domenica 20 febbraio 2011

Federali del Mattino. Continua la demagogica opera denigratoria degli inesistenti partiti di centro sinistra, che alla disperata ricerca di identità, leaders, contenuti e candidati, occupano il loro vuoto tempo creando allarmismo cittadino e disperdendo nebulosità. I veneti e i cittadini del nord non sentono affatto il bisogno di celebrare qualcosa che non ha alcun senso festeggiare. 21 febbraio 2011.

Sezione e’ ufficiale, Luiss e’ stato consacrato:
1. Bozen. Il giornale tribuna del dialogo.
2. Aosta. Bollette meno salate per le famiglie in difficoltà.
3. Trento. Il vescovo: c'è la crisi niente soldi per il papa.
Sezione da Zaia e Muraro un no più o meno rispettoso:
4. Piacenza. Evasione fiscale, 13 milioni di Iva non dichiarata.
5. Venezia. Ma il 17 marzo la Regione lavora Tutti in Consiglio.
6. Bari. A Bari avvocati di chiara... fame.
7. Reggio Calabria. Alla ricerca della dialettica politica.
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Sezione Palermo è la città madre dei nostri figli, dei nostri fratelli, dei nostri amici:
8. Palermo. Scioperano gli immigrati a Palermo.


1. Bozen. Il giornale tribuna del dialogo. di Sergio Baraldi. Apprezziamo il gesto compiuto dal presidente Durnwalder di essere venuto alla redazione dell’”Alto Adige” per affrontare un confronto aperto sul tema del rapporto con la comunità italiana. E’ stata una discussione sincera, serrata, perché Durnwalder non ha rinunciato a nessuno dei suoi argomenti e la nostra redazione non ha rinunciato alle sue domande, alle osservazioni, alle critiche, quando lo ritenevamo necessario. Ma era chiara l’intenzione di Durnwalder: la tensione con il mondo italiano era giunta a una soglia rischiosa, ha compreso che era venuto il momento di lanciare un segnale di distensione. Il segnale sembra recepito all’esterno e accolto con soddisfazione da noi. Adesso toccherà alla politica darvi un seguito sul piano delle scelte. Vorrei dire ai lettori che sentiamo di avere svolto con responsabilità il nostro compito: vogliamo essere non solo il giornale di lingua italiana e, quindi, il riferimento sicuro, vicino alla minoranza italiana, ma anche il difensore civico dei cittadini, qualunque lingua parlino, quando sentono che i loro diritti sono stati lesi. Il risultato è stato ottenuto grazie alla partecipazione di centinaia di voi altoatesini che avete espresso le vostre opinioni sul nostro sito o con mail al giornale. Vi fornisco il dato dei contatti Facebook sui nostri articoli legati ai rapporti tra comunità italiana e sudtirolese. I contatti hanno raggiunto quota 12500. Nello stesso tempo, tanti italiani che vivono altrove e che volevano esprimersi, si sono mobilitati, hanno invaso il nostro sito web. L’opinione pubblica ha voluto fare sentire la propria voce. Ha deciso di mandare un messaggio di solidarietà a tutti noi, che scavalcasse le povere convenienze di un governo che pensa ai propri interessi, e ha utilizzato internet per raggiungerci, le colonne del giornale per riuscirvi. Vorrei ringraziare anche quei lettori tedeschi che ci hanno fatto conoscere le loro opinioni, spesso (ma non sempre) difformi dalle nostre. A qualcuno può dare fastidio che i cittadini, italiani (residenti e non) e tedeschi, diventino i protagonisti del dibattito, anche quando scrivono con amarezza o rabbia. Non al nostro giornale, che ritiene suo dovere professionale assicurare il diritto di tribuna e di partecipazione. Per noi della redazione, i cittadini contano più della politica. Difatti, è dalla vostra voce che sono arrivate le migliori indicazioni per tentare di uscire dal vicolo cieco in cui la società dell’Alto Adige rischiava di finire.
Ed è per avere ascoltato la vostra voce che il presidente Durnwalder si è presentato al giornale, dimostrando nei fatti che a quello status di “presidente di tutti” ci teneva, e che lo amareggiava sentirsi dire, da noi e da voi, che ci era parso che non assicurasse l’imparzialità delle istituzioni, che dopo il rimprovero del presidente Napolitano fosse dimezzato nella sua legittimità. In una democrazia moderna, il principe che detiene lo scettro sono i cittadini. E oggi il “sovrano” non può essere consultato solo al momento delle elezioni. Ce lo ha insegnato, alcuni anni fa, lo studioso francese Bernard Marin, docente a New York e in Francia, con un libro fondamentale,”Principi del governo rappresentativo”, nel quale teorizzò per primo che il ruolo dell’o pinione pubblica e l’arena mediatica hanno modificato funzionamento, spazio, importanza della discussione pubblica. Marin notava che si riduce la partecipazione istituzionale, ma è cresciuta la partecipazione non convenzionale, “creativa”, individuale, che ha fatto nascere esperienze di “governance” territoriali più negoziate e condivise.
Marin per primo parlò di “democrazia del pubblico”. Si deve dare atto a Durnwalder di avere compreso che un legame di fiducia era logorato, e occorreva ripararlo, parlando con voi. Se il dialogo sta, faticosamente, riannodando i suoi fili (e noi speriamo che dia risultati), è perché la linea del rispetto che abbiamo affermato, si è imposta. Così come l’Italia deve guardare con attenzione e tolleranza, come ci spiega il prof. Palermo nel suo bell’articolo oggi, verso la minoranza di lingua tedesca, allo stesso modo, qui sul territorio, la maggioranza tedesca deve usare la medesima precauzione con le minoranze, sia italiana sia ladina. Oggi abbiamo compreso che l’analisi che abbiamo offerto ai nostri lettori era corretta: Durnwalder aveva avvertito il rischio della competitività elettorale della destra tedesca, in un momento in cui la partita aperta su monumenti, toponomastica, festa dell’Unità d’Italia, anno hoferiano, stava prefigurando un ingorgo identitario. Con il suo fiuto politico, Durnwalder aveva ritenuto che fosse necessario “ coprirsi” su quel fianco. 20 febbraio 2011
2. Aosta. Bollette meno salate per le famiglie in difficoltà. Tornano gli aiuti per energia, rifiuti e acqua. Aosta - La Giunta regionale ha confermato gli aiuti anti crisi per i nuclei meno abbienti. Con un fondo di un milione e mezzo di euro ci saranno aiuti per spese di riscaldamento, tassa rifiuti e bolletta dell’acqua. Sono confermati anche per il 2011 gli aiuti per le famiglie meno abbienti. La Giunta regionale, infatti, ha stanziato un milione e mezzo di euro per gli aiuti per le spese di riscaldamento, per la tassa rifiuti e per la bolletta dell’acqua. Vengono dunque riproposti gli aiuti anti crisi per le persone che vivono maggiori difficoltà economiche considerato che, come si legge nella delibera dell’esecutivo regionale “la crisi finanziaria internazionale degli anni 2009 e 2010 ha provocato effetti negativi anche nell’economia della nostra regione che perdurano in maniera significativa nel 2011, anche se sono visibili i primi segnali di un rafforzamento economico”.
“Per il terzo anno consecutivo riproponiamo il bonus energia - spiega l’assessore alle Politiche sociali Albert Lanièce - con un contributo di 300 euro alle famiglie che hanno una base di Irse di 10mila euro. L’esenzione dalle tariffe tiene conto anche della composizione del nucleo: una famiglia con due disabili può usufruire del bonus fino a 34mila euro di Irse”.
Nel 2010 sono state erogate 5275 bonus contro 5600 domande. “Queste famiglie - ha precisato Lanièce -possono richiedere anche il bon chauffage: oltre ai 300 euro si aggiungono anche i 400 - 450 euro di ulteriore contributo”. di Domenico Albiero
3. Trento. Il vescovo: c'è la crisi niente soldi per il papa. 20/02/2011 14:57. TRENTO - Il 7 - 8 maggio prossimi Benedetto XVI sarà a Aquileia e a Venezia per un incontro con le quindici diocesi del Nordest. Incontro importante e di sicuro impatto visti anche i luoghi storici che diverranno il teatro della visita del Papa. Evento che, come è ovvio, richiederà un grande sforzo finanziario oltre che organizzativo. Oggi e domenica prossima si terrà nelle chiese delle diocesi venete, friulano e in quella di Bolzano - Bressanone una colletta straordinaria per la visita del Papa. L'unica che a dire no alla colletta è stata quella di Trento.
«Sì - afferma Cecilia Niccolini, responsabile ufficio diocesano laici e rappresentante del Trentino nel comitato triveneto per l'incontro di Aquileia - monsignor Bressan ha deciso che da noi la colletta non si farà. E questo perché, nell'ultimo periodo, ne sono state fatte già molte». Chiaramente la scelta di Bressan non va vista come un no alla visita papale: il vescovo non chiederà soldi ai fedeli trentini (50 mila la quota che spetta a Trento per sostenere le spese) come segno di attenzione alle difficoltà economiche del momento. I 50 mila euro usciranno dalle casse della Curia perché la crisi anche da noi pesa soprattutto sui cittadini più poveri, quelli che normalmente sono disposti a mettere mano al portafoglio quando la Chiesa chiede. Per la due giorni di Papa Benedetto XVI si dovranno trovare un paio di milioni di euro. O meglio, il badget, secondo i calcoli, dovrebbe variare da un minimo di un milione e mezzo di euro ai due. Se questo «tetto» di spesa verrà sfondato le «passività» verranno ripartite tra le diocesi, quindi, i 50 mila euro chiesti a Trento potrebbero crescere. Agli enti pubblici del triveneto non verranno chiesti aiuti finanziari.
In una nota di qualche giorno fa la Conferenza episcopale del Triveneto ha dichiarato di voler «offrire una calorosa, curata e semplice accoglienza al Santo Padre, ma senza chiedere speciali finanziamenti alle istituzioni pubbliche». Una dichiarazione seguita ad una polemica nata dalla richiesta di finanziamento per le spese dei paramenti sacri rivolta al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia e al presidente delle province venete, Leonardo Muraro, da parte di Stefano Zanella, titolare della «X Regio» la sartoria di fiducia del Papa. Chiaramente, in tempi di lacrime e sangue per le finanze pubbliche, da parte di Zaia e Muraro (ai quali si sono aggiunti i presidenti della provincia di Treviso e Belluno) è arrivato un no più o meno rispettoso.
Tra l'altro la spesa per le vesti sacre e gli arredi liturgici per la visita papale potrebbe arrivare alla bella cifra di 240 mila euro. La basilica provvisoria che farà da sfondo alla celebrazione del Papa nel parco San Giuliano di Mestre a Venezia costerà 400 mila euro (in un primo momento il preventivo per il progetto era di 800 mila euro) ma, nonostante gli sforzi del patriarca di Venezia, Angelo Scola, che ha scritto a banche e grandi società, gli sponsor latitano. Insomma, evangelicamente, i ricchi fanno fatica a «scucire» i soldi.
4. Piacenza. Evasione fiscale, 13 milioni di Iva non dichiarata. Tre denunciati nell’operazione della Guardia di Finanza di Piacenza "Chemical discount" che ha portato alla scoperta di una complessa frode fiscale. I tre soggetti hanno sottratto al fisco oltre 12,5 milioni di euro di ricavi ed evaso più di 13 milioni di euro di Iva. Usando due imprese "fantasma" operanti nel settore chimico e con sede a Piacenza, hanno realizzato una complessa frode fiscale, emettendo nei confronti di 21 aziende fatture false, perché riferite ad operazioni inesistenti, per 32,2 milioni di euro e gonfiate anche del 1000%. Le due imprese inoltre, dichiarandosi esportatori abituali, riuscivano ad acquistare prodotti senza Iva, che poi applicavano nel momento in cui andavano a rivenderli. L’iva veniva così incassata e nascosta al fisco. I tre sono stati denunciati alla Procura della Repubblica per il concorso nei reati di omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento di scritture contabili.
5. Venezia. Ma il 17 marzo la Regione lavora Tutti in Consiglio. IL 150°. È polemica tra partiti sul decreto approvato dal Governo. È indetta la seduta straordinaria a Padova, nel palazzo del Bo, proprio per celebrare l'Italia E la Lega ribadisce il no alla festa. VENEZIA «Il 17 marzo? Noi della Lega siamo al lavoro». Ma c'è consiglio straordinario... «... e una riunione del Consiglio è lavoro», taglia corto sorridendo Roberto Ciambetti, assessore regionale al bilancio della Lega. Il governatore veneto Luca Zaia ha già dichiarato che "prende atto" del decreto del Governo che (senza i voti dei ministri leghisti Bossi, Calderoli e Maroni) proclama giornata festiva giovedì 17 marzo per il 150° dell'Italia, e ha ripetuto più volte che comunque lui sarà al lavoro. Che questo comprenda anche la sua presenza alla seduta straordinaria del Consiglio regionale annunciata già un mese fa proprio per iniziare le celebrazioni del 150°, questo Zaia non l'ha ancora detto.
In effetti, come noto, già in gennaio - ben prima che scoppiasse la bagarre nel Governo sulla festività - il presidente del Consiglio regionale ha ufficialmente annunciato che il 17 marzo si apriranno le celebrazioni venete per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia con una seduta straordinaria del Consiglio regionale che si riunirà a Padova nell'aula magna del Bo (Università). Ma la Lega che si è astenuta sulla legge regionale per il 150° e ha criticato la spesa relativa (150 mila euro) ci sarà? Il capogruppo Federico Caner (e con lui anche Ciambetti) risponde serenamente: «Non ne abbiamo ancora parlato tra noi, sinceramente, perché presi dal dibattito in aula per il bilancio della Regione, per cui non esiste una linea del gruppo al momento. Personalmente credo che andremo al Consiglio: è un momento istituzionale, una seduta convocata a tutti gli effetti».
LEGA: IL NO ALLA FESTA RESTA. Sul fronte leghista, però, il no alla decisione di istituire la festa di giovedì 17 marzo rimane. «Spiace - ha detto Zaia - che questo 2011 si stia trasformando nell'anno in cui gli unici dibattiti sono relativi a chi festeggia e a chi non lo fa. Noi cittadini vorremmo sentire parlare di lavoro, di soluzioni alla crisi ed evitare che il patto sociale sia limitato al tema dei festeggiamenti. Si poteva festeggiare dedicando tutte le risorse impiegate per questo avvenimento per creare migliaia di posti di lavoro, magari per giovani precari». Il capogruppo Caner ribadisce: «La nostra è la linea degli industriali e delle categorie: non aveva senso togliere un giorno lavorativo, per di più aprendo la strada a un week end lungo, a scapito dell'attività produttiva che lotta contro la crisi. Non potevano scegliere una domenica?» E l'eurodeputato leghista Mara Bizzotto rincara la dose: «Non c'è proprio nulla da festeggiare: la festa nazionale è tanto inutile quanto economicamente dannosa. I veneti e i cittadini del nord non sentono affatto il bisogno di celebrare qualcosa che non ha alcun senso festeggiare. E rischia di essere la Festa degli sprechi».
E PERCHÉ SACRIFICARE IL 4 NOVEMBRE? L'assessore Ciambetti, poi aggiunge una sua riflessione: la festa è stata istituita a spese del 4 novembre che celebra «un'Italia che nasce nelle trincee, dove si trovano affratellati uomini di ogni dove, di ogni regione, una Italia che vive nella sofferenza di tante donne e tante famiglie che hanno i loro cari al fronte»: perché i riflettori devono accendersi invece «su Vittorio Emanuele II, sul parlamento di Palazzo Carignano eletto da 240 mila aristocratici e possidenti, poco meno del 2 per cento del popolo d'allora?».
IL PD: LA LEGA ESCA DALLE ISTITUZIONI. «Mi chiedo a questo punto perché la Lega non se ne esce dalle istituzioni repubblicane che governa e che infama ogni giorno», attacca Piero Ruzzante consigliere regionale del Pd. «Dopo il delirio messo in scena in aula dall'assessore regionale Daniele Stival, secondo cui l'anniversario dell'unità d'Italia è in realtà l'occasione per celebrare i 150 anni della nascita della mafia e della camorra, anche Zaia ormai vive di allucinazioni e pensa di governare un territorio straniero rispetto all'Italia. Come fa il presidente di una Regione importante come il Veneto ad accogliere come una condanna la decisione del suo governo nazionale che proclama la festa del 17 marzo? Con che sfacciataggine parla di problemi urgenti da risolvere autodefinendosi col plurale maiestatis "noi cittadini"?».
DONAZZAN (PDL): SIA UN "CREDITO" PER GLI STUDENTI. «Che il 17 marzo sia un'occasione di festeggiare l'italianità è l'auspicio che, come assessore all'istruzione, faccio a tutte le scuole», dice l'assessore Elena Donazzan (Pdl). «Che vivano la giornata di chiusura come se fosse una lezione di quella nuova materia introdotta con la Riforma che il nostro Governo ha voluto e che passa sotto il nome di "Costituzione e cittadinanza". Mi piacerebbe che per gli studenti partecipanti alle iniziative, che mi auguro accompagnati dai docenti più attenti e motivati, fossero previsti dei crediti formativi».
6. Bari. A Bari avvocati di chiara... fame. di ALBERTO SELVAGGI. Salve, che cosa fai? «Avvocatessa ». Ah. E tu invece? «Avvocato». Mh. E tu? «Avvocatessa». Eh. E tu altra? «Avvocata». E tu, ragazza scosciata? «Uguale». Me ne compiaccio; e te ancora, o giovanotto prestante? «Ho uno studio legale con un collega, avvocato». Bene. Da questo sondaggio sul campo di una festa di compleanno possiamo concludere che «non tutti i baresi sono avvocati, ma tutti gli avvocati sono di Bari».
Il numero stimato per i maschi non ancora affetti da Alzheimer laureati in Giurisprudenza e abilitati è di 365.031, cioè all’incirca lo stesso numero di abitanti del capoluogo (anche se non si vedono, ci sono); quello delle femmine, circa 594mila: due avvocatesse per ogni residente. Indispensabili. Più la moltitudine di praticanti per l’eternità.
Da cui si desume che nessuno più svolge mansioni di sarta, mondina, testimone di Geova, e più niuno in tenera età dice alla mamma: «Voglio fare l’astronauta o il cow-boy». Perché sanno già come da adulti faranno la fame. Fatta eccezione per la prole dei grandi uffici (sì, anche gli studi legali partoriscono) e per i figli avuti dai titolari con leggiadre collaboratrici (spesso nipotine di Mubarak); fatta eccezione per i più scafati, i 959.031 giovani azzeccagarbugli del foro di Bari sono sovente costretti a nutrirsi di bacche, a bere succo di prato e a dormire in stazione con i defraudati. O a rubare Rolex, come avvenuto di recente in una palestra del centro frequentata da splendidi e splendide della città.
È così da tempo, ma peggio oggi perché nessuno ha più il becco di un tallero e i clienti non saldano il legale privo di mezzi persuasivi validi (pistola regolarmente denunciata o amicizie nei clan). Forse per questo la maggioranza dei legulei conserva una linea invidiabile.
Non è difficile riconoscere l’avvocato di Bari. Veste azzimato a rate e con un gusto superiore a quello riscontrato in altre categorie professionali. Profuma solitamente di fresco, nonostante le sudate imposte dal ritmo concitato. Trotterella, non cammina, mentre riafferra documenti volanti. Si districa tra due-quattro cellulari (si va dalla chiamata per il ricorso in Cassazione alla foto porno all’amante, dalle mozzarelle per la moglie alla richiesta di trasferimento per lo stupratore arrestato), per cui ha nel cranio un mulinante pensiero vago (è scimunito).
Si evidenzia per l’attaccatura del gluteo al lombo mediamente più alta, come provano gli studi del Lombroso. E anche i miei che ho esaminato con il righello diversi esemplari. Il causidico si concentra soprattutto nel Murattiano, dove c’è la maggiore presenza di studi, di banche, di soldi, clienti, vita viziata. Partecipa a feste bene ove si riversano ipotetici utilizzatori finali e saluta tutti con canino smagliante: «Ehi, ciao!, ehilà, ciao..! Ti abbraccio».
Organizza happening di categoria straripanti, la cui fama percorre l’intiera cittade: dalle rutilanti serate della Fondazione forense e Agai alle notti estive degli Avvocati del Foro da 2000 invitati, fino alle feste d’auguri Udai. Conosce questo e quell’altro, svelena su questo, su quella e quell’altro, sa tutto ciò che tu stesso di te non sapresti mai e sfoga l’alienazione e la fame su Facebook creando ulteriori contatti sociali. È un perdente che cavalca la breccia, anche se nel dopolavoro ripara tubi fognari.
In breve: l’avvocato è figo, l’avvocatessa è figa assai. Il mio ottimo amico «De corruptionis», come l’ho in punta di diritto nomato, m’ha edotto del mestiere in una frase: «In tribunale 2+2 non fa necessariamente 4. Tutto qua». Si riferiva, suppongo, alle opportunità del metalinguaggio, al contatto del primo tipo, del secondo, del terzo, del quarto. Mica all’illiceità. Veramente, mi ha raccontato anche altro.
Al pari di colossi forensi e potenti cariatidi. Ma certamente non intendevano dire che l’abiezione del governo che Roma va disvelando è il mero riflesso dell’andazzo che in qualsivoglia ambito fa di ogni uomo un avvocato. 20 Febbraio 2011
7. Reggio Calabria. Alla ricerca della dialettica politica. di Luigi Tuccio* - Continua la demagogica opera denigratoria degli inesistenti partiti di centro sinistra, che alla disperata ricerca di identità, leaders, contenuti e candidati, occupano il loro vuoto tempo creando allarmismo cittadino e disperdendo nebulosità. Avremmo preferito confrontarci sul futuro di Reggio, avremmo preferito dialogare sulle cose da fare, avremmo preferito guardare in faccia i nostri interlocutori, invece siamo qui, a dover rispondere all’ennesima nota, copia incolla delle altre, di un centrosinistra privo di leader che quotidianamente si chiede sempre le stesse cose: dal bilancio del comune, alla situazione di cassa dell’ente ed alla solita demagogia utilizzando i lavoratori per fini politici. Ancora non abbiamo dimenticato quando chiedevano lo scioglimento del comune per mafia, passando poi per il bilancio e adesso aizzando i lavoratori. Ma, da responsabili ed attenti ai bisogni della città ci chiediamo qual è la proposta alternativa dei firmatari della nota, sempre attenti a distruggere Reggio, il modello creato da Scopelliti  senza mai pensare a cose concrete. Un progetto, un’idea, una proposta, nulla ed ancora nulla. Ma che confronto può esserci con chi quotidianamente, libero da incarichi politici e bocciato dagli elettori, pensa sempre più ai fondi perenti che allo sviluppo della città? Anche oggi gli strali di un centrosinistra confuso ed infelice toccano i presunti mancati versamenti di oneri previdenziali dimenticando che recentemente è stata accertata la correttezza dei versamenti, proprio dallo stesso Istituto di competenza. Sulla mancanza di liquidità, vero problema del Comune, il Ministero, è bene ricordare, ha inviato le risorse, circa 24 milioni di euro, dallo scorso 9 febbraio ed il ritardo del decreto mille proroghe, che sarà approvato il 22 febbraio alla Camera dei Deputati, ha fatto slittare parte restante dei trasferimenti al Comune di Reggo ai primi di marzo.  Oggi, purtroppo, cercano legittimazione sulle disgrazie altrui coloro i quali non l’hanno avuta dai reggini. Non ci può essere confronto con questi soggetti il cui odio verso la città e le persone è alla base del proprio credo politico. *Coordinatore Grande Città - Popolo della Libertà
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8. Palermo. Scioperano gli immigrati a Palermo. PALERMO - "Una giornata senza di noi". Uno sciopero degli stranieri, in memoria di Noureddine Adnane è stato indetto dal comitato "Primo Marzo di Palermo" all'indomani della morte dell'ambulante marocchino di 27 anni, avvenuta dopo otto giorni di agonia, con ustioni sull'80% del corpo. Il giovane si era dato fuoco dopo essersi cosparso di benzina, un gesto disperato seguito al sequestro della merce da parte dei vigili urbani: capellini, sciarpe con i colori delle squadre di calcio, occhiali da sole.
"Oggi abbiamo versato lacrime, gocce che hanno riempito quel vaso che contiene tutta la nostra voglia di cittadinanza palermitana - afferma una nota dell'associazione - Questa città è la nostra unica motivazione, che ci consola dal trovarci lontani da un ambiente familiare, quello dei nostri paesi lontani. In 25 anni e senza che l'amministrazione se ne accorgesse, Palermo è diventata la nostra città".
"Noi migranti non ci lasceremo convincere - prosegue - che questo luogo incantato possa essere solo di chi per caso, per le circostanze o per volontà divina, per diritto vi sia nato e cresciuto, perchè Palermo è la città madre dei nostri figli, dei nostri fratelli, dei nostri amici".
"Noureddine, la tua Palermo ti ha visto morire nel silenzio, - conclude la nota - ma vivrai nel nostro ricordo e nella nostra lotta". 20/02/2011

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