domenica 13 febbraio 2011

Federali del Mattino. Sigmund scaricato, torna Basso_lindo e il Comune manda 18 pini alla ghigliottina, un obiettivo di Noi Sud, partito che a Girifalco vanta un considerevole numero di iscritti. 13 febbraio 2011.

Sezione Luis non ama la dolce vita:
1. Roma. Italia 150, Bolzano non vuole festeggiare ma è strapagato e coccolato da Roma.
2. Bozen. Autonomia fiscale: critiche dei tecnici di Tremonti sulla norma d'attuazione.

Sezione danno erariale:
3. Bozen. Sigmund scaricato da Jugend Aktiv.
4. Belluno. Traforo del Cavallino, altri «nemici».
5. Pavia. Tre milioni per le case popolari.
6. L’Aquilia. Regione, mezzo milione di danno erariale.
7. Campobasso. Rabbia dei fuori sede per gli alloggi «d'oro».
8. Napoli. La politica oggi la fanno solo Berlusconi e Bossi: la classe dirigente del Sud è sparita.
9. Napoli. Il Comune manda 18 pini alla ghigliottina.
10. Olbia, il sindaco accusa e lascia il Pdl.

Sezione biutiful cauntri:
11. GIRIFALCO (CZ) 12 FEB. 2011 - Accelerare ed ottimizzare i tempi per affrontare al meglio le prossime amministrative: è questo l’obiettivo prioritario di “Noi Sud”,
12. Catania. Vecchio: “I gruppi del Nord padroni in Sicilia”.
13. L’Alto commissariato delle nazioni unite: “aprire il centro di Lampedusa”.
1. Roma. Italia 150, Bolzano non vuole festeggiare ma è strapagato e coccolato da Roma. Il governo paga per ogni bolzanino 1.121 euro all’anno, circa il doppio dei soldi procapite per i romani pari a 591 euro. ROMA - Come ci si sente a non festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia? A Bolzano, almeno nell’ufficio del presidente della provincia autonoma, Luis Durnwalder, ci si sente benissimo. «E che siamo italiani, noi?», è il suo refrain: «Siamo sotto l’Italia», incalza il governatore altoatesino, «e quindi accettare va bene, ma festeggiare no. L’ho detto a suo tempo anche al presidente Ciampi, quando mi chiese se mi sentivo italiano. Io gli risposi: mi sento sudtirolese, parte della minoranza austriaca che ha passaporto italiano e vive in Italia». Ci vive, e ci vive non bene ma di più: benissimo! Anche perchè da Roma - chissà se anche loro la chiamano, alla maniera del Bossi, «Romaladrona» (e l’Alto Adige non perdona?) - la provincia autonoma di Bolzano riceve tali e tanti di quei benefit che tutti, dal Manzanarre al Reno, dalle Piramidi in su e in giù, per non dire dei poveri bellunesi che invidiano i vicini pazzescamente, vorrebbero vivere nel bengodi delle Dolomiti.
Con 1.121 euro all’anno, la provincia di Bolzano intasca dal governo centrale circa il doppio dei soldi procapite assegnati a Roma (591 euro), a Firenze (555 euro), a Torino (535 euro) o a Cosenza (523) e circa il triplo di quelli che vanno a Reggio Calabria, Mantova, Novara e circa il quadruplo di quelli destinati a Lecce o a Piacenza. Una sperequazione che ha spinto il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, a sbottare: «Basta con i privilegi del Trentino-Alto Adige. E’ venuto il momento di rivedere i parametri di distribuzione delle risorse».
Ecco, festeggino o meno i sudtirolesi (il Comune di Bolzano lo farà, grazie al sindaco Luigi Spagnolli del Pd e nonostante il «nein danke» del presidente della Provincia), di certo per loro lo Stato centralista e romano non s’è rivelato predone ma più che generoso. E la fase di debolezza del governo berlusconiano s’è rivelata l’ennesima fortuna per la regione dolomitica. La concessione della gestione di una fetta dell’ex Parco dello Stelvio è stato il regalo con cui Palazzo Chigi ha ricambiato il favore dei due deputati altoatesini dell’Svp, Helga Thaler e Karl Zeller, che si sono astenuti nel voto di fiducia al governo. Contribuendo, insieme ai Responsabili, a tenerlo in piedi. Seguiranno altre forme di ringraziamento e di risarcimento? «Abbiamo ancora molto da chiedere», avvertono da Bolzano. Si vedrà.
Intanto, le cifre dicono questo. I cittadini dell’Alto Adige spendono più di tutti gli altri nel resto d’Italia per mantenere la burocrazia locale. La pubblica amministrazione costa ad ognuno di loro 1231 euro. I piemontesi ne sborsano 112, i lombardi 58. La regione autonoma della Sardegna spende per i suoi uffici e istituzioni 283 euro a persona all’anno, un quinto di quanto si paga per le stesse funzioni a Bolzano. E così via.
Il ministro, non certo sudista, Roberto Calderoli ha accusato Durnwalder di guadagnare trentaseimila euro all’anno, più di Barack Obama. Il presidente sudtirolese si difende: «Prendo del direttore generale della Cassa di Risparmio locale e penso di meritarmi questo stipendio». Forse ha ragione lui. Quel che è certo è che un sindaco dell’Alto Adige ha a disposizione il 78,2 per cento di risorse in più rispetto a un sindaco del Bellunese. Per ogni euro incassato da Belluno, Bolzano ne incassa 63,56.
La provincia bolzanina si tiene in loco il 90 per cento delle tasse. E trattiene anche il novanta per cento dell’Iva pagata sul territorio, delle imposte sul registro, su successioni e donazioni, delle tasse automobilistiche, sulla benzine e sulle sigarette. Oltre ai proventi del lotto e al cento per cento dell’imposta sull’energia elettrica. Le regioni a statuto ordinario hanno diritto solo al 45 per cento dell’Iva locale. Che il Veneto soffra d’invidia è naturale. E non è l’unico, ovviamente. Basti pensare a quanto anche il governatore lombardo, Formigoni, non sopporti più questi tipo di squilibri geo-politico-finanziario-tributari. E per tornare al Veneto, così è stato scritto su un quotidiano nazionale: «I bellunesi guardano l’Alto Adige come la piccola fiammiferaia guardava l’oca arrostita sulla tavola della famiglia ricca». L’immagine rende l’idea. E ripetuti sono stati i tentativi (falliti) dei cugini poveri del vicino Veneto di farsi adottare di cugini ricchi del Trentino-Alto Adige. Referendum stravinti dal fronte dell’annessione, ma restati lettera morta. Cresce intanto sempre di più il numero di coloro che, al Nord e al Sud, si chiedono: nell’Europa senza frontiere di oggi, e con i conti pubblici in rosso, ha ancora un senso - soprattutto economicamente - questa autonomia alto-atesina estesa alla confinante provincia di Trento? Questioni accademiche, puri sofismi, e niente cambierà. Compreso il fatto che lassù, nel governatorato di Durnwalder, dei 150 se ne infischiano. E Napolitano, ma non solo lui, ci soffre.
2. Bozen. Autonomia fiscale: critiche dei tecnici di Tremonti sulla norma d'attuazione. BOLZANO. E' pronta la norma di attuazione sull'accordo di Milano che rafforzerà l'autonomia fiscale della Provincia. E' uno dei provvedimenti più attesi dalla Svp e verrà discussa mercoledì prossimo in Commissione dei 12. Alcune delle parti del testo, però, non hanno ottenuto il via libera dei tecnici del dicastero dell'economia e delle finanze di Tremonti.  E' un altro banco di prova dei rapporti tra Bolzano e governo. Perché la norma è necessaria e attesa da lungo tempo. Particolarmente contestata dai tecnici del ministro Tremonti è l'ipotesi inserita nel testo, caldeggiata dalla Provincia e da commissari come Karl Zeller (Svp), del credito di imposta a favore delle aziende, che potrebbe sostituire i contributi alle aziende. Secondo i tecnici di Tremonti, questa in sintesi l'obiezione, si verrebbe a creare un «fisco a macchia di leopardo». Tra Provincia e ministero ci sono contatti continui, anche nelle ultime ore, per sciogliere i nodi. Ma la trattativa a questo punto diventa soprattutto politica. «Siamo pronti per la discussione», anticipa Zeller in vista della seduta di mercoledì, che segue il via libera prima in paritetica e poi in consiglio dei ministri della norma di attuazione sul Parco dello Stelvio. Partita più politica che tecnica perché per mercoledì si profilano scenari diversi. La commissione dei 6 e dei 12 può discutere le eccezioni sollevate dagli uffici ministeriali, arrivare a una intesa e licenziare la norma per l'approvazione nel consiglio dei ministri. Seconda ipotesi, la norma resta sospesa e viene deciso un nuovo giro di pareri negli uffici ministeriali. Terza ipotesi, il testo viene recepito così com'è dal governo e portato in consiglio dei ministri, sorpassando le obiezioni. Non sarebbe la prima volta.  Passando al testo, il direttore della ripartizione Finanze in Provincia Eros Magnago riassume: «E' l'applicazione dell'accordo di Milano per la parte finanziaria. Contiene una serie di adattamenti al sistema di rapporti finanziari tra Provincia e Stato, sanciti dallo Statuto. In più ci sono alcune novità». Tra queste novità, i punti controversi con i tecnici ministeriali. Ma ci sono anche novità concordate, come l'automatismo della restituzione a Bolzano dei nove decimi dei tributi erariali. Spiega Magnago: «Oggi i nove decimi tornano alla Provincia con decreti firmati dal ministro. In base all'Accordo di Milano e alla norma di attuazione, la restituzione sarà automatica, senza la necessità di passaggi del ministro. Si evitano così eventuali ritardi». Controversa appunto la misura del credito di imposta. Spiega Magnago: «Invece di assegnare contributi alle imprese, si potrebbe defalcare la cifra corrispondente da imposte come l'Irap, in presenza di determinati requisiti». Qualche perplessità incontra anche la nuova disciplina del patto di stabilità che la Provincia punta a introdurre attraverso la norma. Magnago: «Sarebbe previsto un sistema integrato di amministrazione pubblica in Alto Adige, tra Provincia, Comuni ed enti stumentali. Resterebbe il rispetto delle misure di contenimento della spesa, ma assegnando alla Provincia una maggiore libertà d'azione». Ci sono poi 80 milioni da sbloccare, di cui 40 per l'ospedale di Bolzano. Si tratta di finanziamenti previsti per la Provincia entro la fine del 2009, precedenti all'Accordo di Milano. C'è una controversia con il ministero. La Provincia dà quel finanziamento per scontato, perché pattuito. Roma non lo sblocca per obiezioni di contratti firmati o meno. La norma di attuazione prevede un articolo interpretativo sulla vicenda. Ancora, i cento milioni con cui la Provincia dovrebbe partecipare alla riduzione della spesa pubblica, assumendosi in loco il finanziamento di servizi oggi pagati dallo Stato, come Rai, Poste, conservatorio. Con l'eccezione del conservatorio, nel 2010 non è stato siglato alcun accordo. La Provincia chiede di accantonare i 100 milioni. Infine i tributi locali previsti dal federalismo municipale. La norma di attuazione prevede che non vengano applicati direttamente, salvo recepimento della Provincia. (fr.g.)
3. Bozen. Sigmund scaricato da Jugend Aktiv. Il direttivo riunito d'urgenza ha nominato Gerhard Hölzl nuovo presidente. MERANO. Nessuna notizia da Praga, dove Thomas Sigmund è rinchiuso da quasi due settimane per un reato dai contorni non ancora ben definiti. E. "vista l'assenza a tempo indeterminato", Jugend Aktiv ha adottato una soluzione ponte per uscire dall'immobilismo conseguente alla mancanza di un presidente. Giovedì sera il direttivo, riunitosi con carattere d'urgenza, ha sostituito Sigmund con Gerhard Hölzl, pediatra e capogruppo Svp in consiglio comunale e consigliere dell'associazione.  Nessuna nuova da Praga. Il blocco dell'informazione imposto da Sigmund (anche nei confronti della famiglia) e il rifiuto dell'aiuto offerto dal consolato rende di fatto impossibile avere una conferma ufficiale delle voci che in queste ore si moltiplicano sui capi d'imputazione che avrebbero portato in carcere il noto manager meranese.  Il consiglio direttivo di Jugend Aktiv, intanto, riunitosi in sessione straordinaria giovedì sera, ha deciso di destituire Sigmund e di nominare al suo posto Hölzl, con tutti i poteri di firma, necessari anche, tra il resto, a consentire il pagamento degli stipendi ai dipendenti dell'associazione, che altrimenti sarebbero rimasti senza paga.  «Abbiamo scelto - ha detto ieri Hölzl - una soluzione ponte, nel senso che ricoprirò la carica di presidente dell'associazione solo per un paio di mesi, giusto il tempo per uscire dall'emergenza che si è venuta a creare. Per fine marzo abbiamo deciso di convocare l'assemblea generale di Jugend Aktiv per rinnovare completamente il consiglio direttivo. A quel punto sarà anche nominato il nuovo presidente con pieni poteri». In un comunicato i collaboratori pedagogici di Jungle sottolineano la loro ferma volontà di voler continuare il lavoro al centro come fatto fino ad oggi e sperano che con la decisione del consiglio siano state gettate le premesse per continuare serenamente ad operare.  Per il futuro di Strymer, l'altra associazione che è coinvolta nella vicenda (Sigmund è presidente anche in questo caso), questa volta per una inchiesta tutta italiana coordinata dal sostituto procuratore Igor Secco, bisognerà invece attendere ancora una settimana. Tra pochi giorni i due consiglieri d'amministrazione rimasti (Verena Weger e Klaus Hölzl) dovranno decidere come proseguire l'attività degli streetworker. A premere per trovare una soluzione urgente è il Burgraviato, ossia il principale finanziatore di Strymer, che chiede garanzie sul proseguimento dell'attività.
4. Belluno. Traforo del Cavallino, altri «nemici». Il progetto (come già negli anni'90) bocciato dai sindaci dell'Osttirol. COMELICO SUPERIORE. A margine al nuovo incontro transfrontaliero svoltosi a Dobbiaco nell'ambito del consiglio di "Interreg Dolomiti live", molti sindaci austriaci dell'area nei pressi del confine hanno dichiarato la loro opposizione al progetto per un traforo del Monte Cavallino e alla conseguente viabilità diretta di collegamento tra Comelico e Tirolo Orientale. La domanda è stata posta dal sindaco di Comelico Superiore, Mario Zandonella, che ha richiamato in breve la storia relativa all'ipotesi traforo del Cavallino, risalente alla metà degli anni'90. «In quella occasione», ha detto Zandonella, «tutti i sindaci dell'area transfrontaliera da Sillian a Lienz, dichiararono la contrarietà al progetto. Oggi cosa pensate?». La risposta è stata chiara. Almeno per quanto riguara i sindaci presenti (tra essi quelli di Sillian, Heinfels, Kartitsch e altri comuni della Valle del Gail), l'opinione non è cambiata, ed è contraria, in considerazione dell'impatto che tale progetto può avere sulla situazione locale. Perplessità che anche altri loro colleghi dell'Alta Pusteria, pur non direttamente interessati, hanno condiviso. La riunione del consiglio di Interreg è anche servita per fare il punto sulla collaborazione transfrontaliera avviata ormai da tempo tra le tre regioni. Molti sono i progetti in fasi di realizzazione negli ambiti della cultura, del turismo, dell'energia, della mobilità; altri verranno presentati prima della chiusura del bando di Interreg IV. In questo ambito, uno spazio particolare rivestono i cosiddetti "piccoli progetti" (per spese da 2.000 a 10.000 euro) che il consiglio di Interreg intende rifinanziare a favore di enti, associazioni, sodalizi, scuole. Le procedure semplificate e il limitato cofinanziamento rendono questi interventi strumento ideale per coinvolgere maggiormente il territorio e la popolazione in attività condivise. Al prossimo bando, che proroga il finanziamento del Tavolo di lavoro di Interreg IV, parteciperanno direttamente il Regionmanagement del Tirolo Orientale, il Regionalforum della Pusteria e la Fondazione Centro Studi Transfrontaliero di Santo Stefano in rappresentanza della provincia di Belluno.
5. Pavia. Tre milioni per le case popolari. In città saranno recuperati 150 alloggi, 200 restano inutilizzabili. PAVIA. Recuperare il patrimonio esistente di edilizia residenziale pubblica per rispondere in fretta alla crescente domanda di case sociali: è l'indicazione che l'assessore regionale alla casa Domenico Zambetti ha dato ieri nell'incontro sulle politiche abitative alla sede regionale in via Battisti.  Vale oltre 3 milioni e mezzo l'intervento previsto sulle case popolari di Pavia che la Regione ha incluso nell'accordo di programma inviato al ministero delle infrastrutture. Serviranno per ristrutturare le abitazioni in via Zanelli, via Aselli, via Colesino, via Indipendenza, via Cignoli, via Piave, viale Sicilia e via Colombarone. E intanto è già arrivato quel milione e mezzo di euro stanziato nel 2010 per il recupero di 42 appartamenti inagibili e sfitti in centro storico. Entro il 2012 saranno 180 gli appartamenti recuperati in provincia, 150 solo nel capoluogo dove ne restano 200 inutilizzabili. Ma le liste di attesa, snocciolate ieri dall'assessore Sandro Bruni per Pavia, da Delio Todeschini per Voghera e dal sindaco Andrea Sala per Vigevano, parlano chiaro: quasi 1700 le famiglie in attesa. «Il bisogno abitativo si è aggravato - ha spiegato Zambetti -, e tocca ora anche la classe media oltre che le nuove categorie di bisogni: famiglie monoparentali, studenti fuori sede, malati e loro famiglie che vengono a curarsi nelle nostre strutture sanitarie». Duro l'appello all'Aler: «Non deve essere un'immobiliare, ma collegamento tra i bisogni dei cittadini e contributi dell'ente». Ricordando che, ristrutturando invece di costruire, «si offre una risposta veloce a un bisogno immediato, mentre i cantieri Aler arrivano a durare anche sei anni». Zambetti, sollecitato anche dai sindacati inquilini Sicet Cisl e Sunia Cgil ha spiegato che occorre rincorrere la qualità delle abitazioni, e dunque ristrutturare per diminuire le bollette che, spesso, sono più salate dello stesso canone.  Sull'incentivazione alla proprietà e la creazione di quartieri e non ghetti, Pavia parte svantaggiata, con gli inquilini Erp più poveri della Lombardia. Una soluzione? I patti di futura vendita, in cui l'affitto paga parte del prezzo: ma su questa soluzione pesa lo stato di manutenzione delle case popolari.  Nessun intervento dell'Aler Pavia, ha parlato il rappresentante lombardo di Federcasa, l'associazione delle Aler lombarde: «Ci viene chiesto di essere più veloci, più sensibili, meno esosi possibili sugli affitti, ma anche di avere bilanci in pareggio. Aler non può più essere un ente assistenziale, in cui gli affitti erano indipendenti dai costi, perchè non ci sono più le stesse risorse».
6. L’Aquilia. Regione, mezzo milione di danno erariale. Denuncia della Finanza alla Corte dei Conti. Ex assessori delle giunte Pace e Del Turco nei guai per il demansionamento di alcuni dirigenti. L'AQUILA. I finanzieri dell'Aquila hanno denunciato alla procura regionale della Corte dei Conti alcuni ex assessori delle due precedenti Giunte regionali e dirigenti pro tempore dell'ente, ritenuti responsabili di un danno erariale di quasi mezzo milione di euro.
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2000 e il 2005 - giunta presieduta da Giovanni Pace (centrodestra) e quella di Ottaviano Del Turco (centrosinistra) - e si riferiscono ad una serie di revoche di incarichi dirigenziali alla Regione Abruzzo, giudicate poi illegittime dall'autorità giudiziaria civile e amministrativa, alle quali si erano rivolti i dirigenti rimossi.
La motivazione delle rimozioni era nella necessità politica di attuare lo 'spoil system', ovvero il cambiamento della classe dirigente nel momento in cui subentrava una diversa coalizione. In particolare, Del Turco aveva fatto approvare dal Consiglio regionale una specifica legge sullo spoil system, in base alla quale sono poi state decise le revoche degli incarichi. 
La Regione, risultata soccombente nelle cause intentate dai dirigenti, è stata condannata al risarcimento dei danni nei confronti dei funzionari rimossi ed al pagamento delle spese giudiziali, corrispondendo complessivamente, negli anni dal 2003 al 2008, circa 482 mila euro.
Gli accertamenti dei finanzieri hanno rilevato l'inerzia da parte della Regione nel rivalersi nei confronti dei soggetti - ex assessori e dirigenti - che, a vario titolo, sono risultati autori dell'illegittimo spoil system determinando, in tal modo, effetti negativi sul bilancio regionale e, quindi, in ultima istanza, sui cittadini abruzzesi.
7. Campobasso. Rabbia dei fuori sede per gli alloggi «d'oro». Gli universitari protestano per gli fitti troppo cari. Carmen Sepede Campobasso troppo cara per gli studenti universitari fuorisede, costretti a sborsare cifre consistenti per pagarsi una stanza o semplicemente un posto letto. Una denuncia più volte lanciata dalle associazioni studentesche della città, che hanno puntato il dito sull'aumento delle spese cui devono fare fronte i ragazzi provenienti da fuori regione per frequentare l'ateneo nel capoluogo molisano: la casa appunto, ma anche i trasporti, le tasse universitarie, anche queste aumentate non di poco negli ultimi anni. Si tratta di un dato che trova riscontro nei contratti di locazione gestiti delle agenzie immobiliari, che rivelano una evidente differenza tra il costo degli affitti applicati sugli appartamenti occupati da famiglie e quelli destinati agli universitari. Secondo l'Ufficio studi Tecnocasa si evidenzia infatti che un posto letto a studente si affitta a valori medi compresi tra 160 e 180 euro al mese per la camera doppia e 200-250 euro al mese per la singola, con differenziazioni dovute alla zona (i costi più alti si pagano in centro o nel quartiere Vazzieri, quello che ospita il complesso universitario) e allo stato dell'immobile. Diverso il mercato degli altri affitti, il cui costo è invece sceso a causa della crisi: in media un bilocale si affitta intorno a 250-280 euro al mese, un trilocale a 400-450 euro. Meglio quindi affittare a studenti, soprattutto se si dispone di una seconda casa, spesso acquistata proprio per farne un investimento, tendenza che emerge anche questa dai dati sulle compravendite effettuate nel 2010. E per gli studenti che non hanno la possibilità di pagare cifre così elevate? La speranza per loro è di trovare un posto letto nella Casa dello studente, sempre che si sia in possesso dei requisiti di reddito e della media voti necessaria per fare domanda. Ma anche in questo caso, in attesa del completamento degli interventi per la realizzazione di nuove strutture di accoglienza, i posti non sembrano sufficienti a dare risposte a una popolazione scolastica in crescita, visto anche l'aumento delle facoltà. La localizzazione poi è la periferia: il quartiere Cep per gli alloggi gestiti dallo Iacp, l'area di Tappino per quelli costruiti direttamente dall'ateneo.
8. Napoli. La politica oggi la fanno solo Berlusconi e Bossi: la classe dirigente del Sud è sparita. Bassolino: «Hanno voce solo Pdl e Lega, quindi il Nord. Mezzogiorno muto. Troppo consociativismo sottobanco». NAPOLI - Il succo è: dopo di me il vuoto. «Attualmente il Mezzogiorno è privo di una voce politica forte. È scandaloso. È la prima volta che questo succede. E se oggi il Sud è così silenzioso è solo perchè le classi dirigenti meridionali non sono abbastanza autonome rispetto ai propri vertici nazionali». Parole dell'ex governatore Antonio Bassolino, intervenendo alla presentazione del suo libro Napoli Italia al Salone Mediterraneo in corso al Vulcano Buono di Nola.
«In Italia - ha spiegato Bassolino - assistiamo a un dualismo politico inedito, con l’asse Bossi-Berlusconi, e quindi Lega-Pdl, che marginalizza il Sud. E quando dico Sud io non intendo solo quello dei sindaci Emiliano e Iervolino ma pure quello dei governatori Scopelliti e Caldoro». «Aspetto - ha continuato l’ex governatore - di vedere un sindaco o un presidente di Regione di destra mettersi alla testa di un movimento in difesa degli interessi del Sud contro Berlusconi. Invece niente, oggi il Mezzogiorno è muto».
«Quando io ero sindaco non esitai a farlo, mettendomi la fascia tricolore in difesa degli interessi della mia città - ha concluso - Sulle questioni importanti ci vorrebbero più intelligenza politica e meno consociativismo sottobanco, solo così forse si aprirebbero nuove possibilità e nuove primavere».
9. Napoli. Il Comune manda 18 pini alla ghigliottina. Colli Aminei, abbattuti gli alberi piantati negli anni '60 dopo il taglio di alcune radici per lavori di sistemazione. NAPOLI – Sono stati abbattuti i pini secolari di via Nicolardi. L’emergenza sorta il mese scorso in seguito al trancio accidentale di alcune radici durante i lavori di sistemazione della rete del gas cittadina, ha avuto stamattina un triste epilogo. Annunciata dal rumore delle seghe elettriche il taglio degli esemplari colpiti. La costernazione del comitato dei residenti.
LA DELUSIONE - Sono delusi e arrabbiati gli abitanti di via Nicolardi, quartiere Colli Aminei. «A dicembre avevamo richiesto attraverso una raccolta firme di accertare le responsabilità e adottare gli interventi necessari per salvare i pini superstiti» commenta amareggiato un residente. «Invece di tentare un ancoraggio, si è preferito tagliare gli esemplari colpiti; chi ripagherà la comunità di tanto scempio del verde pubblico?» Stato d’animo condiviso da tutti i residenti di viale Colli Aminei.
RADICI TRANCIATE - Piantati negli anni '60 lungo le aiuole poste al centro della carreggiata, le radici di diciotto pini marittimi furono danneggiate a dicembre durante i lavori di manutenzione eseguiti della rete gas cittadina. Le operazioni di scavo tranciarono diverse radici rendendo instabili le verdi chiome. Di notevole pregio, per vetustà ed estensione i pini abbattuti sono stati sostituiti da altri esemplari più piccoli della stessa specie. Antonio Cangiano
10. Olbia, il sindaco accusa e lascia il Pdl. La Giunta Giovannelli verso la crisi. Resta sulla poltrona di sindaco ma lascia tutti gli incarichi nel Pdl e annuncia che se non riuscirà a chiudere la crisi con una nuova Giunta è pronto a rimettere il mandato e ridare la parola ai cittadini. Il primo cittadino di Olbia Gianni Giovannelli rompe gli indugi a 20 giorni dalle dimissioni di 6 assessori del Pdl che hanno provocato l'azzeramento dell'Esecutivo di centrodestra. Lo ha fatto stamattina nell'aula del Consiglio comunale, aperto ai cittadini, che avrebbe dovuto riunirsi per affrontare la crisi e le emergenze della città (attentati, proteste anti-Tarsu, pedonalizzazione del centro storico), ma che è saltato per mancanza del numero legale. La sala era comunque affollata e il sindaco ha convocato i giornalisti per annunciare le sue decisioni. Con una lettera al coordinatore regionale del Pdl, Mariano Delogu, Giovannelli ha formalizzato le sue dimissioni da tutti gli incarichi ricoperti nel partito: troppo forte, ha spiegato il sindaco, la contrapposizione con gli esponenti locali del Pdl, espressione di buona parte della sua maggioranza, capeggiata dal deputato ed ex sindaco Settimo Nizzi (tra l'altro vicecoordinatore regionale del partito), che gli ha poi voltato le spalle.
IL SINDACO - “Sono stato delegittimato sin dal mio insediamento dalla mia stessa maggioranza - ha denunciato Giovannelli - In questi tre anni è stato difficile amministrare perché mi sono trovato con una parte della maggioranza sotto schiaffo. Sei assessori alla fine si sono dimessi: hanno avvisato subito la stampa con l'intento di mortificarmi. Certo - ha ribadito - è stato difficile governare quando ti remano contro, compresi alcuni dirigenti comunali”. Il sindaco ha confermato che continuerà a lavorare per la formazione della nuova Giunta e ha chiesto il sostegno di tutti i consiglieri per una "gestione libera" del governo della città. "Ma se fallisco - ha detto - sono pronto a rimettere il mio mandato e ridare la parola ai cittadini".
11. GIRIFALCO (CZ) 12 FEB. 2011 - Accelerare ed ottimizzare i tempi per affrontare al meglio le prossime amministrative: è questo l’obiettivo prioritario di “Noi Sud”, partito che a Girifalco vanta un considerevole numero di iscritti, grazie all’impegno profuso da Ferdinando Cosco, esponente di rilievo e coofondatore in Calabria, unitamente ad Elio Belcastro, del partito di Enzo Scotti, Vice Ministro agli Esteri. La imminente competizione elettorale locale, sarà certamente un importante banco di prova, anche se, nelle passate elezioni regionali, con oltre 5.000 voti raccolti dal can-didato Ferdinando Cosco, è stata ampiamente confermata la forte presenza di Noi Sud nel territorio.
Il direttivo provinciale, presieduto da Mario Cilurzo, nel corso di una riunione inter-locutoria, ha proceduto ad un’approfondita disamina sulla situazione locale, definen-do il ruolo che il partito dovrà assumere alle prossime amministrative, “ruolo che de-ve essere - come ribadito dai presenti - di primo piano, nel rispetto ed in sinergia con le scelte di campo degli organismi nazionali”.
“E’ nostra intenzione - hanno sottolineato Mario Cilurzo e Ferdinando Cosco - costi-tuire una compagine attiva e dinamica, che si propone, in primis, di rivalutare e riqua-lificare quella vocazione assistenziale e di cura delle malattie psichiatriche che ha fat-to di questa comunità un riferimento importante in tutta la nazione, ma non solo. A nostro avviso urge un’azione sinergica e veramente incisiva a favore dell’occupazione giovanile, del potenziamento delle attività artigianali e turistiche, dello sviluppo di una efficace rete di assistenza socio-sanitaria per gli anziani per as-sicurare loro una serena e, soprattutto, dignitosa vecchiaia”.
Tutto questo potrà avvenire soltanto con una coalizione politica di grande respiro, ca-pace di coinvolgere positivamente tutti i partiti del centro-destra, evitando inutili per-sonalismi perché non gioverebbero a nessuno, tanto meno al paese”. Vincenzo Ursini
12. Catania. Vecchio: “I gruppi del Nord padroni in Sicilia”. Posted By BlogSicilia On 12 febbraio 2011 @ 13:05 In Catania. ”Vorremmo capire perché le imprese di costruzioni siciliane sono sempre nel mirino e poi vengono fatte oggetto di cannibalismo da parte dei grossi gruppi multinazionali italiani ed esteri che, scendendo giù in Sicilia, trascurano assolutamente la correttezza e la legalità e si servono di presunte imprese corrette del Nord che poi utilizzano subappalti poco chiari ed equivoci del Sud”.
Parole che il presidente dell’Ance di Catania, Andrea Vecchio, sotto scorta per gli attentati ai suoi cantieri e, ha pronunciato nel corso del convegno ‘Cosa succede in citta”’ promosso dalla sezione di Catania dell’Associazione nazionale costruttori edili’.
“Gli imprenditori siciliani si sentono sotto accusa e vogliono capire qual è il motivo che li mette sul banco degli imputati – ha aggiunto Vecchio – e se le responsabilità sono da cercare nell’impresa ben venga un sussulto di moralità anche nelle imprese, se ci sono responsabilità anche nelle altre direzioni è necessario che vengano fuori”.
13. L’Alto commissariato delle nazioni unite: “aprire il centro di Lampedusa”. di Markez. 12 febbraio 2011 - Quattromila gli immigrati giunti in Sicilia, in massima parte a Lampedusa, in questi ultimi giorni, nella fase cruciale della crisi tunisina. Ma la fuga dal Nordafrica non e’ finita. Altri barconi, almeno dieci, sarebbero in navigazione nel Canale di Sicilia e il clima che si fa sempre piu’ caldo in Algeria potrebbe aggravare questo delicatissimo quadro.
Ecco perchè per Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati, “è auspicabile che venga aperto il centro di Lampedusa. Siamo sorpresi del fatto che, in questa situazione di emergenza, la struttura sia rimasta chiusa”.
Riconosce la Boldrini, comunque, “l’importanza della decisione di fare entrare queste persone nel nostro territorio”, nonchè “il grosso sforzo logistico in campo per trasferirle, ma è molto difficile spostare tutti in breve tempo e comunque sono prevedibili nuove ondate di rifugiati. Non possiamo farli rimanere all’aperto, al freddo e tra forti disagi; dobbiamo garantire una sistemazione adeguata”.
La decisione “più logica”, quindi, “sarebbe aprire e mettere disposizione il centro, gia’ strutturato e collaudato. Per quanto ci riguarda abbiamo sul luogo degli operatori che sono lì per fornire l’assistenza e per collaborare nella gestione di una situazione molto difficile”.
Si temono, del resto, le conseguenze di una sorta di effetto contagio nell’area nordafricana: dalla Tunisia, all’Egitto fino all‘Algeria: “Il fenomeno potrebbe allargarsi e dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza, attrezzandoci adeguatamente”, sottolinea Laura Boldrini.
 

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