giovedì 24 febbraio 2011

Federali del Mattino. Avanzano i cinesi. Rocco Papaleo li ha portati forse inconsapevolmente all'attenzione di massa. Il Pdl si smarca: Mai stipulato accordi con l'Svp. D'Alema impreparato. Tremonti: “Il Nord est e ovest è la Regione più ricca d’Europa. Il Centro nord, compreso il Lazio e Roma, è un’area più ricca di Germania, Francia e Inghilterra. Una prova evidente ed empirica di forza della regione e della Capitale del nostro Paese. Il differenziale è nel mezzo”. 24 febbraio 2011.

Sezione Forza Oltre padania:
Bozen. Senato: alla Svp mancano i numeri.
Bozen. Venezia e Nordest capitale della cultura: a Bolzano nasce il comitato fondatore.
Bozen. Bolzano: nelle scuole elementari italiane il 20% di stranieri, in quelle tedesche solo il 5%.
Belluno. Belluno: la crisi delle cooperative tra tagli e concorrenza.
San Marino. La questione frontalieri sul tavolo di Tremonti.
San Marino. Comuni della Valmarecchia: “San Marino ponga fine alla politica discriminatoria”

Sezione padani:
Treviso. Il leghista Stival: "Mitra contro i profughi libici".
Roma. Il deputato Massimo Bitonci (Lega): ora si riconosca e valorizzi la lingua veneta.
Lombardia. In Lombardia è boom di centri benessere. Avanzano i cinesi.

Sezione non è Chicago, ma nemmeno Lourdes:
Genova. Affitti, sanatoria per 560 famiglie.
Genova. Com’è noir la città di Genova.
Bologna. Quel miracolo del Risorgimento che ha spinto l'Italia verso il futuro.

Sezione quelli che bevono, a Roma di nascosto:
Roma. Tremonti: Italia solo grande paese duale in Ue ma non sarà mai diviso.
 
Sezione hub tossico:
Guglionesi. Basso Molise. E’ tra i siti piu’ tossici d’Italia: da vent’anni aspetta la bonifica.
Massimo, le poesie di Nichi e la gaffe.
Potenza. Basilicata hub energetico? Intenzioni: molte. I fatti: li aspettiamo.
 
Sezione e’ l’Italia, bellezza!:
Italiani a Tripoli, manca l'assistenza del Consolato.
Bozen. Senato: alla Svp mancano i numeri. BOLZANO. I tre senatori Svp devono stare uniti e il gruppo deve essere bilanciato politicamente. Questo il "diktat" imposto dal partito a Helga Thaler, Manfred Pinzger e Oskar Peterlini. Ieri in aula sono ricominciati i lavori e quindi le trattative. I due senatori dell'ala economica Svp dovranno riuscire a convincere Peterlini e altri sette colleghi a venire con loro, ma non si prospetta una cosa semplice. Intanto infuriano le polemiche e il Pdl si smarca: «Mai stipulato accordi con l'Svp», assicurano Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vice del Pdl in Senato.
LE TRATTATIVE. La scissione dal gruppo dell'Udc tra le altre cose è nata dal mancato rispetto degli accordi che prevedevano il passaggio della presidenza a Manfred Pinzger. Un passaggio che garantisce più mezzi a disposizione (ad esempio in termini di personale) e anche più tempo per parlare in aula. Far parte di un gruppo in Senato e presiederlo, sono dunque due cose diverse. Thaler e Pinzger spiegano però che la nascita di un nuovo gruppo è necessaria soprattutto da un punto di vista politico: «A Roma dobbiamo restare autonomi e liberi, questo è stato ribadito anche dal nostro direttivo. La nostra linea di restare fuori dai blocchi politici e dunque anche dal terzo polo è stata pienamente confermata. Non sarà facile costituire un gruppo equidistante dagli schieramenti, ma faremo tutto il possibile per riuscirci».
POLEMICA CON L'UDC. A proposito di personale a disposizione, scoppia la polemica con l'Udc per il licenziamento dei collaboratori dell'Svp deciso dal capogruppo Gianpiero D'Alia. «Me lo ha chiesto Pinzger per avere a disposizione il proprio personale in vista della costituzione del nuovo gruppo», spiega D'Alia. Pinzger replica a muso duro: «Affermazioni assurde, sarebbe un vile atto verso i collaboratori». Ma D'Alia non molla: «Nessuna motivazione politica da parte mia, ma solo l'assolvimento di precisi obblighi sollecitati dal
vicecapogruppo vicario». In attesa di capire come finirà, le procedure di licenziamento sono state congelate.
SVP DIVISA. «Non sarà facile», ammettono Pinzger e Thaler. Anche perché Peterlini non intende collaborare: «Se riescono a formare un gruppo equilibrato va bene, ma io dal centro non mi sposto. Non cambio bandiera», assicura. Persa anche la possibilità di arruolare il senatore trentino Claudio Molinari che ieri ha comunicato di aver lasciato il Pd per passare all'Api di Rutelli. Peterlini spiega che «con l'Api sarebbe pensabile collaborare, ma in questo momento non sarò certo io a muovermi», ma questa è un'ipotesi che non piace a Thaler e Pinzger. E intanto anche l'aostano Fosson potrebbe decidere di non aderire al nuovo gruppo: «A me ha detto che non intende farlo», rivela Peterlini.
GASPARRI SI DEFILA. Proprio il ruolo di Fosson avrebbe dovuto essere al centro di una cena - poi saltata - tra Pinzger e il senatore del Pdl Massimo Palmizio: Fosson avrebbe voluto almeno la vicepresidenza del nuovo gruppo. Voci che però i vertici del Pdl in Senato si affrettano a smentire: «Ci teniamo a ribadire che non abbiamo mai stipulato accordi che potessero comportare lo spostamento a destra dell'Svp. L'unica cosa che si comprende con certezza è che per Peterlini l'autonomia è sinonimo di sinistra, mentre per noi significa rispettare la volontà dell'Svp di decidere di volta in volta a seconda delle circostanze la posizione da assumere», dichiarano il capogruppo Maurizio Gasparri e il suo vice Gaetano Quagliariello.
Bozen. Venezia e Nordest capitale della cultura: a Bolzano nasce il comitato fondatore. BOLZANO. Si firmerà domani a Bolzano alle 11 nella sede del Museo d'arte moderna e contemporanea Museion l'atto costitutivo del Comitato Fondatore per la candidatura di Venezia e del Nordest a capitale europea della cultura 2019, che andrà presentata entro il 2012. Il protocollo d'intesa, sottoscritto a Venezia l'1 dicembre scorso da Comune e Provincia di Venezia, Regione del Veneto, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, per l'avvio del progetto prevede infatti la costituzione di un comitato dei fondatori, composto dai sei enti firmatari e supportato da un gruppo tecnico, che promuoverà il lancio della candidatura e la successiva costituzione di un Comitato dei Promotori, aperto alla più ampia partecipazione possibile di istituzioni pubbliche e private, scuole e università, centri studi e ricerca, associazioni imprenditoriali, realtà economiche e finanziarie. 23 febbraio 2011
Bozen. Bolzano: nelle scuole elementari italiane il 20% di stranieri, in quelle tedesche solo il 5%. BOLZANO. Sono 2.344 gli alunni stranieri iscritti nelle scuole elementari altoatesine, vale a dire l'8,5% (in tutto gli scritti sono 27.500). Nelle scuole in lingua italiana - dice uno studio statistico Astat - si registra il 20,1% di stranieri, in quelle in lingua tedesca il 5,3%, nelle ladine il 3,5%. Gli stati più rappresentati sono l'Albania (410 alunni), il Marocco (273), il Pakistan (240), la Macedonia (205), la Serbia e Montenegro (125) ed il Kosovo (117). In concomitanza con l'aumento di alunni stranieri, cresce anche il numero di rinunce all'insegnamento della religione nelle elementari altoatesine. Nell'anno scolastico in corso - dice l'Istituto statistico dell'Alto Adige Astat - sono 1.296 (di cui 932 stranieri) gli alunni delle scuole primarie che non si avvalgono dell'educazione religiosa, pari al 4,7%. Rispetto all'anno scolastico precedente l'aumento in valori assoluti è stato di 102 alunni.
Il consigliere comunale della Lega Nord a Bolzano, Claudio Degasperi, chiede ''uno stop di contributi a pioggia per gli immigrati'' e una nuova figura del 'tutor' comunale. ''Oltre il 20% degli studenti frequentanti le scuole italiane sono stranieri e solo il 12% di quest'ultimi provengono da un Paese Ue'', afferma Degasperi . ''Questa - prosegue - è una metanalisi ottimista, perché sappiamo che ormai certe classi bolzanine sono già oltre il 50% di presenze straniere e il dato Astat uscito oggi non rileva la situazione nelle scuole materne, dove si registra una prevalenza di oltre 5 punti in più che andrà a incidere notevolmente sul futuro della nostra città''.
Belluno. Belluno: la crisi delle cooperative tra tagli e concorrenza. BELLUNO. Grido d'allarme delle cooperative sociali. Nei giorni scorsi nell'incontro coi sindacati, il presidente di Federsolidarietà, Pasquale Costigliola, ha presentato la situazione della cooperazione a livello provinciale e il quadro tracciato non è per nulla roseo. «La prima questione riguarda i tagli regionali sui fondi indistinto e per la non autosufficienza, che mettono a rischio i servizi e la loro qualità».
«Ricordiamo che, in attesa di conoscere la reale entità della sforbiciata che Venezia imporrà a queste voci», precisa Costigliola, «alcuni progetti sono stati bloccati e altri sono stati prorogati dall'azienda sanitaria solo fino a questo mese di febbraio. Cosa succederà dopo non lo sappiamo. E questo sistema non andrà a scapito solo delle cooperative, ma anche degli utenti. In un momento come quello attuale in cui c'è maggior bisogno di welfare, questo viene ridimensionato per non dire azzerato», sottolinea il presidente di Federsolidarietà.
Ritardi di pagamento. L'altro aspetto con cui le cooperative sociali devono fare i conti, e che è legato sempre alle riduzioni di trasferimenti statali agli enti locali, è il ritardo dei pagamenti delle prestazioni eseguite. «Siamo di fronte a ritardi, anche di un anno, dei pagamenti, specie delle Usl. Per fare gli stipendi dei nostri lavoratori siamo costretti a ricorrere ai prestiti bancari, sprecando decine di migliaia di euro per pagare gli interessi dei mutui. E questo non fa certo bene ai nostri bilanci. Bilanci», continua Costigliola, «che non sono fiorenti e che in alcuni casi rischiano di chiudere in rosso».
La concorrenza. E come se non bastasse c'è anche la concorrenza che arriva da cooperative provenienti da altre città: «Nei bandi di gara, che vengono costruiti sempre in ottemperanza al massimo ribasso, presentandosi con costi del lavoro molto più bassi dei nostri, oltre che con costi di materiali notevolmente ridotti, creano problemi alla sopravvivenza delle nostre società. Tutto questo, però, a nostro parere va a scapito proprio della qualità del servizio erogato», ribadisce il presidente dell'associazione delle cooperative sociali bellunesi. «La concorrenza a cui siamo sottoposti è molto forte. Ed è per questo che sarebbe necessario chiedersi cosa sia realmente la cooperazione sociale. Se si continua così, questo territorio rischia lo
spopolamento e l'abbandono».
Anche per il direttore di Confcooperative, Marco Caliandro, è necessario che vengano messi dei paletti soprattutto per quanto riguarda la concorrenza delle cosiddette cooperative spurie: «Fanno dumping commerciale, con qualità di servizi molto inferiori ai nostri e con prezzi molto bassi».
Intanto tra i lavoratori delle cooperative il clima è molto teso: a rischio ci sono anche i loro posti. «Si attende di giorno in giorno di sapere di che morte dobbiamo morire», stigmatizza Pasquale Costigliola, il quale evidenzia: «In ballo ci sono diversi posti di lavoro, persone che potrebbero rimanere a piedi. E in questi momenti sarebbe davvero una tragedia».
Per scongiurare queste situazioni, Federsolidarietà ha ritenuto di interessare i sindacati: «Devono prendere coscienza di quanto sta accadendo e devono essere sensibilizzati nei confronti di questo tipo di attività». Le cooperative si stanno mobilitando per cercare altre risorse economiche «per garantire l'assistenza alle fasce deboli della società di questa provincia, dove i costi sono più elevati proprio per la configurazione del territorio. Ma questo i politici molto spesso sembrano averlo dimenticato», conclude amaramente Costigliola.
San Marino. La questione frontalieri sul tavolo di Tremonti. 21/02/11 09:24. [Tribuna] La questione frontalieri potrebbe finire presto sul tavolo del ministro italiano dell’Economia. A farsi promotore dell’iniziativa è il senatore italiano Filippo Berselli, tra i partecipanti di un incontro organizzato nella giornata di ieri dal Pdl di Montegrimano. Il Comune in questione vive una situazione particolare: conta un migliaio di abitanti, il 60% circa dei quali lavora a San Marino. “Fatemi avere un documento relativo alla tassa sui frontalieri – si è fatto promotore Berselli – e lo esporrò di persona al Ministro Tremonti”. Per gli esponenti politici italiani è importante, in vista del dialogo, la sospensione dell’operatività della “sovrattassa”. All’incontro di ieri erano presenti, oltre ad esponenti locali del Pdl, anche rappresentanti dell’Anis (il presidente Paolo Rondelli) e del Csir, il sindacato italo-sammarinese (il presidente Luca Montanari). Intanto i sindaci della Valmarecchia (ovvero dei Comuni di San Leo, Casteldelci, Maiolo, Sant’Agata Feltria, Novafeltria e Talamello) scendono nuovamente in campo in favore dei frontalieri e, in una nota, mettono nero su bianco i loro auspici. Vale a dire: “I rapporti tra i due Stati tornino ad essere di reciproca collaborazione, considerando la particolarità e le relative opportunità che la Repubblica di San Marino può offrire anche all’Italia. Lo stato di San Marino ponga fine alla politica discriminatoria nei confronti dei lavoratori italiani e torni a rispettare i principi costituzionali e di equità sociale. Lo stato italiano trovi una soluzione equa alla doppia imposizione per arrivare ad una legge definitiva sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri, a partire dall’aumento dell’attuale franchigia ferma dal 2003 a 8 mila euro. Le “parti” prendano atto che qualsiasi azione intrapresa verso la Repubblica di San Marino non è fine a se stessa ma tocca inevitabilmente anche tutti i territori Italiani limitrofi, interconnessi in un unico sostanziale tessuto sociale ed economico . E’ indispensabile ripristinare i rapporti di “buon vicinato” sui quali si è sempre retto un sistema economico finanziario di cui i beneficiari non sono stati soltanto i sammarinesi ma anche tutti gli Italiani che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia reale di quel paese”. La Tribuna
San Marino. Comuni della Valmarecchia: “San Marino ponga fine alla politica discriminatoria” 23/02/11 10:16. [L'Informazione] Questione frontalieri, i comuni della Valmarecchia, San Leo, Casteldelci, Majolo, Sant’Agata Feltria, Novafeltria e Talamello, affidano ad un lungo comunicato (di seguito) la loro posizione congiunta in difesa dei lavoratori italiani occupati a San Marino. (…)”4.000 posti di lavoro a rischio nella sola provincia di Rimini. Senza accordo tra Italia e San Marino è compromessa una parte importante dell’economia provinciale. La situazione dei rapporti fra Italia e San Marino sta diventando insostenibile e a farne le spese sono i seimila cittadini Italiani che tutti i giorni attraversano il confine dei due stati per recarsi sul posto di lavoro. Il grave pericolo è che il perdurare di questo stato di fatto porti al crollo del sistema economico della piccola Repubblica con la conseguente perdita dei posti di lavoro per tutti gli italiani ivi occupati. Questo comporterebbe il riversamento di seimila nuovi disoccupati nei rispettivi comuni di residenza in un paese, il Nostro, che già vive un momento di recessione senza pari e che non sarebbe assolutamente in grado di assorbire tale impatto. Al contrario la Repubblica di San Marino è stata fino ad ora un importante motore economico per tutto il territorio circostante. Quattromila di questi frontalieri sono residenti nella provincia di Rimini e lo scenario che si prospetta all’orizzonte è di forte disagio sociale in cui altrettanto famiglie si troverebbero senza reddito, costrette a ricorrere a quegli istituti necessari a tutelare il proprio sostentamento e la dignità personale. Lo scenario attuale non disegna più soltanto un problema di rapporti politici tra Stati ma stravolge l’economia reale tanto della Repubblica di San Marino quanto nei comuni Italiani limitrofi e intendiamo l’economia vera, quella che produce, quella che crea ricchezza e della quale non si parla mai. Tutto questo senza nulla togliere alla doverosa azione di governo verso la tutela del Nostro patrimonio finanziario e di chi sfrutta paesi come la Repubblica di San Marino (e non solo) per trarne illeciti profitti, ma questa azione non può`e non deve penalizzare ehi lavora onestamente, ogni giorno, alla luce del sole, producendo reddito e benessere tanto per San Marino che per l’Italia.
Premesso ciò noi sottoscritti Sindaci della Valmarecchia auspichiamo che:
1. I rapporti tra i due Stati tornino ad essere di reciproca collaborazione, considerando la particolarità e le relative opportunità che la Repubblica di San Marino può offrire anche all’Italia.
2. Lo stato di San Marino ponga fine alla politica discriminatoria nei confronti dei lavoratori Italiani e torni a rispettare i Principi Costituzionali e di Equità sociale.
3. Lo stato italiano trovi una soluzione equa alla doppia imposizione per arrivare ad una legge definitiva sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri, a partire dall’aumento dell’attuale franchigia ferma dal 2003 a 8 mila euro.
4. Le “Parti” prendano atto che qualsiasi azione intrapresa verso la Repubblica di San Marino non è fine a se stessa ma tocca inevitabilmente anche tutti i territori Italiani limitrofi, interconnessi in un unico sostanziale tessuto sociale ed economico . E’ indispensabile ripristinare i rapporti di “buon vicinato” sui quali si è sempre retto un sistema economico finanziario di cui i beneficiari non sono stati soltanto i sammarinesi ma anche tutti gli Italiani che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia REALE di quel paese”. L’Informazione
Treviso. Il leghista Stival: "Mitra contro i profughi libici". Proposta choc dell'assessore regionale leghista durante il talk show serale di martedì su Rete Veneta. TREVISO. L'emergenza dei profughi libici? Secondo Daniele Stival va risolta "con il mitra". E' la sparata choc del leghista di Pramaggiore che dopo anni di gavetta nelle retrovie del partito e in consiglio regionale, dall'estate scorsa ha guadagnato una poltrona nella giunta regionale. Sue le deleghe tutte leghiste alla Protezione civile, alla caccia, alla semplificazione ma anche all'"identità veneta" e ai flussi migratori.
Martedì sera era ospite al talk show condotto dal direttore di Rete Veneta Giorgio Bacialli, con lui anche l'assessore al sociale del Pdl Remo Sernagiotto. Argomento della serata l'emergenza sociale in Libia, il ruolo dell'Italia e quello dell'Europa. Furenti le polemiche in studio con uno dei membri dell'opposizione cittadina, Antonella Tocchetto del Pd, ma ancor più forte l'esternazione del leghista. A suo dire, ai centri d'accoglienza, è preferibile "il mitra". La sparata dopo l'sms di un telespettatore che chiedeva ai politici in studio come fermare le carrette del mare e l'arrivo dei profughi.
Roma. Il deputato Massimo Bitonci (Lega): ora si riconosca e valorizzi la lingua veneta. Progetto di legge per inserire il dialetto nella norma del 1990 che tutela le lingue minoritarie parlate in Italia. ROMA - Il deputato della Lega Nord Massimo Bitonci ha presentato una proposta di legge per la tutela e la valorizzazione della lingua veneta. Il progetto di legge chiede l’inserimento della lingua veneta tra le lingue riconosciute all’interno della legge n.482 del 1999, la norma che tutela e valorizza le lingue minoritarie in Italia: secondo la legge, ad oggi, lo Stato tutela e valorizza anche lingue come l’albanese o il catalano. «La proposta di legge - ha spiegato Bitonci- poggia su un concetto assolutamente federalista e attuale, in quanto prevede la tutela e la valorizzazione non solo della lingua veneta, ma di tutte le parlate locali riconosciute a livello regionale». Poi, Bitonci è tornato sul caso legato alla festa per l'unità d'Italia: «I veri veneti hanno nel cuore il 25 Aprile, giorno di San Marco, e loro patrono, i mille anni di Serenissima non saranno cancellati con un editto romano dalla nostra memoria; ma al di là di questo, se qualcuno vuole festeggiare il 17 Marzo, lo faccia ma lasci libero chi, per amore della propria gente, non ha nulla da festeggiare». E ora il deputato confida che la proposta sarà accettata: «Voglio sperare - ha infatti concluso - che quei politici veneti che tanto appoggiano e sostengono i festeggiamenti del 17 Marzo, e che costeranno al Paese e alle imprese più di 2 miliardi di euro, facciano altrettanto per questa proposta che vuole valorizzare e tutelare la lingua del nostro popolo veneto, come dice sempre il nostro Governatore Luca Zaia "prima i Venetì!"». (Ansa)

Lombardia. In Lombardia è boom di centri benessere. Avanzano i cinesi. Secondo rilevazioni della Camera di commercio meneghina i milanesi spendono mezzo miliardo l’anno per “farsi belli”. Roma, 23 feb (Il Velino) - Exploit dei centri benessere in Lombardia: nel 2010 le imprese attive nel settore sono aumentate del 15,4 per cento con picchi a Milano (+24,4 per cento), Brescia (+16,1 per cento) e Como (+9,5 per cento). Delle iscrizioni avvenute nella regione più della metà sono intestate a piccoli imprenditori cinesi (145 su 257, il 56,4 per cento del totale). È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2009 e 2010 e sulle iscrizioni del 2010. L’avanzata asiatica nel campo dei centri benessere è forte soprattutto nelle province di Milano (122 iscrizioni su 194, pari al 62,9 per cento), Brescia (8 su 21, 38,1 per cento) e Monza e Brianza (8 su 19, 42,1 per cento). Considerevoli anche i dati di Como, dove la quota dei massaggi made in China copre la totalità delle nuove iscritte del settore mentre è Bergamo la provincia in cui la “colonizzazione” cinese subisce una frenata rispetto al trend regionale (solo un’apertura per otto nuovi centri massaggi). E la specializzazione orientale nei trattamenti estetici e rilassanti trova conferme anche a livello nazionale con il 37,8 per cento delle iscrizioni totali, pur restando un fenomeno lombardo, regione in cui si concentra l’85,8 per cento delle ditte individuali cinesi che nel 2010 si sono iscritte come centri massaggi. Inoltre i milanesi, segnala ancora la Camera di commercio meneghina, spendono mezzo miliardo all’anno per “farsi belli”, con una media di 63 euro a famiglia per prodotti di bellezza e servizi come estetista e parrucchiere, in crescita del 15 per cento in quattro anni. E infatti la Lombardia si conferma prima in Italia per numero di imprese dedicate alla cura del corpo, con il 35,5 per cento delle attività presenti in Italia.(red/mpi) 23 feb 2011 13:12.
Genova. Affitti, sanatoria per 560 famiglie. 23 febbraio 2011. Ci sarà una sanatoria tombale per 560 famiglie genovesi in difficoltà, che usufruiscono di alloggi di edilizia pubblica, per una morosità pari ad un totale di circa 600.000 euro. Lo ha annunciato stamani a Genova l’assessore comunale alle Politiche per la Casa Bruno Pastorino.
«Per le famiglie con debiti indipendenti dalla loro volontà come la perdita del lavoro o la morte del portatore di reddito - ha detto Pastorino - c’è un intesa tra Regione e Comune per interrompere le procedure esecutive di sfratto da immobili pubblici e le sanzioni nei confronti dei morosi».
«Il Comune ha avvertito che la crisi morde e molte morosità nascono dall’indigenza e dalla crisi - ha spiegato Pastorino - 560 famiglie a Genova hanno accumulato debiti per la casa pubblica in cui vivono. Sono morosità molto tenui, mille euro ciascuna in un paio d’anni, perciò la sanatoria». «Dove la morosità non è motivata ci sarà invece il recupero dei crediti per chi ingiustamente non paga i servizi pubblici», ha avvertito Pastorino. L’assessore ha inoltre invitato il governo ad investire su nuovi progetti, di edilizia pubblica per l’emergenza casa.
Genova. Com’è noir la città di Genova. 23 febbraio 2011 Laura Guglielmi. Genova noir? Sono tanti gli scrittori che negli ultimi anni hanno scelto questa città piena di contrasti per ambientarvi efferati delitti. Sfiorano quasi il centinaio i gialli, che raccontano omicidi, inchieste, vite private di poliziotti e investigatori privati. Sono più gli omicidi narrati che quelli effettivamente commessi.
È da poco in libreria il primo giallo del giornalista Mario Paternostro, direttore di Primocanale e ex-vice direttore del Secolo XIX. S’intitola “Troppe buone ragioni” (per la scheda di Internet Bookshop, clicca qui), e racconta del rapimento di un bambino e dell’omicidio di una escort. Protagonista è il commissario pugliese Ferruccio Falsopepe, un personaggio destinato a fare strada nel mondo del giallo. È un romanzo scritto da chi sa come funzionano le inchieste giudiziarie e giornalistiche. Paternostro ha fatto il cronista di nera per tanti anni: «Ricordo le notti passate a ravattare con i guantoni dentro i cassonetti della spazzatura per cercare il volantino segnalato dalla telefonata delle Brigate Rosse» racconta «e non dimenticherò mai i famosi delitti di Bargagli. Ho lavorato con colleghi come Telefono, Bancalari, Di Salvo, Menduni, Tempera, Casazza, Mauceri».
Genova efferata? «Beh, non è Chicago, ma nemmeno Lourdes. Ci sono fattacci che raccontano una città crudele» spiega Paternostro «Penso al delitto del cioccolatino: un gruppo di giovinastri offre ad una prostituta una scatola di cioccolatini avvelenati, la figlia della donna ne mangia uno e muore».
Eppure non è che a Genova ci siano più omicidi che altrove, forse l’esplosione del noir è dovuta alle sue ambientazioni, ai suoi tanti luoghi all’ombra, con i palazzi alti e le strade strette, le creuze, i caruggi del centro storico. Una città contorta, verticale e piena di angoli nascosti, che scatena fantasie: «È vero, il noir genovese credo sia soprattutto legato all’anima della città. Per me è stato così» continua Paternostro «sono i luoghi che mi hanno spinto a scrivere una storia».
La Liguria è da sempre terra aspra e difficile. E i suoi abitanti hanno un carattere introverso e forse sublimano la loro aggressività attraverso la narrazione del male, oppure con la satira, basta pensare a Crozza. O a Luca e Paolo e ai loro siparietti sanremesi: «I liguri sono ombrosi, come tutti i grandi giallisti» continua Paternostro «ma se li stimoli diventano effervescenti. Gli ombrosi tengono le idee chiuse. Poi, però, qualcuno le fa esplodere».
Anche Antonio Tabucchi ha colto i contrasti di Genova, luce e buio, aprico e opaco, abrigu e ubago per dirla con il sanremese Italo Calvino. Dopo aver vissuto qui alcuni anni - era insegnante di portoghese all’università - ha scritto un romanzo cupo, “Il filo dell’orizzonte” (la scheda su Ibs) , che inizia all’obitorio. Un romanzo noir, per quanto una definizione così possa star stretta allo scrittore toscano. Dalla solarità del Righi fino all’ombrosità dei vicoli, il protagonista del libro di Tabucchi si sente sollevato solo quando prende la funicolare e «il porto e gli edifici fuggono in basso, si ha quasi l’impressione che l’ascensore non si fermerà più, la forza di gravità pare una legge assurda e la città un giocattolo dal quale è un sollievo disabituarsi». Una città che in qualche modo fa sentire il bisogno di vederla dall’alto, per non aver nulla davanti che interrompa lo sguardo, in modo da riuscire a scrutare il filo dell’orizzonte, appunto.
Immagini di Genova, della sopraelevata e dei vicoli, sono state scelte nel 2000 per la sigla della trasmissione televisiva “Blu notte” dallo scrittore noir Carlo Lucarelli : «È una città bella ma pericolosa. Molto affascinante e contraddittoria» ci aveva detto in quell’occasione.
Tra i tanti scrittori noir, Bruno Morchio è quello che ha avuto più successo a livello nazionale. Scrittore prolifico, in pochi anni ha pubblicato quasi una decina di romanzi. I suoi luoghi di pascolo narrativo sono i vicoli: Bacci Pagano, l’investigatore privato protagonista, vive in salita sant’Agostino e razzola sempre nella città vecchia multietnica (per i libri di Bruno Morchio su Ibs, clicca qui). Mario Paternostro invece ha preferito ambientare la sua storia in quartieri più solari, nella circonvallazione, a Castelletto, con i suoi palazzi borghesi. Su per le creuze, come la salita che porta alla Madonnetta. Oppure nel quartiere ricco di Carignano, con il ponte dei suicidi. Tanti i luoghi narrativi di Genova, una città che a guardarla dall’alto ti commuove, una città dove puoi nasconderti, una città che ti culla, ti protegge e che ti prende dritto al cuore. Come una fucilata.
Bologna. Quel miracolo del Risorgimento che ha spinto l'Italia verso il futuro. BOLOGNA, 23 FEBBRAIO 2011 - IL RISORGIMENTO e la formazione dell’Italia unita sono state un ‘miracolo’, dopo tante aspirazioni e tentativi infruttuosi sempre conclusisi drammaticamente. Infatti il Risorgimento è stato realisticamente l’unico percorso possibile per realizzare l’indipendenza e l’unità d’Italia con istituzioni costituzionali e parlamentari. In precedenza, dopo l’ondata napoleonica, si sviluppavano alti ideali con tentativi insurrezionali gloriosi, ma improvvisati o velleitari. L’esperienza del 1848-’49 fu di determinante insegnamento per Cavour, D’Azeglio, Farini, Minghetti e gli altri collaboratori di Cavour per non ripetere i drammi del 1849 che erano seguiti alle enormi ed inaspettate speranze del 1848. Infatti, nel ’49 la sconfitta drammatica di Novara chiuse la prima guerra d’indipendenza, le grandi aspirazioni di Mazzini e la Repubblica Romana furono travolte e così pure la rinata Repubblica di Venezia: le restaurazioni dei dominii austriaci e degli antichi Stati preunitari, prevalentemente sotto influenza della Casa Imperiale d’Austria, cercarono di riportare l’Italia al 1815.
IN QUESTO centocinquantenario, fra tante pubblicazioni scientificamente deboli o storicamente preconcette che sono andate a cercare soltanto l’errore o il limite negli eventi risorgimentali, Domenico Fisichella, invece, con rigore e consapevolezza storica ripercorre la costruzione dell’Italia indipendente ed unita con le tante sue peculiarità che la videro per molti secoli divisa e soggetta a potenze straniere, pur in presenza di una lingua comune. Quindi, dal feudalesimo alla civiltà dei comuni, alla presenza eccezionale del Papa anche come monarca temporale, ai conflitti fra la Chiesa e sovrani di altre parti d’Europa, Fisichella inserisce il Risorgimento italiano nella evoluzione dell’Europa verso la modernità con le nascite degli Stati nazionali in altre parti d’Europa e con il progressivo declino dell’Italia divisa e soggetta agli stranieri.
Gli antichi Stati italiani vengono visti nel complesso degli equilibri e dei conflitti europei, con particolare attenzione alle strategie degli Asburgo sulle loro ‘colonie’ italiane. Fisichella non trascura nemmeno le decadenze e le scomparse delle Repubbliche di Venezia e di Genova che erano gli Stati italiani più indipendenti ed analizza le conseguenze travolgenti che la Rivoluzione Francese produsse per l’Italia con l’inizio del costituzionalismo, dei Parlamenti, dei diritti e doveri dei cittadini non più sudditi e con la riscoperta del principio di nazionalità per l’Italia che fino ad allora l’aveva coltivato quasi esclusivamente nella cultura.
QUESTO PERCORSO mette in ordine il processo storico e logico alla base della nascita dell’Italia indipendente ed unita che, pur con gli inevitabili limiti, ha rappresentato l’unico itinerario che si è concluso con successo, senza le repressioni e le violenze delle tante precedenti restaurazioni imposte dagli eserciti soprattutto stranieri. E’ questo ‘miracolo del Risorgimento’ che bisogna festeggiare consapevolmente, convinti che i problemi cresciuti negli ultimi decenni sono da affrontare con decisione senza cercare alibi nelle vicende risorgimentali di un secolo e mezzo fa. di Antonio Patuelli
Roma. Tremonti: Italia solo grande paese duale in Ue ma non sarà mai diviso. Roma, 23 feb (Il Velino) - Un paese duale ma non diviso. Questa è l’Italia secondo Giulio Tremonti che è intervenuto agli Stati Generali di Roma. “Il Nord est e ovest è la Regione più ricca d’Europa - ha affermato il ministro dell’Economia ribadendo un concetto già espresso di recente -. Il Centro nord, compreso il Lazio e Roma, è un’area più ricca di Germania, Francia e Inghilterra. Una prova evidente ed empirica di forza della regione e della Capitale del nostro Paese. Il differenziale è nel mezzo” ha aggiunto Tremonti che ha poi ricordato: l’Italia è “l’unico grande paese duale d’Europa ma non sarà mai un paese diviso, questa è la ragione dell’investimento su Roma Capitale e della grande fiducia del governo Roma Capitale”. Il responsabile del Tesoro in apertura del suo intervento aveva fatto due citazioni su Roma e sulla sua storia “come capitale nazionale e universale” pur “appartenendo a una forza politica notoriamente priva di legittimazione culturale (applausi all’autoironica affermazione, ndr): dal “Viaggio in Italia” di Wolfgang Goethe e dal Discorso al Parlamento del Regno di Sardegna del 1861 di Camillo Cavour. Un riferimento anche alle carte del gemellaggio con Parigi del 1956: “Solo Parigi è degna di Roma, solo Roma è degna di Parigi: siete stati molto generosi”. (mpi) 23 feb 2011 13:59
Guglionesi. Basso Molise. E’ tra i siti piu’ tossici d’Italia: da vent’anni aspetta la bonifica. Il ministero all’Ambiente ha stanziato in questi giorni il denaro necessario per rimuovere i fanghi e il metallo pesante che da due decenni contaminano i terreni di "Guglionesi II", una delle zone più pericolose del Paese sotto il profilo dell’inquinamento ambientale. Agli inzii degli Anni Novanta lì hanno scaricato scarti industriali al mercurio e al cromo camion gestiti dalle ecomafie. La prima parte della bonifica, avviata nel 2004, si era fermata a metà perchè il denaro era finito. Ora si dovrebbe completare l’intervento.
Il ministero dell’Ambiente concederà un finanziamento alla Provincia di Campobasso per ultimare la bonifica di una delle aree più inquinate d’Italia. Si trova in BassoMolise, ed è nota come “sito di interesse nazionale Guglionesi II”. Sono vent’anni che quei terreni, estesi su una superficie di 56mila metri quadri a sette chilometri a sud-oves dal centro di Guglionesi, trasudano sostanze tossiche. Metalli pesanti, cromo e mercurio e piombo. Eppure, malgrado la pericolosità dell’area, malgrado i timori della popolazione e l’impennata di malattie neoplastiche nei dintorni, malgrado il fatto che il sito sia inserito nella “lista nera” delle zone tossiche nazionali, il denaro necessario alla bonifica non c’è ancora. Era stato in parte reperito, dopo molta fatica e molte insistenze, nel 2004, quando sono iniziate le operazioni di messa in sicurezza con la rimozione e lo smaltimento di parte di rifiuti speciali e pericolosi, dei fanghi e delle coperture d’amianto, la realizzazione di trincee drenanti perimetrali. Dopo un paio d’anni, però, l’intervento si è fermato. A metà, e senza troppe spiegazioni. I soldi erano finiti, con buona pace del diritto della popolazione a vivere in un ambiente, per quanto possibile, “sano”. .
Ora, dopo anni di richieste, il Governo torna a stanziare una somma per completare l’intervento: 692.469,60 euro. La Giunta di Nicola D’Ascanio ha approvato l’accordo di programma trasmesso dal Ministero dell’Ambiente per ultimare gli interventi di messa in sicurezza di “Guglionesi II”.
«Negli ultimi anni – si legge nella nota ufficiale - prima la Provincia di Campobasso e poi il Comune di Guglionesi hanno chiesto al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di provvedere all’assegnazione di 692.469,60 euro per il completamento degli interventi di messa in sicurezza. Meno di una settimana fa, il Ministero ha trasmesso la bozza dell’accordo di programma, al fine di acquisire l’intesa dei soggetti sottoscrittori (oltre al Ministero stesso, la Regione Molise, la Provincia di Campobasso ed il Comune di Guglionesi), al fine della successiva stipula. L’accordo prevede che l’ente di via Roma provvederà ai controlli di propria competenza».
C’è ancora molto da fare, visto che quei terreni sono tuttora minacciati da fanghi liquidi contaminati che bisogna eliminare una volta per tutte, ammesso che serva a qualcosa dopo due decenni e una prolungata esposizione a zone altamente inquinate delle coltivazioni adiacenti, dove in un recente passato sono state riscontrate percentuali di cromo decisamente superiori a quelle consentire dal tetto massimo previsto dalla legge. La seconda (e si spera ultima) parte della bonifica contempla la rimozione di “fanghi liquidi e palabili e la rimozione dei terreni contaminati sottostanti”; la rimozione dei rifiuti di costruzione e demolizione presenti a ridosso di un capannone e caratterizzazione del terreno reso libero dai rifiuti. A questo si aggiunge il completamento della messa in sicurezza dei punti contaminati da cromo e diossine, la manutenzione delle opere per la regimazione delle acque superficiali. Secondo l’accordo di programma del Ministero, per fare tutto questo bastano 5 mesi e meno di settecentomila euro.
E’ quello che sperano tutti, specialmente i cittadini che hanno perso la speranza di vedere ripulita quell’area dal suo carico di veleni penetrati nel suolo.
La vicenda, nonostante risalga ai primi anni Novanta, è ancora fresca nei ricordi. A Guglionesi, Termoli e nella zona limitrofa fece scalpore: per diversi mesi “insospettabili” camion provenienti da fuori, e in particolare dal nord Italia, hanno scaricato tonnellate di rifiuti altamente nocivi nel terreno. Quei rifiuti sarebbero dovuti essere smaltiti a norma di legge, in appositi impianti e conformemente alla legge che tutela, almeno a parole, a sicurezza dell’ambiente e della salute pubblica. Invece venivano sversati nel terreno bassomolisano secondo quella prassi che fa venire i brividi perché è la stessa utilizzata dalle ecomafie. Che già vent’anni fa, evidentemente, in BassoMolise avevano trovato “terreno fertile” per portare avanti un business lucroso e terribile sulla pelle dei cittadini. L’area, quando le indagini accertare l’esistenza di una sfilza di reati degni di un capitolo di ‘Gomorra’, venne sequestrata. I proprietari dell’appezzamento, conniventi con il traffico illegale di rifiuti tossici, arrestati e condannati. Avevano messo a disposizione il terreno dietro lauto compensi al malaffare che specula sui rifiuti nocivi. Oggi sono naturalmente usciti dal carcere e hanno lasciato questo territorio. I metalli pesanti invece, la “monnezza” avvelenata che è l’oro della camorra, sono ancora lì. A contaminare un pezzo del Basso Molise che aspetta giustizia da vent’anni. (Pubblicato il 23/02/2011)
Massimo, le poesie di Nichi e la gaffe. D'Alema impreparato sul governatore. La frase: «Le scrive? Non ho letto nessuna sua raccolta». Ma Vendola ne ha pubblicate due: nel 2001 e nel 2003. «Non ho mai accusato Vendola di essere un poeta. Non credo lo sia, non ho letto nessuna raccolta di poesie di Nichi Vendola». Massimo D’Alema ha cambiato idea sul governatore della Puglia di cui ancora a luglio scorso stigmatizzava il tentativo di «far politica con la poesia»? Certo nell’urgenza di testimoniare l’assenza di qualsiasi ruggine con l’ex compagno di partito, incorre in una gaffe. Vendola ha sì scritto non uno ma due libri di poesie: «L’ultimo mare», del 2003, e «Lamento in morte di Carlo Giuliani», del 2001. Considerata l’inclinazione naturale al sarcasmo dell’ex leader dei Ds, però, la sua affermazione potrebbe non essere interpretata come una gaffe, ma come una stoccata: Vendola sarà anche un poeta, ma D’Alema non l’ha mai letto. Di certo un messaggio al sindaco Emiliano, appassionato di Facebook - di cui è un popolarissimo animatore - e allergico alla liturgia dei partiti, potrebbe essere considerata la citazionedella speaker del Congresso Usa Nancy Pelosi, sul rapporto tra internet e politica. «La rete - ha detto D’Alema - è un elemento complementare che bisogna saper usare, ma i partiti e il rapporto umano che in essi si sviluppa, sono ancora la migliore forma possibile per organizzare la partecipazione dei cittadini». E chissà che non avesse in mente ancora Emiliano e la sua ingombrante assenza di ieri, quando, incrociando l’assessore barese, Gianni Giannini, il presidente del Copasir l’ha salutato così: «Vedo molti autorevoli rappresentanti delle istituzioni». Adriana Logroscino
Potenza. Basilicata hub energetico? Intenzioni: molte. I fatti: li aspettiamo. 23/02/2011. di VITANTONIO IACOVIELLO. CHI si pone al servizio della collettività assume degli obblighi precisi nei confronti delle persone e degli ambiti territoriali che amministra e quindi , anche solo implicitamente ,dichiara di esserne consapevole,di avere il tempo necessario per espletare i propri doveri e ,non ultimo, di avere le capacità di studiare , capire e risolvere le problematiche che gli si presentano. Chi poi, oltre ad amministrare l'ordinario , è anche chiamato a legiferare, non può abbandonare neppure per un attimo la piena e lucida consapevolezza che ogni atto che compie , seppure in perfetta buona fede ,condiziona in modo irreversibile gli interessi, della più varia natura,delle persone ed incide sul presente e sul futuro dell'ambiente inteso in senso lato. Massimo rispetto e riconoscenza sono dunque dovuti alle figure istituzionali che ci rappresentano per l'alto compito che sono chiamate a svolgere, ma rispetto e riconoscenza non escludono il diritto-dovere di controllarne l'operato in ogni momento , al di là del giudizio che si dà con il voto. Questo è uno di quei momenti in cui il Legislatore di Basilicata , l' Amministratore di Basilicata , l'Amministrato di Basilicata hanno il dovere di fermarsi , riflettere ed insieme decidere. In questo momento infatti, a giudicare dalle iniziative intraprese dal nostro Vicepresidente del Consiglio regionale Autilio e dalla adesione di una trentina di Comuni al progetto del World Trade Center, appare veramente concreta la possibilità che il Financial Times segnalava di un interessamento della finanza internazionale ai nostri immobili nei centri storici e più in generale al nostro patrimonio culturale , paesaggistico ed ambientale (mi piace averlo sottolineato sulla stampa regionale nel Novembre scorso). D'altro canto il successo della Basilicata alla BIT di Milano conferma che siamo al centro dell'attenzione per le potenzialità nel campo del turismo soprattutto per chi è “ alla ricerca di luoghi con atmosfere di charme”. Merito del successo è principalmente del buon Dio che ci ha concesso “incredibili paesaggi”( Patrizio Roversi) , di Rocco Papaleo che li ha portati forse inconsapevolmente all'attenzione di massa e, non so in che misura , della APT e della Regione per l'opera di Marketing che hanno messo in campo. Comunque sia, abbiamo fra le mani un grande tesoro che dovrebbe indurre chi governa ad invogliare i lucani “ a darsi progetti di vita lavorativi forti, ricercando i tanti spazi produttivi relativi alle vocazioni del territorio quali il turismo,l'artigianato, i beni ambientali etc., che sono al riparo della concorrenza dei paesi emergenti perché dotati di caratteristiche che non sono replicabili altrove...”(Nino D'Agostino). In una intervista al settimanale affari e finanza però il nostro Presidente della Giunta regionale dichiara di voler fare della Basilicata “ l'hub energetico del nostro paese “ , con riferimento al petrolio, e l'Assessore regionale alle attività produttive , nei fatti , con il Disciplinare sul PIEAR fatto approvare un paio di mesi addietro in palese contrasto con ogni norma di cautela per la tutela delle persone, delle loro proprietà e dei paesaggi tipici della nostra Regione , pone le basi per una profonda devastazione del territorio , quello stesso territorio che gli sarà affidato in gestione per lo sviluppo del progetto del World Trade Center e per dare seguito e sfruttare il successo al BIT di cui sopra. Ma dove è la coerenza fra generici intendimenti per lo la salvaguardia e lo sfruttamento delle nostre risorse umane, paesaggistiche ed ambientali e le azioni concrete? Quando tutti insieme ( ma pensate veramente di essere depositari unici dello scibile?...) vorremo progettare il futuro della nostra regione con idonei , stringenti, strumenti di ampia visione collettiva, sì da” darci strategie di intervento coerenti con un disegno generale”(D'Agostino)? Ma è questa la Basilicata che decantiamo? È questo il modo di salvaguardare i Beni che immeritatamente ci ritroviamo a gestire perché solo temporaneamente affidatici? È questa la Basilicata di cui pretendiamo che il Mondo si innamori? È questo il futuro che siamo capaci di preparare per i nostri figli? A proposito, ma dove sono , cosa ne pensano, che fanno i nostri figli mentre qualche Amministratore regionale sta loro preparando cotanto regalino? Oggi non sanno, oggi non glielo fate capire , ma domani capiranno...oh se capiranno , vedranno come li avete derubati del loro futuro e non potranno non capire...ma protestare domani sarà troppo tardi. Troppe volte , in questa sonnolenta Basilicata, è stato troppo tardi e troppo tardi purtroppo sarà ancora per tante volte temo...chi ha ancora un briciolo di onestà rifletta e provi a porre rimedio... si fa sempre in tempo. Non ha forse ogni singolo Consigliere ed ogni singolo Amministratore di Basilicata il dovere di dire pubblicamente come la pensa su quello che accade, su come stiamo costruendo il futuro ed il dovere di AGIRE di conseguenza, indipendentemente dallo schieramento politico cui appartiene?
Italiani a Tripoli, manca l'assistenza del Consolato. Roma, 23-02-2011. "A Tripoli in aeroporto c'e' un vero caos e per noi italiani non c'e' assistenza, non abbiamo ricevuto nessun aiuto dal nostro Consolato, a differenza di altri cittadini della Comunita' europea". E' la lamentela di alcuni italiani rientrati all'aeroporto di Fiumicino con il primo dei due voli Alitalia atterrati, con 135 passeggeri a bordo tra cui una cinquantina di italiani, oltre a cittadini inglesi, francesi, spagnoli e di altre nazionalita'. "Durante il viaggio di circa 40 chilometri che abbiamo effettuato dalla raffineria fino allo scalo di Tripoli - racconta Alfonso Madeddu, construction manager per la societa' Gemmo ABB - ci hanno fermato ai posti di blocco militari per ben tre volte, hanno ispezionato l'auto, ma non ci hanno fatto nulla, anzi si sono pure scusati.
Una volta giunti in aeroporto non si capiva niente perche' ci sono ammassate centinaia di persone di tutte le nazionalita' in attesa di rientrare nei rispettivi Paesi, e, mentre alcuni inglesi, francesi, spagnoli, hanno trovato ad accoglierli, con vistose bandiere o cappellini, funzionari dei rispettivi consolati, noi italiani abbiamo trovato zero assistenza e questo ci e' dispiaciuto perche' era quantomeno doveroso un supporto per tutti i connazionali che trovandosi in quella situazione caotica hanno bisogni di aiuto, di essere orientati".
"Probabilmente, se ci fosse stato un piano di coordinamento serio nello scalo di Tripoli - gli fa eco un collega che preferisce restare anonimo, da alcuni mesi impegnato in Libia per conto di una societa' che sta costruendo alberghi - con la presenza concreta del Consolato italiano, della nostra ambasciata, il rimpatrio delle migliaia di italiani che si trovano in Libia per motivi di lavoro sarebbe avvenuto in tempi decisamente piu' rapidi. Dobbiamo dire grazie, piuttosto, alla grande efficienza della aziende per cui lavoriamo, che si sono adoperate in ogni modo per favorire rapidamente il nostro rientro in Italia". Intanto, a Fiumicino si susseguono gli arrivi di altri voli di linea dalla Libia. Poco dopo le 16 l'aereo della compagnia Libyan ha riportato in Italia una trentina di passeggeri, per lo piu' libici trapiantati in Italia, mentre il secondo velivolo dell'Alitalia con 196 passeggeri e' atterrato intorno alle 19:30.
 

Nessun commento: