giovedì 9 dicembre 2010

Rizzo, asino.


Miracolo sanità in Sicilia. Premi a quasi tutti i medici
L'86% dei promossi nella regione del record dei decessi

ROMA — Avevamo sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Condizionati evidentemente dal pregiudizio, eravamo convinti che la sanità siciliana non fosse messa proprio benissimo. Un errore nel quale doveva essere scivolata anche una delle due Commissioni parlamentari d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, quella della Camera presieduta da Leoluca Orlando. La quale, a ottobre di quest'anno, aveva tracciato un quadro sconcertante, secondo il quale in 503 giorni si sarebbero verificati nel nostro Paese ben 242 casi di malasanità. E indovinate quali Regioni ne avrebbero il poco invidiabile primato? La Calabria e la Sicilia, che avrebbero assommato da sole quasi metà dei casi di malasanità con il 54% dei morti. Rispettivamente 64 episodi con 50 decessi in Calabria e 52 episodi con 38 decessi in Sicilia. Dati che hanno fatto letteralmente imbestialire l'assessore siciliano alla sanità, l'ex pubblico ministero Massimo Russo, autore di una smentita categorica «I casi sentinella non sono 52 ma 31 e i decessi non 38 ma 8!». E adesso un'altra implicita smentita arriva dai risultati della sperimentazione prevista dalla legge del ministro dell'Innovazione Renato Brunetta per verificare la qualità professionale del personale sanitario. Si tratta della qualità «individuale», in base alla quale ripartire i premi destinati a chi si dimostra più bravo dei suoi colleghi. Un meccanismo che dovrebbe far penetrare la meritocrazia fino in profondità in un sistema tradizionale preda degli artigli della politica. Anche se gli esperti del ramo lo giudicano un po' approssimativo, visto che si dovrebbe procedere per quote stabilite a priori: metà al 25%, ovvero a quelli considerati i più bravi e l'al-tra metà al 50%, ovvero a quelli giudicati così così. Al restante 25%, vale a dire le schiappe, zero carbonella. E il fatto che a essere premiatti dovrebbero essere soltanto i tre quarti della platea, già pone un bel problema. Perché la sperimentazione Brunetta, condotta in 22 aziende sanitarie siciliane con 4 mila addetti, ci dice che non il 75% del personale sanitario avrebbe diritto alla gratifica per la qualità individuale, bensì l'86%. E che i bravissimi che dovrebbero avere la supergratifica non sono il 25%, ma addirittura il 46%. Un risultato che suscita un dilemma. Forse erano ingenerose le critiche al sistema con cui si facevano le valutazioni dei dipendenti pubblici alla Regione Siciliana, dove era in voga «l'autoreferto»: i dirigenti si davano il voto da soli, con il risultato che tutti avevano diritto alla retribuzione variabile massima. Oppure in questa sperimentazione c'è qualcosa che non va. Forse non soltanto un metodo eccessivamente «rozzo», per usare una definizione cara a molti, sindacati compresi. Ma anche i soggetti che sono stati incaricati di fare l'esperimento (chiamato ambiziosamente' progetto «Valutare salute») per giudicare la qualità individuale del personale medico. Chi sono? C'è il Formez, centro pubblico per la formazione vigilato dal ministero di Brunetta. Poi c'è il Cefpas: il Centro per la formazione permanente e l'aggiornamento del personale del servizio Sanitario diretto da Rosa Giuseppe Frazzica, titolare di una beauty farm a Caltanissetta E una struttura privata «unica nel suo genere in Italia», informa il sito Internet, che sorge anch'essa «alla periferia della città di Caltanissetta, in prossimità dell'Ospedale S. Elia». Organizza corsi di formazione riconosciuti dal ministero della Salute: praticamente, è un consulente delle AsL. Quindi c'è l'Agenas, ovvero l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Chiude questa «cordata» di sperimentatori la Flaso, associazione che riunisce i direttori delle Asi e delle strutture ospedaliere. Essendo quasi tutti soggetti non esattamente «terzi», a nessuno è venuto il dubbio che non fossero proprio i più adatti? Perché, inoltre, scegliere per la sperimentazione la Sicilia, che fra tutte le regioni italiane è quella forse più anomala dal punto di vista sanitario, visto l'altissimo numero di strutture private convenzionate con d pubblico? Mistero. E che dire delle materie d'esame utilizzate per stabilire la bravura individuale del personale sanitario? Le ha descritte così mercoledì sul «Sole 24ore» Roberto Turno: «Capacità tecnico scientifiche e organizzative, innovazione, doti di relazione con i colleghi e, quel che più conta, disponibilità verso i pazienti». Commento di Giuseppe Garraffo, della Cisl medici: «Con tutto il rispetto, non mi sembra che una cosa del genere possa aiutare a migliorare la qualità del nostro sistema sanitario». Sergio Rizzo
asterisco.
Sintetizziamo, Lei cita una delle due Commissioni parlamentari d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, quella della Camera presieduta da Leoluca Orlando:
in 503 giorni, 242 casi di malasanità.
Quindi 0,48 casi di malasanita' al giorno, media italia.
Lei continua:
La Calabria e la Sicilia, che avrebbero assommato da sole quasi metà dei casi di malasanità con il 54% dei morti. Rispettivamente 64 episodi con 50 decessi in Calabria e 52 episodi con 38 decessi in Sicilia.
Dunque, visto che il parametro primo e' la malasanita', vediamo un po' cosa ci dice la media aritmetica:
Calabria: 64 casi di malasanita' in 503 giorni, fanno 0,3 casi medi al giorno. La media italiana e' 0,48 casi quotidiani. La Calabria e' sotto la media. Rizzo e' un asino.
Sicilia: 52 episodi in 503 giorni, fanno 0,10 casi medi al giorno. La media italiana e' sempre quella, 0,48 casi quotidiani. La Sicilia e' ben sotto la media. Rizzo e' un asino.
Vediamo ora le frequenze del fenomeno.
Italia: ogni 2,1 giorni si riscontra una caso di malasanita'.
Calabria: ogni 7,8 giorni si riscontra un caso – n'dranghetoso - di malasanita', molto sotto la media italiana (- 5.7). Rizzo asino.
Sicilia: ogni 9,6 giorni si verifica un caso - mafioso - di malasanita', moltissimo sotto la media italiana (-7.5). Rizzo asino.
Adesso dovrei approfondire l'asinita' con altre alchimie. Ma non ho voglia, devo andare al mare. Mi aspettano i mitili azzeccati alle rocce, che non sono i rizzi.
Lasciamo che parli chi ne sa davvero, di malasanita'.
Dice l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM):
In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o provocati dalla cattiva organizzazione dei servizi sono da bollettino di guerra: tra 14 e 50 mila i decessi ogni anno, circa 90 al giorno, di cui il 50% certamente evitabile.
(…..) Secondo l’AIOM, sono almeno 320 mila le persone danneggiate da questi errori, con costi pari all’1% del PIL, 10 miliardi di euro l’anno.
(…….) Gli errori più frequenti vengono fatti in sala operatoria (32%), poi nei reparti di degenza (28%), nei dipartimenti di urgenza (22%) e negli ambulatori (18%).
(……)"Anche l’ambiente in cui si lavora - continua Bajetta - influisce: perché un conto è scrivere la cartella clinica in un ambiente tranquillo, seduti a una scrivania, altro è farlo, coma talvolta capita, in corridoio, nella confusione generale".
(…..) E per il presidente AIOM, "gli errori dovuti a cosiddetta malpractice, cioé a una non corretta prestazione medica, sono minori di quanto non si pensi: spesso ad essi si dà un eccesso di visibilità sui media, prima ancora di poterne valutare l’esatta natura.
Rizzo: Avevamo sbagliato tutto. Ma proprio tutto.
Proprio cosi', asino.

Fonti:
http://www.ansa.it/





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