescita del valore aggiunto nel periodo 2000-2004 pari al 3,9% (contro il 3,5% del Nord-Est), mentre è stabile se si considera la variazione rispetto all'anno precedente. Da un punto di vista settoriale è da evidenziare l'interessante performance fatta segnare dall'industria. Questo settore, pur non essendo una realtà primaria nella regione, ha fatto segnare negli ultimi tempi una crescita significativa dell'incidenza sul valore aggiunto della regione stessa, più in termini assoluti che in termini di confronto territoriale. Il contributo dell'artigianato alla formazione del Pil regionale, pur denotando una situazione di stallo rispetto al 2005 è buono (12,9%), soprattutto se confrontato rispetto alla media del paese (8,3%) e colloca il Friuli Venezia Giulia al decimo posto in ambito nazionale.

Valle d'Aosta.
 Al 31.12.08 risultano essere 127.065 i residenti della provincia di Aosta, contro i 124.818 residenti riconducibili al primo semestre del 2008 che pongono la provincia al 104-esimo posto nazionale. Aosta registra una densità demografica in lieve crescita rispetto al dato precedente di circa il 2%, da 38,25 agli attuali 38,9 abitanti per kmq, che la colloca al penultimo posto nella graduatoria per la concentrazione degli abitanti. Le caratteristiche morfologiche del territorio (quasi totalmente montuoso) contribuiscono a comprimere la densità demografica e, nonostante quest'ultima sia aumentata anche se di poco, il livello di urbanizzazione resta invariato a 27,53 comuni con più di 20.000 abitanti (83-esimo posto fra le 103 province italiane, di 2 posizioni inferiore rispetto al dato del primo semestre),inoltre risulta molto basso rispetto al Nord-Ovest ed all'Italia in generale anch'essi hanno registrato un lieve calo rispetto al dato dell'anno scorso. Aosta ha seguito il trend che nell'ultimo decennio ha portato l'urbanizzazione a decrescere ulteriormente. In tutta la provincia solo il comune di Aosta registra più di 20.000 abitanti, mentre il baricentro demografico si sposta da Brissogne a Quart dove rimane stabile. La distribuzione della popolazione per classi di età risulta in linea con la corrispondente distribuzione nazionale per cui possiamo confrontare la classe di età 15-64 pari al 65,90% (stabile) della popolazione con la stessa classe a livello nazionale che è pari al 65,9. L'indice di vecchiaia (151,20) risulta essere superiore alla media italiana e fa registrare una lieve flessione rispetto al dato precedente (152,3); contro il 143,4 nazionale. L'incidenza dei residenti stranieri nella provincia è inferiore sia al dato del Centro-Nord che dell'Italia, si hanno infatti 5.909 stranieri ogni 100.000 abitanti, dato superiore rispetto ai 5.242 del 2008, inoltre rimane invariata la percentuale di extracomuntari con regolare permesso di soggiorno (70,7% precedenti) pari al 69,6% attuale.

Nella provincia di Aosta risultano registrate al 31.12.08 12.628 imprese, dato in lieve flessione rispetto alle precedenti 12.795 imprese; nella distribuzione settoriale si rileva una buona presenza di imprese agricole, infatti coprono il 17,3% posizionandosi su valori di poco superiori rispetto alla media nazionale (16,8%). Rilevante è il dato che riguarda l'incidenza sia delle imprese di costruzioni che di quelle di alberghi e pubblici esercizi, infatti, per questi settori, la provincia ottiene rispettivamente il quarto ed il secondo posto nell'ambito delle province del Paese. Soprattutto le strutture alberghiere hanno una presenza massiccia che collocano Aosta al 16° posto della relativa graduatoria nazionale (496 strutture alberghiere). L'incidenza delle imprese artigiane sul totale delle imprese è in crescita ed è pari al 33,5 con un trend in costante aumento (32,90 precedente), dato più elevato del valor medio italiano di più di 4 punti percentuali. Il tasso di evoluzione nel 2008 ha avuto una forte battuta d'arresto riportandosi, dopo una ripresa nel primo semestre, ad un valore di segno negativo pari a – 2,33 ponendo la provincia al 101-esimo posto: sia il tasso di natalità (crollato notevolmente da 7,35 a 6,69) che quello di mortalità imprenditoriale ( cresciuto in modo spropositato da 6,46 a 9), sono infatti variati in modo diverso rispetto a quelli medi nazionali (rispettivamente 7,32 e 7,27) che danno vita ad un tasso di evoluzione pari quasi a zero (0,05). Inoltre, è interessante osservare come il tessuto imprenditoriale della provincia di Aosta sia composto prettamente da imprese individuali che coprono 62,3%. Rilevante è anche la densità imprenditoriale pari a 9,94, rispetto alla quale la provincia si posiziona dalla 23-esima nel ranking nazionale al 33-esimo posto, in calo rispetto al precedente dato. Il baricentro economico coincide con Quart e possiamo notare come in questo caso specifico coincida anche con il baricentro demografico. Da notare come rispetto al dato precedente gli esercizi alberghieri siano lievemente diminuiti, invertendo il trend, da 496 a 493 inoltre tale fenomeno ha portato ad un lievissimo calo di posti letto disponibili, da 23.606 agli attuali 23.333.

Aosta partecipa alla formazione del valore aggiunto nazionale con una quota dello 0,24%, rimanendo invariato rispetto al dato precedente. Il livello del valore aggiunto pro-capite, pari a 33.827 euro per abitante sempre inferiori al dato del 2007 ma in ripresa di circa 700 euro rispetto al precedente semestre, ed anche se inferiore all'anno precedente evidenzia un ottimo piazzamento nella classifica nazionale portando la provincia al sesto posto. Il dato della variazione del valore aggiunto tra il 2003 ed il 2008 registra un ritardo di circa 10 punti rispetto alla crescita media nazionale che continua nonostante l'aumento del PIL procapite e pone la provincia al 96-esimo posto nazionale. In tale scenario, la quota dell' industria manifatturiera fa registrare una leggera flessione (14,20 rispetto allo stesso periodo del 2007 con 25,28), mentre quella dei servizi al 73,64% in lieve flessione rispetto al precedente 75,2% sono le attività più diffuse e presentano una incidenza sull'economia provinciale notevolmente superiore rispetto al Nord-Ovest ed all'intero territorio nazionale. La zootecnia, 71,69%, rappresenta il punto di forza dell'agricoltura locale (secondo posto, dopo Lodi, fra le province italiane) e rimane invariata rispetto al dato precedente. L'artigianato contribuisce alla costituzione del valore aggiunto provinciale per una quota (13,8%) inferiore rispetto al Paese che colloca la provincia dall' 82-esima alla 50-esima posizione.


Mi preme specificare: Unincamere utilizza dati primari endogeni (dati camerali) e dati secondari esogeni (ISTAT, banca d'Italia, tagliacarne, cerved ed altri istituzionali)

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