mercoledì 8 dicembre 2010

Piano nazionale per il sud


Presentazione
Il Consiglio dei Ministri del 26 novembre scorso ha varato il Piano nazionale per il Sud, del valore complessivo di 100 miliardi di euro. Il Piano rappresenta un atto di impegno politico e di indirizzo strategico avente come scopo la riduzione del divario territoriale.
E' un piano nazionale - ha dichiarato il ministro per i rapporti con le Regioni e per la coesione territoriale Fitto - perché il problema del Sud è nazionale. Molte volte - ha aggiunto Fitto - c'è il rischio che si dica di voler fare qualcosa, si assegnano ai diversi livelli istituzionali le risorse ma poi vengono disperse. Noi dobbiamo recuperare senso di responsabilità: ecco perché il piano prevede che, quando gli impegni presi non vengono mantenuti, scatta il potere sostitutivo.

Il Piano per il Sud prevede infatti la nomina di commissari straordinari nel caso in cui gli interventi non abbiano tempi certi.
Il Piano era stato inserito nel nuovo programma di governo su cui era stata data la fiducia dal Parlamento lo scorso mese di settembre. "Il sud ha bisogno di regole - aveva dichiarato Berlusconi nel discorso fatto nel corso del dibattito sulla fiducia - di rispetto delle regole e di un'adeguata dotazione di infrastrutture materiali e immateriali. Il piano per il sud dovrà rispondere parallelamente a queste fondamentali esigenze".

Il Piano contiene un numero limitato di priorità sulla cui attuazione dovrà confluire l’impegno e lo sforzo di tutte le Amministrazioni responsabili e competenti, ai diversi livelli istituzionali, per la realizzazione degli interventi necessari.

Nel Piano trovano posto anche le proposte avanzate dalle parti sociali in materia di crescita ed occupazione nel Mezzogiorno.
Vediamo in dettaglio cosa prevede il Piano
Sono 8 priorità raggruppate in tre obiettivi strategici i temi, già indicati nel Programma nazionale di riforma, approvato dal Consiglio dei Ministri del 5 novembre scorso, e annunciati nel discorso del Presidente del Consiglio al Parlamento in sede di discussione sul voto di fiducia al Governo il 29 settembre scorso.
infrastrutture, ambiente e beni pubblici;
competenze ed istruzione;
innovazione, ricerca e competitività.
A queste si aggiungono cinque ulteriori Priorità strategiche di carattere orizzontale, da attuare rapidamente per creare nel Mezzogiorno un ambiente favorevole e pre-condizioni adeguate al pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo:
sicurezza e legalità;
certezza dei diritti e delle regole;
pubblica amministrazione più trasparente ed efficiente; Banca del Mezzogiorno;
sostegno mirato e veloce per le imprese, il lavoro e l’agricoltura.

Ai fini dell'acquisizione dei pareri prescritti, il provvedimento sarà trasmesso alla Conferenza unificata, alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e alle Commissioni parlamentari di merito.

PIANO NAZIONALE PER IL SUD
LE PRIORITA’ PER LA STRATEGIA DI RIPRESA SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO
1. Il Piano Nazionale per il Sud e il futuro della politica di coesione
Il Piano nazionale per il Sud interviene in una fase di ampio confronto a livello europeo che, nell’ambito della più ampia strategia Europa 20201, è diretto a disegnare il futuro della politica dincoesione e il suo ruolo essenziale nel contribuire a “una crescita, intelligente, sostenibile e inclusivanpromuovendo al tempo stesso uno sviluppo armonioso dell’Unione e delle sue regioni grazie a una
riduzione delle sue disparità regionali”.
2. L’Italia ha dato negli scorsi mesi e continua a dare un contributo rilevante nell’orientare tale confronto perché il dibattito sul futuro – e la difficile fase negoziale che seguirà – siano improntati a creare le condizioni per rendere più efficace la politica di coesione e promuovere le discontinuità necessarie – sul piano dei contenuti e delle regole di programmazione e attuazione – per conseguire risultati più visibili e incisivi.
Il Piano nazionale per il Sud tiene conto dell’avanzamento di tale confronto a livello europeo, disegna un percorso caratterizzato da elementi di innovazione e di cambiamento coerenti con la posizione espressa dall’Italia, sotto molti aspetti “anticipa”, a livello nazionale, alcuni degli elementi e “idee chiave” sui quali si sta concentrando il dibattito europeo e che costituiscono
materia viva della consultazione in corso in Europa sulle indicazioni contenute nella Quinta Relazione sulla Coesione economica sociale e territoriale3 e sulla proposta di revisione del bilancio dell’Unione Europea4.
In coerenza con tali indicazioni il Piano nazionale per il Sud (insieme ai provvedimenti ad esso collegati) declina, già nell’immediato e come indirizzo da rendere operativo a partire dai prossimi mesi, i criteri di:
- concentrazione della strategia, della programmazione e delle risorse su pochi
obiettivi prioritari (infrastrutture e beni pubblici, ricerca e innovazione, istruzione e competenze) rilevanti per lo sviluppo del Mezzogiorno;
1 “Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” – COM (2010)2020
2 “Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione” – COM (2010) 642/3
3 Commissione Europea “Investing in Europe’s future”, versione preliminare, novembre 2010
4 “The EU Budget Review” – COM (2010) 700
- maggiore orientamento ai risultati, sostenuto da un rafforzamento della valutazione e dalla definizione di target e indicatori di risultato misurabili, legati direttamente alla policy;
- attenzione specifica ai progressi che occorre promuovere e garantire (le priorità “orizzontali”: sicurezza e legalità; certezza delle regole; funzionamento della pubblica amministrazione; sistema finanziario per il territorio; semplificazione del sostegno al sistema imprenditoriale)
per creare nel Mezzogiorno un ambiente favorevole e pre-condizioni adeguate al pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo.
Perché tale strategia trovi immediata e effettiva realizzazione occorre tuttavia introdurre elementi di discontinuità rilevanti anche nelle specifiche modalità di attuazione dei programmi e delle linee di intervento in cui essa si sostanzia. Anche su questo aspetto alcune “idee chiave” del confronto in atto sul futuro della politica di coesione, gli elementi qualificanti della posizione italiana e le indicazioni del Piano nazionale per il Sud trovano punti di coerenza rilevanti. Soprattutto in ordine a due scelte essenziali in grado di innovare profondamente – rendendo concreto l’orientamento ai risultati e più selettive le scelte di finanziamento – le modalità di attuazione del Piano nazionale per il Sud.
Ai fini della selezione degli investimenti da realizzare (per singole linee di intervento e per progetti strategici), la prima di tali scelte è l’introduzione dell’analisi preventiva della effettiva sussistenza di tutte le pre-condizioni – istituzionali, amministrative, regolatorie – necessarie per
un’attuazione efficace e tempestiva degli interventi, in tal modo assicurando un impiego delle risorse ancorato alla valutazione a all’accertamento dell’effettività dei presupposti che devono rendere tale impiego concretamente in grado di conseguire i risultati attesi.
La seconda scelta è diretta a definire in modo chiaro e trasparente il quadro degli impegni e delle responsabilità delle amministrazioni previste a legislazione vigente e comunque dei soggetti istituzionali competenti e impegnati nell’attuazione delle priorità del Piano nazionale per il Sud attraverso la sottoscrizione di “contratti istituzionali” atti fra l’altro a stabilire, oltre la sussistenza delle pre-condizioni di cui sopra:
i) le modalità specifiche attraverso le quali si conseguono gli obiettivi per ogni priorità e il relativo cronogramma;
ii) i target per priorità intesi come specificazione anche quantitativa dei risultati attesi dall’attuazione della strategia di priorità;
iii) il sistema di responsabilità istituzionale (per singola amministrazione) attuativo della priorità con l’indicazione e la sottoscrizione puntuale dei relativi impegni ad operare
in tempi certi;
iv) il quadro finanziario integrato e articolato per le risorse aggiuntive (fondi comunitari e nazionali aggiuntivi) e per le risorse ordinarie convergenti verso gli obiettivi di priorità).
L’insieme degli indirizzi e delle scelte qui indicati che il Governo adotta nel Piano nazionale per il Sud (e nei provvedimenti ad esso collegati) non solo innestano elementi di innovazione nella politica di sviluppo per il Mezzogiorno ma qualificano tale politica attraverso l’introduzione e la pratica di scelte avanzate che la pongono in linea di coerenza con i tratti più caratterizzanti il percorso verso la politica di coesione europea dei prossimi anni.

2. INQUADRAMENTO
Il divario di sviluppo tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese resta, da oltre 40 anni, immutato nelle sue dimensioni quantitative e ciò a dispetto della grande quantità di energie intellettuali e politiche che al suo superamento si sono dedicate e della rilevante quantità di risorse finanziarie destinate all’intervento straordinario prima e alle politiche di coesione poi.
Il divario nel Pil pro capite del Mezzogiorno rispetto al Centro Nord è oggi all’incirca uguale a quello dell’inizio degli anni 60. Cinquant’anni di storia sono un arco di tempo sufficiente a consentire un giudizio sereno sulle politiche sin qui realizzate e coinvolgono tutti i Governi che si sono susseguiti alla guida del Paese.
Restringendo lo sguardo agli ultimi quindici anni, sappiamo con certezza che la mole di risorse destinate al Mezzogiorno, risultante dalla sommatoria delle risorse comunitarie e di quelle del Fondo per le aree sottoutilizzate, non è riuscita a produrre significativi effetti di convergenza tra le due aree della nazione.
Al Sud permane più grave la condizione occupazionale ed in particolare quella dei giovani e delle donne; il contesto sociale resta fortemente degradato a causa di condizioni di sicurezza e legalità che assumono il carattere di vera e propria emergenza in vaste aree del territorio; servizi pubblici cui è legato il godimento dei diritti essenziali di cittadinanza – sanità, istruzione ed assistenza – sono erogati in quantità e qualità inferiori alla media nazionale e presentano dinamiche divergenti rispetto al resto dell’Italia; la dotazione delle infrastrutture fisiche e sociali resta inadeguata; mentre per le altre regioni europee in ritardo di sviluppo si registrano fenomeni di convergenza,
per quelle meridionali il gap aumenta.
E’ necessario ripensare profondamente gli indirizzi con cui le risorse finanziarie sono state finora programmate. E’ indispensabile responsabilizzare tutte le amministrazioni centrali, regionali e locali e introdurre vincoli che valgano quale sanzione di scelte programmatiche disinvolte o di
persistenti inefficienze amministrative. Sono gli stessi principi cui si ispira il federalismo fiscale con il quale il Governo intende migliorare qualità ed efficienza della spesa ordinaria che, rappresenta quasi il 95% della spesa pubblica nelle Regioni del Mezzogiorno.
Occorre restituire alla politica di coesione territoriale l’obiettivo che le è proprio. Non già il risarcimento ma, invece, la realizzazione di tassi di crescita superiori a quelli del resto del Paese in modo da determinare convergenza nei livelli di sviluppo.
Sorprendentemente, nel tempo questa ovvietà ha finito per passare in secondo piano e se ne ritrova traccia sempre più labile nei programmi regionali e nazionali. Si è cioè intervenuti sulle conseguenze di un inadeguato tasso di crescita agendo in una logica di supplenza dello sviluppo e
della crescita piuttosto che in una logica di promozione dello sviluppo. In questo modo, la spesa è divenuta un palliativo alla mancata crescita anziché uno stimolo per crescere.
Coesione territoriale e crescita devono tornare ad essere posti nella corretta consecutio logica, per cui il disegno delle politiche di coesione deve avere come linea guida e criterio prioritario di selezione degli interventi previsti l'impatto che essi hanno sulla crescita. La politica di coesione, cioè, non deve essere considerata come risarcitoria ma come promotrice di sviluppo.
Nessuna seria prospettiva di crescita per il Mezzogiorno è possibile sino a quando le politiche di sviluppo siano nei fatti la semplice sommatoria di programmi regionali espressione di visioni localistiche che non alzano lo sguardo oltre il confine amministrativo. Il Mezzogiorno e le politiche per il suo sviluppo devono tornare a pensare in termini di sistema economico e sociale integrato e abbandonare gli eccessi del localismo che induce al frazionamento ossessivo degli interventi e ciò a vantaggio di tutta l’Italia.
Perché questo nuovo corso sia credibile agli occhi di tutti i cittadini italiani e degli operatori economici chiamati a svolgere tutti il proprio ruolo per il definitivo superamento del più antico dei divari nazionali, è necessario partire dalla fotografia reale dello stato di attuazione delle politiche sin qui realizzate.
Questa fotografia, registrata nel Rapporto annuale del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, e sancita nella Delibera CIPE n. 79 del 30 luglio 2010, ci dice che:
1) Per le 8 regioni del Mezzogiorno, a fronte dei circa 16 miliardi di fondi FAS stanziati nel precedente periodo di programmazione, la spesa effettivamente realizzata è poco più di un terzo (38%);
2) Il 40% di queste risorse (6,1 miliardi di euro) risulta impegnato su progetti con uno stato di avanzamento variabile dallo 0 al 10%;
3) Sono non meno di 6 miliardi le risorse della programmazione precedente disponibili e non programmate;
4) L’avanzamento della spesa dei programmi comunitari 2007 – 2013 si assesta intorno ad un valore del 7% a metà del periodo di programmazione. Ciò determina il rischio concreto di incorrere nel disimpegno automatico delle risorse comunitarie. Il disimpegno dei fondi comunitari al 31 dicembre di quest’anno è stato scongiurato solo grazie alla decisione della Commissione che ha concesso termini più ampi per la rendicontazione della spesa;
5) Il raggiungimento degli obiettivi di spesa dei fondi comunitari al 31 dicembre 2011, ulteriormente accresciuti in seguito all’allentamento del vincolo sul 2010, appaiono allo stato problematici per quasi tutti i programmi operativi riguardanti l’obiettivo Convergenza.
Il Piano è finalizzato a introdurre una discontinuità propositiva nell’azione pubblica nel Sud che ne innalzi l’efficacia, integri gli interventi interregionali a prescindere dai confini amministrativi, dia il massimo rilievo alla misurazione e al confronto pubblico sui risultati in coerenza con l’impianto del federalismo.
Il Piano nazionale per il Sud determina questa discontinuità che si concretizza:
o in un più forte e determinato impegno del Governo nel suo insieme nell’attuazione delle politiche di sviluppo e coesione, impegno di cui costituisce un passo importante
anche l’allocazione delle funzioni di coordinamento e indirizzo presso la Presidenza del Consiglio, fermo restando il ruolo di programmazione del Cipe. Impegno e determinazione che si sostanziano in un ruolo proattivo del Governo che, con le consuete forme di concertazione istituzionale, intende ristabilire principi e criteri per l’utilizzazione e la concentrazione delle risorse, nazionali e comunitarie, della programmazione 2007 – 2013 in aggiunta a quelle derivanti dalla ricognizione svolta a luglio di quest’anno; identificare nuovi e rafforzati strumenti di attuazione degli interventi che consentano una chiara identificazione di ruoli e responsabilità e chiare condizioni per l’esercizio dei poteri sostitutivi; prevedere meccanismi di salvaguardia delle risorse comunitarie a rischio di disimpegno. Tutto ciò è oggetto di uno schema di Delibera concernente “Indirizzi e criteri per la riprogrammazione” che sarà sottoposto al Cipe.
o nel ricorso alla leva della riforma federalista dello Stato per migliorare l’efficacia
della politica regionale, come condizione essenziale per preservare e migliorare l’utilizzo
delle risorse aggiuntive in un quadro di graduale ma incisiva trasformazione dell’assetto
istituzionale del Paese. Il federalismo fiscale e le politiche di coesione sono naturalmente
legati tra loro. L’uno, infatti, è condizione facilitante dell’altro e ne accresce l’efficacia. L’uno
è condizione per il successo dell’altro. Un’amministrazione pubblica più efficiente e
responsabile, meccanismi più trasparenti di apprezzamento da parte dei cittadini
dell’operato dei propri amministratori producono impatti positivi anche sulla qualità ed
efficacia delle politiche di coesione. Queste ultime, se ben indirizzate consentono di
sostenere quell’adeguamento della dotazione infrastrutturale che serve a sostenere il
passaggio alla logica del costo standard.
In esecuzione della legge delega sul federalismo, il Governo adotterà un decreto legislativo
che attua l’articolo 16 della legge 42/2009 e definisce una nuova disciplina e modalità di
utilizzo dei fondi destinati alla coesione territoriale allineando l’impostazione di queste
politiche al mutato quadro istituzionale che il federalismo fiscale determina. A questo, si
aggiunge il decreto interministeriale sulla perequazione infrastrutturale che detta regole e
principi per la determinazione del ritardo infrastrutturale dei territori e degli interventi
destinati al suo recupero.
o nella rapida ricostituzione di un ambito di cooperazione istituzionale (Centro,
Regioni, enti locali, parti sociali) motivata e determinata a conseguire risultati visibili in
tempi brevi in termini di sviluppo e coesione anche attraverso la condivisione di un nuovo
sistema di regole che consentano ampia partecipazione, ma anche e soprattutto decisioni
tempestive;
o nella necessità e l’urgenza, in questo quadro, di porre in modo nuovo la questione delle
risorse: di misurarne la necessità e l’adeguatezza non rispetto a fabbisogni generici
(sempre indeterminati), ma rispetto alle capacità di utilizzarle tempestivamente per
realizzare progetti e interventi utili per la collettività e lo sviluppo;
o nella scelta di concentrare l’intervento su poche priorità ovvero su beni pubblici
rilevanti e decisivi per lo sviluppo del Mezzogiorno sui quali il Governo e la comunità
nazionale attuano uno sforzo aggiuntivo per conseguire obiettivi verificabili in tempi certi.
E’ una scelta che impone selezione negli obiettivi prioritari ma che implica anche che tutti
gli altri obiettivi rilevanti e concorrenti si debbano continuare a conseguire aumentando
l’impegno nell’attuazione dei vigenti programmi della politica regionale, riprogrammati
anche sulla base dei criteri definiti nel Piano nazionale per il Sud.
3. PRIORITA’ DEL PIANO NAZIONALE PER IL SUD
Principi, indirizzi, criteri di valutazione, selezione e attuazione degli interventi del Piano nazionale
per il Sud sono, in quanto applicabili, quelli stabiliti nella delibera CIPE 30 luglio 2010 di
ricognizione delle risorse FAS 2000-2006, e nella successiva delibera CIPE concernente “Indirizzi
e criteri per la riprogrammazione”.
Il Piano nazionale per il Sud è coerente con quanto stabilito nello schema di Decreto legislativo
recante attuazione dell’articolo 16 della Legge 5 maggio 2009, n. 42 del 2009 in materia di risorse
aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (Interventi
speciali di cui all’art.119 comma quinto della Costituzione) in attuazione della riforma in senso
federalista dello Stato.
Il Piano nazionale per il Sud tiene altresì conto delle proposte delle parti sociali su crescita e
occupazione nel Mezzogiorno.
Coerentemente con la sua natura di impegno politico e di indirizzo strategico per l’attuazione del
Piano nazionale per il Sud il presente documento – nel rispetto di criteri di concentrazione e
concretezza – contiene l’indicazione puntuale di un numero limitato di priorità sulla cui attuazione
dovrà confluire l’impegno e lo sforzo di tutte le Amministrazioni responsabili e competenti, ai
diversi livelli istituzionali, per la realizzazione degli interventi necessari a conseguire tali priorità.
I temi prioritari su cui si basa il Piano nazionale per il Sud sono stati indicati nel Programma
Nazionale di Riforma approvato dal Consiglio dei Ministri del 5 novembre scorso ed hanno formato
oggetto delle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio nel suo intervento al
Parlamento in sede di discussione sul voto di fiducia al Governo del 29 settembre scorso.
Il presente documento, specifica tali temi prioritari concretizzandoli in proposte programmatiche e
operative attuabili in tempi determinati e con risorse individuate e attraverso progetti e interventi
portanti e prontamente realizzabili.
Il Piano si prefigge in particolare i seguenti obiettivi:
Creare le condizioni per il conseguimento di standard nazionali ed europei nei servizi
essenziali per i cittadini del Sud: scuola, giustizia, sicurezza, acqua e rifiuti, cura degli
anziani e dei bambini, sanità, trasporto.
Fare progredire l’unificazione nazionale e promuovere lo sviluppo del mercato interno del
Sud attraverso la realizzazione di grandi infrastrutture di trasporto, soprattutto ferroviario.
Garantire l’accesso alla banda ultralarga ad almeno il 50% della popolazione residente nel
Mezzogiorno.
Consentire l’affermazione di tre – quattro grandi centri di ricerca di livello internazionale e
promuovere l’innovazione delle imprese attraverso finanziamenti condizionati ai progressi
compiuti dai progetti innovativi.
Concentrare nello strumento del credito d’imposta gli interventi rivolti ad aiutare le
imprese a superare le strozzature alla loro crescita, e promuovere il ricorso alla fiscalità di
vantaggio introdotta con un’anticipazione del federalismo fiscale.
Assicurare la messa in sicurezza, la tutela e la valorizzazione di risorse naturali e culturali
attraverso un rafforzamento di centri nazionali di competenza dedicati a questi obiettivi.
Per ogni priorità il documento definisce la strategia operativa di attuazione e individua, dove
possibile in questa fase di prima impostazione, interventi, progetti e programmi prontamente
attuabili.
Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso otto grandi priorità.
Lo sforzo è concentrato sull’attuazione di 3 Priorità strategiche di sviluppo su cui misurare, in
un’ottica pluriennale, progressi strutturali di miglioramento delle condizioni di sviluppo del
Mezzogiorno.
A queste si aggiungono 5 Priorità strategiche di carattere orizzontale, da attuare
rapidamente per creare nel Mezzogiorno un ambiente favorevole e pre-condizioni adeguate al
pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo.
La scelta di concentrare l’intervento su poche priorità ovvero su beni pubblici rilevanti e decisivi
per lo sviluppo del Mezzogiorno costituisce uno sforzo aggiuntivo che il Governo e la comunità
nazionale attuano per conseguire obiettivi verificabili in tempi certi. E’ una scelta che impone
selezione negli obiettivi prioritari ma che implica anche che si debba continuare a conseguire
tutti gli altri obiettivi rilevanti e concorrenti aumentando l’impegno nell’attuazione
dei vigenti programmi della politica regionale, anche sulla base dei criteri definiti nel Piano
nazionale per il Sud.

4. LE 3 PRIORITA’ STRATEGICHE PER LO SVILUPPO DEL SUD
4.1 INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E BENI PUBBLICI
Strategia operativa
Il Piano nazionale per il Sud intende realizzare grandi progetti infrastrutturali a rete, materiali e
immateriali, destinati principalmente al sistema dei collegamenti dorsali e trasversali; in
particolare il riferimento è al sistema ferroviario Alta Capacità/Alta Velocità e alle opere logistiche.
A questi si aggiunge la costruzione di una rete a banda larga ed ultra larga che copra l’intero
territorio meridionale.
Il Piano prevede, inoltre, la maggiore focalizzazione degli interventi nell’ambito dei programmi in
corso ed in virtù della riprogrammazione mirata delle risorse già in tal senso finalizzate per le
realizzazione di servizi pubblici collettivi locali e territoriali (in particolare schemi idrici e ciclo
integrato dei rifiuti) anche attraverso l’utilizzo più incisivo e più ampio di politiche mirate basate su
sistemi premiali (come il meccanismo degli obiettivi di servizio opportunamente rivisto e
rafforzato al fine di generare gli incentivi corretti per il superamento delle criticità che
caratterizzano le regioni meridionali.).
Anche in tal modo il Piano assegna alla qualità dell’ambiente il ruolo di infrastruttura essenziale e
precondizione per lo sviluppo del Sud, superando nel tempo le situazioni di grave compromissione
ambientale, derivanti in gran parte dall’eredità del passato, e di grave criticità soprattutto nei
settori dei rifiuti, delle bonifiche, della depurazione e del dissesto idrogeologico.
Ruolo decisivo, in questo quadro, è la tutela e la valorizzazione delle risorse culturali e naturali del
Mezzogiorno.
Il Piano intende, quindi, promuovere progetti mirati integrati e interregionali volti a rendere il
Mezzogiorno un’area effettivamente attrattiva per il turismo internazionale e nazionale a grande
valore aggiunto e basato anche sulla realizzazione di specifici e selezionati progetti di sviluppo
territoriale improntati alla tutela e valorizzazione di punti focali rilevanti del patrimonio culturale e
naturalistico meridionale in grado, non solo di attrarre domanda turistica, ma anche di rafforzare il
senso di identità dei cittadini e il senso di cura del proprio territorio, di rendere più visibile la
presenza dello Stato, di costituire così presidio di legalità e premessa di sviluppo, nelle aree
interessate, anche di attività imprenditoriali nelle industrie “culturali”.
Superare tale fase di criticità non vuol dire soltanto procedere ad una doverosa attività di
risanamento, ma anche contribuire a creare ulteriori condizioni per costruire sviluppo, lavoro e
benessere.
Al fine di rendere effettivamente realizzabile l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza in
condizioni di efficienza e di appropriatezza, il Piano prevede interventi di edilizia sanitaria pubblica
da realizzarsi nel quadro della razionalizzazione delle strutture ospedaliere e assistenziali.
Linee di intervento e progetti portanti
Sistemi ferroviari e viari
Obiettivo infrastrutturale prioritario è la realizzazione nel Sud, entro il prossimo decennio, di un
sistema ferroviario moderno capace di favorire l’unificazione nazionale del Paese e di accrescere le
possibilità di sviluppo del mercato interno. Perno di questa strategia è la realizzazione dell’Alta
Capacità su tre linee ed il completamento dei progetti di minore portata di cui alla decisione
Europa 2020:
Napoli – Bari – Lecce – Taranto
Salerno – Reggio Calabria
Catania – Palermo
Grazie a questi interventi: da Bari si raggiungerà Napoli in 2 anziché in 3 ore e mezzo; fra Salerno e
Reggio la percorrenza scenderà da 5 ore e 30 a 4 e 15; fra Catania e Palermo da 3 ore a 1 ora e 10. Il
conseguimento di questi risultati sarà assicurato dalla fissazione di una tabella di marcia serrata
che dia subito certezze agli operatori privati e ai cittadini, di requisiti e sanzioni a carico del
soggetto realizzatore, di strumenti complementari di contrasto dell’azione della criminalità
organizzata.
Con il completamento di queste tre tratte e la realizzazione del Ponte sullo Stretto il Sud potrà
contare su un moderno sistema di collegamento verso il Nord Italia e il Centro e Nord Europa
essendo garantita l’interconnessione e l’interoperabilità fra i Corridoi transeuropei TEN,
collegando il Corridoio I (Berlino – Palermo) con il Corridoio VIII (Bari – Sofia).
Questi interventi verranno realizzati ponendo attenzione alla loro integrazione con il rafforzamento
del sistema portuale, che deve essere messo in condizione di intercettare lo spostamento dei
flussi di commercio e delle sue connessioni ferroviarie e stradali a terra. Lo strumento adeguato per
distribuire sul territorio il valore economico generato da queste infrastrutture è la Società di
Corridoio.
Nell’ambito del trasporto stradale, il Piano prende a riferimento le opere ricomprese tra le
priorità strategiche indicate nell’allegato infrastrutture alla Decisione di Finanza Pubblica quali ad
esempio la Olbia – Sassari, il completamento della Salerno – Reggio Calabria ed il sistema
autostradale Catania – Siracusa – Gela – Trapani. Le opere saranno individuate sulla base del loro
impatto su un insieme di indicatori prefissati indipendentemente dalla modalità di trasporto
(tempi di percorrenza, volumi di traffico, incidentalità, accessibilità territoriale, costo generalizzato
del trasporto, incidenza del costo del trasporto sul valore del trasportato, etc.) che misurano il
fabbisogno infrastrutturale del Sud, e saranno realizzate con le stesse modalità prima indicate per
le opere ferroviarie. Questo approccio non può non tener conto della necessaria organicità ed
integrazione con i programmi di sviluppo delle Regioni.
Rilevanza assume, ai fini del conseguimento degli obiettivi del Piano, il potenziamento della
dotazione infrastrutturale e della logistica delle aree urbane in quanto a reti della mobilità urbana e
ai nodi di servizio nel rispetto del criterio della sostenibilità.
Banda larga ed ultralarga
Il Piano prevede la realizzazione di un piano di intervento per portare la banda larga a tutti i
cittadini delle 8 regioni del Sud e garantire l’accesso a banda ultralarga ad almeno il 50 per cento
della popolazione residente nel Mezzogiorno intervenendo in tutti i 33 capoluoghi di provincia
delle 8 regioni meridionali.
Il Piano, realizzato in partnership pubblico – privata, mobilita un complesso di risorse private
molto rilevante in grado di incidere, sino quasi ad annullare il digital divide che interessa vaste aree
del Mezzogiorno.
Interventi per la tutela e la riqualificazione ambientale
La bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale del Mezzogiorno è condizione
imprescindibile per il riutilizzo di vaste aree industriali già infrastrutturate; lo sviluppo del tessuto
produttivo; il rilancio dell’iniziativa imprenditoriale; la realizzazione di grandi infrastrutture
soprattutto portuali (hub portuali – impianti di rigassificazione).
L’obiettivo è quello di estendere le azioni già attivate attraverso la stipula di specifici accordi di
programma nei Siti di Interesse Nazionale di Priolo, Brindisi, Taranto, Napoli Bagnoli, Napoli
Orientale, anche agli altri 17 siti ubicati nel Mezzogiorno in modo da coordinare le esigenze di
risanamento del territorio con quelle di sviluppo produttivo ed infrastrutturale delle aree.
La realizzazione di un corretto ciclo di gestione integrata dei rifiuti nelle Regioni del
Mezzogiorno è indispensabile non solo per assicurare un adeguato livello di qualità della vita ma
anche per garantire legalità e sicurezza prima ancora che sviluppo economico: avviando un’azione
mirata per incrementare la raccolta differenziata (in coerenza con quanto previsto dal meccanismo
degli obiettivi di servizio) e realizzando l’effettivo coordinamento delle amministrazioni locali
responsabili della pianificazione e realizzazione degli interventi, al fine di consentire una rapida
implementazione di un corretto ciclo industriale di gestione dei rifiuti. Particolare attenzione sarà
dedicata alla prevenzione della produzione di rifiuti ed alla chiusura del ciclo integrato al fine di
massimizzare il recupero di materia prima e la produzione di energia. Ciò peraltro in attuazione
delle recenti direttive comunitarie da ultimo recepite dallo stato italiano.
La realizzazione di idonei impianti di depurazione per una corretta gestione del servizio idrico è
particolarmente in ritardo nelle regioni del Mezzogiorno. Il mancato adeguamento di centinaia di
agglomerati alle norme ambientali vigenti ha recentemente determinato il deferimento del nostro
paese in Corte di giustizia con il conseguente rischio di non poter utilizzare le risorse comunitarie
stanziate per il settore.
Gli investimenti programmati non vengono realizzati anche a causa di una serie di carenze nel
sistema complessivo (affidamento delle gestioni, regolazione per contratto, verifica degli obblighi
dei gestori e degli enti locali).
Il Piano pertanto si propone di garantire l’immediato avvio della realizzazione degli impianti di
depurazione anche attraverso l’implementazione dei modelli contrattuali di gestione nell’ottica di
una redditività trasparente ed utile all’incremento degli investimenti.
Risulta infine indispensabile l’immediato avvio del piano straordinario di azione per la
riduzione del dissesto idrogeologico in tutto il Mezzogiorno. Per la prima volta lo strumento
dell’accordo di programma consentirà in tale settore di unire e concentrare le risorse nazionali
all´uopo destinate (FAS nazionale e risorse del Ministero dell´Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare) con quelle regionali (FAS regionale e fondi di bilancio autonomo delle
Regioni) in modo da garantire un piano di interventi finalmente coordinato e condiviso da tutti gli
attori istituzionali.
Altro tema nevralgico cui dedicare una specifica attenzione è la attenta e rapida valorizzazione degli
ecosistemi di pregio di cui il Mezzogiorno abbonda, da tutelare attentamente proprio al fine di
evitarne rischi degenerativi:
o il sistema delle aree protette, istituite e da istituire;
o la strategia nazionale per la biodiversità;
o la condizione della fascia costiera, emersa e sommersa.
Interventi per la tutela e la valorizzazione culturale e per l’attrattività turistica
Il Piano, nell’ambito più ampio degli obiettivi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale del
Mezzogiorno, si concentra inoltre su un programma di interventi per la valorizzazione del
patrimonio museale ed archeologico del Mezzogiorno anche a fini turistici. Tale
programma prevede l’individuazione, la valutazione e la selezione di progetti, caratterizzati da
progettazione adeguata ad immediata cantierabilità e imperniati sulla tutela e la valorizzazione di
Hub culturali del Mezzogiorno ovvero di musei, aree archeologiche, complessi storici e
architettonici già attualmente (o con potenzialità di divenire) attrattori di domanda turistica di
qualità e ad alto valore aggiunto e del relativo sistema culturale territoriale in grado di
intensificarne l’offerta culturale ed espandere sul territorio l’impatto positivo della loro
realizzazione.
Le risorse necessarie per la realizzazione di tali interventi e potranno essere mobilitate attraverso
opportuna riprogrammazione delle risorse già destinate a queste tipologie di intervento nel QSN
2007-2013 (complessivamente circa 1,4 miliardi di euro, con un attuale avanzamento della spesa
non superiore al 10% del totale).
In stretto collegamento con l’azione volta alla valorizzazione del patrimonio culturale e
naturalistico del Mezzogiorno, il Piano prevede tre ulteriori linee di intervento che, nel rispetto
delle competenze assegnate ai diversi livelli di governo, sono specificamente mirate ad aumentare
l’attrattività turistica del Mezzogiorno.
La prima riguarda la formazione. Il turismo esprime, infatti, le sue straordinarie potenzialità
occupazionali – per giovani, donne in primo luogo – solo in un contesto regolato che espelle le
attività marginali e incoraggia la crescita organizzativa in termini qualitativi e quantitativi. Sulla
base di questa considerazione, il Piano promuove l’adozione dello strumento dell’apprendistato e
della formazione on the job quale moderne ed efficaci leve di placement tanto per i profili
professionali più bassi quanto per quelli più alti e il coordinamento dell’offerta di alta formazione
universitaria in campo turistico, che giunga sino alla costituzione di una vera e propria Scuola di
Alta formazione del Turismo che qualifichi il Mezzogiorno centro di eccellenza, facendo leva sulla
tradizione ed esperienza dell’accoglienza italiana.
La seconda riguarda la costituzione di una rete di destinazioni di eccellenza sul modello
comunitario dell’”European destination of excellence” e la realizzazione di progetti pilota
individuando aree ad alto potenziale inespresso, dove avviare azioni coordinate nei differenti
settori di intervento, al fine di realizzare veri e propri modelli di gestioni territoriali evolute.
La terza attiene allo sviluppo di una strategia di comunicazione unitaria del Sistema turistico
integrato Mezzogiorno.
Servizi pubblici locali
Per quanto riguarda i servizi pubblici locali, i programmi regionali del QSN 2007 – 2013 già
prevedono il finanziamento di interventi per il miglioramento di servizi essenziali offerti a livello
locale: acqua, gestione dei rifiuti, servizi di cura degli anziani e dei bambini. Sono stati fissati
obiettivi di servizio e predisposti Piani di azione operativi. Tuttavia, l’attuazione di questi interventi
è stata inadeguata e il progresso verso gli obiettivi decisamente inferiore alle attese, con una forte
variabilità fra Regioni. In questo caso la discontinuità deve consistere nel mettere questi interventi
al centro dell’azione e del confronto politico. Si tratta di aspetti decisivi della vita quotidiana dei
cittadini del Sud, e l’intervento dei livelli locali di governo richiede una piena attuazione del
principio di sussidiarietà, una elevata visibilità e un forte presidio nazionale.
Il Piano nazionale per il Sud mira a rafforzare tale indirizzo, anche attraverso eventuale
riprogrammazione e ulteriore concentrazione di risorse già assegnate a tali programmi, e a
migliorare l’efficacia degli interventi.
A tal fine, appaiono necessarie, d’intesa con le Regioni, le seguenti misure:
Ricognizione dei Piani di azione, loro aggiornamento e immediata adozione delle iniziative
previste che risultino disattese, condizionando a ciò la permanenza dei finanziamenti.
Disegno di meccanismi che, all’interno di ogni Regione, incentivino gli enti locali che, per
ognuno degli obiettivi, mostrano progressi più significativi.
Adozione di metodologie di comunicazione (via web, etc) che informino la popolazione sui
risultati comparati ottenuti dalle proprie amministrazioni.
Uno sforzo ulteriore si rende necessario per affrontare i ritardi che emergono con particolare
gravità con riferimento al servizio idrico e a quello dei rifiuti.
In coerenza con la recente riforma del servizi pubblici locali varata dal Governo che fornisce un
nuovo quadro di regole moderne ed ispirate ai principi della concorrenza, della trasparenza e
dell’efficienza, il Piano per il Sud prevede l’accelerazione di due linee di azione: a) la prima consiste
in un programma, già avviato dal Dipartimento per gli Affari Regionali, di accompagnamento
dell'attuazione della riforma nel Sud con l’obiettivo di rafforzare e creare presso le amministrazioni
locali le competenze tecniche e amministrative necessarie per dare efficace attuazione alla riforma;
b) la seconda linea di azione prevede, nell’ambito del rafforzamento del meccanismo degli obiettivi
di servizio, la definizione di veri e propri piani di azione (alla cui stesura e supervisione è
demandata una struttura tecnica nazionale da realizzarsi a cura delle amministrazioni centrali
competenti) volti ad assicurare per ogni Regione la presenza delle precondizioni necessarie alla
realizzazione effettiva degli investimenti e il quadro degli impegni formali che ne conseguono per
rendere effettive tali precondizioni. Alla struttura tecnica centrale, cui è demandata la redazione dei
piani di azione, sono assegnate anche le funzioni di verifica delle condizionalità poste a presidio
dell’efficacia degli investimenti previsti, della loro qualità tecnica/progettuale, della congruità del
loro costo, della loro corretta imputazione in tariffa. Accanto alle competenze tecniche di carattere
più strettamente ingegneristico occorre garantire quelle di carattere economico – finanziario che
possono essere fornite da soggetti istituzionali quali la Cassa depositi e prestiti e la Banca europea
degli investimenti.
4.2 COMPETENZE E ISTRUZIONE
Strategia operativa
Il miglioramento dell’offerta dei servizi e delle strutture per l’istruzione rappresenta
l’elemento irrinunciabile per lo sviluppo del Mezzogiorno e per assicurare condizioni di pari
opportunità e diritti a tutti i cittadini.
Anche in questo settore le statistiche segnalano per il Mezzogiorno una condizione
comparativamente peggiore rispetto a quella del resto del paese quanto al livello delle competenze,
al tasso di abbandono scolastico, alla quota di giovani in possesso della sola licenza media non
impegnati in altra attività lavorativa o di formazione.
Oltre al rafforzamento del programma nazionale gestito dal Ministero dell’Istruzione, Università e
Ricerca che già sta intervenendo sul divario dei livelli di competenza degli studenti del
Mezzogiorno, è necessario che l’intera politica ordinaria rivolta agli insegnanti e alle infrastrutture
scolastiche sia oggetto di un piano straordinario secondo linee già a suo tempo ampiamente
condivise (Quaderno bianco sulla scuola) e con il sostegno decisivo dell’Istituto nazionale per la
valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI) e dell’Agenzia Nazionale
per il Supporto all’Autonomia Scolastica (ANSAS).
Connesso a questo tema vi è quello della formazione rivolta ai giovani meridionali che risultano
essere contemporaneamente al di fuori di un percorso formativo e del mondo del lavoro. Questi
soggetti sono quelli a maggior rischio di esclusione e la cui occupabilità decade velocemente al
persistere della condizione.
Oltre al fenomeno della dispersione scolastica, nelle Regioni del Mezzogiorno, si registra una grave
situazione di insuccesso formativo, fenomeno questo che si alimenta quantitativamente e
qualitativamente proprio a partire dalle difficoltà del sistema di istruzione e formazione.
La fascia di età che va dai 15 ai 29 anni rappresenta dunque un bacino nel quale si riversano i drop
out della scuola, senza che per questi siano più previste azioni specifiche di recupero e integrazione
sociale (formativa e lavorativa), se non quelle genericamente rivolte alla popolazione adulta.
L’approvazione del Collegato Lavoro permette ora di stipulare contratti di apprendistato per
l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione anche a 15 anni, intercettando quindi
quella fascia di giovani in età dell’obbligo destinati alla dispersione scolastica, particolarmente
marcata nel Sud Italia.
Degli 892mila giovani-adulti del Mezzogiorno in possesso del solo titolo di licenza media, il 47%
(423 mila unità, di cui 183mila maschi e 240mila femmine) dichiara di non lavorare e di non
seguire percorsi scolastici e/o formativi, rientrando in questo modo nella categoria dei cosiddetti
“né-né” i cui numeri e le cui caratteristiche confermano:
le difficoltà delle transizioni dei giovani dal mondo della scuola verso il lavoro;
il ritardo con il quale i giovani italiani entrano nel mercato del lavoro rispetto ai coetanei
europei;
le ancora gravi difficoltà di ordine culturale e sociale nell’accesso e nella permanenza al lavoro
da parte delle donne.
A livello nazionale i “né-né” con sola licenza media sono 9 ragazzi su 100. Nelle regioni del
Mezzogiorno il valore medio sale a 15 ragazzi su 100, con un ulteriore peggioramento del dato se ci
si riferisce alla sola popolazione femminile (16,5%).
Per questo specifico gruppo di soggetti, e sulla base delle analisi svolte dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali, si prevede la realizzazione di un insieme di azioni concrete ed efficaci in linea
con gli orientamenti del Governo per la riforma del sistema della formazione professionale.
Linee di intervento e progetti portanti
Perno di questa priorità sono due iniziative volte a innalzare la qualità del servizio scolastico,
fattore decisivo per lo sviluppo futuro del Sud e che integrano i programmi finanziati da
fondi comunitari e nazionali già in corso di realizzazione:
Rafforzamento degli interventi per la promozione e il sostegno delle scuole
nell’innalzamento dei livelli di competenza, secondo gli obiettivi fissati nel sistema degli
“obiettivi di servizio”. Gli interventi, oltre che beneficiare di una riprogrammazione di
risorse, si avvarranno dei progressi di recente compiuti nella valutazione nazionale dei
livelli di competenza e terranno progressivamente conto degli esiti di iniziative sperimentali
appena avviate dal governo con l’ausilio dell’Invalsi. L’intervento volto, da una parte, alla
valorizzazione del merito dei docenti e, dall’altra parte, al riconoscimento di borse di studio
per gli studenti meritevoli, non potrà prescindere dalla definizione di una “infrastruttura” in
grado di fornire dati oggettivi sui risultati degli apprendimenti, sostenere i processi di
miglioramento attraverso una diversa interpretazione della formazione in servizio, valutare
il contesto, i rapporti con l’utenza, il territorio e tutti quegli elementi che determinano la
qualità della scuola. Senza questa struttura, che deve essere indipendente e scientificamente
qualificata, non sarà possibile procedere a valutare e premiare le performance di scuole e
insegnanti, perché non avremmo, infatti, i dati oggettivi né gli standard definiti per valutare
i livelli qualitativi dell’insegnamento. Una riorganizzazione delle tre componenti del
sistema: INVALSI, ANSAS e Corpo degli Ispettori, consentirà di creare una sinergia in
grado di implementare un efficace sistema di valutazione e valorizzazione del merito dei
docenti; tale sistema di valutazione è essenziale per promuovere il miglioramento della
qualità della didattica e per migliorare i risultati degli apprendimenti, così come per
valutare gli studenti migliori in vista della erogazione di borse di studio basate sul merito.
Piano di razionalizzazione e ammodernamento dei plessi scolastici con particolare
attenzione a quelli del I e del II ciclo. A tale piano si affiancherà il completamento
dell’infrastrutturazione informatica dei laboratori didattici.
Queste iniziative intendono valorizzare l’innovazione dell’intero sistema di formazione
tecnica e professionale introdotta dalla “Riforma della scuola superiore” che è entrata in
vigore in questo anno scolastico. La riorganizzazione complessiva degli indirizzi di studio ha
inteso offrire nuove e più efficaci opportunità per l’inserimento nel mondo del lavoro. La
rivisitazione delle qualifiche e dei curricula consentirà, inoltre, di far sì che i profili di uscita
degli studenti siano maggiormente aderenti ai bisogni delle aziende.
Le innovazioni contenute nella Riforma consentiranno inoltre di creare un ambiente di
apprendimento maggiormente aderente agli interessi ed ai linguaggi delle giovani
generazioni. Una didattica laboratoriale orientata verso lo sviluppo delle competenze, più
flessibile e “tecnologica” sarà anche un’efficace risposta alla dispersione scolastica.
Sulla stessa linea si collocano anche gli ITS (Istituti Tecnici Superiori) che sono stati
recentemente costituiti anche nelle Regioni del Sud. Si tratta di percorsi di formazione che
coniugano i bisogni delle aziende che partecipano con la Scuola e l’Università nelle aree
tecnologiche strategiche per la competitività del sistema produttivo. Nelle Regioni del Sud
sono stati costituiti 15 ITS e per i prossimi anni è previsto un ampliamento tale da creare,
anche nelle Regioni del Sud, percorsi formativi in stretto raccordo con il sistema produttivo.
Per quanto riguarda la manutenzione degli edifici scolastici esistenti nel Mezzogiorno, si
sottolinea che nell’aprile 2010 è stata aggiornata l’anagrafe dell’edilizia scolastica, che
raccoglie i dati relativi a tutti gli edifici scolastici e consente al MIUR di monitorare l’intero
patrimonio edilizio scolastico che nel Mezzogiorno presenta condizioni più svantaggiate.
Tale aggiornamento permette di individuare le situazioni più a rischio al fine di garantire il
tempestivo utilizzo delle risorse finanziarie a disposizione indirizzandole prioritariamente al
Sud, dove gli edifici scolastici presentano elementi di maggiore criticità.
A queste iniziative si affiancano due programmi:
Programma per l’avviamento alla ricerca scientifica e tecnologica riservato agli studenti
della scuola superiore presso università e strutture pubbliche di ricerca.
Programma di qualificazione e di avvio al lavoro per giovani con un basso livello di qualifica
(licenza media inferiore) in percorsi di apprendistato finalizzato al conseguimento di un
titolo di studio tecnico o professionale di livello secondario (qualifiche e diplomi).
4.3 INNOVAZIONE, RICERCA, COMPETITIVITA’
Strategia operativa
L’obiettivo del Piano è di accrescere l’efficacia dell’impiego delle risorse destinate al
settore. I fondi destinati alla ricerca e sviluppo tecnologico e all’innovazione nell’ambito della
politica di coesione 2007-2013 per le sole Regioni dell’Obiettivo Convergenza ammontano
complessivamente a quota pari al 28,8% del totale.
Queste risorse devono essere finalizzate ad interventi capaci di favorire le condizioni per la
valorizzazione economica delle attività di ricerca, pubblica e privata, e di innovazione realizzate al Sud e di
generare discontinuità nella specializzazione produttiva dell’area.
La direttrice fondamentale per le Regioni del Mezzogiorno consiste nel favorire un
riposizionamento strutturale, aumentando la quota di valore aggiunto prodotto in attività
innovative e accelerando la trasformazione produttiva della conoscenza generata nella ricerca
pubblica. Ciò implica il tentativo di valorizzare in chiave produttiva le aree di qualità internazionale
della ricerca, come pure di favorire nuovi processi di imprenditorialità innovativa.
In generale, si prevede di concentrare le risorse per il Mezzogiorno su pochi grandi interventi,
dove soggetti pubblici e privati operano con obiettivi condivisi di sviluppo tecnologico, per
realizzare interventi caratterizzati da : grande qualità scientifica di livello internazionale; mediolungo
orizzonte temporale; attendibile e verificabile capacità di generare valore industriale,
favorendo la nascita e/o la crescita e lo sviluppo di una industria innovativa e di una forte capacità
competitiva; consistente capacità di impiegare il migliore capitale umano disponibile, puntando
anche a generare occupazione di alto profilo professionale.
Il paradigma di riferimento è costituito dall’Istituto Italiano di Tecnologia che ha dimostrato come
sia possibile, adottando le migliori pratiche internazionali, conseguire l’eccellenza su scala
mondiale in un numero ristretto di domini tecnologici. L’adozione quale “best practice” di
riferimento di un’esperienza consolidata come quella di IIT e delle sue delle metodologie di
selezione, valutazione, reclutamento e gestione della ricerca e del budget di standard
internazionale è in grado di rendere efficace l’attuazione degli interventi previsti nel quadro di
questa priorità.
Tale approccio consentirà anche di meglio valorizzare i risultati e gli effetti delle iniziative generate
dai correnti Bandi del PON “Ricerca e Competitività” e altri interventi appositamente previsti per il
sostegno e finanziamento dello sviluppo della ricerca industriale dei Distretti tecnologici e dei
Laboratori pubblico-privati, nonché per il rafforzamento strutturale delle dotazioni scientifiche e
tecnologiche, e per le iniziative di osmosi Nord-Sud connesse alle integrazioni programmatiche per
il perseguimento di effetti di sistema.
Linee di intervento e progetti portanti
La strategia di rafforzamento delle basi scientifiche e tecnologiche del sistema economico e
produttivo meridionale è improntata a unitarietà, organicità e coordinamento delle iniziative, con
l’adozione di principi di competitività con i sistemi internazionali, e di massima collaborazione tra
istituzioni e sistema di ricerca pubblica e privata.
La realizzazione di tali obiettivi passa anche attraverso l’impiego del PON Ricerca e Competitività ,
che sarà utilizzato anche a sostegno di grandi infrastrutture di ricerca pan-europee localizzate nelle
Regioni Convergenza, in linea con le indicazione di ottimizzazione dei fondi strutturali per queste
finalità.
Il piano prevede la realizzazione di un numero limitato (tre/quattro al massimo) di “grandi
attrattori di investimenti ed intelligenze” su ambiti scientifici intorno ai quali dare impiego
alla grande quantità di talenti che continuano ad emigrare dal Mezzogiorno.
Gli attrattori sono individuabili nei Poli Integrati di Ricerca – Alta Formazione – Innovazione,
espressione di un forte e qualificato partenariato pubblico-privato.
Le specializzazioni dei Poli Integrati riguarderanno prioritariamente l’impatto delle tecnologie
strategiche abilitanti (materiali avanzati e nanotecnologie, ICT, biotecnologie) su:
manifatturiero del futuro;
salute dell’uomo;
economia dei servizi;
tutela dell’ambente e sviluppo di un turismo sostenibile.
Sotto l’aspetto istituzionale, lo stato giuridico dei poli integrati potrebbe variare da un “consortium
agreement”, ad organismi di ricerca o poli di innovazione codificati dalla nuova disciplina
comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore di Ricerca, Alta Formazione, Innovazione. I poli
avranno comunque un’autorevole struttura di governo e gestione caratterizzata da alta qualità del
management, con forte leadership impegnata “full time” nello sviluppo delle strategie e dei piani
operativi, regole trasparenti di organizzazione e collaborazione, obiettivi condivisi di breve, medio,
lungo periodo ed indicatori di valutazione delle performance, chiare regole di proprietà
intellettuale.
I Poli integrati di Ricerca-Alta formazione-Innovazione diventano i punti di riferimento per
integrare gli strumenti finanziari e gli interventi esistenti a sostegno della Ricerca-Alta formazione-
Innovazione, evitandone la dispersione e le frammentazioni incontrollate.
In aggiunta a questi interventi che hanno l’obiettivo di determinare forte discontinuità rispetto allo
status quo delle regioni meridionali, si renderanno più efficaci le iniziative, nonché le linee di
politica della ricerca e dell’innovazione sin qui seguite, nel corso della precedente e dell’attuale
programmazione comunitaria.La valorizzazione della conoscenza in chiave produttiva non può che
essere selettiva e concentrata. Per questo motivo, il Piano intende rendere operativo un
meccanismo di selezione e governo dei processi e l’adozione di un sistema di regole basato su:
a) forte selezione delle priorità;
b) procedure di selezione ex ante svolte da esperti indipendenti e/o da agenzie esterne (oltre che
da interni alle amministrazioni con funzioni di raccordo) sulla base di criteri il più possibile
standardizzati;
c) procedure di valutazione in itinere, svolte da soggetti esterni (con l’assistenza delle
Amministrazioni), sulla base del conseguimento di obiettivi intermedi (previsti dal bando) cui
collegare procedure di correzione e/o di revoca;
d) rafforzamento della valutazione ex post, anche attraverso l’adozione di un approccio contro
fattuale (inteso come confronto fra l’effetto delle politiche e quello che si sarebbe avuto senza
incentivi), se possibile costruendo adeguati campioni di controllo;
e) adozione, nel caso di programmi di più ampio impegno, di procedure a più stadi (fase di
candidatura di progetti e/o di soggetti, che abilita alla fase successiva ma è oggetto di
valutazione separata e trasparente) con conseguente successiva scelta con procedure negoziali
sui risultati intermedi, con opportuni indicatori, che costituiscono la condizione per
l’avanzamento del progetto e la prosecuzione del finanziamento.
Si sottoporranno infine a valutazione, attraverso apposite procedure di analisi e di verifiche dei
propri piani di sviluppo, anche con specifici audit scientifici e tecnologici le strutture di ricerca ed
innovazione (laboratori pubblico – privati, distretti tecnologici, poli tecnologici etc.) che hanno
beneficiato dei finanziamenti pubblici nazionali e comunitari a valere su programmi operativi
nazionali e regionali e predisposte nuove regole che presiedano alla selezione dei progetti ed alla
verifica in itinere della qualità delle realizzazioni. Credibilità ed efficacia di queste iniziative
dipendono prevalentemente dalla metodologia di selezione e dai criteri di costruzione delle
strutture.

5. LE 5 PRIORITA’ STRATEGICHE PER IL MIGLIORAMENTO DELL’AMBIENTE
SOCIO-ECONOMICO E DELLE CONDIZIONI IN CUI OPERANO CITTADINI E
IMPRESE
5.1 SICUREZZA E LEGALITA’
Strategia operativa
Per quanto riguarda la sicurezza, la prosecuzione dei programmi di interventi infrastrutturali e di
modernizzazione degli apparati di contrasto alla criminalità e il rafforzamento degli interventi per
la sicurezza degli appalti pubblici, saranno accompagnati da un forte impegno, finanziario e
strategico, per la formazione delle forze delle forze dell’ordine nel campo della prevenzione della
criminalità organizzata e dei fenomeni di complicità e collusione fra area legale e illegale.
Si potrà così dare seguito, con un volume adeguato di risorse umane, al presidio di tutte le altre
linee di intervento descritte in questo piano, rafforzando l’attività di prevenzione e bloccando il
tentativo di catturare le risorse pubbliche per finalità assolutamente contrarie a quelle di sviluppo,
come non di rado avvenuto in questi anni.
Specifica attenzione sarà rivolta al contrasto delle azioni della criminalità organizzata volte alla
promozione e allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
La strategia punta inoltre al rafforzamento della collaborazione di tutte le strutture preposte alla
sicurezza e di presidio a tutela dell’ordine pubblico sul territorio e con il sistema giudiziario.
In questo modo intende assicurare una presenza costante e visibile dello Stato per la tutela del
territorio e delle attività economiche e quindi la diffusione e valorizzazione della cultura della
legalità quale elemento di caratterizzazione degli interventi pubblici e privati.
Linee di intervento e progetti portanti
Gli interventi programmati si concentrano sulle seguenti linee di azione:
La prosecuzione dei programmi di interventi infrastrutturali per la sicurezza, con:
La costruzione di edifici per l’allocazione di uffici delle forze dell’ordine;
L’ammodernamento tecnologico (aggiornamento del sistema per il controllo del territorio
nelle regioni meridionali e insulari, realizzazione di interventi a favore dei Vigili del fuoco,
adeguamenti strutturali del sistema di accoglienza per immigrati, estensione della rete di
comunicazione radiomobile digitale interpolizie);
Il potenziamento dei sistemi informatici delle Prefetture-Uffici Territoriali del Governo delle
Regioni del Mezzogiorno.
Il rafforzamento degli interventi per la sicurezza degli appalti pubblici, attraverso la
promozione e attuazione dell’’integrazione dei sistemi informativi operanti presso le Prefetture nei
settori degli "Appalti”, delle “Grandi Opere" e delle "Certificazioni Antimafia", al fine di mettere a
punto un'unica “piattaforma” dalla quale accedere a tutte le informazioni utili relative alle
procedure di appalto ed ai soggetti partecipanti. E, inoltre con l’introduzione di nuove tecnologie di
comunicazione con gli uffici pubblici, la semplificazione procedurale, l’uso più esteso di
automatismi, per favorire un rapporto sempre più diretto e trasparente tra imprese e pubbliche
amministrazioni.
La realizzazione di azioni specifiche per la rimozione degli ostacoli all’attuazione degli
interventi e l’accelerazione della spesa delle politiche di coesione e di integrazione,
anche mediante l’utilizzo dello strumento della Conferenza permanente UTG, organo di ausilio del
Prefetto al quale partecipano i responsabili degli uffici statali periferici e i rappresentanti degli enti
locali e, nei capoluoghi regionali, della regione.
L’attuazione di un Piano straordinario di lotta al lavoro sommerso, a partire dai settori a
maggiore incidenza, con il coinvolgimento delle Parti sociali e degli enti locali, in collaborazione
con gli Istituti previdenziali, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza e l’Arma dei Carabinieri.
L’obiettivo è migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’azione ispettiva attraverso la programmazione
dell’attività di vigilanza su obiettivi concreti, coordinando e ottimizzando l’utilizzo delle risorse
disponibili. Si tratta di dare seguito a quanto, già nel 2008, il Ministero del lavoro e delle politiche
sociali ha predisposto con una direttiva ai servizi ispettivi che ha reindirizzato e riqualificato
l’attività di vigilanza verso la prioritaria repressione del lavoro sommerso e la contestazione di
violazioni sostanziali rispetto a quelle puramente formali.
Diffusione del cosiddetto “buono lavoro”, che consente di far emergere, in settori come
l’agricoltura e il turismo e con particolare attenzione nel Mezzogiorno, importanti sacche di lavoro
nero la cui regolarizzazione garantisce tutele ai lavoratori nonché costi e oneri agevolati per le
imprese.
La promozione di un’azione di potenziamento della “filiera della legalità”, attraverso
sorveglianza informatizzata, prevenzione delle infiltrazioni nell’economia regolare, lotta al racket e
all’usura, sorveglianza e prevenzione dei fenomeni di devianza giovanile.
5.2 CERTEZZA DEI DIRITTI DELLE REGOLE
Strategia operativa
Il Piano nazionale per il Sud si propone di migliorare la qualità del sistema giustizia del
Mezzogiorno al fine di contribuire ad accrescere la percezione di legalità e sicurezza, ad assicurare
migliori condizioni di qualità della vita a chi vive e lavora nel Mezzogiorno, a garantire condizioni
di maggiore “certezza contrattuale” al fine di creare un ambiente economico più ricettivo per
investimenti e più favorevole per lo sviluppo.
Il buon funzionamento del sistema giustizia è decisivo in quanto (con particolare anche se non
esclusivo riferimento alla giustizia civile) :
servizio collettivo essenziale per garantire certezza del diritto e percezione di presenza e
funzionamento dello Stato;
servizio collettivo con rilevanza economica diretta attraverso la definizione di condizioni di
maggiore certezza contrattuale, ovvero di un ambiente favorevole a maggiori investimenti
(anche dall’esterno) e a una maggiore tempestività degli interventi
garanzia di legalità e quindi di un ambiente favorevole allo sviluppo, miglioramento del
benessere e della qualità della vita dei cittadini.
Esistono rilevanti divari territoriali nel funzionamento della giustizia civile nel nostro Paese,
evidenti alla luce della variabile “durata dei procedimenti”. Analisi specifiche del fenomeno
indicano in particolare che il ritardo del Mezzogiorno dipende da fattori concomitanti, quali: i)
eccesso di domanda: indice di litigiosità comparativamente più elevato; ii) non efficienza
dell’offerta: durata dei procedimenti comparativamente più elevata; iii) rilevanza quantitativa dei
procedimenti pendenti. Sono quindi questi i fattori su cui agire.
Gli strumenti con i quali intervenire - oltre ovviamente le misure già intraprese dal Governo per la
semplificazione del processo civile e contenute nella legge 18 giugno 2009 n.69 (recante
“Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di
processo civile”) – sono una serie di azioni finalizzate tese ad aggredire i nodi che impediscono il
conseguimento di livelli più elevati di efficienza della giustizia civile nel Mezzogiorno.
L’accelerazione dei progetti di informatizzazione degli uffici giudiziari del Mezzogiorno e la
diffusione dei processi di digitalizzazione delle procedure possono dare un contributo decisivo a
migliorare l’efficienza del sistema giudiziario meridionale e al superamento dei suoi ritardi in
particolare nel funzionamento e nella riduzione dei tempi della giustizia.
Linee di intervento e progetti portanti
L’obiettivo di conseguire livelli di maggiore efficienza del sistema giustizia civile nel Mezzogiorno
viene quindi perseguito attraverso una serie di azioni convergenti, che riguardano in particolare:
l’attuazione di un piano straordinario per lo smaltimento dei procedimenti
pendenti;
l’accelerazione nel Mezzogiorno della riforma sull’obbligo di procedure
conciliatorie al fine di ridurre l’indice di litigiosità;
l’aumento della qualità dell’offerta del servizio giustizia attraverso l’attivazione di
meccanismi incentivanti il miglioramento della performance (in termini di durata
media dei procedimenti attraverso il riferimento a benchmark di funzionamento virtuosi a
livello nazionale)
Per quanto riguarda l’obiettivo del miglioramento tecnologico si intende attuare il progetto,
sviluppato dal Ministero di Grazia e Giustizia, per la creazione di una infrastruttura
tecnologica per l’effettiva ed efficiente attuazione del processo civile telematico.
Il progetto prevede la realizzazione di centri di servizio, localizzati nelle regioni del Mezzogiorno,
presso i quali concentrare tutta l’infrastruttura hardware e software per l’erogazione da remoto,
con modalità standardizzate e sicure, dei servizi e delle funzioni informatiche necessarie allo
svolgimento del processo civile telematico.
Anche sul fronte del processo penale, strategico è l’investimento finalizzato ad offrire strumenti agli
Uffici Giudiziari che possano essere di ausilio alle Procure e contribuire all’efficientamento del
Sistema.
In questo senso, si intende favorire nelle realtà giudiziarie delle Regioni meridionali la creazione e
diffusione di iniziative di dematerializzazione dei fascicoli processuali al fine della conservazione
sostitutiva e di gestione documentale digitalizzata.
La realizzazione di tali interventi è finalizzata, oltre al contenimento di costi per liberare risorse per
ulteriori investimenti e per il potenziamento dell’attività degli Uffici Giudiziari, anche a contribuire
alla modernizzazione degli Uffici stessi per rendere più efficiente l’azione giudiziaria e rafforzare la
fiducia della collettività verso le istituzioni in territori dove, spesso, viene lamentata una percezione
di assenza dello Stato.
5.3 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PIU’ TRASPARENTE ED EFFICIENTE
Strategia operativa
Il Piano nazionale per il Sud assume come obiettivo decisivo quello di rendere più capace e più
moderna la pubblica amministrazione che opera nel Mezzogiorno. Ciò come condizione essenziale
di miglioramento della competitività del sistema socioeconomico meridionale e come elemento
decisivo per accrescere l’efficacia delle politiche di sviluppo.
Dalla qualità della Pubblica amministrazione meridionale e dalla sua capacità di interpretare il
cambiamento che i tempi nuovi impongono dipende, infatti, in larga misura il successo del Piano
nazionale per il Sud.
Una pubblica amministrazione che funziona – che agisce in modo corretto ed efficiente e che
produce servizi pubblici collettivi – è al tempo stesso presupposto e risultato della politica
regionale e di coesione. Ne è presupposto in quanto solo una pubblica amministrazione che
funziona e che agisce secondo principi di trasparenza e orientamento al risultato è in grado di
gestire politiche complesse quali quelle definite dal QSN 2007-2013 e ora dal Piano nazionale per il
Sud. Ne è anche risultato in quanto fra gli obiettivi della politica regionale e del Piano nazionale per
il Sud è rilevante quello che mira al miglioramento delle capacità della pubblica amministrazione.
La strategia punta quindi a definire e a costruire le condizioni necessarie per garantire efficacia
nell’azione pubblica in particolare per il conseguimento degli obiettivi della politica regionale e di
coesione.
Si tratta quindi di rafforzare il percorso già intrapreso: per rendere l’azione della pubblica
amministrazione improntata a criteri di semplificazione ed efficienza; per aumentare la
trasparenza dell’azione pubblica nei confronti dei cittadini, delle imprese e delle rappresentanze
degli interessi socio economici; per consentire alla collettività in generale una conoscenza adeguata
sulle scelte dell’amministrazione e sui risultati di tali scelte fatte.
Nell’ambito di tale strategia nel Mezzogiorno assume inoltre particolare rilevanza l’obiettivo di
aumentare la capacità della Pubblica Amministrazione secondo principi improntati a un’etica
dell’azione pubblica che comprende non solo il rispetto delle regole e della legalità ma anche la
piena assunzione della responsabilità rispetto ai risultati, in termine di servizi pubblici per cittadini
e imprese, che è chiamata a conseguire.
Linee di intervento e progetti portanti
L’attuazione di questa priorità prevede il rafforzamento di un mix di interventi diversi, in larga
parte già in corso, convergenti verso gli obiettivi prima delineati.
Anticipando il nuovo indirizzo della politica comunitaria, il complesso di interventi prefigurati dal
Piano deve essere accompagnato da un’attenzione assai più forte ai risultati, misurando attraverso
opportuni indicatori gli obiettivi fissati e gli stati di attuazione e valutando l’effettivo impatto degli
interventi. A tale scopo:
Verrà previsto che per ogni progetto siano individuati gli indicatori di risultato appropriati a
focalizzare in modo misurabile l’obiettivo perseguito e che i soggetti attuatori si diano carico
della raccolta e della comunicazione pubblica dei dati relativi, secondo modalità predefinite.
Le amministrazioni attuatrici si impegneranno inoltre ad avviare, ogniqualvolta possibile la
valutazione di impatto dell’intervento stesso, già in sede di suo disegno.
Per assicurare che le amministrazioni pubbliche centrali e locali interessate dispongano delle
competenze tecniche necessarie a raggiungere tali obiettivi, le risorse di assistenza tecnica dei
programmi verranno orientate a sostenere il necessario investimento in risorse umane.
Su un piano più generale di miglioramento qualitativo dell’amministrazione pubblica, ruolo
centrale assumono le azioni volte a migliorare la qualità e l’organizzazione del lavoro
pubblico principalmente attraverso: i) misurazione e valutazione dei risultati e del grado di
soddisfazione di cittadini e imprese e dell’efficienza del processo di produzione dei servizi erogati;
ii) semplificazione amministrativa per le imprese e le famiglie; iii) meccanismi che favoriscano la
mobilità all’interno e tra le amministrazioni migliorando l’efficienza dell’allocazione e
dell’organizzazione delle risorse umane e professionali; iii) programmi di formazione mirata per il
miglioramento delle capacità tecnico-amministrative del personale; iv) la valorizzazione del merito
e dell’impegno; v) lo sviluppo di una serie di progetti di e-government; vi) la riduzione del digital
divide e la diffusione dell’innovazione.
L’accelerazione nel Sud degli aspetti di innovazione della riforma della Pubblica Amministrazione
(DLgs 150/2009) in particolare attraverso la diffusione degli strumenti manageriali per la sua
implementazione e la loro sperimentazione in un numero ridotto di amministrazioni del
Mezzogiorno.
La diffusione nel Mezzogiorno degli strumenti per rafforzare la capacità di valutare e gestire la
soddisfazione degli utenti dei servizi pubblici ai fini del miglioramento della qualità degli stessi
(progetto “Mettiamoci la faccia” nelle regioni del Mezzogiorno)
La realizzazione di specifiche azioni volte a migliorare la dotazione di capitale umano a
disposizione delle Amministrazioni che operano al Sud. In particolare, si prevede di consolidare
l’offerta formativa di tipo Master e di promuovere logiche partenariali di lunga durata nei rapporti
tra Università e Amministrazioni, anche avvalendosi delle competenze del Formez.
Il rafforzamento della capacità della Pubblica Amministrazione di operare secondo principi di
semplificazione, trasparenza, legalità e responsabilizzazione rispetto ai risultati (progetto “ETICA”
per la Pubblica Amministrazione nel Mezzogiorno).
Il rafforzamento nelle Amministrazioni centrali e regionali che operano per l’attuazione del Piano
nazionale per il Sud delle strutture tecniche specialistiche in grado di assicurare adeguate funzioni
di analisi, valutazione e selezione degli interventi (progetto “Sistema nazionale di valutazione”).
La realizzazione di un nuovo modello di amministrazione digitale per il Mezzogiorno (EGovernment)
per rendere più efficienti e trasparenti le amministrazioni e migliorare la qualità dei
servizi erogati a cittadini e imprese, accelerandone il processo di modernizzazione nei settori della
giustizia, della salute, della scuola e dell’università.
Si prevede di accelerare nel Mezzogiorno l’effettiva interoperabilità tra Amministrazioni, la
standardizzazione delle procedure e la dematerializzazione dei processi attraverso la diffusione di
strumenti quali il protocollo informatico, la posta elettronica certificata, la firma digitale. In
particolare, sono programmati: la diffusione di servizi tecnologici avanzati per la didattica e la
semplificazione dei rapporti tra strutture educative, famiglie, studenti e docenti; l’ottimizzazione
dei processi di prescrizione e prenotazione in ambito sanitario; l’automazione per la riduzione dei
tempi dei processi penali e civili.
L’attuazione di una digital agenda, avvalendosi delle competenze dell’Agenzia per la diffusione
delle tecnologie per l’innovazione e di Digit PA, finalizzata: i) alla diffusione della cultura digitale in
particolare tra le piccole e medie imprese e i gruppi sociali svantaggiati; ii) alla creazione di un
ambiente innovativo, favorendo l’afflusso di capitale di rischio verso le imprese innovative,
introducendo nuove formule di procurement pubblico orientate alla promozione della R&S e anche
stimolando lo sviluppo di centri di eccellenza; iii) all’utilizzo strategico di ICT per la gestione del
territorio.
5.4 UN SISTEMA FINANZIARIO PER IL TERRITORIO: LA BANCA DEL
MEZZOGIORNO
Strategia operativa
Le condizioni di contesto del Sud rendono difficoltoso l’accesso al credito anche delle imprese
meritevoli, soprattutto quelle di piccola e media dimensione. Senza incidere sul bilancio pubblico, è
possibile promuovere l’accesso al credito attraverso un’ottimizzazione dei processi, degli strumenti
e delle risorse europee disponibili.
La costituzione di una banca di sviluppo regionale dedicata al Mezzogiorno è un elemento chiave di
tale strategia.
Linee di intervento e progetti portanti
La Banca del Mezzogiorno opererà come istituzione finanziaria di secondo livello, attraverso
una rete di banche sul territorio che diverranno socie nonché utilizzando la rete degli sportelli di
Poste Italiane. A tal fine l’azione del Governo mira a coinvolgere nell’azionariato un’ampia rete di
banche con un forte radicamento territoriale, quali le banche di credito cooperativo e le banche
popolari. La Banca del Mezzogiorno ha tre missioni principali:
1. sviluppare il credito a medio-lungo termine per favorire la nascita e l’espansione di
piccole e medie imprese; a tal fine svolgerà un ruolo di supporto e di consulenza alla
rete di banche socie;
2. essere banca di garanzia, per facilitare l’accesso al credito tramite gli sportelli della rete
aderente alla Banca, nonché svolgere il ruolo di facilitatore per l’aggregazione dei
Consorzi di Garanzia Fidi al fine di potenziarne l’efficienza;
3. essere un primario operatore nella gestione di strumenti di agevolazione, a carattere sia
nazionale che sovranazionale, anche offrendo consulenza e assistenza alle piccole e
medie imprese per il loro utilizzo.
La Banca del Mezzogiorno potrà anche ambire a gestire, secondo gli attuali indirizzi comunitari, un
Fondo rotativo JEREMIE ((Joint European REsources for MIcro to medium Enterprise) per il
Mezzogiorno, volto a sostenere credito agevolato, capitale di rischio e garanzie. Il Fondo non
opera con la logica del fondo perduto ma come fondo rotativo per sostenere: i) credito agevolato; ii)
capitale di rischio; iii) garanzie. Il Fondo ha carattere rotativo e consente quindi di creare un bacino
di risorse che potranno essere reinvestite più volte e che al termine del ciclo di programmazione, se
impiegate, rimarranno nella disponibilità delle Regioni del Mezzogiorno.
Con questa iniziativa si intende promuovere la responsabilità imprenditoriale e la cultura di
mercato nelle PMI beneficiarie, abbandonando la logica dei contributi a fondo perduto. L’accesso ai
finanziamenti si baserà infatti sulla valutazione del merito di credito da parte di istituzioni
finanziarie, permettendo la selezione di imprese sane, efficienti e con prospettive di crescita.
Un contributo potrà infine venire dal potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI,
dando piena attuazione all’art. 11 del D.l. n. 185/2008, consentendo al Fondo di garantire non solo
i singoli crediti ma portafogli di crediti, estendendo l’applicazione delle procedure automatiche di
ammissione alla garanzia per le aziende che rispettino determinati parametri economico-finanziari,
e rendendo più efficiente il rapporto con i Confidi.
5.5 SOSTEGNO MIRATO E VELOCE PER LE IMPRESE, IL LAVORO E
L’AGRICOLTURA
Strategia operativa
Semplificazione, concentrazione e automaticità sono le parole chiave che delineano la riforma degli
incentivi per le imprese nel Mezzogiorno. L’obiettivo del Piano Nazionale per il Sud è di attivare un
sistema degli incentivi che favorisca la crescita dimensionale delle imprese meridionali che
incontrano, invece, ostacoli molto forti legati anche ai costi unitari aggiuntivi e all’incertezza
propria del contesto.
Per il sistema agricolo meridionale il Piano intende definire, anche attraverso un più efficace
coordinamento interregionale, linee strategiche di sviluppo ed azioni di sistema in grado, in
raccordo con la programmazione regionale, di creare un sistema consolidato di relazioni tra le
imprese agricole, nella logica di strutture intersettoriali, maggiormente flessibili e promuovere la
cultura dello sviluppo sostenibile del territorio.
Allo stesso tempo, il Piano prevede l’adozione di sistemi incentivanti per accrescere la produttività
del lavoro e la partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Linee di intervento e progetti portanti
Il riordino degli incentivi persegue i seguenti indirizzi generali:
o una drastica riduzione delle leggi di incentivazione vigenti (ce ne sono circa 100 a livello
nazionale e circa 1400 a livello regionale): con la riforma vengono eliminate oltre 30 leggi o
forme di incentivazione diverse, che sono ricondotte ad un quadro normativo unitario ed
organico;
o la semplificazione delle procedure attraverso l’utilizzo di modalità telematiche;
o la flessibilità nella definizione degli strumenti d’intervento;
o il raccordo con le Regioni;
o l’introduzione, in particolare per le piccole e medie imprese, di modalità semplificate di
presentazione delle domande per l’accesso alle agevolazioni e di fruizione degli aiuti.
Gli interventi a sostegno del sistema produttivo disciplinati con il decreto legislativo sono definiti
con un decreto del Ministro dello Sviluppo economico con cui si individuano con cadenza triennale
gli obiettivi da perseguire, le tipologie di interventi da attuare, le risorse da assegnare ai singoli
obiettivi.
La programmazione è quindi specificata mediante un decreto del Ministro annuale, che individua
gli interventi da adottare e le risorse destinate a ciascuno di essi.
La riforma riordina gli incentivi in tre categorie: gli incentivi automatici (con preferenza per
l’utilizzo di strumenti di fruizione quali bonus fiscale voucher); bandi per il finanziamento di
programmi organici e complessi; procedure negoziali per il finanziamento di grandi progetti
d’investimento (oltre i 20 milioni di euro).
Nel complesso si delinea un intervento che dedica particolare attenzione alle finalità di sostegno
alle piccole e medie imprese, di promozione delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione, di
riequilibrio territoriale della crescita.
Nell’attuale particolare situazione economica, dove sono necessari interventi urgenti e certi, non
subordinati a procedure complesse, gli interventi di incentivazione devono essere il più possibile
concentrati in una sola agevole modalità, quella dei crediti d’imposta.
Contemporaneamente verrà promosso il ricorso diffuso alla fiscalità di vantaggio – modifica, fino
ad azzeramento, dell’aliquota IRAP, in ogni Regione del Sud – che è stata introdotta come
anticipazione del federalismo fiscale dall’art 40 del Decreto Legge 78/2010.
A questi si aggiungono alcuni meccanismi che hanno già dimostrato di funzionare bene quali i
fondi di garanzia per le PMI; gli incentivi per auto imprenditorialità ed auto impiego da utilizzare
anche in chiave di sostegno alle crisi settoriali nonché all’imprenditoria femminile a favore della
quale è prevista, anche in attuazione del Codice delle pari opportunità ed in collaborazione con il
sistema bancario, la creazione di uno specifico strumento di incentivazione.
Per il sistema agricolo meridionale gli interventi prioritari riguardano:
la creazione di una rete di servizi materiali e immateriali più efficiente del Mezzogiorno
attraverso il ripristino del sistema dei Consorzi Agrari come condizione per un sistema di
costi più competitivo, mutuando l’esperienza positiva della progettualità già avviata e
sperimentata nelle regioni del Centro-Nord;
il miglioramento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese, potenziando
la capacità finanziaria del Fondo di garanzia nazionale istituito dall’art. 17 del D.L.vo
102/2004 e favorendo la concessione di garanzie suppletive tramite il rafforzamento
patrimoniale dei CONSORZI FIDI AGRICOLI;
il sostegno alla nascita di giovani imprese attraverso interventi di ricambio generazionale
l’attuazione del regime di aiuti relativo alle agevolazioni per l'insediamento di giovani in
agricoltura;
la realizzazione di accordi di filiera interregionali, per assicurare azioni di sistema
necessarie per competere sui mercati nazionali ed esteri.
Per quanto riguarda il lavoro, sono previsti:
sistemi di incentivazione degli accordi territoriali e aziendali mirati ad un incremento della
produttività del lavoro tramite misure di detassazione e decontribuzione delle parti di salario
legate ad aumenti di produttività.
la promozione dell'inserimento lavorativo delle donne mediante strumenti ad esse dedicati,
quali i contratti di inserimento che saranno oggetto di un negoziato con la Commissione
Europea al fine della loro adozione definitiva.

6 . ATTUAZIONE DEL PIANO
L’attuazione del Piano nazionale per il Sud si avvale, nell’ambito pluriennale di riferimento, del
complesso di programmi e di risorse della politica regionale di coesione, comunitaria e nazionale, e
quindi delle risorse di tale politica che possono essere programmate o ri-programmate, secondo le
regole vigenti e secondo i principi stabiliti nella delibera Cipe del 30 luglio 2010 ed in quelle
conseguenti per la realizzazione delle priorità strategiche che il Governo individua nel presente
documento. Si avvale altresì delle risorse ordinarie in conto capitale convergenti verso il
conseguimento di tali priorità nonché delle risorse private mobilitabili per l’attuazione di specifici
progetti e interventi.
L’attuazione del Piano si realizza attraverso le seguenti fasi:
o Per ciascuna delle priorità indicate, il Ministro per i rapporti con le Regioni e la coesione
territoriale
di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze e con i Ministri di volta
in volta interessati, entro 30 giorni dall’approvazione del presente documento, propone al
CIPE che delibera in ordine a:
- le modalità specifiche (programmi, linee di intervento, progetti) attraverso le quali si
conseguono gli obiettivi per ogni priorità e il relativo cronogramma;
- i risultati attesi dall’attuazione della priorità,
- il sistema di responsabilità istituzionale (per singola amministrazione) attuativo della
priorità con l’indicazione e la sottoscrizione puntuale dei relativi impegni ad operare
in tempi certi;
- il quadro finanziario articolato per le risorse (fondi comunitari e nazionali aggiuntivi,
risorse ordinarie convergenti verso gli obiettivi di priorità).
o Completamento delle verifiche previste dalla delibera di ricognizione delle risorse FAS 2000
– 2006 e delle risorse liberate (Delibera Cipe del 30 luglio 2010) ;
o Avvio della riprogrammazione dei fondi per il Sud di fonte nazionale e comunitaria,
secondo distinte modalità.
In particolare, per quanto riguarda i fondi nazionali, con l’approvazione di una delibera da
parte del Cipe contenente gli indirizzi e criteri per la riprogrammazione delle risorse
derivanti dalla ricognizione e di quelle della programmazione 2007 – 2013 non ancora
impegnate. La Delibera deve indicare principi e criteri per l’utilizzazione e la concentrazione
delle risorse nazionali della programmazione 2007 – 2013 in aggiunta a quelle derivanti
dalla ricognizione svolta a luglio di quest’anno; e identificare nuovi e rafforzati strumenti di
attuazione degli interventi che consentano una chiara identificazione di ruoli e
responsabilità e condizioni per l’esercizio del potere sostitutivo regolato dallo schema di
decreto legislativo ex art. 16 della legge 42/09.
Per quanto riguarda i fondi comunitari, mentre la proposta di riprogrammazione dei fondi
assegnati ai Programmi Operativi Nazionali conseguirà immediatamente dalle decisioni
strategiche del CdM, la traduzione di queste decisioni in proposta di riprogrammazione dei
fondi dei Programmi Operativi Regionali sarà concertata secondo la prassi comunitaria.
o Approvazione del decreto legislativo di attuazione dell’articolo 16 della Legge n. 42 del 2009
in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri
economici e sociali (art.119 comma quinto della Costituzione);
o Adozione del decreto interministeriale di attuazione dell’articolo 22 della Legge n. 42 del
2009 in materia di perequazione infrastrutturale.
Il Piano nazionale per il Sud è aggiornato annualmente, sulla base della valutazione del suo
avanzamento attuativo, nel rispetto dei criteri contenuti nel presente documento.
07 Dicembre 2010: 20.47
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