domenica 20 febbraio 2011

Federali del Mattino. Ancora stanno discutendo della favola dei 100 miliardi del Piano Sud, una barzelletta, perchè sono sempre gli stessi soldi, molti meno di quanti erano prima che li cominciassero ad usare per coprire i debiti del Nord, per sostenere le imprese in crisi del Nord Est, per pagare le multe delle quote latte degli allevatori settentrionali. 20 febbraio 2011.

Sezione Forza Oltre padania:
1. Mantova. Ricordando Hofer.
2. Bozen. Bolzano: corteo della destra radicale per il monumento di Mussolini.
3. Bozen. I Verdi: rinominare Vetta d'Europa la Vetta d'Italia.
 
Sezione i guadagni dei padani:
4. Varese. Unità d’Italia, lo strappo di Fontana.
5. Vicenza. Federalismo: ecco i guadagni per i veneti.
6. Milano. Affittopoli Trivulzio, si muove la procura.

Sezione ferri vecchi, arrugginiti:
7. Palermo. Il sogno spezzato di una famiglia.
8. Basso Molise. IN BASSO MOLISE Nasce il partito dell'Italia Unita.
9. Taranto, rimossi i giochi d'acqua.
10. Fondi Ue, per la Uil serve concertazione.
11. Matera. Strali contro Benigni.
12. Mentana a Berlusconi: «Le presento mia figlia...però è maggiorenne...».
13. Politica e Sanremo, due marroni...

Sezione ma che festa e festa:
14. 17 marzo, ma che festa e festa…
1. Mantova. Ricordando Hofer. 19/02/2011 18:12. MANTOVA - Più di 400 Schuetzen, quasi tutti nei loro tradizionali costumi tirolesi, hanno partecipato questa mattina a Mantova alla celebrazione del 201esimo anniversario della fucilazione del loro eroe nazionale, Andreas Hofer. Dopo la Messa davanti al cippo di Hofer, una compagnia di fucilieri degli Schutzen della Val Venosta, guidati dal comandante Christian Sticker, ha sparato una carica a salve. La cerimonia si è poi conclusa a Palazzo D'Arco dove Hofer fu imprigionato.
2. Bozen. Bolzano: corteo della destra radicale per il monumento di Mussolini. BOLZANO. Una trentina di giovani di estrema destra provenienti da tutto il Triveneto ha manifestato oggi pomeriggio a Bolzano a «difesa dei monumenti italiani della città». Il corteo - organizzato da Gioventù italiana, la Destra e Fiamma Futura - è partito da piazza Mazzini per concludersi davanti al bassorilievo di Mussolini in piazza Tribunale.
«La manifestazione - hanno spiegato - è un fermo no alla svendita da parte del governo di Roma dei simboli e all'identità italiana in Alto Adige». Nel mirino anche Durnwalder: «Un presidente che si proclama austriaco e quindi non rappresenta tutta la comunità presente sul territorio». Ingente il dispiegamento di carabinieri e polizia, ma tutto si è svolto senza incidenti. 19 febbraio 2011
3. Bozen. I Verdi: rinominare Vetta d'Europa la Vetta d'Italia. "Durnwalder è una persona intelligente, ma con le sue dichiarazioni recenti ha riportato l'Alto Adige agli anni Settanta", ha detto Marco Boato. BOLZANO. "Ribattezzare la Vetta d'Italia in Vetta d'Europa": è una delle proposte fatte dai Verdi altoatesini, trentini e tirolesi durante un incontro con la stampa, a Bolzano, dedicato ai pericoli che minacciano la convivenza in Alto Adige. Le polemiche e le tensioni che si sono sviluppate di recente intorno ai temi della toponomastica, dei monumenti di epoca fascista e delle celebrazioni per il 150° dell'unità d'Italia allarmano i Verdi che parlano di "Alto Adige al bivio tra convivenza ed etnocentrismo".
"Durnwalder è una persona intelligente, ma con le sue dichiarazioni recenti ha riportato l'Alto Adige agli anni Settanta", ha detto Marco Boato, mentre il tirolese Georg Willy ha osservato che "spesso la politica mette cunei tra la popolazione". Per i Verdi è positivo che la commissione incaricata di esaminare i toponimi da porre sui sentieri di montagna abbia trovato l'accordo su più di 1.500 nomi, ad eccezione della Vetta d'Italia. "Questa intesa può essere propedeutica alla legge provinciale sulla toponomastica", ha osservato il consigliere provinciale altoatesino, Riccardo Dello Sbarba, che chiede al governo una sorta di "quietanza liberatoria" ribattezzando la Vetta d'Italia in Vetta d'Europa, "come fece simbolicamente Alexander Langer nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino".
"Questo atto cambierebbe in positivo il clima della convivenza in Alto Adige", ha detto ancora Dello Sbarba. Allo stesso modo, secondo l'altro consigliere provinciale altoatesino, Hans Heiss, Durnwalder dovrebbe andare alle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia insieme ai presidenti del Tirolo, Guenther Platter, e del Trentino, Lorenzo Dellai: "Sarebbe la risposta europea agli errori della storia", ha commentato Heiss.
4. Varese. Unità d’Italia, lo strappo di Fontana. Il sindaco di Varese annuncia: il 17 marzo lavorerò. Ma si prepara a ricevere Napolitano Il 17 marzo, Attilio Fontana (foto a lato), sindaco leghista di Varese, non festeggerà. «La data dell’Unità d’Italia è una ricorrenza strumentalizzata dalla politica, una mistificazione» accusa il primo cittadino del capoluogo. Che però si prepara a ricevere il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, atteso a Palazzo Estense il 21 marzo (il Quirinale deve ancora confermare la data). Napolitano, come si sa, sta effettuando un tour per le città italiane proprio in occasione dei 150 anni dell’Unità e si appresta a visitare anche la Città Giardino. E allora? Di nuovo Fontana: «Il 17 marzo intendo lavorare, peraltro per una causa nobile: l’arrivo del presidente della Repubblica a Varese, visita che va ovviamente organizzata. Ad ogni modo, credo che il nostro Paese non abbia bisogno di retorica né di forma, ma di sostanza. Per questo, il giorno indicato dal Governo per la celebrazione sarò in uffficio. Ritengo sia il modo più serio per rendere omaggio al nostro Paese». Posizione, questa del primo cittadino varesino, che si omologa a quella del Carroccio, contrario come si sa alla festa una tantum per il 150°. Attilio Fontana spiega in una intervista le sue ragioni, sottolineando come certe ricorrenze rischiano, a suo dire, di dividere e non di unire. Riferimento chiaro alle differenze tra Nord e Sud, tra quelli che egli chiama "figli e figliastri" e alla urgenza che entri in vigore al più presto il federalismo fiscale.
5. Vicenza. Federalismo: ecco i guadagni per i veneti. IL DECRETO SULLE IMPOSTE MUNICIPALI. Il senatore leghista, vicepresidente della “bicameralina”, smentisce con i dati che ci sia un aggravio automatico per le imprese Franco fa i calcoli: «Il nuovo sistema offre maggiori risorse ai nostri Comuni virtuosi, e l'Imu non aumenta i prelievi dell'Ici»v19/02/2011. Non è vero che con il federalismo municipale le aziende pagheranno automaticamente di più passando dall'Ici all'Imu, l'imposta municipale. Non è vero che ci sarà automaticamente un aumento di tasse. Non è vero che i Comuni veneti, che sono virtuosi, non ci guadagneranno: dal 2014 avranno più risorse. Il senatore vicentino Paolo Franco (Lega) vicepresidente della commissione per il federalismo, la cosiddetta "bicameralina", sforna tabelle e calcoli per smentire molti altri numeri e previsioni che si stanno rincorrendo in questi giorni per prevedere cosa succederà nei bilanci dei Comuni, a partire dal 2014, quando scatterà il "federalismo municipale" con il decreto che si avvicina al passaggio in Parlamento e alla firma del presidente Napolitano.
NIENTE TASSE IN PIÙ SE NON LO DECIDE IL SINDACO. «I Comuni dotati di risorse immobiliari e fiscali disporranno di somme maggiori per finanziare le proprie spese, mentre la nuova Imu principale con l'aliquota di legge (0,76 per cento) comporterà prevalentemente un gettito inferiore, contrariamente a quanto recentemente sostenuto da alcune categorie economiche», sottolinea Franco. Le stime, anche se estremamente prudenziali - rimarca - dimostrano che i Comuni "virtuosi" avranno più risorse con la rimodulazione degli incassi rispetto ai trasferimenti attuali. Viceversa, le previsioni dicono che la nuova imposta Imu allo 0,76 per cento sugli edifici (prime case escluse) darà minori incassi rispetto all'Ici attuale: capannoni e uffici non pagheranno di più. Anche se, Franco lo ricorda, ogni sindaco potrà poi aumentare dello 0,3 per cento, ma questo rientra nell'autonomia di ognuno.
I COMUNI VENETI CI GUADAGNANO. E comunque Franco offre una tabella (qui a fianco una versione semplificata) che dà risposte ai sindaci delle città del Veneto e anche a qualcun altro. Il nuovo sistema affida ai Comuni la tassa di registro sugli affitti, il 30% della modificata imposta di registro (più l'ipotecaria), il 21,6% della cedolare secca sugli affitti, l'Irpef sui redditi fondiari e il 2% di compartecipazione Iva: un mix che sostituirà i trasferimenti dallo Stato. In generale in Veneto - calcola Franco - significherebbe un maggiore incasso di 170 milioni di euro per i Comuni. Ci guadagnerebbero le città (soprattutto Padova, ma anche Vicenza e le altre). Anche se - sottolinea con forza il senatore - queste non saranno le cifre reali, perché lo Stato preleverà da questo gruzzolo un "fondo perequativo". Ma non saranno, avverte il senatore, soldi destinati a coprire le spese dei soliti Comuni spendaccioni: la vera rivoluzione è che quella cifra dovrà solo permettere a tutti di raggiungere la cifra dei «costi standard»: vale a dire i soldi che saranno ritenuti strettamente necessari a pagare i servizi essenziali per i cittadini.
IMU: MENO INCASSI DELL'ICI. C'è un'altra questione che le tabelle di Franco confermano: per come è stata impostata (0,76 per cento) l'Imu-imposta municipale unica sugli edifici, sostituirà l'Ici senza pesare di più sulle tasche dei cittadini. Anzi: basta guardare la tabella per verificare che probabilmente i Comuni in genere ci perderanno rispetto agli attuali incassi Ici (eccetto alcuni casi fortunati: Asiago, Verona, Treviso e soprattutto Venezia). I sindaci però potranno come detto alzare l'aliquota, e allora tutto cambierà. Non solo: i Comuni avranno a disposizione anche altre tasse (Irpef, Imu secondaria, soggiorno, di scopo). Ma a quel punto la responsabilità sarà tutta loro e ogni cittadino potrà giudicare secondo quel "pago, vedo, voto" che è lo slogan della riforma federalista voluta dalla Lega. Piero Erle
6. Milano. Affittopoli Trivulzio, si muove la procura. Presto anche gli elenchi di altri enti. La Corte dei conti della Lombardia ha aperto un'indagine. Carla Fracci: nessun favore, pago 4.300 euro al mese. ROMA - Il Pio Albergo Trivulzio torna sotto la lente della Procura della Repubblica di Milano. A 19 anni dalla gestione di Mario Chiesa e dalle tangenti "archetipo" di Mani pulite, i pm di Milano tornano ad occuparsi della Baggina dopo la vicenda degli affitti scontati ai vip. Un faro è stato acceso dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, con delega ai reati della pubblica amministrazione, sulla vicenda degli affitti degli appartamenti del patrimonio immobiliare dell'ente, locati - a canoni più che equi anzi decisamente fuori dal mercato - a giornalisti, politici, parlamentari, manager, magistrati, avvocati.
Intanto l'affaire del Pio Albergo Trivulzio potrebbe essere solo l'inizio di una «operazione trasparenza» sui patrimoni immobiliari - e sul loro uso - degli enti pubblici: nelle prossime settimane il presidente della Commissione casa di Palazzo Marino, la finiana Barbara Ciabò, è intenzionata a compiere una "discovery" su altri enti che sono sotto l'egida dell'Amministrazione comunale chiedendo conto di come è stato «messo a reddito» l'ingente patrimonio immobiliare della "Redaelli" - un ente di assistenza simile al Pat - e del Policlinico. Per ora il fascicolo aperto in procura, spiegano fonti giudiziarie, è senza alcuna ipotesi di reato e la vicenda è stata seguita con la raccolta di articoli di stampa. Non è escluso che la prossima settimana l'indagine possa essere formalizzata con la ipotesi di reato di abuso d'ufficio: dopodiché la procura potrebbe chiedere formalmente alla consiglio di amministrazione della Baggina gli elenchi dei fortunati affittuari per verificare la congruità dei canoni di locazione rispetto al mercato e al valore immobiliare e la eventuale presenza di favoritismi. Interesse che potrebbe estendersi ai per ora misteriosi, appartamenti che sembrano spariti dalle carte ufficiali del Pio Albergo Trivulzio consegnate all'amministrazione comunale. Si parla di oltre 100 immobili forse venduti, ma di cui non si ha traccia.
La Corte dei Conti della Lombardia intanto ha già aperto una indagine: la magistratura contabile intende verificare un eventuale danno erariale derivante dagli sconti ai canoni di affitto. Il Pio Albergo Trivulzio dal canto suo ha annunciato che lunedì prossimo consegnerà, in omaggio alla trasparenza, al Presidente del Consiglio Comunale, Manfredi Palmeri, l'elenco degli immobili alienati negli ultimi 5 anni «per far fronte alle esigenze finanziarie derivanti dalle importanti opere di riqualificazione del patrimonio Sanitario Istituzionale».
Ma è Barbara Ciabò, presidente della Commissione casa di palazzo Marino che annuncia battaglia: «Chiediamo che il presidente del Pat, Piero Trabucchi venga sentito in commissione». Intanto rumors politici parlano di pressing da parte del sindaco Letizia Moratti proprio su Trabucchi per convincerlo a fare un passo indietro - leggi dimissioni - per poter nominare un commissario, magari un nome gradito alla Lega Nord.

Infine le proteste: una ventina di ragazzi del centro sociale milanese "Cantiere" è arrivato sotto le finestre di una palazzina in piazza Mirabello, una delle case al centro della vicenda sugli affitti vantaggiosi stipulati dal Pio Albergo Trivulzio. Durante la protesta, da una finestra del primo piano dell'edificio si è affacciato Daniele Cordero di Montezemolo, fratello di Luca e uno dei nomi di vip indicati nella lista degli affitti incriminati e tra Montezemolo e i giovani si è quindi acceso un breve battibecco. Al termine il fratello del presidente della Ferrari ha spiegato:«Io al Pat non conosco nessuno. Se c'è un caso Affittopoli nel mio caso non capisco dove sia lo scandalo». Per Daniele Cordero di Montezemolo l'attenzione mediatica sul suo conto sarebbe dovuta solo alla notorietà del fratello Luca, «ma tenete conto - ha detto scherzando - che io sono il fratello farlocco».
Carla Fracci: nessun favore, pago 4.300 euro al mese. «Paghiamo 4.300 euro al mese, non c'è davvero alcun privilegio - dice Carla Fracci che da 16 anni vive in un appartamento di 187 metri quadrati a Via della Spiga a Milano - Abbiamo partecipato ad un bando pubblico e così ci hanno assegnato la casa. Negli ultimi anni il mercato immobiliare è stato drogato. E non si possono fare certi paragoni. Se gli appartamenti non vanno in mano alle case di moda, i cittadini comuni pagano la nostra stessa cifra». La ballerina, poi, sottolinea di stare vivendo «un momento di imbarazzo», per aver ricevuto la disdetta del contratto, «ma credo sia solo una maniera per aumentare il canone - aggiunge - Ancora. E dovremmo chiedere aiuto perchè non credo che potremmo permetterci di pagare di più». Nella casa milanese, Fracci fa sapere di aver fatto a sue spese anche dei lavori di ristrutturazione e si dice decisa a voler restare nell'appartamento per motivi affettivi e anche perché desidera tornare a lavorare a Milano.
L'editore Bonelli: c'è un caso di omonimia. L'editore del fumetto Tex e di tanti altri fumetti di successo Sergio Bonelli, il cui nome è stato associato ad un inquilino del Pio Albergo Trivulzio, ha precisato di non avere mai abitato in una casa della Baggina. «Molti quotidiani pubblicati oggi sabato 19 febbraio - ha scritto l'avvocato Giovanni Beretta, legale di Bonelli, che già ieri sera aveva spiegato che si trattava di un caso di omonimia - identificano ancora nell'editore Sergio Bonelli quel Sergio Bonelli che nella lista del Pio Albergo Trivulzio risulta essere conduttore dell'immobile sito in Milano, via Alfieri n. 17. L'editore Sergio Bonelli, mio tramite, ribadisce di non aver mai stipulato alcun contratto per nessun immobile con il Pio Albergo Trivulzio e che qui ci si trova di fronte ad un evidente caso di omonimia, come ciascuno potrà facilmente constatare confrontando i dati anagrafici del mio assistito - nato a Milano il 2.12.1932 - con quelli del signor Sergio Bonelli sottoscrittore del contratto di locazione nonché conduttore dell'appartamento sito in Milano, via Alfieri n. 17».
7. Palermo. Il sogno spezzato di una famiglia. PALERMO - Il giovane ambulante marocchino, Noureddine Adnane, morto oggi dopo otto giorni di agonia, secondo di otto figli, a 27 anni con il suo carretto pieno di cappellini, giocattoli, torce, accendini, gingilli vari, col suo lavoro faceva vivere la moglie e la figlia di due anni rimaste in Marocco, nel villaggio non lontano da Casablanca, ma anche i fratelli minori.
La sua morte è il sogno spezzato di un'intera famiglia che sperava un giorno di trasferirsi in Italia e fare una vita meno povera. È tutto finito ora per il tragico gesto di protesta di un lavoratore, bistrattato come tutti gli ambulanti legali o illegali che siano, che non ha sopportato il dikat dei vigili urbani di Palermo: avendo tutto in regola gli hanno detto: "Sei da troppo tempo fermo qui devi circolare". Si è cosparso di benzina, il marocchino e si è dato fuoco.
Era arrivato circa 10 anni fa Noureddine da clandestino. Poi col tempo tutti i passaggi per regolarizzarsi, permesso di soggiorno e licenza da ambulante. E sono inimmaginabili gli sforzi che un giovane extracomunitario deve affrontare per ottenere quei "pezzi di carta" che lo rendono un uomo libero, non ricattabile: dalle spese alla burocrazia.
Così andava avanti per realizzare il suo progetto: lavorando dall'alba alla notte spingendo il suo carretto, dando valore anche a quelli che i palermitani considerano ormai degli spiccioli: 10, 20, 50 centesimi. Questi erano i suoi guadagni per ogni oggetto che vendeva e ogni monetina serviva a rendere sempre più reale il suo sogno. A Palermo dopo la tragedia le istituzioni, i sindacati, gli stessi vigili urbani, si chiedono quale rabbia impotente abbia potuto provare il giovane marocchino per dare fuoco a quel miraggio di "vita normale". 19/02/2011
8. Basso Molise. IN BASSO MOLISE Nasce il partito dell'Italia Unita. Attenzione per l'ambiente, per la legalità, dignità e moralità: sono i temi cardine della proposta politica di Pasquale Lollino, coordinatore in Molise del partito «Italia Unita». La sede nazionale del partito è nella vicina San Salvo. Lollino, presidente del circolo «Maestrale» di Termoli di Legambiente, scende ufficialmente in politica e annuncia la presenza dello schieramento alle prossime amministrative. Emergenza idrica, vicenda Cosib, disoccupazione dilagante: su tali questioni Lollino propone un «piano regionale per il lavoro, che tenga conto delle difficoltà della crisi globale e sia finalizzato a investire sui giovani, in grado di prevenire degrado e disagio sociale e che computi anche quella fascia di lavoratori in età avanzata che il mondo del lavoro non riesce a riassorbire». Infine, Lollino punta a «ripristinare il riposo domenicale dei centri commerciali, per favorire la coesione familiare nella giornata festiva».
9. Taranto, rimossi i giochi d'acqua. di FABIO VENERE. Rimossi i giochi d’acqua. Nei giorni scorsi, il Comune di Taranto ha affidato ad una ditta il compito di: rimuovere la struttura (per meglio dire quel che ne restava); effettuare una perizia sulle ragioni del mancato funzionamento e trasportare il tutto nell’ex mattatoio. Il tutto, per una cifra che oscilla tra i 40 e i 50mila euro. Lì, nell’ex mattatoio, ora c’è un deposito comunale e presto quelli che avrebbero dovuto essere i giochi d’acqua verranno rivenduti come rottame. Ferro vecchio, come si usa dire. Una fine misera per questi giochi che, nella concezione dell’ex sindaco Rossana Di Bello, avrebbero dovuto accostare nell’immaginario collettivo Taranto a Las Vegas. E, invece, hanno rappresentato uno dei simboli se non addirittura il simbolo del dissesto di Palazzo di città.
Non solo, giochi d’acqua. Lo sciagurato epilogo della struttura di mar Grande lo potrebbe subire anche il mercato ittico galleggiante. Due sogni... naufragati. Le ragioni di questo fallimento sono tecniche prima ancora che amministrative. In realtà, il progetto cofinanziato dal Comune (il resto dei costi era coperto con fondi Por) si realizzò materialmente solo per un giorno. Solo per la sera dell’inaugurazione. Poi si fermò quasi subito. In realtà, poi l’acqua riprese a zampillare per qualche settimana e poi si fermò nuovamente. I macchinari che avrebbero dovuto mettere in moto il meccanismo si inceppavano spesso a causa dell’eccessivo tasso di salinità dello specchio d’acqua del mar Grande.
Eh sì perché i cosiddetti giochi d’acqua insistevano nel tratto di mare sottostante la «Ringhiera». Sono stati visibili sino a pochi giorni fa dalla strada, da corso Vittorio Emanuele, proprio i resti delle fontane. In estrema sintesi, la tesi prevalente negli ambienti comunali è che questi giochi siano stati progettati o quantomeno realizzati in maniera discutibile. Magari se fossero stati sistemati in mar Piccolo, considerato il diverso tasso salino e le differenti correnti, tutto sarebbe andato per i verso giusto. Chissà... Il lento logorio del tempo e le onde del mare, avevano reso inservibile un’opera costata 600mila euro. Uno spreco evidente. Clamorosamente evidente.
Una «zavorra» che è scivolata sino alla giunta Stefàno. La rimozione dell’altroieri cancella l’enfasi che accompagnò questo progetto sei anni fa. Ma il sapore amaro dei soldi gettati in mare (è il caso di dirlo) resta ancora intatto.
10. Fondi Ue, per la Uil serve concertazione. In vista del vertice tra il governatore De Filippo e il ministro Raffaele Fitto la Uil ha chiesto che si proceda a una riprogrammazione per quanto riguarda i Fondi strutturali europei. 19/02/2011 Il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, «deve mettere "soldi veri" sul tavolo dell’incontro con il governatore lucano, Vito De Filippo», e la Regione Basilicata deve «procedere a una riprogrammazione e, soprattutto, all’accelerazione dei Fondi strutturali europei a disposizione».
È quanto ha chiesto, in una nota, il segretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro, in riferimento all’incontro in programma domani, a Potenza, tra Fitto e De Filippo.
Vaccaro ha inoltre evidenziato che «le aspettative sono forti» e i sindacati «sollecitano un passaggio successivo di concertazione con i sindacati e con le associazioni degli imprenditori, almeno quelle del mondo agricolo, perchè De Filippo fornisca informazioni adeguate alla nuova fase da intraprendere». In particolare, per quanto riguarda i fondi europei «si tratta – ha concluso Vaccaro – di superare le lungaggini burocratiche che vedono, ad esempio, i dipartimenti regionali per l’agricoltura e per la formazione in forte ritardo rispetto alla pubblicazione dei nuovi bandi per il Psr e per il Fse, e in generale per l’intera programmazione del Fers».
11. Matera. Strali contro Benigni. Lo storico Nicola Tranfaglia sull'intervento di Benigni al festival di Sanremo: «Paradossale che in Italia la storia la racconti un comico». 19/02/2011 MATERA - Tra qualche giorno presenterà a Napoli il suo ultimo libro, la “Biografia completa di Carlo Rosselli” edita da Baldini & Castoldi.
Prima, però, Nicola Tranfaglia ha illustrato a Matera, invitato dal centro Carlo Levi, il ruolo dell’Europa nella creazione della coscienza storica degli italiani. Un’occasione che conferma, ancora una volta il lungo e proficuo lavoro dell’associazione nella tutela e valorizzazione della memoria storica delle comunità. Sono ore nelle quali il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia è al centro dello scontro politico.
Secondo Tranfaglia, uno dei momenti meno edificanti di questo Paese.
Avrebbe mai immaginato un anniversario così movimentato e polemico per le celebrazioni?
«Più che movimentato direi con una parte della maggioranza attuale contraria a questi 150 anni e con una formulazione del decreto che non mi convince perché si parla di una festa nazionale che dura solo un anno. E’assurdo; a Parigi la festa nazionale della Pastiglia, dura dal 1789. Quello che invece accade in Italia mi sembra una concessione sbagliata alla Lega Nord».
Come giudica le dichiarazioni del ministro Calderoli che definisce il decreto incostituzionale?
«E’un atto fatto a favore della Lega nord, diventato l’unico alleato di cui si fida la maggioranza. Credo sia un fatto mortificante per gli italiani».
Il vero problema è la bega interna al governo o al Paese manca la consapevolezza della propria storia?
«Viviamo una profonda crisi morale, culturale e politica, ormai da molto tempo. Siamo governati da un leader populista che non si comporta come un leader democratico con conseguenze che vediamo da tempo. Ogni volta che avrò la ossibilità di scrivere e parlare, dirò con chiarezza che se non ci conosce quello che è successo, non si può andare avanti».
Il ruolo della televisione è stato in passato quello di alfabetizzare gli italiani del periodo post-bellico. Oggi sembra quasi che debba svolgere lo stesso compito per la cultura storica, usando ad esempio Roberto Benigni che spiega a Sanremo l’inno di Mameli...
«E’ paradossale che l’Italia, un Paese che possiede il 70 per cento del patrimonio storico e artistico di tutto il mondo debba affidarsi a un comico per raccontare quello che è successo nella storia. Questa maggioranza non vuole che personaggi come me e altri storici, che hanno trascorso tutta la vita a insegnare la storia contemporanea, abbiano la possibilità di parlare. Quando la Rai mi intervista e lo fa spesso, poi mi manda in onda a mezzanotte quasi come se avesse paura di quello che dico. Io cerco solo di parlare della nostra storia perché ho trascorso la mia vita negli archivi e nelle biblioteche per scrivere e raccontare. Non possiamo usare la tv come unico strumento di insegnamento.
Ci sono le scuole, le università; se questa maggioranza le trattasse meglio, potremmo insegnare agli italiani cosa sono stati questi 150 anni. Spesso parlo con i giovani ma devono farlo le persone che hanno gli strumenti adatti. Benigni è un grande artista ed è divertente sentirlo parlare, ma quella non è la storia».
Lei parla di maggioranza, ma l’opposizione che ruolo ha?
«E’ silenziosa, non mi pare faccia nulla. Il silenzio dipende dal fatto che l’opposizione, anziché preparare una piattaforma chiara per gli italiani da contrapporre a quella di Berlusconi, passa il tempo a stabilire come, e con chi allearsi».
Come giudica il dibattito di queste ore sulla candidatura di Rosy Bindi?«Mi sembra precoce; non sappiamo ancora quale sarà la coalizione che sceglierà Berlusconi. Ho la massima stima di Rosy Bindi, ma non è questo il momento. Il centrosinistra deve stabilire su quali problemi vuole insistere per convincere gli italiani a votare per lei. Il resto verrà dopo».
Oltre che della Festa nazionale, il Consiglio dei ministri ha parlato anche di riforma costituzionale della giustizia. Subito dopo Berlusconi ha sottolineato che è arrivato il momento di accelerare su alcuni passaggi, a cominciare dalla legge sulle intercettazioni.
«Il presidente del Consiglio è in grave difficoltà. Posso prevedere che nel giro di qualche mese andremo a votare. Lui fa tutto per cercare di sottrarsi al giudizio dei magistrati e pere cercare di convincere gli italiani, attraverso le televisioni a votare per lui. Gli elettori per tre volte lo hanno scelto, spero che questa volta cambino».
Cosa farà il 17 marzo?
«Il 15 marzo il presidente della Provincia di Roma mi ha invitato a parlare dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il giorno dopo lo farò in uno dei più grandi licei di Roma. Il 17 onorerò al meglio questa festa». Antonella Ciervo
12. Mentana a Berlusconi: «Le presento mia figlia...però è maggiorenne...». 19 febbraio 2011. «Anche lei è mia figlia, ma è maggiorenne...». Battutaccia di Enrico Mentana a Silvio Berlusconi, che ci resta male.
Il siparietto avviene nel primo pomeriggio quando il direttore del Tg di `La 7´ incrocia per caso il presidente del Consiglio mentre l’auto blindata del Cavaliere lascia la residenza di palazzo Grazioli. Il giornalista è a passeggio per il centro storico della Capitale con i figli e porta la più piccola, di qualche anno d’età, sulle spalle. Berlusconi lo vede, fa fermare il corteo e scende per salutarlo. Larghi sorrisi e stretta di mano. Il Cavaliere scherza con la piccola: «Ma sei così grande e ancora hai il ciuccio?», le dice sorridendo e poi, accorgendosi che ha in mano degli stuzzicadenti, avverte il padre di fare attenzione perché potrebbe farsi male.
Mentana presenta anche gli altri figli, il più grande stringe la mano del premier. Poi il direttore introduce anche la figlia più grande, con queste parole: «Anche lei è mia figlia, ma è maggiorenne...». Lo dice scherzando e per sottolinearlo ride della sua battuta, ma Berlusconi non ride: anzi, segue un momento di imbarazzato silenzio (di gelo si potrebbe dire) che Mentana cerca di rompere chiedendo al Cavaliere se sia diretto ad Arcore. «Sì, vado ad Arcore», risponde Berlusconi che per cambiare argomento torna a giocare e scherzare con la figlia più piccola del giornalista.
13. Politica e Sanremo, due marroni...di OSCAR IARUSSI. Alla vigilia c’è persino chi ha candidato Gianni Morandi a premier ideale, perché quest’anno Sanremo - è stato scritto in buona fede - s’annunciava lontano dall’Italia in auge nelle cronache politiche e spettacolari, che pari sono. Il volto pulito dell’eterno ragazzo di Monghidoro, di sinistra ma non troppo tra la via Emilia e la Riviera. Due belle fanciulle di destra ma non troppo con quel pizzico di esotismo che non guasta: l’argentina Belen «incoronata» dal bellimbusto tatuato e «figlio di» più amato dalle ragazze italiane e la Canalis per cui s’è inverato il sogno hollywoodiano di sedurre Clooney. Entrambe lambite, ma non troppo, dalle inchieste giudiziarie su certe notti milanesi alla cocaina (la normalità in taluni giri, se non fossimo così ipocriti da sussurrare allo scandalo).
E tanta buona musica con il vanto di presenze di prestigio sul palco festivaliero, come Roberto Vecchioni o Franco Battiato, al top del loro passato puntualmente acclamato dai voti alti dei critici (sette e mezzo, otto e tre quarti) che a questo punto dovrebbero dare undici o... ventimila a Luci a San Siro o La cura.
Ebbene, per capire a che punto è la notte del Belpaese, va registrato che Morandi s’è affrettato a negare di coltivare ambizioni politiche, come se la faccenda potesse risultare credibile. Perché in Italia tutto lo è ormai, soprattutto l’incredibile: dalle diciottenni di Casoria che spengono le candeline soffiando sulla torta insieme con il presidente del Consiglio (suvvia, a chi non è capitato?), alle presunte nipotine di Mubarak irretite dal Maschio Cattivo sebbene appaiano più smaliziate di una coniglietta di «Playboy» (roba da educande) o, adesso, di una ballerina di lap dance.
Le donne in piazza scandiscono: «Se non ora, quando?». Già, quando cambieremo? Mai. Almeno a giudicare da Sanremo. Il debutto di lunedì è stato puro trash (spazzatura artistica) con il prologo caramelloso ed edificante di Antonella Clerici e bimbetta sperduta sotto i riflettori. Una decina di minuti di noia assoluta. E non la noia «nichilista» o disperata di Moravia e Franco Califano, ma proprio «che barba, che noia» della rimpianta coppia Mondaini & Vianello, i quali al confronto con i siparietti d’oggidì giganteggiano per modernità come attori dadaisti.
Ecco Morandi. Simpatico e magnifico cantante (lo amiamo), ma presentatore lento lento, assecondato da una regia spenta che ha propinato l’effetto «speciale» delle stelle cadenti su cielo blu, in grado di rammemorare certe recite natalizie ginnasiali (ché già al liceo, direbbe Emma, le «mandavi a cagare», le stelline).
Castità, poi. Come il voto di astinenza erotica che Al Bano sostiene di aver fatto (stentiamo a credergli). Difatti la stessa regia durante l’intera esibizione canora di Giusy Ferrè, con ampio taglio stile tela di Fontana sul vestito da sera, ha preferito inquadrare la chitarra della band, notoriamente più sexy di una scollatura. Risultato? Dodici milioni di media Auditel, con il picco di diciassette milioni di spettatori per l’esibizione di Anna Tatangelo, il che la dice lunga sull’immaginario erotico degli italiani allupati dalla mistura di Dumbo e lesbo pop dell’insidiosa acconciatura di Lady Tatà. Comunque vada, chiunque vinca, Sanremo 2011 è già un successo di pubblico. Quindi, è bello, secondo il raffinato criterio estetico che governa la «critica» da qualche tempo in qua: la bocca buona. E quanto alla lontananza («sai, è come il vento») di Sanremo dalle miserie delle politica, basta sintonizzarsi fin da ieri mattina su una qualsiasi frequenza radio o navigare sul web.
Il brano più «cliccato» e gettonato, il pezzo cult e il video glam hot cool chic choc (scusate l’eccesso di italiano) è senza dubbio Ti sputtanerò delle «Iene» Luca & Paolo, dedicato al perenne duello tra gli ex alleati Berlusconi e Fini. Proteste? Sfuriate telefoniche dalla sede centrale Rai di viale Mazzini in Roma? Scandalo istituzionale? Macché, qualche vaga presa di distanza, visto che tutto ovviamente è programmato e concordato. Ovvero, magari fossero solo le canzonette a «sputtanare» i vertici dello Stato. Così, esattamente al pari del cinema e della editoria più gettonati, la comicità televisiva di marca Mediaset dilaga sugli schermi piccoli e grandi, sbeffeggia e ribadisce lo status quo, fa ammuina e lascia tutto com’è.
E stasera Sanremo celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia con Benigni che satireggia Mameli e, sull’altro canale, il Santoro di Annozero che ambisce ad avere in collegamento Emma Marrone (a proposito, brava!). Politica e Sanremo, lontani come due rime baciate: due marroni nell’Italia dei faraoni. 17 Febbraio 2011
14. 17 marzo, ma che festa e festa…19 febbraio 2011 | Autore: Andrea Lodato. Quelli della Lega sono sempre più furbi di noi, non c’è che dire. La storia della festa nazionale del 17 marzo è stata gestita con puro spirito secessionista dagli uomini di Bossi, ma anche con le consuete sfumature che marcano le differenze. Per la serie il resto d’Italia non perde occasione per non lavorare, festa de che, festa di chi. Hanno ragione quelli della Lega, ma quale festa e festa. Il fatto è che non quelli della Padania, ma quelli di Terronia avrebbero dovuto alzare la voce e mandare a quel paese le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Ma non per quello che è stato dal 1860 ad oggi, di cui si potrà discutere, analizzare, fare revisionismi, correzioni ed altro. Qui ci saremmo dovuti ribellare per quel che stanno facendo in questi anni del Sud e della Sicilia. Fondi bloccati, il ministro Tremonti che con i sindacati se ne va in giro per il Sud Italia in treno, arriva a Reggio Calabria e, ovviamente, torna indietro, perchè più sotto è Africa. Non una politica nè un progetto per lo sviluppo dell’Isola, la storia dei Fas una semplice vergogna nazionale. Da un anno il solito “Tremont” non firma la convenzione da rimandare a Palazzo Chigi per autorizzare l’appalto della Catania-Ragusa. Perchè? Perchè no, senza un motivo preciso, così come ancora stanno discutendo della favola dei 100 miliardi del Piano Sud, una barzelletta, perchè sono sempre gli stessi soldi, molti meno di quanti erano prima che li cominciassero ad usare per coprire i debiti del Nord, per sostenere le imprese in crisi del Nord Est, per pagare le multe delle quote latte degli allevatori settentrionali.
Scusate, ma quale festa e quale unità? Ma stiamo scherzando? Avremmo dovuto dire noi, tutti, il 17 marzo nessuna festa, tutti al lavoro. Già, ma a quale lavoro? Anche questo è vero.

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