domenica 19 dicembre 2010

Napoli, Casa dello Scugnizzo a rischio chiusura: appello.

NAPOLI (19 dicembre) - Si deciderà domani il destino della Casa dello Scugnizzo, la storica fondazione creata nel dopoguerra da don Mario Borrelli al rione Materdei per rispondere ai bisogni materiali e sociali dei ragazzi di strada. Il Consiglio generale deciderà se mantenere in piedi l’organizzazione assistenziale o, invece, avviare le procedure per lo scioglimento dell’ente così come richiesto dal consigliere Ermete Ferraro.


Una decisione sofferta quella di Ferraro, che nella Casa ha dedicato il suo impegno più che trentennale oltre a ricoprire la carica di presidente per due mandati dal 1998 e 2006. «Siamo una fondazione senza fondi – dice Ferraro - abbiamo un buco in bilancio di 200mila euro, diverse pendenze fiscali, i nostri cinque dipendenti non ricevono lo stipendio da dieci mesi e altri due, che sono andati in pensione, non hanno ricevuto ancora la liquidazione: in queste condizioni è difficile andare avanti e, ogni giorno che passa, la nostra situazione debitoria si aggrava».
Eppure la Casa dello Scugnizzo, come molte altre realtà del terzo settore, ha crediti da riscuotere nei confronti del Comune di Napoli. «A giorni dovremmo ricevere da Palazzo San Giacomo il contributo annuo di 25mila euro relativo al 2009 che ci servirà a coprire solo in parte gli stipendi dei nostri dipendenti» spiega Ermete Ferraro, che lancia un appello alla società civile: «Chi ci vuole aiutare eviti la trappola della burocrazia».
Per molti anni la Casa dello scugnizzo è stata sostenuta dai fondi dei comitati esteri con i quali la fondazione si è finanziata le varie attività: il doposcuola e i campi-gioco per i ragazzi, la ludoteca «lo Strummolo», l’asilo multietnico, l’assistenza agli anziani e la mensa per i poveri. E per anni ha rappresentato un faro nel rione Materdei, un sicuro punto di rifugio per chi non aveva niente se non il marciapiede. Don Mario Borrelli, nel dopoguerra, si vestì da «scugnizzo» per attirare i ragazzi nella struttura e aiutarli e, negli anni successivi, la Casa è stata sempre vicina ai ceti più marginali e ai poveri, anche quando la povertà ha rivestito i panni degli immigrati extracomunitari e dei profughi. Ma l’attuale situazione debitoria sembra aver avviato verso l’irrimediabile declino la decennale storia della struttura.
Un’ultima possibilità di salvezza sembra farla intravedere lo stesso Ferraro. «L’unica cosa che non ci manca qui è lo spazio: abbiamo un edificio di tre piani, novecento metri quadrati per piano con appartamenti già attrezzati, oltre a un campo sportivo e una palestra. Perciò chiediamo alle istituzioni di affidarci progetti: noi siamo pronti ad accogliere qualsiasi tipo di emergenza» spiega Ferraro che, però, ha incassato molti no (in alcuni casi nemmeno risposte) proprio dalle istituzioni: Regione, Provincia e Fondazione Banco di Napoli.
 

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