sabato 8 gennaio 2011

Confindustria? Elefantiaca e inutile. Il mondo cambia, deve capire di più le imprese

Mario Carraro, industriale veneto e presidente dell’omonimo gruppo internazionale: "Fincantieri ha ragione, non è rappresentata. Trieste e Gorizia devono fondersi per fare massa"
di Giulio Garau.


TRIESTE. L’economia globale è cambiata, ha subito una rivoluzione. La stessa rivoluzione che ci dovrà essere anche per Confindustria. Il giudizio di Mario Carraro, industriale veneto e presidente dell’omonimo gruppo internazionale, è netto.
Sull’onda delle provocazioni dell’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, non ha dubbi nemmeno sulla scelta della Fincantieri di uscire da Confindustria. «Ha ragione il colosso cantieristico di non sentirsi adeguatamente rappresentato, con Gorizia poi ha davvero poco da dividere». Ci sono troppe «forze antagoniste» dentro l’associazione degli imprenditori, bisogna cambiare e soprattutto «abbiamo bisogno di farci capire».

Sergio Marchionne ha aperto un varco ed ora le aziende fanno la fila per seguirlo
Io so cosa pensa Marchionne, ha sempre guardato con distacco Confindustria, penso a quante offerte gli hanno fatto per entrare ma lui ha detto di no. Ho anche avuto un lungo colloquio con Paolo Fresco su questo tema e mi ha detto che negli Usa gli chiedono spesso a cosa serva Confindustria.

Cos’è che non va in Confindustria?
È un’organizzazione pletorica ed elefantiaca, non funziona e noi abbiamo bisogno di farci capire. Ho sentito che Trieste e Gorizia pensano di fondersi. Altro che pensare! Devono fondersi. L’ho detto nel Veneto anche per Rovigo e Padova, ma anche per Belluno e Treviso. Serve massa critica per dare i servizi essenziali.

Cosa intende dire?
Guardi cosa sta succedendo. L’associazione si chiama Confindustria, ma chi vi appartiene non è più un’industriale, si chiama imprenditore. Prima dominava il sistema manifatturiero, oggi è cambiato tutto, c’è stata una rivoluzione economica e tecnologica. È tutto diverso. E anche per i servizi di sussidiarietà, penso all’export, all’innovazione e ai vari consorzi. Non riusciamo a garantire i servizi essenziali.

Ci faccia capire meglio, con un esempio.
Molto semplice, penso a quando sono stato presidente del Consorzio export veneto. Erano gli anni ’90 e si facevano tante missioni in Albania con le varie assindustrie. Ma con una sola Assindustria si sarebbe potuto andare in Cina.

La sua diagnosi?
C’è stata una rivoluzione nell’economia e dunque ci deve essere anche una rivoluzione delle rappresentanze di Confindustria.

E cosa dovrà fare questa ”nuova” Confindustria?
Non è tanto il fatto che è cambiata l’economia, il problema è soprattutto di capire come io imprenditore e industriale dovrò cambiare. Bisognerà tenere botta molto bene, con la struttura e i processi produttivi, lavorare insieme non per i prossimi 3-4 anni, ma per i futuri 30-40.

Come dovrà cambiare la rappresentanza degli imprenditori?
Tra 10 anni dovrà assomigliare poco a quella attuale, ma soprattutto Confindustria dovrà sin d’ora approfondire i temi rilevanti del cambiamento in maniera rigorosa e approfondita. Il peggio della crisi è passato, ma bisogna una volta per tutte riconoscere che è stata superiore a quanto si è dichiarato. E gli imprenditori dovranno avere il coraggio di dire quanto dovremo cambiare ancora.

Anche nei rapporti con i lavoratori. Sembra che la Fiom abbia fatto scoppiare il bubbone che covava.
Sul fronte della Fiom penso che spesso ci sia più intellettualismo che sindacalismo. Procedere su basi ideologiche credo sia pericoloso. Guardi l’ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati. Dice che c’è carenza di democrazia perchè non c’è rappresentanza dei lavoratori. Non è affatto vero. E negli Usa allora? Proprio loro non possono essere accusati di carenza di democrazia. E dire che ci sono fabbriche negli Stati Uniti dove non ci sono sindacati e quelli che vi lavorano sono pagati di più se non sono sindacalizzati. Si vuole eliminare la spada di Damocle degli scioperi.

Quello a cui punta Marchionne.
Attenzione, non creda che Marchionne abbia una strada facile davanti a se e lui lo sa bene. Il suo merito, con i suoi attacchi, è stato quello di sparigliare le carte per far riflettere tutti. Una provocazione che punta a provocare una serie di iniziative per correggere il cammino che stiamo facendo. L’economia è cambiata, c’è stata una rivoluzione. E dunque dobbiamo cambiare tutti: imprenditori, lavoratori, sindacati e Confindustria.

Nessun commento: