sabato 19 febbraio 2011

Federali della Sera. Non essendo animati da spirito di contrapposizione, ma convinti della necessità di una positiva collaborazione istituzionale, riteniamo, a quasi un anno dalle elezioni e non avendo ricevuto informazioni, che i Mille erano del nord. Rissa in aula. 19 febbraio 2011.

Sezione padani:
1. Ivrea. La Lega denuncia: «E' allarme zingari».
2. Unità Italia, Calderoli: 17 marzo porterà voti a Lega. Abolirei anche Primo maggio.
3. Vigevano, sfiorata la rissa in aula. Lite in consiglio comunale tra Pdl e Lega dopo l'inno di Mameli.
4. Venezia. Fenice senza soldi. Pdl: cannibalismo della Lega.

Sezione calabresi:
5. Cosenza. Metropolitana Cosenza-Rende chiesto incontro a Scopelliti.

1. Ivrea. La Lega denuncia: «E' allarme zingari». Il sindaco: «Non è un'emergenza. Dannoso diffondere paure». IVREA. E' un attacco senza precedenti quello che la Lega Nord sferra al sindaco di Ivrea, Carlo Della Pepa, sulla presenza in città, definita massiccia, degli zingari. «Il primo cittadino - afferma il capogruppo in consiglio comunale, Alessandro Giglio Vigna - non ha più il controllo su quello che succede».
Parole pesanti, pronunciate durante l'ultimo consiglio e riprese in un lungo comunicato stampa in cui il Carroccio ritorna sulla questione. «Della Pepa quando parla di questo problema, divenuto ormai un'emergenza, descrive una realtà che non esiste - spiega Alessandro Giglio Vigna -. Nel parcheggio dell'ospedale, ad esempio, gli zingari si avvicinano ai pazienti e ai loro parenti minacciandoli e lanciando anatemi pur di ottenere da loro qualche moneta. Forse il sindaco parla di una città che non conosce e di una realtà, la sua, che non è quella che vivono quotidianamente gli eporediesi».
La risposta di Carlo Della Pepa arriva a stretto giro di posta. «Non so di quale realtà parli Giglio Vigna: in città il problema degli zingari non è di certo un'emergenza. La questione esiste e va affrontata molto seriamente, senza crociate o campagne che diffondono inutili paure».
2. Unità Italia, Calderoli: 17 marzo porterà voti a Lega. Abolirei anche Primo maggio. Il ministro rivela i retroscena del Cdm e spiega: i patti erano chiari, sì alla legge dei 150 anni ma senza effetti civili. ROMA - La festa del 17 marzo alza la temperatura nella maggioranza e nonostante l'azione dei "pompieri" del Pdl, dalla Lega continuano ad arrivare le bordate contro l'Unità d'Italia «Per la Lega c'è poco da celebrare». Anzi, «per protesta abbiamo pure abbandonato la riunione del Consiglio di ministri». Lo dice Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa, in un'intervista.
Il ministro del Carroccio rivela anche un retroscena del Cdm che ha rimarcato la contrarietà del partito di Bossi al decreto che istituisce la festa del 17 marzo, per i 150 anni dell'Unità d'Italia: «Letta, appena ha visto che Bossi e io ci stavamo alzando, ha detto: "bene, qui ce ne andiamo tutti perchè la riunione è finita". «I patti erano chiari - spiega Calderoli - quando fu approvata la legge dei 150 anni, avevamo avvertito: diamo via libera, ma acondizione che la festa non abbia effetti civili. Dove sta scritto che per celebrare una ricorrenza bisogna fare vacanza?».
Calderoli comunque, assicura, «alla Lega questa festa porterà una montagna di voti perchè si dimostra che dopo un secolo e mezzo l'Italia è divisa nemmeno in due ma in tre tronconi».
Per Calderoli «pure la festa dei lavoratori, il Primo Maggio, andrebbe celebrata lavorando, altro che scampagnate. Però questo è meglio che faccia finta di non averlo sentito, altrimenti Bossi mi accoppa».
Pronipote Garibaldi: i Mille erano del Nord. «Agli esponenti della Lega direi che i loro padri non portavano la camicia verde ma quella rossa: l'unità d'Italia è partita dal Nord». A parlare è il pronipote di Giuseppe Garibaldi, che porta lo stesso nome dell'eroe dei due mondi. «Sarebbe ridicolo che il Paese non festeggiasse - afferma Garibaldi - l'unità è costata tantissimo, soprattutto in di vite umane e bisogna ricordarlo. Oggi il dovere è tramandare i valori del Risorgimento ai più giovani».
3. Vigevano, sfiorata la rissa in aula. Lite in consiglio comunale tra Pdl e Lega dopo l'inno di Mameli. VIGEVANO. Lo spirito fraterno creato dall'Inno di Mameli, intonato dai Maestri Cantori (nella foto grande), si è incrinato subito dopo l'inizio del consiglio comunale. Polemiche a non finire e anche il contenuto di una bottiglietta d'acqua lanciato contro l'assessore Grechi. Ma non era Grechi il bersaglio del consigliere comunale del Pdl, Andrea Di Pietro, bensì il consigliere anziano Michele Cavazzana (Lega Nord) che sta sostituendo Matteo Loria nel ruolo di presidente del consiglio comunale. Di Pietro si è avvicinato al banco della presidenza, quasi come a chiedere un'informazione. Poi, dopo uno scambio di battute con il presidente del consiglio comunale, di scatto ha afferrato una bottiglietta d'acqua che era posata sul banco e ha cercato di "lavare" Cavazzana. Tutto in pochi istanti, tra gli sguardi allibiti dei consiglieri e del pubblico in aula. Di Pietro però ha centrato in pieno l'assessore alle attività produttive, Luigi Grechi, colpevole solo di essere seduto di fianco a Cavazzana. Sorpreso e arrabbiato, Grechi se n'è andato dall'aula. Rissa sfiorata tra Cavazzana e Di Pietro, che ha sostenuto di essere stato insultato dall'esponente leghista. Ma lo stesso Cavazzana poi ha sospeso la seduta. Al rientro in aula ha annunciato che prenderà tutti i provvedimenti del caso.
Erano le 23.15, ed era in discussione tra mille polemiche, la delibera che ha sancito il passaggio da gestione esterna a interna dei parcheggi a pagamento. In un clima infuocato che, paradossalmente, ha poi visto tutti compatti al momento del voto: il provvedimento è stato approvato all'unanimità. Poco dopo il lancio dell'acqua, Cavazzana, cui è affidato temporaneamente il ruolo di garante dell'equilibrio dei lavori consiliari, si è reso protagonista di un'altra pesante polemica, con il direttore del mensile «La Barriera», che stava filmando la seduta del consiglio con una videocamera.
Cavazzana sosteneva che il giornalista fosse sprovvisto di autorizzazione per le riprese, il cronista ha replicato il contrario. Fatto sta che dopo alcune richieste di interrompere le riprese, Cavazzana ha chiesto al vigile urbano in aula di allontanare il giornalista. Situazione di tensione, risolta dal sindaco Andrea Sala che ha chiesto invece al cronista di inquadrarlo con la videocamera e ha colto l'occasione per rispondere in video agli attacchi rivoltigli da Civiltà vigevanese.
4. Venezia. Fenice senza soldi. Pdl: cannibalismo della Lega. Fondi solo all’Arena, Galan: un insulto. Il teatro veneziano «cancella» un’opera e per protesta apre il 17 marzo.  VENEZIA — Un «insulto». Quei tre milioni di euro che mancano all’appello dei conti della Fenice di Venezia suonano così al ministro Giancarlo Galan. Nella «guerra tra poveri » in cui loro malgrado si sono ritrovati i due gioielli di famiglia della cultura veneta - la Fenice e l’Arena — l’ex governatore non ce la fa a mandare giù la decisione, presa in sede di approvazione del Milleproroghe al Senato, di lasciare a secco la fondazione veneziana. «Se penso che, così come sembra, e mi auguro di essere smentito, alla Fenice non vengono riconosciute risorse finanziarie paragonabili a quelle dell’Arena—ha detto Galan —c’è da essere ancora più tristi perché la Fenice appartiene, come poche altre istituzioni italiane, alla storia dell’Unità d’Italia. È alla Fenice che Verdi fa debuttare alcuni suoi capolavori, è alla Fenice che è ambientata la famosa scena di Senso di Luchino Visconti in cui i veneziani si ribellano all’occupazione austriaca. E che nell’anno del 150esimo dell’Unità d’Italia sia andato in scena questo insulto al teatro quasi certamente più rappresentativo del mito risorgimentale, non può che rattristarmi ». E con lui ieri si è rattristato, anzi, si è arrabbiato e non poco, il gruppo del Pdl in consiglio regionale, che senza tanti giri di parole ha parlato di «cannibalismo politico della Lega»: «Non accettiamo questa scelta ingiusta e interverremo a ogni livello per ripristinare l’equilibrio — hanno detto Dario Bond, Carlo Alberto Tesserin e Nereo Laroni — se necessario anche in sede di approvazione di bilancio. Dispiace che rappresentanti del governo e della maggioranza, solo perché dell’area veronese, abbiano avuto delle espressioni che riconducano la scelta esclusivamente al bacino territoriale ed elettorale».
«Mi rifiuto di credere — ha aggiunto Tesserin — che la Fenice venga penalizzata per il fatto che a Venezia c’è un sindaco che non è della nostra parte politica. Questo vorrebbe dire essere arrivati al cannibalismo politico ». Ma lì dove il Pdl protesta, il coordinatore regionale Alberto Giorgetti (intervistato nel pezzo qui a sinistra), veronese, aggrava il divario tra le fondazioni e dice che i soldi sono stati assegnati a chi lo meritava. Ce n’è abbastanza perché il caso Fenice-Arena si trasformi in una baruffa che non investe solo la Lega veronese, ma anche parte del Pdl. Non a caso, il vice di Giorgetti la pensa diversamente da lui: «Sono stato in Parlamento anche io—dice Marino Zorzato, assessore alla Cultura — quando escono dei soldi all’ultimo momento tratti con chi c’è in commissione. Ma le due fondazioni andavano trattate alla stessa stregua come si è sempre fatto, e se c’erano fondi in più, era meglio dare 1 milione e mezzo a testa alle nostre fondazioni, piuttosto che 3 all’Arena. Vorrà dire che se usciranno soldi in più nel nostro bilancio ristabiliremo noi l’equilibrio».
Ma la situazione della Fenice, al momento, è talmente grave che ieri mattina il sovrintendente Cristiano Chiarot ha convocato d’urgenza i sindacati del teatro insieme al direttore del personale e ha comunicato ai lavoratori la decisione di fare «L’oro del Reno» di Wagner, in programma alla fine di giugno nel teatro veneziano, solo in forma di concerto lirico-sinfonico: senza la regia di Robert Carsen e senza i costumi e le costosissime scenografie di Patrick Kinmonth. Un vero vulnus per i wagneriani, e un azzardo per il teatro, che rischia di vendere meno biglietti. Ancora: Chiarot non ha nascosto ai lavoratori il rischio che la mancanza di liquidità metta in forse il pagamento degli stipendi e ponga un’ipoteca sulla conservazione dei posti. «La situazione è grave — dice Marco Trentin della Fial-Cisal—se non si capisce anche fuori questo teatro rischia di chiudere. Per questo, per far sentire la nostra voce, il 17 marzo "apriremo" il teatro a concerti, lezioni e forse un’assemblea pubblica, nel giorno della festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia». Per reperire soldi la Fenice starebbe pensando a fare repliche in più di spettacoli già andati in scena come l’Elisir d’amore di Donizetti, o recite in più della Traviata, mentre è incerto ma probabilmente si "salverà" il Requiem in programma per aprile. Basteranno le parole del ministro Bondi, che ieri ha detto di «condividere le preoccupazioni sul Fus?». Sara D’Ascenzo
5. Cosenza. Metropolitana Cosenza-Rende chiesto incontro a Scopelliti. Sabato 19 Febbraio 2011 07:39 Redazione desk. COSENZA - I Sindaci di Cosenza e di Rende, Avv. Salvatore Perugini e Avv. Umberto Bernaudo, il Presidente della Provincia di Cosenza, On. Mario Oliverio, il Rettore dell’Università della Calabria, Prof. Giovanni Latorre, hanno chiesto al Presidente della Giunta Regionale della Calabria, On. Giuseppe Scopelliti, un incontro sulla Metropolitana Cosenza-Rende-Unical. «Dopo le elezioni regionali della primavera 2010 - si legge nella lettera di Perugini, Bernaudo, Oliverio e Latorre a Scopelliti, in cui si ricapitola tutto il percorso relativo all’importante infrastruttura, all’approvazione del progetto definitivo, alla firma dell’Accordo di programma e all’individuazione delle fonti di finanziamento - abbiamo atteso che la Regione procedesse coerentemente con le decisioni assunte avviando l’iter realizzativo dell’opera. Non essendo animati da spirito di contrapposizione, ma convinti della necessità di una positiva collaborazione istituzionale, riteniamo, a quasi un anno dalle elezioni e non avendo ricevuto informazioni circa quanto la Regione ha il dovere di fare per la realizzazione della Metropolitana, sia necessario un incontro a breve per poter esaminare la situazione creatasi». Nella lettera si legge che: «Il Comune di Cosenza, il Comune di Rende, la Provincia di Cosenza e l’Università della Calabria si sono impegnate, in maniera determinata, per la realizzazione di un’opera di vitale importanza, non solo per il nostro territorio ma per l’intera Calabria, quale la Metropolitana Cosenza-Rende-Università. Quest’impegno ha consentito di giungere nel corso degli ultimi anni a decisioni non reversibili quali lo sblocco di una gara di appalto, ferma dal 2003, per la progettazione, la firma di un protocollo d’intesa. Dopo le elezioni regionali della primavera 2010 abbiamo atteso che la Regione procedesse coerentemente con le decisioni assunte avviando l’iter realizzativo dell’opera. Non essendo animati da spirito di contrapposizione, ma convinti della necessità di una positiva collaborazione istituzionale, riteniamo - conclude - a quasi un anno dalle elezioni e non avendo ricevuto informazioni circa quanto la Regione ha il dovere di fare per la realizzazione della Metropolitana, sia necessario un incontro a breve per poter esaminare la situazione creatasi».
 

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