mercoledì 9 marzo 2011

Federali del Mattino. 9 marzo 2011. Il Commissario del Governo per la Provincia di Bolzano ed il Questore, precisano che le dichiarazioni e i riferimenti resi, sia nella sostanza che nella forma, dal Prof. Sgarbi, sotto la sua esclusiva responsabilità ed evidentemente a titolo personale, non sono assolutamente condivisibili in quanto contrari ai principi di rispetto e di convivenza su cui si fonda lo Statuto di Autonomia e a cui si ispirano, anche nella quotidianità, i tre gruppi linguistici. Noi le armi le abbiamo.

Sgarbi a Luis, ignominioso!:
Bozen Sgarbi a Bolzano: "Italiani trattati come gli ebrei, Durnwalder sembra Hitler". La Svp: parole ignobili.
Bozen. Bolzano, prefetto e questore si dissociano dagli insulti di Sgarbi a Durnwalder
Bozen. Bolzano: sfondata la vetrata della sede di Rifondazione comunista.
Bozen. 8 marzo: Unterberger, "il consiglio provinciale di Bolzano a forte impronta femminile".
Aosta. In Valle sempre meno fumatori ma ancora troppi alcolizzati.

Muʿammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī:
Milano. Bossi: «Chiesti aiuti a Gheddafi per Padania libera? Noi le armi le abbiamo»
Parma. Pomodoro, si pensa alla produzione.
Parma. Vacche controllate: sono aumentate nonostante la crisi.
Veneto. Regione, si avvicina lo scontro Zaia vuole il "voto di fiducia".
Venezia. Caos fotovoltaico sugli incentivi «In Veneto rischiano in 20 mila».
Bologna. Crisi, il 2010 di Bologna: boom della cassa integrazione in deroga.

Carciofi rosa:
Treviso. Festa della donna, carciofi contro Gentilini.
Bologna. Merola: «Il mio vicesindaco? Sarà una donna capace ed energica»
Genova. Vincenzi: «Il nostro è il Comune più rosa d’Italia»




Bozen Sgarbi a Bolzano: "Italiani trattati come gli ebrei, Durnwalder sembra Hitler". La Svp: parole ignobili. Intervenuto in Alto Adige per presentare il comitato dei festeggiamenti per il 150° accanto alla deputata del Pdl Micaela Biancofiore, il critico d'arte ha lanciato una delle sue invettive contro il governatore Durnwalder, paragonando la situazione degli italiani di Bolzano a quella degli ebrei perseguitati. BOLZANO. Sgarbi senza limiti. «Italiani in Alto Adige come gli ebrei sotto il nazismo. Attento Durnwalder a non diventare come Hitler» dichiara il critico d'arte e politico. Le sue parole a Bolzano provocano una bufera. Svp e Anpi: «Affermazioni vergognose».
Sgarbi (attualmente sindaco di Salemi, in predicato per un ruolo di ministro o sottosegretario al dicastero della Cultura dopo le dimissioni di Sandro Bondi), è stato invitato ieri a Bolzano da Michaela Biancofiore (deputata Pdl) per presentare il neonato comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, di cui è uno dei garanti.

ITALIANI-EBREI. Nella sala di rappresentanza del Comune Sgarbi ha allestito uno dei suoi show verbali, passando dai monumenti fascisti alle polemiche sulla mancata partecipazione del presidente Luis Durnwalder alle celebrazioni per l'Unità d'Italia, per terminare con il caso Ruby («l'Italia è ossessionata dal letto di Berlusconi e dal suo...»).
La sparata sugli ebrei è arrivata nel crescendo di battute e verve polemica sui 150 anni e progetti di copertura del Mussolini a cavallo in piazza Tribunale: «Gli italiani non possono essere minoranza in una nazione che è Italia, altrimenti vi si rende simili agli ebrei durante il nazismo. Essere un italiano che patisca sofferenze sulla propria identità vi rende simili agli ebrei. Attento Durnwalder a non cancellare Mussolini per diventare simile a Hitler».
In prima fila il commissario del governo Fulvio Testi e il questore Dario Rotondi. Michaela Biancofiore li ha raggiunti al termine dell'incontro. «Vittorio Sgarbi è incontenibile», è la sua giustificazione imbarazzata a prefetto e questore. Ha poi aggiunto: «Il paragone con gli ebrei va inteso sul senso di identità difficile di un
popolo, non certo sullo sterminio». Ma non basta.

LE REAZIONI. L'Obmann della Svp Richard Theiner infuriato firma subito una nota in cui pretende la presa di distanza della deputata: «Si tratta di affermazioni scandalose e vergognose. Sono già state dette molte sciocchezze sull'Alto Adige, ma quelle di Sgarbi superano tutte le altre». Michaela Biancofiore, prosegue Theiner, dovrebbe «prendere le distanze da Sgarbi, altrimenti perde quel poco di credibilità che le è rimasta. E' vergognoso che Biancofiore abbia invitato Sgarbi che in più occasioni ha dimostrato di non conoscere la storia e la cultura dell'Alto Adige».
Lionello Bertoldi (presidente dell'Anpi) accusa: «Il noto critico d'arte, abituato ad offendere, ha voluto alzare i toni della provocazione neofascista. Lo ha fatto nella sala di rappresentanza del Comune, con il signor questore e il signor commissario del governo, purtroppo, muti ascoltatori».
Il deputato Pdl Giorgio Holzmann: «Sono allibito per un paragone che non ha alcun fondamento. Ho avvertito subito il senatore Gasparri che mi ha risposto "non ci credo". Complimenti alla collega Biancofiore per la sua strategia di avvicinamento alla Svp».

VISITA AI MONUMENTI. Sgarbi era arrivato a Bolzano alle 13.30. Accompagnato da Michaela Biancofiore e Maurizio Vezzali (consigliere provinciale Pdl) ha visitato i due monumenti bolzanini al centro dell'accordo Durnwalder-Bondi. Il bassorilievo di Mussolini a cavallo in piazza Tribunale non lo conosceva. Il Monumento alla vittoria invece sì e lo si ritroverà descritto nel prossimo libro («così ripulito è ancora più bello»). Bondi autorizza Durnwalder a rimuovere il Duce e storicizzare il Monumento di Piacentini. Sgarbi: «L'arte non si tocca. Le idee sono una cosa, le immagini un'altra». Su Bondi: «E' un amico, in quel momento viveva un turbamento psicologico. Ha fatto una dichiarazione in cui promette più di quanto può mantenere. Sono certo che il Piffrader non potrebbe essere rimosso». Ma Sgarbi non vorrebbe neppure vederlo coperto: «Perfino Fini, unico leader attuale di partito che ha usato il saluto romano, vi direbbe che Mussolini è morto e non fa male a nessuno. Ha fatto del male in vita, ma ora non più. Non me la posso prendere con un'opera d'arte. Quanto accade a Bolzano è assurdo. Nel 1987 Leonardo Sciascia, grande intellettuale, si mobilitò per riscoprire un fregio con Mussolini che era stato coperto sul palazzo della prefettura di Ragusa. 24 anni dopo nella avanzatissima Bolzano volete coprire ciò che i siciliani hanno liberato? Di cosa hanno paura, dei fantasmi? Non puoi essere nemico di Mussolini: è cristallizzato, finito, non puoi tirarlo fuori dalla tomba per continuare ad avere un nemico». Sgarbi ha dubbi anche sulle tabelle storicizzanti, sia in piazza Tribunale che al Monumento alla Vittoria: «Che bisogno c'è? I ragazzi nemmeno sanno chi è Mussolini». Sul concorso di idee per piazza Tribunale accusa: «Chi partecipa a un simile concorso per distruggere un'opera non può essere un vero architetto e scultore».

Bozen. Bolzano, prefetto e questore si dissociano dagli insulti di Sgarbi a Durnwalder
Nota congiunta per prendere le distanze dalle frasi pronunciate in loro presenza da Vittorio Sgarbi, che ha paragonato Durnwalder a Hitler e gli italiani dell'Alto Adige agli ebrei perseguitati. BOLZANO. Il Commissario del Governo per la provincia di Bolzano ed il Questore prendono le distanze dalle parole pronunciate davanti a loro da Vittorio Sgarbi, che in occasione della presentazione delle celebrazioni per l'Unità d'Italia ha paragonato Durnwalder a Hitler e la condizione degli italiani in Alto Adige a quella degli ebrei perseguitati.
Frasi che hanno provocato immediate reazioni da parte di tutti gli esponenti politici altoatesini e che hanno spinto le due autorità statali a dissociarsi.
Ecoo il testo della nota: "Il Commissario del Governo per la Provincia di Bolzano ed il Questore, presenti, nel pomeriggio di ieri, su invito, presso la sala civica del comune di Bolzano, all’illustrazione delle iniziative del Comitato Garanti Unità d’Italia, precisano che le dichiarazioni e i riferimenti resi, sia nella sostanza che nella forma, dal Prof. Sgarbi, sotto la sua esclusiva responsabilità ed evidentemente a titolo personale, non sono assolutamente condivisibili in quanto contrari ai principi di rispetto e di convivenza su cui si fonda lo Statuto di Autonomia e a cui si ispirano, anche nella quotidianità, i tre gruppi linguistici".

Bozen. Bolzano: sfondata la vetrata della sede di Rifondazione comunista. Il segretario Visentin: "Forse è stato un gesto xenofobo contro i corsi di lingua agli immigrati. O forse si tratta delle scorie della manifestazione neofascista di sabato scorso". BOLZANO. Sfondata a colpi di mattone la vetrata della sede di Rifondazione comunista in via Milano 101 a Bolzano. La notte scorsa ignoti hanno lanciato un mattone e una grossa pietra, mandando in frantumi la vetrata.
Sul posto sono intervenuti gli agenti della Digos e della polizia scientifica. «Siamo sotto shock - commenta il segretario del partito Fabio Visentin - questa aggressione è piombata senza nessun preavviso, nessuna minaccia ci è giunta negli ultimi tempi e inoltre i rapporti con gli abitanti delle palazzine e del quartiere in generale sono cordiali e nessuno si è mai lamentato per l'attività che viene svolta in sede». Visentin sottolinea che sulla veterata era affisso un manifesto che pubblicizzava corsi gratuiti di lingua per gli immigrati. «Forse è stato un gesto xenofobo. O forse si tratta delle scorie della manifestazione neofascista di sabato scorso».
Visentin si riferisce al corteo di Casapound a difesa dei monumenti del ventennio. Rifondazione, infatti, è stata promotrice della contro-manifestazione antifascista.

Bozen. 8 marzo: Unterberger, "il consiglio provinciale di Bolzano a forte impronta femminile". BOLZANO. Il consiglio provinciale di Bolzano ha una forte impronta femminile: le donne costituiscono la maggioranza del personale dipendente, tutti e tre gli uffici del vonsiglio sono guidati da donne, nell'ufficio di presidenza tre componenti su cinque sono donne e al vertice c'è, dal 2 marzo scorso, una donna.
Prendendo conoscenza dei collaboratori e delle collaboratrici, nell'ambito di un giro di visite interno alla sede consiliare, la presidente del consiglio Julia Unterberger ha omaggiato oggi l'anima femminile dell'istituzione: in occasione della Giornata della donna, ha regalato alle dipendenti dei fiori, come informa il consiglio in una nota.

Aosta. In Valle sempre meno fumatori ma ancora troppi alcolizzati. I dati del rapporto "Osservasalute". Aosta - Nel 2008 in Valle la percentuale di fumatori è scesa al 17,4% della popolazione over 14, contro una media nazionale del 22,2. Nel 2008 i consumatori di alcool sono il 74,5% contro un valore medio nazionale del 68. Valle d'Aosta prima anche per fecondità
La Valle d’Aosta è la regione dove si fuma di meno ma è quella con il più alto tasso di bevitori maschi adulti. Sono alcuni dei risultati che emergono dall’ottava edizione del Rapporto Osservasalute 2010, presentato oggi all'Università Cattolica.
Nel 2008 in Valle la percentuale di fumatori è scesa al 17,4% della popolazione regionale over 14, contro una media nazionale del 22,2%. La maggior parte dei valdostani, il 55% della popolazione è costituito da non fumatori (in Italia sono il 52,9%). Gli ex fumatori hanno raggiunto quota 25,7% (22,9% valore italiano).
Se il vizio del fumo riguarda quindi la minoranza della popolazione residente in Valle d’Aosta altrettanto non si può dire per il consumo di alcool. Nel 2008 i consumatori sono il 74,5% contro un valore medio nazionale del 68,0%. Solo il 23% della popolazione non fa uso di alcool. A rischio sono soprattutto gli adulti maschi nella fascia 19-64 anni: il 33,3% dei maschi contro la media italiana del  20,8%.  Inoltre, in Valle d’Aosta, si registrano i più elevati valori di prevalenza di anziani con consumo di alcol a rischio tra gli uomini (60,8%).
Le valdostane fanno più figli che nel resto d'Italia
Guardando ai primati positivi la Valle d’Aosta è la Regione in cui le donne italiane fanno più figli: il tasso di fecondità per le donne italiane è pari a 1,51 figli in Valle d’Aosta contro un valore medio nazionale di 1,32 figli. Sommando quello delle italiane a quelle delle straniere il tasso fecondità totale è pari a 1,57 figli contro un valore medio nazionale di 1,42. Anche in Valle d’Aosta come nel resto d’Italia il primo parto avviene intorno ai 31 anni.
Alla Valle d'Aosta il primato degli aborti
Per contro la Valle d’Aosta è, anche in questa edizione, la Regione con il più alto tasso di interruzioni volontarie di gravidanza. Ii tasso standardizzato di interruzione volontaria di gravidanza nel 2007 è pari a 12,92 casi per 1.000 donne (con un aumento del 30,1% dall’anno precedente), contro un valore medio nazionale di 9,09 casi per 1.000 donne. E il fenomeno riguarda spesso le minorenni, tra i 15 e i 17 anni.
Valdostani in crescita ma sempre più anziani soli
La popolazione della Valle d’Aosta è  in crescita. Il saldo medio annuo totale nel biennio 2008-2009 è pari a +7,3 persone per 1.000 residenti per anno, contro una media nazionale di 6,0%. Il saldo naturale è pari a +0,2%, quello migratorio è del +7,1‰. In Valle vivono sempre più anziane da sole: il 47,9% di donne valdostane con più di 65 anni contro un valore medio nazionale di 37,5%. Gli ultra65enni valdostani che vivono soli sono invece il 13,2%. In totale le persone anziane a vivere da sole sono ben il 33,4% della popolazione, il più elevato valore d’Italia, contro una media nazionale di 27,8%.
I tumori tra le principali cause di morte
La mortalità complessiva in Valle d’Aosta è elevata tra i maschi e pari a 96,7 per 10 mila abitanti (per il biennio 2006-2007), contro una media nazionale di 89,8, mentre approssima la media nazionale tra le femmine, con 53,2 decessi per 10 mila a fronte di una media nazionale di 54,5.
Tra le principali cause per la popolazione maschile rimane ancora elevata la mortalità per tumori:  33,6 decessi per 10 mila contro  un valore medio nazionale di 31,1. Elevati anche le morti per cause violente: 7,7 decessi per 10 mila nel periodo 2006-2007 a fronte di una media nazionale di 5,0.  Per le donne le prime cause di morte sono le malattie del sistema circolatorio e la  mortalità per tumori.
In Valle d'Aosta si mangia sano e si fa sport
Sul fronte alimentazione, in Valle d’Aosta il 6,7% della popolazione consuma in media le 5 porzioni di frutta e verdura al dì contro una media nazionale del 5,7%. Nel  periodo 2001-2009 il Rapporto registra però un forte aumento di consumo di bevande gassate. Nonostante questo i valdostani si mantengono in forma: solo il 31,7% della popolazione è in sovrappeso contro un valore medio nazionale del 35,5%. Per contro in Valle d’Aosta vivono più persone obese,l’11,5% della popolazione, che nel resto del Paese (il 9,9%.) Positivi invece i dati sull’obesità infantile: solo il 4,2% dei bambini tra 8-9 anni è obeso, contro una media nazionale dell’11,1% (anno 2010) mentre quelli in sovrappeso, solo il 16,8% contro un valore medio italiano del 22,9%. La silhouette si mantiene bene in Valle anche grazie alla pratica dello sport che riguarda il 27,0% della popolazione dai 3 anni in su (contro il 21,6% della media nazionale).
Primato negativo per le malattie psichiche
Altro dato allarmante messo in luce dal Rapporto riguarda le malattie psichiche. In Valle d’Aosta si riscontrano elevati tassi di ospedalizzazione per disturbi psichici: 57,57 maschi per 10.000 nel 2008 (vs 45,81 medio in Italia), 47,64 femmine per 10.000 nel 2008 (vs 43,11 medio in Italia). I valdostani tra il 2000 e il 2009 hanno fatto ampiamente ricorso anche agli antidepressivi, con un aumento del consumo di quasi 5 volte (da 7,29 dosi definite giornaliere per 1.000 abitanti nel 2000, a 32,58 per 1.000 nel 2009.)
Male anche le cure odontoiatriche
Infine non se la passano tanto bene neppure i denti dei valdostani. In Valle d’Aosta, spiega il Rapporto,  si osserva la percentuale più bassa di persone con più di 16 anni che, pur avendone bisogno, non ha potuto fare ricorso ad un odontoiatra: solo il 3,5% () a fronte di una media nazionale del 9,7%. "Questo aspetto della cura e della prevenzione - spiega il rapporto -  può verosimilmente associarsi alle reali possibilità economiche delle famiglie.”
I valdostani promuovono a pieni voti il sistema sanitario
La sanità valdostana viene promossa a pieni voti. Nel biennio 2007-2009 l’insieme della valutazione, espressa dai cittadini che hanno fatto ricorso alla cure ospedaliere, premia l’ospedale regionale: solo il 5,1% degli intervistati si è dichiarato poco o per niente soddisfatto dell’assistenza medica ricevuta in ospedale durante il ricovero.
Buono anche il giudizio sull’assistenza infermieristica: solo il 2,7% degli abitanti della Valle d’Aosta che sono stati ricoverati si sono dichiarati poco o per nulla soddisfatti di essa. Infine piace anche il vitto dell’ospedale, solo per il 17,1% dei valdostani questo non era soddisfacente.
 “I punti di forza registrati da questo Rapporto (popolazione che cresce, ottimale organizzazione dei punti nascita, bassa mortalità neonatale, assenza di obesità infantile, elevata pratica sportiva negli adulti, buoni consumi di frutta e verdura e la più bassa propensione al fumo) – si legge in una nota - sono gli esiti tangibili di un investimento sul lungo periodo che non guarda alla salute solo come assenza di malattia, ma la valorizza come condizione di benessere globale, da conseguire in un ambiente piccolo, dall’alto valore naturalistico, a dimensione umana e per questo particolarmente privilegiato come quello di questa piccola regione alpina.”
Inoltre spiega il Rapporto “i buoni esiti osservati anche sotto il profilo epidemiologico - tra tutti l’eliminazione in otto anni dello scarto con il valore medio nazionale nei tassi di mortalità specifica per patologie impattanti, come quella del sistema cardiocircolatorio - sono il riscontro atteso a investimenti compiuti attraverso un modello di prevenzione mirata e attiva, rivolta soprattutto alle fasce deboli o a maggiore rischio, secondo modalità che impediscono spesso di programmare in termini di economie di scala e che comportano alla Regione una spesa complessiva per la sanità che, a parità di servizi offerti, ha dei costi superiori di circa il 20%.” di Silvia Savoye 08/03/2011

Milano. Bossi: «Chiesti aiuti a Gheddafi per Padania libera? Noi le armi le abbiamo»
«Il rais è un gatto che sta affogando. Chi spara sulla propria gente finisce male, come Umberto I» MILANO - Chiesti aiuti a Gheddafi per creare la Padania? «Ma vi pare. Per fortuna abbiamo tantissimi uomini e le armi si fanno in Lombardia». La risposta di Umberto Bossi a un cronista che chiedeva un commento alle parole che il rais libico avrebbe pronunciato durante un'intervista a una tv francese - il leader leghista gli avrebbe in passato chiesto aiuto per la secessione della Padania - scatena una polemica politica. Gheddafi, ha aggiunto il capo della Lega Nord, «è un gatto che sta affogando e si arrampica sui vetri. La storia dimostra che chi spara sulla sua gente finisce male. Ricordate il re Umberto I ucciso a Monza».

INTERROGAZIONE - «Abbiamo chiesto con un'interrogazione al ministro della Difesa che il governo spieghi le parole gravi di un suo esponente: Umberto Bossi ha infatti sostenuto di non aver alcun bisogno di chiedere aiuto a Gheddafi per la secessione della Padania visto che la Lega dispone di tantissimi uomini e armi, tra l'altro prodotte in Lombardia. Si tratta di parole di cui il governo deve assumersi la responsabilità e spiegarne rapidamente il significato», afferma Ettore Rosato, componente dell'Ufficio di presidenza del gruppo del Pd alla Camera. Si dichiara «sconcertato» dalle parole di Bossi anche il deputato dell'Udc Savino Pezzotta: «Tentare di far passare o insinuare l'idea di una Lombardia armata offende i cittadini della nostra regione. I lombardi le armi le hanno prese solo per l'unità d'Italia e per la patria italiana o nella resistenza contro il nazifascismo. Poi hanno solo pensato al lavoro e alle loro famiglie». Redazione online 08 marzo 2011

Parma. Pomodoro, si pensa alla produzione. Mara Troni. La definizione del prezzo del pomodoro da industria, avvenuta lo scorso mese, è una tappa importante per il comparto di produzione e trasformazione. L’accordo che ha sancito il prezzo a 88 euro alla tonnellata, 18 euro in più rispetto alla scorsa campagna, è scattato soprattutto in considerazione del cambiamento delle compensazioni comunitarie, che per il pomodoro italiano a partire dal 2011 non saranno più accoppiate alla produzione.
«Il compenso non è ancora in grado di coprire completamente i costi di produzione - ha spiegato Filippo Arata, presidente di Ainpo -, siamo riusciti a modificare la tabella dei difetti delle bacche e aumentato il compenso per il trasporto se realizzato con mezzo proprio entro 30 chilometri dal punto di conferimento». In particolare le bacche, con una percentuale di difetti inferiore al 3%, potranno avere un incremento di prezzo fino ad un massimo del 3% del prezzo base. «E' stato un contratto sofferto - ha commentato Gianni Brusatassi, presidente di Asipo - va però riconosciuto l’operato delle parti coinvolte che a fatica hanno raggiunto un accordo che fortifica il Distretto del pomodoro del nord, difende una zona vocata alla produzione che inizia a guardare, in modo coeso, alle sfide del futuro».
La trattativa, avvenuta anche con il contributo delle istituzioni, si è chiusa con largo anticipo rispetto all’avvio delle semine e trapianti e ciò dovrebbe mettere i produttori nelle condizioni di programmare adeguatamente la produzione del 2011. «Si prospetta un’annata non facile - ha specificato Arata - perché la non copertura dei costi e la maggiore disponibilità di colture alternative e remunerative possono spingere i produttori a fare scelte diverse, auspichiamo che lo sforzo di quest’anno sia di aiuto alla filiera e che dal prossimo anno si possa operare in un contesto di remunerazione». L’accordo 2011 è considerato, per molti, il banco di prova per il consolidamento delle relazioni di filiera che negli anni scorsi erano agevolate dai regolamenti comunitari. «La strada che si è intrapresa è quella giusta - ha puntualizzato Brusatassi - la filiera del pomodoro del Nord Italia è l’unico esempio internazionale di organismo coeso che non guarda agli interessi delle singole organizzazioni di prodotto o delle industrie ma volge lo sguardo lontano, la presenza di regole condivise all’interno del Distretto permettono un controllo della qualità e della salubrità che non ha eguali nel mondo, nell’interesse nazionale sarebbe auspicabile che anche al Sud si arrivasse alla stessa coesione per dare vita ad un distretto attento alle peculiarità del prodotto di quelle zone e la valorizzazione del pelato, con l’obiettivo ultimo di unire le forze nell’organizzazione interprofessionale nazionale».
«Le regole di comportamento previste dal distretto del nord e che si rischiava di perdere con l’avvento del disaccoppiamento totale - gli ha fatto eco Arata -, sono importanti per affrontare a livello di sistema le sfide del mercato globale».

Parma. Vacche controllate: sono aumentate nonostante la crisi. Nicoletta Fogolla
Nel 2010 il numero delle vacche controllate ha registrato un incremento, passando da 68.434 a 69.009. L’aumento, però, resta inferiore alla media degli ultimi dieci anni. Così come quello relativo alla produzione in chilogrammi di latte per vacca, pari a diciotto. Un risultato particolarmente positivo ha interessato la razza bruna, il cui incremento produttivo medio per bovina si è attestato a «quota» 187 chilogrammi.
E’ quanto emerge dal Bollettino 2010 dei controlli della produttività del latte, curato dall’Associazione italiana allevatori, in passato vera e propria pubblicazione annuale e, da un paio d’anni, consultabile solo on line. Il periodo di riferimento inizia il 1° ottobre di ogni anno e termina il 30 settembre dell'anno dopo. I dati riportati nel Bollettino, che prende in considerazione ogni razza e specie bovina allevata in Italia, rappresentano il risultato dell’attività dei controlli funzionali, effettuati dalle varie Apa (Associazione provinciale allevatori) dislocate nel territorio nazionale.
«I dati del Bollettino 2010 - sottolinea Raffaele Manini, direttore dell’Apa di Parma - risentono  ancora della lunga crisi dalla quale siamo usciti a fine anno. Pertanto l’aumento del numero di vacche controllate, pari a 575, come l’anno precedente, è al di sotto della media degli ultimi 10 anni. Per lo stesso motivo, anche l’incremento di produzione in chilogrammi di latte per vacca, non è molto significativo. Degno di nota è invece l’aumento medio per vacca di 187 chilogrammi, per quanto riguarda la razza bruna».
I contenuti del latte hanno mantenuto, sostanzialmente, gli stessi valori del 2009. La percentuale media di proteine, pari al 3,30%, è rimasta invariata. Quella di grasso è diminuita di poco (3,45% nel 2009 e 3,44% nel 2010). Nel 2010 sono state controllate 69.009 bovine, tra cui: 62.637 frisone (62.542 nel 2009), 3.679 brune (3.752 nel 2009), 395 pezzate rosse (354 nel 2009), 2.298 altre razze (1.786 nel 2009).
Graduatorie Le graduatorie di merito degli allevamenti, stilate in base alla media dei chilogrammi di proteine prodotti per vacca in ogni allevamento, vede in testa per la razza frisona l’allevamento Antonio, Giuseppe e Michele Viazzani di Busseto (78 vacche) con 396 chilogrammi di proteine per vacca. A seguire l’allevamento dell’avvocato Giandomenico Isi (98 vacche), con 392 chilogrammi di proteine. L’allevamento «La Follia» di Franco e Massimo Mussi di Pellegrino (7 vacche) torna a guidare la classifica degli allevatori di bruna, con 361 chilogrammi di proteine. L’elenco prosegue con l’azienda Luciano Stefani di Terenzo con 336 chilogrammi. L’allevamento di Andrea Stocchi di Lesignano Bagni (32 vacche) si mantiene, come da diversi anni a questa parte, in testa alla graduatoria per la razza pezzata rossa, con 273 chilogrammi di proteine, seguito dall’azienda Corrado Piazza dello stesso comune, con 252 chilogrammi.

Veneto. Regione, si avvicina lo scontro Zaia vuole il "voto di fiducia". COMMISSIONE STATUTO. Esaminati tutti i 58 articoli, ora vanno affrontati i veri “nodi” politici. Ma l'opposizione considera l'articolo proposto "incostituzionale" 08/03/2011. Antonella Benanzato VENEZIA. La nuova legge elettorale, i "decreti legislativi" (un po' come i "decreti legge" statali), la riduzione dei consiglieri regionali, ma soprattutto il voto di fiducia. Sono tutti argomenti caldi - una decina di articoli in tutto - quelli su cui la Commissione Statuto dovrà concentrarsi adesso per dare vita e corpo alla nuova Carta costituzionale del Veneto.
E lo scontro ci sarà, quasi sicuramente, sull'introduzione della questione di fiducia che il governatore (proprio come il Governo) potrebbe porre su un provvedimento che ritenesse essenziale: viene giudicata "incostituzionale" dall'opposizione, ma viene definita "conditio sine qua non" dal presidente Luca Zaia perché è un modo per dare un'accelerata all'approvazione delle leggi. Una questione dirimente. La quarta è stata comunque innestata dalla Commissione guidata da Carlo Alberto Tesserin (Pdl) che, nella riunione di ieri, ha esaminato tutti i 58 articoli del nuovo statuto, tenendo come "dulcis in fundo" proprio la fiducia. La discussione ha toccato il tema della commissioni: Tesserin evidenzia la necessità di «togliere le Commissioni deliberanti per confermare quelle redigenti, nell'ottica di velocizzare notevolmente il processo legislativo". Il presidente sottolinea inoltre la volontà della commissione di voler concludere i lavori, procedendo in contemporanea nella discussione per lo Statuto, per il regolamento e per la legge elettorale. Soddisfatto il vice capogruppo del Pdl, Piergiorgio Cortelazzo, che tiene a precisare che la questione della fiducia, tanto cara al governatore Zaia «sta altrettanto a cuore al Pdl anche se in Commissione non se ne è parlato». Sarà comunque necessario «capire come ottenere l'obiettivo, e quale gradi di conflitto potrà determinare con l'opposizione. In ogni caso il voto di fiducia non è solo un unicum veneto: è già stato introdotto anche da altre regioni. Si tratterà di sostenerne la validità attraverso un adeguato supporto giuridico».
Federico Caner, capogruppo della Lega, ritiene ancora "interlocutorio" il grado di discussione degli articoli del nuovo statuto: «Dovremo rivederci per discutere di legge elettorale per riuscire a confezionare un pacchetto unico con regolamento e statuto». Sulla fiducia la linea è quella dettata dal governatore Zaia: «Per noi inserire il voto di fiducia è fondamentale - avverte l'esponente leghista - e su questo punto siamo in pieno accordo anche col Pdl. Capisco il punto di vista dell'opposizione ma per arrivare a licenziare il nuovo statuto sarà necessario che tutti si faccia un passo avanti e uno indietro, si accetti e si rinunci a qualcosa».
La dura regola del compromesso sarà difficile da mandare giù per l'opposizione che, sulla questione della fiducia, da tempo ha posto un chiaro veto. Il Partito Democratico vive come un'imposizione il voto di fiducia, una sorta di "diminutio" dello spazio di agibilità democratica delle opposizioni in consiglio. Piero Ruzzante lo dice chiaro: «Siamo sostanzialmente d'accordo sul contenuto dello statuto, a parte il "Prima i veneti", ma riteniamo il voto di fiducia incostituzionale. Ed è comunque impensabile che la fiducia venga posta dalla giunta regionale». Secondo il consigliere ci sono «segnali forti da parte del Pd per andare a un'approvazione in tempi rapidi dello statuto», fiducia permettendo. Un passaggio è stato fatto anche sull'esercizio provvisorio del bilancio, modalità che potrebbe diventare più stringente con l'approvazione della nuova costituzione regionale. La commissione è riconvocata per la prossima settimana: parallelamente i capigruppo lavoreranno alla riforma della legge elettorale.

Venezia. Caos fotovoltaico sugli incentivi «In Veneto rischiano in 20 mila». Nella regione leader nazionale del settore è presente un esercito di addetti tra tecnici, installatori e operai. Confartigianato: «Dal governo è giunta una batosta» VENEZIA — Fotovoltaico, l’incertezza che uccide. Il comparto veneto dei produttori ed installatori del settore, dominante in Italia dato che secondo alcune stime nella nostra regione si concentrano circa 20 mila addetti (la metà del totale nazionale) è straordinariamente allarmato per le voci di riduzione o azzeramento degli incentivi di governo.
Lo abbiamo visto negli ultimi anni: la corsa ai pannelli ha fatto sì che aziende e privati abbiano sottoscritto, o siano sul punto di farlo, un programma di finanziamento bancario per una durata che arriva anche a 20 anni. «Ma di fronte ad un cambio delle regole in corsa come quello a cui stiamo assistendo - si chiede Antonio Casotto, presidente del gruppo Ethan, di Grisignano di Zocco - chi è che se la sente di affrontare una scommessa del genere? Per quanto mi riguarda ho già contratti bloccati per una decina di milioni ma i miei clienti, di norma piccole aziende, che si sono già indebitati con le banche, stanno peggio di me perché non possono nemmeno ricorrere alla cassa integrazione».
A chiedere al governo un ripensamento sugli annunciati tagli al Conto Energia, in Veneto c’è un settore in decisa crescita e con un giro d’affari che qualcuno calcola in oltre 4 miliardi di euro. Nella regione, secondo i dati del Gestore nazionale, nel 2009 c’era il secondo maggior numero di impianti in Italia, 6.867, per una potenza di 78,3 megawatt (prima è la Lombardia). La Confartigianato calcola che i soli installatori di pannelli fotovoltaici aderenti alla categoria siano compresi fra le 1.500 e le 2.000 unità. Per Daniele Parisotto, presidente regionale degli impiantisti dell’associazione, la scelta del governo rappresenta «una batosta perché non ci si vede chiaro. Per almeno tutto il 2011 contavamo sugli incentivi, adesso occorre rimettere tutto in discussione». «Comprendo perfettamente le preoccupazioni dei molti investitori - dice Alessandro Banzato, consigliere delegato per l’energia di Confindustria Veneto - che vedono messo a rischio lo sviluppo futuro in particolare del settore fotovoltaico; mi auguro pertanto che, vista la disponibilità manifestata dal governo, sia possibile intervenire sul tema garantendo al più presto scelte equilibrate. Ritengo sia assolutamente opportuno un intervento di razionalizzazione degli incentivi al fine di adeguarli alla media europea e di non gravare eccessivamente sulle tasche dei cittadini».
Per Leopoldo Franceschini, ad della padovana Ecoware (gruppo Kerself), «il cambio di rotta del governo getta discredito su tutto ciò che è italiano. È un atto quasi criminale. La prima cosa che farò domani sarà di ritirare la mia iscrizione a Confindustria che su questo problema ha assunto posizioni troppo accomodanti». Franceschini, tuttavia, guarda avanti. «Oggi il fotovoltaico non costa più come quattro anni fa, non avrebbe neppure bisogno di tanti incentivi. Un impianto costa 2,5 euro per watt, una centrale nucleare 3,7, dunque il sole è ormai la fonte più economica. Però devono metterci nella condizione di lavorare. Abbiamo bisogno di grandi superfici, di ettari da tappezzare a pannelli solari. Gli agricoltori sarebbero felici di coltivare silicio, ma qui ci scontriamo con la politica che con il mondo contadino vuole mantenere un rapporto di dipendenza a doppio filo in senso tradizionale».
È Coldiretti, tuttavia, che, con una serie di ricorsi, sta già cercando di arginare l’aggressione alle superfici agricole, a vedere positivamente il blocco regionale all’espansione del fotovoltaico. «Per noi - dice Alberto Bertin, responsabile dell’ufficio giuridico dell’associazione veneta - è un bene che la Regione, con l’ultima legge finanziaria, abbia posto una moratoria fino al 31 dicembre alle autorizzazioni sui mega impianti. Sarà un momento di respiro che dovrà indurre il legislatore veneto a legiferare finalmente in materia energetica, a tutto tondo. L’acquisto o l’affitto di aree agricole per la loro trasformazione in distese di pannelli fotovoltaici sta alterando i prezzi. Non è il futuro che auspichiamo per la nostra agricoltura ». Gianni Favero

Bologna. Crisi, il 2010 di Bologna: boom della cassa integrazione in deroga. Aumentata di oltre il 900 per cento. Il settore più colpito è il metalmeccanico, segue il commercio
Esplosione della cassa integrazione in deroga, aumento consistente di quella speciale, calo della cig ordinaria. Questo il bilancio, in estrema sintesi, di un anno di ammortizzatori sociali a Bologna, dove, stando ai dati pubblicati dall’ufficio Statistica del Comune, nel 2010 sono state autorizzate quasi 27 milioni di ore di cassa integrazione (26.990.164, oltre la metà delle quali nel settore meccanico), il 70% in più rispetto al 2009.
Impressionante il dato sulla cassa integrazione in deroga, aumentata del 923,7% da poco più di un milione di ore del 2009 a 12.200.000 ore dell’anno scorso. In diminuzione quella ordinaria che passa dalle 11.774.202 ore del 2009 alle 5.577.173 del 2010 (-52,6%), mentre triplica quella straordinaria (+216,7%).
Il ricorso agli ammortizzatori sociali riguarda soprattutto gli operai: a loro destinato il 74% del complesso delle ore richieste (il 79% per la cigo e il 70% per cigs). La crisi, tuttavia, si è fatta sentire con forza anche sui livelli impiegatizi: il numero delle ore richieste per gli impiegati è passato dai 3.047.676 del 2009 ai 7.135.554 del 2010 con una variazione del +134% (l’aumento per gli operai è stato pari a quasi il 55%).
La metalmeccanica anche nel 2010 si conferma il settore più colpito dalla crisi, con 14.819.871 ore di cassa integrazione autorizzate. Seguono a notevole distanza il commercio (3.135.549), carta, stampa ed editoria (1.133.193), abbigliamento (1.079.186) e lavorazioni minerali non metallifere (1.050.206). Tra il 2009 ed il 2010 il settore che ha visto l’incremento maggiore in termini percentuali è quello dei servizi con una variazione del 2.938,2%, seguito dal commercio (+657,1%) e dai trasporti (+385,6%).

Treviso. Festa della donna, carciofi contro Gentilini. Il vicesindaco è stato preso "a carciofate" da un gruppo di contestatori: davanti al municipio di Treviso i manifestanti hanno incrociato lo "sceriffo". Segui la diretta Twitter delle iniziative nella Marca. TREVISO. Momenti di tensione davanti al municipio di Treviso: il vicesindaco Giancarlo Gentilini è stato preso "a carciofate" da un gruppo di contestatori. L'episodio è accaduto verso le 11.10 mentre le donne di "Se non ora quando", guidate dalla consigliere comunale del Pd, Antonella Tocchetto, stavano portando un mazzo di carciofi - anìzichè le più scontate mimose - al sindaco Giampaolo Gobbo (una scelta per sottolineare che l'8marzo non è solo una festa "romantica" ma anche un momento di riflessione più severa).
Davanti a Ca'Sugana hanno incrociato però l'autoblù dello Sceriffo. Un esponente dei centro sociali ha quindi cominciato a colpire la vettura con i carciofi. Gentilini, schiumante di rabbia, ha cominciato ad urlare: "Questa è anarchia". E ne è nato un battibecco dai toni molto accesi, con l'intervento della polizia.

Bologna. Merola: «Il mio vicesindaco? Sarà una donna capace ed energica» Il candidato del centrosinistra promette anche una giunta femminile al 50% e una presenza «rosa» di almeno il 30% nei cda delle partecipate. «Il mio vicesindaco sarà una donna capace, energica e competente». A prometterlo è Virginio Merola, candidato sindaco del centrosinistra a Bologna, deciso anche a costituire «una giunta al 50% formata da donne», tra cui il numero due di Palazzo D’Accursio.
«Oggi è l’8 marzo - spiega Merola, questa mattina la banchetto del Pd in piazza Re Enzo, in occasione della Festa della - è una giornata importante, in cui prendere impegni che vanno rispettati». E così, oltre alla giunta per metà in rosa, Merola promette anche che, nel decidere le nomine del Comune per le società partecipate, anticiperà la legge che impone la presenza di almeno il 30% di donne nei cda. «Penso che possiamo recuperare una sana tradizione di autoriforma- spiega Merola- anche per essere un modello» a livello nazionale.
A Bologna, del resto, «abbiamo il primato di aver dato un forte aiuto sociale alle donne, grazie ai nidi e ai servizi, favorendo l’emancipazione e permettendo loro di trovare lavoro». Tornando alla giunta, Merola spiega di volere donne che «hanno voglia di spendersi per 10 anni di mandato, che hanno energia e competenza nelle proprie materie. Se una persona è competente e capace, c’è la condizione di base per fare politica anche se non si è politici di professione, ovvero quella di mettere in relazione le persone». Merola non esclude anche di pescare, per la sua giunta, dagli eletti in Consiglio comunale. «Vediamo chi viene eletto - afferma - ma quello non è fondamentale. Gli assessori sono di nomina del sindaco, non rappresentano i partiti». Gran parte della giunta di Merola, dunque, sarà formata «da giovani e da donne. Dobbiamo mettere loro alla guida della città se vogliamo davvero il cambiamento. Se poi si parla di merito - conclude - meno male che ci sono le donne». 08 marzo 2011

Genova. Vincenzi: «Il nostro è il Comune più rosa d’Italia» 08 marzo 2011 «Genova comune più rosa d’Italia» così il sindaco Marta Vincenzi ha definito il capoluogo ligure, primo per la presenza femminile negli incarichi di responsabilità. In arrivo anche altre iniziative fra cui l’introduzione della quota rosa del 40% nei consigli d’amministrazione delle società partecipate dal Comune e il divieto di affissione di pubblicità lesive della dignità della donna.
«Oggi ricorrono i cento anni della giornata della donna: l’Italia è al 74° posto nel mondo nell’indice della discriminazione di genere, mentre il Comune di Genova è al primo posto per la presenza femminile nelle posizioni dirigenziali all’interno della pubblica amministrazione».
Fra le nuove iniziative rientrano le linee di indirizzo approvate dalla giunta per la composizione dei consigli d’amministrazione delle società controllate, che propongono di garantire il 40% di presenza femminile nei cda.
Sono previste novità anche per quanto riguarda la pubblicità, con la costituzione di una commissione tecnica che limiti l’esposizione di manifesti i cui l’immagine della donna sia legata a stereotipi sessisti. Infine saranno promossi l’inserimento lavorativo di donne appartenenti a fasce deboli e l’imprenditoria femminile.

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