domenica 19 dicembre 2010

Due velocità, due Italie

Due velocità, due Italie: al nord continua la sfida tra il treno e l'aereo, qui in Puglia (dopo il raddoppio sulla tratta Bari-Lecce durato 50 anni) nessuno sembra più ricordarsi del ruolo strategico del trasporto ferroviario per una regione che geograficamente si trova alla periferia... dell’Impero. Ogni tanto la politica tira in ballo il progetto dell’Alta «capacità» (che non è invece l’alta «velocità» del nord italia) sulla tratta Bari-Napoli. Ma non si fa mai cenno al miglioramento della rete ferroviaria sulla dorsale Adriatica, la linea Lecce-Bologna-Milano, fondamentale per consentire alle persone e alle merci di raggiungere l’Europa. di FRANCO GIULIANO - 18/12/2010


Eppure - come suggerì un anno fa l’allora direttore generale di Rfi, Pasquale Borelli - basterebbe «poco» per aumentare la velocità dei treni, portandola dagli attuali 120 km orari (teorici) ai 180 (di media) se non addirittura a 200/220 km orari sull’ intera tratta.

Borelli (oggi consulente di importanti società ferroviarie straniere) spiegò che con un investimento di poco meno di 1 milione di euro a km, dunque 400/500 milioni (a fronte dei 40 milioni di euro per un solo km di rete di Alta Velocità ferroviaria), i treni da e per la Puglia potrebbero sfrecciare ad una velocità sull’intero tracciato ad una velocità di 200/220 km orari.

L’idea del tecnico di Rfi non è mai stata presa in considerazione: nè dalla società ferroviaria, nè dalla politica. Risultato: il Nord viaggia a 300 chilometri orari; i treni in Puglia possono attualmente raggiungere al massimo 140 chilometri orari (teorici: in realtà la media commerciale è tra 60 e 70 km orari) sulle tratte da e per la Puglia verso Roma, Milano e Torino. Con punte massime (nei tratti Bologna-Rimini e Foggia-Barletta) di 180 km orari.

«La Puglia - spiegò Pasquale Borelli - ha bisogno di due cose: di un collegamento veloce con la Tav che si innesta a Caserta e di ridurre i tempi di percorrenza sulla linea Adriatica fino a Bologna per agganciarsi, anche in quel caso, alla Tav».

Nel primo caso, i treni che da Bari vanno a Caserta attualmente impiegano 4 ore. Un'altra ora e mezza se si parte da Lecce. Basterebbero degli interventi migliorativi alla linea per ridurre i rallentamenti nel tratto Cervaro-Benevento. Interventi migliorativi della sede con l' introduzione di tecnologie di velocizzazione. Cioè segnali adeguati per quella velocità; correzioni di alcune curve; l'eliminazione di rallentamenti dovuti a problemi attualmente esistenti sulla sede ferroviaria. Lavori che potrebbero essere ultimati nel giro di 4 anni e con abbattimento dei tempi di percorrenza del 20/30%.

Attualmente, infatti, i treni viaggiano ad una media teorica di 120 km orari. Con questi interventi tecnologici di velocizzazione della linea si può puntare a 2 ore di percorrenza da Bari-Caserta e 4 ore da Bari a Bologna. Ad una velocità di 200/220 km orari.

«In questo modo - affermava Borelli - si potrebbero anticipare i tempi necessari alla realizzazione dell'alta «Alta capacità» sulla Bari-Napoli».
Stessa discorso vale per la linea Adriatica. Qui migliorando alcuni punti, si potrebbe raggiungere la velocità media di 180 orari (contro gli attuali punti di 120 km). Attualmente, da Milano a Lecce si impiegano 10 ore per mille chilometri. Vuol dire una media di 100 km orari, con i migliori treni. «Con questi interventi minini - faceva rilevare Borelli - se tenessimo una velocità costante di almeno 180 km vorrebbe dire che percorreremmo tre km al minuto. 1000 km (la distanza tra Lecce e Milano) diviso 3 km al minuto vuol dire 333 minuti. Cioè sei ore e mezza.

Aggiungiamo mezz'ora per le fermate più importanti (Bari, Brindisi e Pescara), altra mezz'ora per i tempi di manutenzioni e sono un' altra ora. Siamo passati a sette ore e mezza. Abbiamo quindi recuperato tre ore circa. A Bologna poi i convogli potrebbero agganciarsi all'alta velocità, con un risparmio di un'altra ora. Sei ore, un tempo in grado di far preferire il treno sicuramente all'auto ma forse addirittura all'aereo». Per fare questo ci vogliono i finanziamenti, però.

L’assessore ai Trasporti Minervini in risposta a questa idea (l’unica autorevole fino a questo momento) promette ora di chiedere alla società ferroviaria uno studio di fattibilità con i relativi costi da sottoporre poi alla attenzione del ministro Raffaele Fitto. Come dire: qualcosa si muove.
19 Dicembre 2010


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