mercoledì 16 febbraio 2011

Federali del Mattino. Rubygate: ad Ercolano reazione civile. In Veneto le donne sono gradite e qualche volta anche gradevoli, la Cancellieri rinuncia, Gelmini no, letti a prova di Bunga Bunga. Marchionne non si faccia più vedere in Sicilia: boati. 16 febbraio 2011.

Sezione Oltre padania:
1. Bozen. Monumenti fascisti: l'estrema destra annuncia corteo a Bolzano.
2. Bozen. Bolzano schiera i fucili contro l'Unità d'Italia.
3. Aosta. Unità d’Italia, resta fredda la posizione dell’Uv.
4. Aosta. E’ Alberto Cerise il più ‘ricco’ in Consiglio Valle.

Sezione ricevitorie del Lotto:
5. L'alluvione è costata al Veneto lo 0,6% del Pil.
6. Rilancio dell’economia Veneto dimenticato.
7. Molise. Emendamento per dare i fondi anche in regione.
8. Abruzzo. Una nuova vita in roulotte.

Sezione berluschiade:
9. Le reazioni in Veneto al processo immediato per il premier sul Rubygate.
10. Padova, le prostitute all'Arcella fanno la lap-dance nel cortile del condominio.
11. Gelmini "E' in corso un attacco alla sovranità popolare".
12. Reggio Emilia. Io contesto il Presidente, non le escort.
13. Spoleto. Il compito a scuola è sulla vicenda Ruby.
14. Brindisi. Letti a prova di Bunga Bunga

Sezione sindrome da Burnout:
15. Bologna. Cancellieri rinuncia a correre come sindaco di Bologna.
16. Lombardo: "Marchionne non si faccia più vedere in Sicilia".

Sezione pezze e pezzi:
17. Ercolano. Mantovano: «Ad Ercolano c'è una reazione civile contro il racket».
18. Prato. La camorra, gli stracci e Prato.

Sezione ce l’hanno con Toto’:
19. Palermo. Cuffaro di nuovo a giudizio per mafia.
1. Bozen. Monumenti fascisti: l'estrema destra annuncia corteo a Bolzano, Svp preoccupata. BOLZANO. Esprime preoccupazione la Svp per i toni di una manifestazione, annunciata per il 5 marzo dal movimento di destra Casapound a Bolzano sul tema dei monumenti del Ventennio. La direzione del partito chiede al questore di valutare l'ammissibilità della manifestazione, alla luce anche dei contenuti, definiti ''vicini ad ideologie estremiste'', anticipati su alcuni volantini dagli organizzatori. In uno di essi, parlando dei pilastri con il fascio littorio del monumento alla Vittoria di Bolzano, si afferma che essi ''son le ossa di un dio che ci ricorda ogni giorno che nulla è tramontato, che il futuro è solo il ricordo di uno stupendo passato''. Dai volantini risulta che tra i promotori della manifestazione v'e' anche Unitalia.
2. Bozen. Bolzano schiera i fucili contro l'Unità d'Italia. di Donato de' Bardi. Bolzano, con il presidente della provincia Luis Durnwalder, non ha voglia di festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia, polemizzando aspramente con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. E gli italiani che vivono in Alto Adige fanno notare, per una curiosa coincidenza, che l'istituzione culturale cara alla provincia, Museion, presenterà da venerdì prossimo una torre di fucili in una vasca di zinco piena d'olio esausto. È un museo d'arte moderna e contemporanea che è costato la bellezza di 30 milioni di euro (tanto che la provincia autonoma, anche per questo «investimento», è stata definita la capitale degli sprechi), un edificio a forma di cubo, dotato di quattro piani con superfici espositive per 2.100 metri quadri, una biblioteca d'arte, una caffetteria, un punto vendita, una sala per manifestazioni, deposito, archivio e uffici, più atelier per gli artisti: e dove fin dall'inizio non sono mancati 2,5 milioni di euro all'anno per «completare» la collezione già iniziata negli anni ottanta. Roba da far concorrenza al Maxxi romano, solo che a Bolzano il comune conta solamente centomila abitanti E il Museion ha sempre ospitato mostre destinate a creare polemiche: nella prossima, «Controtempo», Valie Export (Linz, 1940), definita «pioniera della concezione di artista femminista», proporrà lavori storici come i «Pantaloni d'azione: panico genitale» del 1968, o grandi installazioni come «Kalashnikov” del 2007 (la giù citata torre di fucili). Le armi sono 109, riflesse in uno specchio, e funzionanti basterebbero a rifornire un esercito di ribelli. Valie Export ama in particolare una sua opera, che la ritrae con un fucile in mano e una tuta in pelle strappata sul pube. Come sottolinea il critico d'arte Flaminio Gualdoni, fin dall'inizio la sua «politica creativa» era dura, aggressiva, centrata su «sessualità e violenza, rapporti sociali e stereotipi culturali». Non a caso all'inaugurazione di questa mostra è atteso proprio Durnwalder.
3. Aosta. Unità d’Italia, resta fredda la posizione dell’Uv. Perron: “La nostra festa è l’Autonomia”. Aosta - Il Comité executif del movimento ha discusso il tema ieri, lunedì 14 febbraio. “Non ci sottraiamo alle celebrazioni ufficiali. La nostra posizione sulle celebrazioni è di rispetto, ma tiepida”. Ha fatto discutere molto la posizione di Luis Durnwalder, presidente della provincia autonoma di Bolzano, sull’Unità d’Italia. Il suo “no” ad un’adesione sudtirolese alle celebrazioni hanno scatenato molte polemiche: “Noi ci sentiamo una minoranza austriaca e non siamo stati noi a scegliere di far parte dell’Italia”, ha detto recentemente l’esponente politico della Svp che fu, tra l’altro, ospite in Valle nel 2005 in occasione della festa dell’autonomia e dello Statuto durante la presidenza di Carlo Perrin. Una posizione non condivisa pienamente dall’Union Valdôtaine, anche se chez nous i cuori non scalpitano certo per ricordare gli eroi del risorgimento. “Non ci sottraiamo alle celebrazioni ufficiali, la nostra posizione sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia è di rispetto ma tiepida. La nostra vera festa è il 26 febbraio” dice il presidente Uv Ego Perron, che del tema ha discusso nel Comité executif di ieri, riferendosi alla promulgazione dello Statuto speciale e all’entrata in vigore dei decreti luogotenenziali. Insomma, c’è “rispetto per l’occasione”, ma “questa non è una festa che sentiamo profondamente nostra”. I regionalisti più convinti non rimpiangono più la mancata appartenenza alla Francia, anche se, dice Perron, “in occasione del centenario l’atteggiamento era stato ancora più freddo: cinquant’anni fa erano più vive le posizioni annessionistiche”. “Col senno di poi - continua Perron - l’adesione all’Italia è stata positiva rispetto all’eventualità di diventare un département francese”. Per quanto riguarda la polemica nata attorno la proclamazione di un giorno di festa nazionale per il 17 marzo, Perron aggiunge: “Se arriveranno posizioni chiare noi aderiremo senza ostacolare. Assistiamo, però, a un dibattito che ci interessa poco, la politica deve occuparsi di problemi più gravi”. di Domenico Albiero.
4. Aosta. E’ Alberto Cerise il più ‘ricco’ in Consiglio Valle. I redditi dei 35 politici di piazza Deffeyes. La consueta classifica dei “ricchi e poveri” in Consiglio regionale torna puntuale anche quest’anno con la pubblicazione, sul Bollettino ufficiale di oggi, dell’Anagrafe patrimoniale dei 35 politici che ricoprono le più alte cariche della nostra Regione. I redditi sono quelli percepiti da assessori e Consiglieri nel 2009: questa volta il podio è composto da Alberto Cerise, Augusto Rollandin e Massimo Lattanzi. Con 257mila euro circa, il presidente dell’assemblea legislativa scalza Rollandin che aveva conquistato precedentemente il primo posto con oltre un milione di euro, frutto della liquidazione della pensione da Consigliere che il presidente della Regione aveva riscattato nel 2008. Chi dal secondo posto slitta al quarto è Cleto Benin che si ferma a 204mila euro circa. Gli ultimi tre posti sono tutti all’opposizione: Patrizia Morelli (terzultima), Raimondo Donzel (penultimo) e Carmela Fontana (ultima). Di seguito riportiamo, in ordine decrescente, i redditi imponibili del 2009 e il raffronto, per ciascun consigliere, con la dichiarazione del 2008.
Alberto  Cerise 257.818 euro - Union Valdôtaine. Attuale Presidente del Consiglio regionale, Assessore alle Opere pubbliche nella scorsa legislatura ed ex dirigente regionale. L’anno precedente 241.280 euro.
Augusto Rollandin 253.807 euro - Union Valdôtaine, attuale Presidente della Regione, veterinario ed ex senatore – L’anno precedente era di  1.079.938 euro.
Massimo Lattanzi 218.135 euro - Popolo della Libertà, consulente finanziario e manager bancario. E’ consigliere regionale dal 1998. L’anno precedente 240.304 euro.
Anacleto Benin 204.055,08 euro - Il Popolo della Libertà, fondatore del Tour Operator Eurotravel. L’anno precedente 250.962 euro.
Diego Empereur 200.093 euro - Union Valdôtaine imprenditore, sindaco di Sarre per 18 anni fino al 2008 ed ex presidente del Celva. L’anno precedente era di 183.926 euro.
Ennio  Pastoret 174.115 euro - Union Valdôtaine – Attuale assessore alle Attività produttive, assessore al Turismo nella scorsa legislatura ed ex sindacalista. Consigliere regionale dal 1998. L’anno precedente era di 173.352 euro.
Hélène Impérial 167.044 - Union Valdôtaine, medico presso l'U.B. di Chirurgia vascolare. L’anno precedente era di 83.181 euro euro
Luciano Caveri 158.341 euro - Union Valdôtaine, giornalista Rai e presidente della Regione nella scorsa legislatura. L’anno precedente era di 118.160 euro
Marco Viérin 152.371 euro -Stella Alpina, consigliere regionale dal 1988 – L’anno precedente era di 125.335 euro.
Aurelio  Marguerettaz 150.668 euro -  Union Valdôtaine , attuale assessore al Turismo, assessore alle finanze nella scorsa legislatura e commercialista. L’anno precedente 184.454 euro.
Claudio Lavoyer 149.439 euro - Fédération autonomiste, archietetto e libero professionista, consigliere regionale dal 1988 – L’anno precedente era di 122.476 euro.
Manuela Zublena 149.131 euro - Union Valdôtaine, attuale assessore all’Ambiente, in precedenza responsabile del settore per la sorveglianza della qualità dell'aria dell’Arpa. L’anno precedente era di euro 102.261.
Laurent Viérin 148.941 euro - Union Valdôtaine, assessore all’Istruzione e Cultura anche nella scorsa legislatura. L’anno precedente era sempre di 148.941 euro
Giuseppe  Isabellon 149.275 euro - Union Valdôtaine, attuale assessore all’Agricoltura, ingegnere elettrotecnico titolare di un’azienda agricola zootecnica. L’anno precedente era di 147.756 euro.
Andrea Rosset 135.103 euro - Union Valdôtaine, pensionato, ex funzionario della Regione. E’ stato per 13 anni sindaco a Quart, fino al 2008. L’anno precedente era di 109.891 euro
Alberto  Zucchi 120.474 euro - Popolo della Libertà è broker assicurativo. L’anno precedente era di 120.278 euro.
André Lanièce 117.989 euro - Stella Alpina. Consulente fiscale. E’ consigliere regionale da più di 15 anni. L’anno precedente era di 118.463 euro.
Giuseppe Cerise 116.569 euro - Alpe, sindaco di Fénis per 18 anni (fino al 2008). L’anno precedente era di 91.661 euro.
Alberto Chatrian 115.257 euro - Vallée d’Aoste - Renouveau Valdôtain, architetto, maestro di sci ed ex sindaco di Torgnon. L’anno precedente era di  111.110 euro
Alberto Crétaz 112.098 euro - Union Valdôtaine, pensionato, sindaco di Pont-Saint-Martin per 15 anni fino al 2008. L’anno precedente era di 99.895 euro
Enrico Tibaldi 107.223 euro - Popolo della Libertà, giornalista ed ex editore radiotelevisivo. L’anno precedente era di 112. 996 euro.
Emily Rini 106.456 euro - Union Valdôtaine, agente di assicurazione. L’anno precedente era di 48.622 euro
Salvatore Agostino 105.962 euro - Union Valdôtaine, ex impiegato delle poste ed ex assessore alle attività produttive del Comune di Aosta. L’anno precedente il suo reddito era di 86.375 euro.
Gianni Rigo 105.228 euro - Partito Democratico, è stato consulente del Celva. Dal 1995 al 2005 è stato assessore comunale alle politiche sociali – L’anno precedente era di 95.678 euro.
Dario Comé 103.062 euro - Stella Alpina, insegnante di educazione fisica, consigliere regionale dal 1998. L’anno precedente era di 103.586 euro
Piero  Prola 100.412 euro - Union Valdôtaine, è dirigente regionale. E’ stato sindaco di Verrès per 13 anni, fino al 2008. L’anno precedente era di 78.071 euro
Mauro Bieler 96.161 euro - Union Valdôtaine, maestro, allenatore e istruttore di sci alpino. L’anno precedente era di 57.053 euro
Leonardo  La Torre 97.504 euro - Fédération Autonomiste, assessore alle attività produttive nella scorsa legislatura, imprenditore di un'azienda aostana che fornisce servizi di sicurezza e sorveglianza. L’anno precedente era di euro 142.947
Francesco Salzone 98.696 euro - Stella Alpina, ex presidente dell’Arer. E’ consigliere regionale dalla passata legislatura. L’anno precedente era di 98.696 euro
Alberto Bertin 95.037 euro - Alpe - Responsabile del settore ricerche e fondo federalista della Fondation Emile Chanoux. L’anno precedente era di 53.064 euro
Gabriele Maquignaz 95.165 euro - Union Valdôtaine, maestro di sci e albergatore. E’ consigliere regionale dal 2003. L’anno precedente era di 78.217 euro
Roberto Louvin 93.868 euro - Vallée d’Aoste - Renouveau Valdôtain, avvocato e ricercatore universitario. E’ stato consigliere comunale ad Aosta fino al 2008. L’anno precedente era di 82.654 euro
Patrizia  Morelli 94.317 euro - Vallée d’Aoste - Renouveau Valdôtain, bibliotecaria e albergatrice. L’anno precedente era di 56.148 euro
Raimondo  Donzel 93.573 euro -  Partito Democratico, insegnante di storia e filosofia e sindacalista della Cgil. L’anno precedente era di 61.814 euro
Carmela  Fontana 92.100 euro – Partito Democratico, già consigliere regionale nella scorsa legislatura, è stata assessore ai servizi sociali del comune di Aosta fino al 2006. Sindacalista della Cgil. L’anno precedente era di 92.265 euro
Albert Lanièce, attuale assessore regionale alla Sanità, non è presente nell’elenco in quanto assessore tecnico e non consigliere regionale. L'indennità di carica mensile lorda, uguale per il Presidente della Regione, gli assessori e i consiglieri regionali, ammonta a 8.195,55 euro. A questa bisogna aggiungere un'indennità di funzione mensile lorda che per il Presidente della Regione è di 6.437 euro (+ un'indennità prefettizia di 585,18 euro), per gli assessori è di 4.505,90 euro, per il Presidente del Consiglio è di 6.437 euro, per il Vicepresidente del Consiglio è di 1.931,10 euro, per il Presidente di Commissioni/Consigliere segretario è di 965,55 euro.
5. L'alluvione è costata al Veneto lo 0,6% del Pil. Studio dell'Anbi, associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, sugli effetti dell'alluvione del novembre scorso. PADOVA. L'alluvione che ha colpito il Veneto, in particolare le province di Vicenza, Padova e Verona, tra il 31 ottobre e il 2 novembre dello scorso anno, ha portato ad una mancata crescita annuale del Pil regionale di circa lo 0,6%, pari a 570 milioni di euro. E' quanto emerge dai dati forniti dall'Anbi, Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, che stamane ha presentato un piano per contrastare il rischio idrogeologico nel nostro Paese.  La stima di crescita annuale del Pil prevista per il 2011 era dell'1,6% e quindi, secondo le stime dell'Anbi, l'effetto alluvione rischia di annullare la ripresa prevista per l'anno in corso, cui si aggiunge una mancata occupazione per circa 8mila posti di lavoro. Quanto ai danni diretti, essi ammonterebbero a quasi 500 milioni di euro, cui vanno ad aggiungersi 1,5 miliardi di euro stimati per il ripristino e messa in sicurezza idraulica del territorio. Le imprese che hanno subito il fermo delle attività sono quasi 4mila, 230mila gli animali morti negli allevamenti e circa 9mila le imprese danneggiate tra commerciali, artigiane e agricole.
6. Rilancio dell’economia Veneto dimenticato. Il Piano di rilancio economico presentato dal Governo nell’ultimo Consiglio dei ministri ha deluso le aspettative di tutti. In particolare del mondo imprenditoriale che si attendeva quella sferzata necessaria per consentire all’economia nazionale di riprendere la corsa interrotta nel 2008. La miriade di microinterventi messi sul tavolo, altro non è che un mix di misure già annunciate, o presentate nel recente passato, che difficilmente darà quel segnale di discontinuità che tutti si attendevano in tempi brevi. La riforma degli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione richiederà tempi lunghissimi; il riordino degli incentivi alle imprese, già approvato con la Legge sullo sviluppo entrata in vigore nell’agosto del 2009, sortirà i suoi effetti solo a partire dal 1˚ gennaio 2012; le misure sulla concorrenza e la liberalizzazione dei mercati hanno già subito uno stop: solo fra qualche settimana verrà approvato un decreto legge che accorperà tutti questi interventi. Infine, il rilancio del «Piano casa » e del «Piano per il Sud» si concretizzerà fra qualche mese quando verranno definiti i piani operativi.
Nel frattempo, la denuncia sollevata dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ci costringe a fare i conti con l’ennesima «disattenzione» dello Stato centrale nei confronti del nostro territorio. Dopo i primi 300 milioni di euro dati dal Governo nei mesi scorsi per avviare i rimborsi alle popolazioni colpite dall’alluvione, sembra che di soldi non ce ne siano più. Questo primo contributo copre poco meno di un terzo del miliardo di euro necessario a coprire i danni provocati dall’esondazione del novembre scorso. Senza contare che per mettere in sicurezza idraulica il nostro territorio è indispensabile trovare altri 2,5 mld di euro. Se saranno confermate le previsioni elaborate nei mesi scorsi dall’Ufficio studi di Unioncamere, il Pil del Veneto potrebbe subire una contrazione, a seguito dei danni provocati dall’alluvione, oscillante tra lo 0,5 e lo 0,7%. Senza contare che se non arriveranno anche i rimanenti 700 milioni di contributi statali necessari per finanziare la ricostruzione delle zone colpite, probabilmente l’economia regionale non sarà in grado di agganciare i timidi segnali di ripresa in atto: con ricadute occupazionali molto preoccupanti. Sappiamo benissimo che la situazione dei conti pubblici nazionali non ci consente più di distribuire sui territori risorse illimitate, ma è altrettanto vero che il Veneto è tra le poche Regioni d’Italia ad aver un residuo fiscale positivo (ovvero, la differenza tra quanto versiamo allo Stato di tasse, imposte e contributi e quanto riceviamo in termini di trasferimenti e servizi). Insomma, abbiamo diritto quanto gli altri di ricevere, in questo momento di difficoltà, la solidarietà dal resto del Paese. Giuseppe Bortolussi
7. Molise. Emendamento per dare i fondi anche in regione. Il senatore Giuseppe Astore, componente del Gruppo Misto, ha presentato un emendamento al Milleproroghe per chiedere di estendere anche al Molise l'erogazione delle ulteriori risorse individuate dalle Commissioni riunite Bilancio e Affari Costituzionali del Senato da destinare ai territori colpiti dalle alluvioni. «Il Governo - afferma Astore – vittima di un'evidente trazione leghista, ha totalmente ignorato che anche nella regione Molise ci sono stati ben sei comuni devastati dagli eccezionali eventi metereologi del 2009».
8. Abruzzo. Una nuova vita in roulotte. Alcune famiglie accampate vicino al comando della Polizia Municipale. Marco Giancarli Rimane alta la soglia d'allarme per quanto riguarda la situazione abitativa nel capoluogo abruzzese. Molte famiglie vengono sfrattate dagli hotel e inscenano proteste per avere un tetto sotto il quale stare; altre invece, vittime del sistema che nasconde al suo interno numerose falle, finiscono per vivere come sfollati al freddo dentro una ruolotte, cercando di andare avanti con i soldi, frutto di un onesto lavoro. Per alcuni invece la cosa da fare è quella di andare a vivere con camper e ruolotte sotto la casa di proprietà danneggiata dal sisma, ed usufruire comunque di un beneficio da parte dello Stato. Il contributo di autonoma sistemazione. Quel contributo cioè, che spetta alla famiglie che hanno provveduto autonomamente a trovare una soluzione alloggiativa. Nel caso specifico, si tratterebbe di alcune famiglie, circa quattro, che si sono insediate in zona Collesapone a poche centinaia i metri dal Comando della Polizia Municipale. Non ottemperando all'ordinanza comunale detta antibivacco, le famiglie da quasi un anno stazionano dentro diverse strutture provvisorie come camper e piccole roulotte, all'interno delle quali, sono state realizzate anche delle piccole cucine allacciate con bombole a gas. Tutto ciò a pochi passi da condomini abitati. Un caso che però non è isolato. Nel territorio dell'Aquila, esistono diverse zone prese di mira da persone che hanno rifiutato o non possono permettersi la sistemazione in appartamenti veri e propri a favore di un contributo di autonoma sistemazione, che però non viene utilizzato per coprire l'affitto di una casa, bensì viene incassato per utilizzarlo in altro modo, dato che stazionano su un terreno per la maggiorparte delle volte comunale, in strutture provvisorie, al limite delle condizioni igienico-sanitarie. In alcuni casi le stesse persone, come nel caso specifico, vivono sotto l'abitazione danneggiata dal sisma ed in altri casi, le medesime rientrano nella casa inagibile per dormire. Rimane alto comunque, il livello di pericolosità che queste installazioni abusive producono, considerando il rischio al quale le famiglie stesse si espongono, utilizzando stufe improvvisate per riscaldarsi dal freddo degli inverni aquilani o utilizzando bombole di gas per cucinare. Una situazione di alta criticità che ha gettato da oltre un anno, il capoluogo abruzzese nel più completo degrado urbano.
9. Le reazioni in Veneto al processo immediato per il premier sul Rubygate. VENEZIA. Silvio Berlusconi sarà processato con giudizio immediato per le accuse di concussione e prostituzione minorile. Ecco i commenti in Veneto alla notizia che rischia di far saltare la legislatura. Longo (Pdl): "Ce lo aspettavamo". ''Senz'altro, è quello che chiede la Procura di Milano''. Così uno dei legali del premier, il senatore padovano del Pdl Pietro Longo, ai giornalisti che gli chiedono se si aspettava questa decisione del gip nei confronti di Silvio Berlusconi. All'osservazione dei cronisti che il collegio giudicante è composto da sole donne, Longo risponde: ''Già ci sono nel processo Mills; benissimo, le donne sono gradite e qualche volta anche gradevoli''.  Casellati: "Che tempismo questi pm". ''Che rapidità, che solerzia, che efficienza. La Procura di Milano quando deve mettere sotto processo il presidente Berlusconi, ossia svolgere la sua attività principale, non teme rivali nel mondo in quanto a tempestività. E già questo la dice lunga sul grado di faziosità che contraddistingue l'operato dei pm milanesi, veri e propri militanti al servizio della sinistra''. L'accusa è del sottosegretario alla Giustizia, la senatrice padovana Elisabetta Alberti Casellati che si dice ''certa che ancora una volta il presidente del Consiglio non si farà intimorire da questa ammuffita strategia e continuerà nella sua opera riformatrice, a dispetto di un'opposizione inconcludente e di magistrati che calpestano anche il buonsenso''.
10. Padova. Padova, le prostitute all'Arcella fanno la lap-dance nel cortile del condominio. In via Altichieri da Zevio protestano i residenti: "Si appartano con i clienti sotto le finestre". Il business controllato da rumeni violenti. di Elvira Scigliano. PADOVA. Le lucciole ballano la lap-dance nel cortile del civico 61 di via Altichieri da Zevio. Qui riservano spettacolini a luci rosse ai clienti adescati per strada. Poi qualcuna sale nei mini-appartamenti a consumare e qualcun'altra la compravendita sessuale la conclude direttamente nelle auto parcheggiate ai posti che dovrebbero essere dei residenti del palazzo.  Si fa strada l'ennesimo condominio della vergogna: dopo il Pescarotto, dopo via Manara e dopo via Dini, adesso tocca all'Arcella. Tutto quello che disturba il business del sesso è fatto fuori: se il cancello elettrico è un ostacolo alle attività di prostituzione si manomette, una volta, due volte, quanto basta a dissuadere chi continua a serbare buoni propostiti di civiltà.
"L'ultima volta - riferiscono alcuni residenti - l'amministratore l'ha chiuso con un lucchetto che è durato appena due giorni e mezzo. Poi è stato tranciato. Hanno portato via due telecamere interne e nel cortile si accumulano carcasse di auto senza targa (dove le ragazze si vendono n.d.r.), condom colorati e bottiglie vuote. Prima al civico 61 abitavano persone tranquille, italiane e straniere. Poi è arrivato il primo appartamento di prostitute, quindi il secondo e adesso abbiamo raggiunto quota tre. Più la novità dei parcheggi del cortile, dove vengono anche ragazze che non si prostituiscono in casa ma direttamente in strada. Il filo conduttore sono i papponi: rumeni violenti che si danno il turno nel controllo delle giovani".
I 60 mini-appartamenti sono da tempo sotto la lente d'ingrandimento dei carabinieri. Lo scorso novembre i militari del Radiomobile di Padova, perquisendo l'interno 55 del civico 61, hanno sequestrato un manganello con cui un rumeno di 26 anni dava scariche elettriche alle giovani lucciole. Mentre quest'estate i carabinieri, con un blitz a sorpresa nell'alcova, avevano fotosegnalato sette ragazze tra i 18 e i 25 anni, tutte rumene, che si prostituivano in casa.
11. Gelmini "E' in corso un attacco alla sovranità popolare". Roma, 15-02-2011. "E' in corso un vero e proprio attacco alla sovranità popolare e a un'istituzione dello Stato". Così il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha commentato la decisione del gip di Milano Cristina Di Censo di disporre il giudizio immediato per Silvio Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile nell'ambito del caso Ruby.
"Il pericolo che i Padri Costituenti della Repubblica avevano immaginato, inserendo l'immunità parlamentare nella Costituzione, è oggi quanto mai reale. Un potere dello Stato - afferma il ministro - tenta di condizionare la volontà degli elettori e di stravolgere uno dei principi cardine di tutte le democrazie: l'equilibrio tra il potere giudiziario, legislativo ed esecutivo. Non è un problema del centrodestra o di Berlusconi, ma dell'Italia. L'anomalia del nostro Paese non è rappresentata da un Presidente del Consiglio liberamente eletto, ma - conclude - da una parte della magistratura che agisce con finalità politiche".
12. Reggio Emilia. Io contesto il Presidente, non le escort. Vogliamo provare a mettere i puntini sulle i? Di sciocchezze fuorvianti, infatti, abbiamo piene le tasche a proposito della manifestazione «Se non ora quando?» promossa in tutta Italia. In primis, mi si rizzano in testa quei quattro capelli che mi sono rimasti quando leggo che le donne sono andate in piazza per difendere la loro dignità oppure per condannare le escort. Ma quando mai?  Quando mai mi sono sentita svilita dai festini di Arcore? Che caspita c'entriamo noi donne che affrontiamo la vita giorno per giorno, ben lontano da lì, dalle ville del satrapo? Quanto alle escort, sarebbe ben ridicola una manifestazione di protesta contro di loro!  Non si tratta forse del mestiere più antico del mondo? Quale manifestazione lo potrebbe estirpare? No, cari miei, io voglio andare in piazza a contestare il Presidente del Consiglio del mio Paese che dovrebbe stare lì per servire tutti e invece lascia chiaramente intendere, ad ogni occasione, che ci sono due classifiche per le donne: la serie A e la serie B. Quelle che stanno in serie B, cioè le vecchie e le brutte, devono solo rassegnarsi a raccogliere le briciole lasciate da quelle della serie A.  Ebbene, che questo turpe modo di vedere venga da sempre largamente condiviso e messo in pratica pure ci è noto e ci abbiamo fatto il callo, ma che esso venga spudoratamente strombazzato e legittimato dal nostro premier, che pubblicamente svillaneggia per le sue fattezze una parlamentare, no, questo bisogna contestarlo in tutti i luoghi e in tutti laghi come si dice a Sanremo. E bisognava farlo prima, ma proprio da un bel pezzo!  Il colmo è, però, che questo premier pernicioso straripa continuamente anche sulle reti pubbliche con i suoi deliri di persecuzione e le sue dichiarazioni eversive. Ce lo troviamo sempre davanti a tutte le ore, altro che perseguitato, è lui che ci perseguita! Un'ultima considerazione su quanto avrebbe dichiarato Raffaella
Curiel al Giornale dell'ineffabile Sallusti: «Chi fa alta moda non va in piazza».  Di primo acchito, ho sperato per  lei che queste parole se le fosse inventate l'intervistatore del Giornale, ma poi mi sono detta che chi ha solo la piazza per far sentire la propria indignazione, ha certo poche occasioni per frequentare gli ambienti di quella signora, abituata ad avere cospicue relazioni con chi le cose le manovra e le decide nelle stanze dei bottoni.
13. Spoleto. Il compito a scuola è sulla vicenda Ruby. Spoleto, agli studenti viene chiesto un disegno di carnevale sui presunti festini. SPOLETO. 15.02.2011. Sul compito assegnato è bufera. Genitori che protestano, consiglieri comunali che si apprestano a presentare un’interrogazione, assessore all’Istruzione che contatta la dirigenza scolastica. La vicenda è questa. In una scuola media un insegnante avrebbe assegnato, nei giorni scorsi, un compito a casa agli alunni: un disegno incentrato sul tema di Carnevale. Ovvero Berlusconi e la vicenda dei presunti festini.
14. Brindisi. Letti a prova di Bunga Bunga, singolare trovata pubblicitaria di azienda pugliese. «Sui nostri letti potete farci quello che volete» è lo slogan usato per cavalcare l'onda del delicato momento politico. BRINDISI - Letti a prova delle più ardue acrobazie sessuali. E’ questo il messaggio pubblicitario di un’azienda di arredamento brindisina che ha pensato bene di cavalcare l’onda del delicato momento politico italiano, assicurando i fruitori della campagna promozionale dell’ efficacia dell’oggetto in reclame.
LA PUBBLICITA’- «Sui nostri letti potete farci quello che volete - si legge- anche il Bunga Bunga». E non si tratta certo del Bunka Bunka, incipit degli slogan dei cortei di questi giorni a Tokyo, e che in giapponese vuol dire cultura. Il messaggio è chiaro. Un letto è per tutti, ma questa volta non si tratta di quello di Putin. Teresa Serripierro.
15. Bologna. Cancellieri rinuncia a correre come sindaco di Bologna. di Andrea Biondi. BOLOGNA - Sicuramente Pd e Idv avranno tirato un sospiro di sollievo. Per Pdl e Lega, invece, il tempo stringe per arrivare a un candidato sindaco per le prossime elezioni amministrative di maggio. Sta di fatto che il commissario straordinario di Bologna Anna Maria Cancellieri - arrivata un anno fa sotto le Due Torri dopo le dimissioni di Flavio Delbono "bruciato" dal Cinziagate - ha dichiarato la propria «indisponibilità» a candidarsi a Palazzo d'Accursio. Il niet è arrivato con una nota di una dozzina di righe, diffusa poco dopo mezzogiorno, dall'ufficio stampa del Comune.
Il pressing dei movimenti civici di sostegno che a Bologna spingevano per avere Anna Maria Cancellieri non più nelle vesti di commissario straordinario, ma come primo cittadino, non ha quindi avuto buon esito. Per loro, «molte cittadine e molti cittadini» da cui «è stata avanzata l'ipotesi di una mia candidatura a sindaco di Bologna» il commissario ha avuto parole di ringraziamento. «Ritengo però – si legge nella nota – che in alcun modo potrei mai essere "la candidata" di un partito piuttosto che di un altro o di qualunque autorevole esponente politico locale o nazionale, perché ciò configgerebbe con il mio attuale ruolo di servitore terzo di tutti i cittadini bolognesi». Chiarissima la chiosa del ragionamento: «Poiché da più parti mi si indica come candidato di parte, esprimo la mia indisponibilità ad essere espressione di qualsiasi schieramento politico nazionale o locale».
Cancellieri prende insomma atto, una volta per tutte, del fatto che la sua candidatura non sarebbe in grado di raccogliere attorno a sé uno schieramento bipartisan, cosa del resto molto difficile dal momento in cui il centrosinistra ha scelto come candidato sindaco, attraverso le primarie, l'ex assessore cofferatiano e presidente del consiglio provinciale Virginio Merola. Proprio da Pd e Idv erano in questi giorni iniziate ad arrivare bordate al commissario che sicuramente hanno fatto capire al commissario Cancellieri la durezza della lotta che stava per iniziare. Con le premesse date al momento, dunque, «non ci potrà essere alcuna mia candidatura - scrive ancora il prefetto cancellieri nella nota di Palazzo d'Accursio - fermo restando il rispetto che ho per il ruolo dei partiti con i quali sempre ho avuto modo di collaborare lealmente nella reciproca considerazione dei ruoli istituzionali». Con la rinuncia della Cancellieri rimangono tre i candidati principali in campo: il Pd Virginio Merola, che ha vinto le primarie del centrosinistra; Daniele Corticelli, ex guazzalochiano ora a capo di una sua lista e Stefano Aldrovandi, imprenditore, ex presidente della fondazione del Monte ed ex ad di Hera, che gode del sostegno di Guazzaloca e, a quanto sembra, anche del Terzo Polo. Anche i "grillini" - che in regione sono riusciti a far eleggere due consiglieri e che alle ultime elezioni avevano conquistato un seggio anche a Palazzo D'Accursio - hanno annunciato un proprio candidato: Massimo Bugani. Gli occhi però ora sono puntati su Pdl e Lega, che negli ultimi tempi hanno vistosamente temporeggiato in attesa di un sì della Cancellieri. Alcuni esponenti dei due partiti (soprattutto del Pdl) avevano addirittura messo in conto una possibile "estromissione" del proprio simbolo dalla campagna elettorale, pur di contrastare la golden share che il centrosinistra ha da anni su Bologna.
Il Carroccio nelle scorse settimane non si è sottratto al dibattito attorno a un suo possibile candidato, che potrebbe essere Angelo Alessandri o Manes Bernardini. Sul fronte Pdl, dopo il "sacrificio" di Giancarlo Mazzuca e l'autocandidatura del deputato Giuliano Cazzola (che però sembrerebbe non avere seguito), si farà ora più serrato il pressing attorno ad Alfredo Cazzola, ex patron del Motorshow ed ex presidente del Bologna calcio, già sconfitto però da Delbono alle ultime elezioni. A essere tirato in ballo nelle scorse settimane è stato anche il presidente della locale camera di Commercio Bruno Filetti.  15 febbraio 2011
16. Lombardo: "Marchionne non si faccia più vedere in Sicilia". PALERMO - È in corso a Palazzo d'Orleans la riunione della giunta regionale, presieduta da Raffaele Lombardo. Al vaglio c'è anche il protocollo sull'accordo di programma per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. La Regione firmerà l'intesa domani al ministero per lo SViluppo con Stato, comune di Termini Imerese e Consorzio per l'area industriale.
"Apprendo dalla parole dell'amministratore delegato Sergio Marchionne di una presunta volontà della Fiat a collaborare per Termini Imerese. Per il bene di questa nostra area industriale chiedo soltanto che non si faccia più vedere e sentire" ha detto Lombardo.
"L'accordo che verrà siglato domani al ministero dello sviluppo economico - continua Lombardo - garantisce il riassorbimento occupazionale dei dipendenti Fiat, all'interno delle imprese che si insedieranno a Termini Imerese. L'accordo prevede che a regime l'area industriali registri 3.300 occupati, e dunque quasi il doppio dell'eredità che raccogliamo dalla Fiat".
"Sono queste le vere garanzie per lo sviluppo e per l'occupazione e sono obiettivi che raggiungeremo grazie anche all'intervento economico della Regione siciliana, che sul rilancio di Termini Imerese investe 350 milioni di euro oltre alle agevolazione già previste in Sicilia per l'attrazione di investimenti imprenditoriali, come ad esempio il credito di imposta". 15/02/2011
17. Ercolano. Mantovano: «Ad Ercolano c'è una reazione civile contro il racket». Il sottosegretario:«Ribellarsi conviene». Serrata dei commercianti in occasione della manifestazione pubblica. NAPOLI - «La giornata di oggi è ancora più importante del processo che si aprirà lunedì prossimo (contro gli estorsori del clan, ndr) perchè è il segnale di una fiducia che viene dalle forze sane ed economiche del territorio ed è la dimostrazione che questa è una guerra che si può e si deve vincere». Lo ha detto il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano ad Ercolano prima della manifestazione contro il racket e a sostegno dei commercianti che si sono costituiti parte civile al processo contro gli estorsori. «La lotta al racket non può essere solo repressione, che comunque ci deve essere, ma riesce se - continua Mantovano - come avviene da vent’anni a questa parte, grazie all’associazionismo antiracket e in particolare al lavoro della Fai (Federazione antiracket italiana) c’è una reazione civile, una riscossa diffusa che fa capire che resistere al racket è sempre meno un atto eroico ed è sempre più un atto di civile convenienza, nel senso che solo uno stupido può pagare il pizzo». In concomitanza con la manifestazione pubblica è in atto una serrata dei commercianti su tutto il territorio di Ercolano: in via IV Novembre nel centro della città sono molti i commercianti che hanno abbassato le saracinesche in segno di solidarietà con il loro colleghi che hanno denunciato i propri estorsori.
18. Prato. La camorra, gli stracci e Prato. Abiti usati messi in commercio in barba alle norme sui rifiuti e sull’igienizzazione: era il business avviato dal clan camorristico Birra-Iacomina di Ercolano. Base operativa in Toscana, a Montemurlo. PRATO - Abiti usati messi in commercio in barba alle norme sui rifiuti e sull’igienizzazione, per un giro d’affari di svariate decine di milioni di euro: era questo il business avviato dal clan camorristico Birra-Iacomina di Ercolano (Napoli), stroncato dai carabinieri. In Campania, Toscana ed Emilia-Romagna, oltre 100 Carabinieri del Comando Tutela Ambiente e dei Comandi Provinciali di Napoli, Firenze, Prato, Caserta e Forlì-Cesena stanno eseguendo arresti, perquisizioni e sequestri nell’ambito di un’operazione che ha consentito di individuare e porre a termine un maxi traffico illecito di indumenti usati. Le indagini che hanno portato all’emissione dei provvedimenti da parte del Gip del Tribunale di Firenze, coordinate dalla Dda del capoluogo toscano e condotte dal Noe Carabinieri di Firenze, hanno documentato che gli abiti usati, in totale violazione della normativa sui rifiuti, venivano inviati ad aziende toscane e campane che li commercializzavano al dettaglio simulando trattamenti, fra i quali l’igienizzazione, in realtà mai avvenuti per un giro di affari di svariate decine milioni di euro.
Sono diciotto le ordinanze di custodia cautelare, per il traffico illecito di «pezze»: nove riguardano persone residenti nel Napoletano, in prevalenza autotrasportatori, ad alcuni dei quali è stata contestata l’aggravante dell’articolo 7; avrebbero agito per favorire gli interessi del clan camorristico Birra-Iacomino, che contende al gruppo rivale degli Ascione-Papale il controllo di Ercolano. Secondo quanto si è appreso, i rifiuti tessili giungevano in Toscana da Ercolano, comune vesuviano dove è radicata la tradizione della raccolta, cernita e rivendita degli indumenti usati, le cosiddette «pezze». Nel quartiere di Resina di Ercolano, infatti, ancora oggi molte bancarelle espongono abiti di seconda mano, che anche a causa della crisi economica mantengono un notevole mercato. Nella zona di Prato ufficialmente venivano ripuliti e disinfettati; di fatto, invece, venivano inviati in altre città senza essere sottoposti ad alcun trattamento.
Sarebbe stata la Eurotess di Montemurlo (Prato), che si occupa di recupero di rifiuti tessili, la «base operativa» del traffico di stracci che ha portato all’esecuzione di 17 ordini di custodia cautelare (di cui 9 ai domiciliari) nei confronti di imprenditori, commercianti, trasportatori e intermediari, per l’inchiesta della Dda e dei carabinieri del Noe di Firenze. Lo spiegano i carabinieri che hanno arrestato il titolare Franco Fioravanti - contestatagli anche l’aggravante dell’art.7 -, la moglie, Edwige Pichot e la segretaria, Elena Tatti (entrambe ai domiciliari). Sulla carta, spiegano gli investigatori, Eurotess avrebbe dovuto trattare gli indumenti da destinare poi alla vendita al dettaglio. L’impianto però si sarebbe limitato «a falsificare una serie di documenti per far figurare il passaggio del rifiuto» nello stabilimento «quando, in realtà, esso arrivava direttamente a ditte non autorizzate a trattare rifiuti che, dopo sommaria cernita, reimmettevano sul mercato i pezzi più appetibili, provvedendo a smaltire illecitamente la parte non riutilizzabile contribuendo ad alimentare il degrado del territorio con pratiche, come quella dell’incendio di stracci lungo la pubblica via, tristemente note in Campania». Se per i carabinieri, Fioravanti era il «protagonista del traffico in Toscana, di cui dirigeva le operazioni», per i flussi per la Campania, sarebbe «stato affiancato, fino ad esserne progressivamente sostituito», da Emanuele Bagnati (arrestato), «che vanta parentele eccellenti nel clan Birra-Iacomino e ne rappresenta gli interessi: era lui a occuparsi della gestione di quella parte del traffico, con particolare riferimento alla zona di Ercolano, imponendo destinatari e prezzi nell’esclusivo interesse del sodalizio cui era legato». Sugli interessi economici in gioco i rifiuti, spiega sempre l’Arma, acquistati alla raccolta - spesso realizzata da ignare associazioni no profit - a 10 centesimi al kg, erano rivenduti a 40, risparmiando sulle spese di trattamento e sostenendo solo quelle di trasporto: 2-3 centesimi al kg. 320 i trasporti illeciti ricostruiti per oltre 5.000 tonnellate di indumenti, ma per i carabinieri il quantitativo mosso sarebbe «infinitamente più ampio: milioni di tonnellate l’anno». Tra le altre persone arrestate, i trasportatori Gabriele Borragine in Campania, Sauro Bellucci e Francesco Dessi (quest’ultimo ai domiciliari) a Firenze, i commercianti, destinatari finali del prodotto, Filippo Cozzolino, Giovanni e Salvatore Scognamiglio, Massimo Uliano e, sempre a Firenze, Romeo Bruschi (agli arresti a casa). Arresti domiciliari anche per un raccoglitore Paolo Castorri, fermato in Emilia Romagna, e i commercianti Catello Russo, Raffaele Malapena, Antonio Viola e Salvatore Melillo. Nel corso dell’operazione sottoposte a sequestro preventivo quote societarie e beni mobili per un valore di circa 5 milioni di euro.
19. Palermo. Cuffaro di nuovo a giudizio per mafia. Non si presenterà in udienza dal Gup. Il pm ha chiesto 10 anni per l'ex presidente della Regione. I difensori: «Stessi reati per cui è già stato condannato». PALERMO - Un'altra sentenza attende Salvatore Cuffaro. Il Gup Vittorio Anania ha fissato per domani l'udienza del rito abbreviato in cui emetterà la sentenza del processo, per concorso in associazione mafiosa, in cui è imputato l’ex presidente della Regione siciliana. L’udienza sarà aperta dalle controrepliche dei legali dell’ex senatore, poi il giudice si ritirerà in Camera di consiglio per decidere, Cuffaro ha rinunciato però ad essere presente all'udienza.
I pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. I difensori ne hanno chiesto, l’assoluzione; in subordine la dichiarazione del «bis in idem», sostenendo che i fatti contestati all’ex governatore sono gli stessi dei quali il politico, il mese scorso, è stato condannato con sentenza definitiva a sette anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia. Sentenza che Cuffaro sta scontando nel carcere romano di Rebibbia.
 

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