lunedì 13 agosto 2012

Il capo dei cazzari del cazzarismo circolante, da Roma in giu’; nonche’ il piu’ pagato dallo stato padanino. Quanto ti voglio bene, tanto che vorrei stringerti forte forte. Ricordi Terzigno, grande uomo?


Il capo della Polizia «In Salento la mafia non ha radici»




di GIUSEPPE MARTELLA
MIGGIANO - «La Puglia e il Salento non sono diverse dalle altre zone di Italia, il Lazio, Roma Capitale, la Lombardia. Il Salento non è terra di sedimentate infiltrazioni mafiose». È questa la prima risposta data alla platea e all’intervistatore dal capo della Polizia, Antonio Manganelli, ospite d’onore nella serata di venerdì della rassegna «Miggianosilibra», organizzata dall’assessorato comunale alla Cultura e patrocinata da Regione Puglia e Provincia di Lecce. Un evento d’eccezione con in prima fila il prefetto, Giuliana Perrotta, e il questore di Lecce, Vincenzo Carella e quello di Brindisi, Alfonso Terribile, autorità militari, consiglieri regionali, la vicepresidente della Provincia, Simona Manca e numerosi sindaci. Camicia bianca e jeans, accompagnato dalla moglie con la quale sta trascorrendo nel Salento alcuni gironi di relax, il prefetto Manganelli è arrivato nel piccolo centro del Capo di Leuca poco dopo le 20. Ad attenderlo, il procuratore capo della Dda, Cataldo Motta. Tra loro un colloquio fitto che dura una manciata di minuti, prima che Motta saluti e vada via. Prima dell’inizio dell’intervista, curata dal giornalista Rosario Tornesello, il capo della Polizia si intrattiene con funzionari e autorità.

«Molti dei colleghi che sono presenti qui stasera – dirà nel corso della serata Manganelli – sono stati con me nel corso della mia carriera quasi quarantennale e vissuta in larga misura per strada. Con loro ho consumato le notti durante sfiancanti appostamenti, con loro ho condiviso la paura». Investigatori eccellenti li definisce il prefetto Manganelli, anche se alla domanda del giornalista che gli chiede se qualcuno di loro potrebbe lavorare con lui a Roma, risponde: «Stanno bene qui, lavorano in maniera ottima e conquistano ogni giorno risultati importanti, al centro dei miei frequenti contatti telefonici col procuratore Motta».

È innamorato del Salento «territorio di frontiera e accoglienza che ha saputo mettere in vetrina le sue peculiarità», di quel Salento che pochi mesi fa è stato ferito a morte dal vile attento dinanzi alla scuola «Morvillo Falcone» di Brindisi. Nelle ore successive all’esplosione, il capo della Polizia fu uno dei pochi a parlare del possibile gesto di un folle. Da navigato investigatore ricostruisce: «Il nostro lavoro spesso procede per esclusione. Esclusa la pista mafiosa. Cosa nostra colpisce per raggiungere obiettivi e non lascia la Sicilia per un atto dimostrativo dinanzi a una scuola di Puglia. Escluso il terrorismo rosso e l’anarco-insurrezionalismo. Gli anarchici colpiscono per poi rivendicare e spiegare e nell’omicidio di una povera studentessa non c’è nulla da spiegare. O si era di fronte a una cellula eversiva, oppure a un folle, come alla fine le indagini hanno dimostrato».

Contrario a qualsiasi patto tra Stato e mafia «anche se bisogna distinguere tra i vari livelli di accordi, come quello che può insistere tra un investigatore e un criminale che decida di vuotare il sacco», Manganelli non si sottrae quando gli chiedono cosa ha provato a chiedere scusa per i casi Aldovrandi e G8 di Genova. «Quando si ha fiducia nella magistratura e nei pronunciamenti che essa presenta, condividendoli o meno, e nel momento in cui ci si trova dinanzi a sentenze definitive, è d’obbligo chiedere scusa e non nascondersi dietro un dito». Quello che si avvicina sarà un autunno caldo. «La gente – rimarca il prefetto Manganelli – in questo momento vive una paura figlia della crisi, delle difficoltà occupazionali, di un momento di generale sbandamento. Sono aperte oltre 130 vertenze, il rischio è quello che aumenti la tensione di piazza. A noi, forze di polizia, il compito di ridare alla gente il diritto di non avere paura, rapportandoci coi cittadini in maniera costruttiva, senza - aggiunge - arrivare allo scontro muscolare». Un impegno notevole quello che attende la Polizia, anche a fronte dei tagli di uomini e mezzi voluto dal governo e che, sottolinea il prefetto campano, «non dobbiamo però fare pagare al cittadino».

Prima di ricevere una targa ricordo per mano del prefetto di Lecce, Antonio Manganelli risponde a un’ultima domanda: quand’è che si riposa un uomo abituato a lavorare di continuo? «Le vacanze estive sono un momento importante. Tuttavia - la conclusione di Manganelli - sono convinto che anche nel corso di una normale giornata una pausa da riservare a sé stessi non tolga nulla all’efficacia del lavoro svolto».

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